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Autore: Sheriza    28/01/2014    4 recensioni
Sharon è una Nephilim e vive nella contea di Jevith, che si suddivide in tre città principali: Rhapsody, Blueville e Peck. Ha un sogno, quello di frequentare il Paradisium, una scuola di addestramento alle arti di combattimento e magiche che si trova a Rhapsody...c'è solo un problema, l'ingresso all'intera città è severamente vietato alle donne. Ma quando il suo sogno sembrerà avverarsi si ritroverà ad affrontare qualcosa più grande di lei, scoprirà cose sconcertanti, cose che cambierebbero l'intera credenza cristiana e religiosa, un qualcosa di così scottante da essere nascosto dai Nephilim stessi.
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[Tratto dall'undicesimo capitolo]
"Poggiò delicatamente le labbra su quelle di lei, morbide e calde, il bacio fu ricambiato e presto dalla dolcezza passò alla passione, le mani di lui prima sui capelli adesso erano scese lungo i fianchi e stringevano come per non farla scappare mentre lei lo tirava verso di sé incastrandogli le mani dietro la nuca."
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[Tratto dal settimo capitolo]
“Durante lo scontro tra gli angeli del bene e del male, una pietra si staccò dalla corona di Lucifero e cadde sulla Terra, una pietra piena di sapienza, una sapienza sia divina che diabolica”
"Se fosse veramente una pietra?"
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo V

Diafane


Il ticchettio dell'acqua che gocciolava nel lavandino della cucina era l'unico suono che spezzava il silenzio che regnava in casa di Ophelia.

“Quando tornerà Artes secondo te?” chiese debolmente Sharon con voce e occhi assonnati.

Daniel ebbe un guizzo e senza rispondere si avviò verso la camera della madre, ignorando completamente la ragazza che lo guardava.

“Sto parlando con te!” gridò Sharon raggiungendo il ragazzo e strattonandolo per la maglietta.

“Smettila” sussurrò piano lui.

“Che hai? Di botto ti sei completamente depresso...” chiese titubante Sharon che teneva ancora stretta nel pugno la maglietta.

Daniel fece un rapido movimento con il quale si liberò dalla presa della ragazza e con uno spintone la fece finire in una delle due camere arancioni, esattamente davanti alla camera di Ophelia.

“Ma sei impazzito?! Sei schizzato!” protestò Sharon cercando di uscire.

“L'hai voluto tu, resterai qui chiusa a chiave finché non cambi atteggiamento” disse in tono freddo e tagliente il ragazzo richiudendo la porta.

“Ma non ci pensare nemmeno!” ribatté Sharon afferrando la maniglia e tirando con tutta la forza che aveva per contrastare quella di Daniel.

“Non provocarmi, so che mi vorresti avere tutto per te in quella stanza ma non posso” disse ridacchiando lui.

“Ma chi ti vuole!”.

“Se insisti vengo” mormorò Daniel prima di lasciare andare la presa sulla porta facendola aprire di scatto, buttando Sharon a terra.

“Basta ci rinuncio, sei impossibile” sbottò Sharon massaggiandosi la schiena.

“Sei abbastanza tranquilla e allegra dopo tutto quello che è successo, complimenti” disse lui avvicinandosi alla ragazza a terra e aggiungendo “Dai alzati, non vorrei avere più problemi con il pavimento...che ne dici se questa volta usiamo il letto?”.

“Sei un maniaco pervertito! Mai incontrato un Nephilim come te”.

“Lo so, sono unico”.

Sharon dovette trattenersi dall'insultarlo e nonostante fosse riluttante accettò l'aiuto del compagno ad alzarsi, finendo così nel suo abbraccio.

“Ci avrei giurato” sussurrò debolmente lei mentre i morbidi capelli di lui le solleticavano il volto.

“Cosa avresti giurato?” bisbigliò lui con voce suadente e dolce all'orecchio della ragazza che era diventata rigida come un palo.

La porta alle loro spalle si era richiusa a causa del vento e adesso si ritrovavano soli in una stanza a un soffio di distanza, lei ne poteva sentire l'odore della pelle e dei capelli, un odore che la faceva viaggiare con la mente, vaniglia.

“Niente...”.

Un flash attraverso la mente di Sharon, anche al Paradisium erano finiti in una situazione simile e un tonfo al cuore la fece trasalire.

“Profumi di cioccolata...” mormorò Daniel appoggiando le labbra sul collo di lei a facendole camminare lentamente verso la bocca.

“Fermati...per favore fermo...”.

Sharon cercava di allontanare Daniel in tutti i modi possibili, ma la forza con cui la teneva lui abbracciata era impossibile da contrastare.

“Perché dovrei fermarmi?” bisbigliò lui sempre più vicino alle labbra della ragazza.

Le loro labbra ormai si stavano sfiorando debolmente e la presa su di lei aumentava, era una presa forte e delicata, le mani di Daniel si spostarono dalle spalle alla schiena e un brivido percosse Sharon che la fece trasalire e di istinto spostò le mani sulla nuca del ragazzo finendo nei capelli.

La ragazza per un momento si sentì svenire e perse l'equilibrio quando le sue labbra si schiusero sotto la pressione di quelle del ragazzo e quel bacio divenne più passionale, cadendo così sul letto e portandosi dietro Daniel.

“No, aspetta...fermo” sussurrò Sharon scostandosi leggermente.

Ci fu un leggero minuto di silenzio e poi un rumore sordo di vetri mandati in frantumi nella camera difronte, Sharon e Daniel uscirono subito dalla stanza e corsero in quella di Ophelia, la donna era sdraiata per terra agonizzante e una specie di bambina le aleggiava intorno.

“Mindus, cosa fai qui?!” gridò Daniel evidentemente sorpreso e alterato.

“Oh, Nephilim. Ma che piacere vederti di nuovo” disse la bambina con voce inquietante e sottile.

Era alta più o meno un metro e venti e i piedi non toccavano terra, i suoi capelli erano di un verde sbiadito ripresi in due treccine che le arrivavano fino alla vita, gli occhi completamente neri, la pelle che le tendeva sul rossiccio la faceva sembrare molto accaldata ed era coperta solo da una specie di body verde. Sharon aveva visto solo una volta una creatura del genere, quando era piccola e si trovava nei boschi che separavano Blueville da Peck, quella strana bambina in realtà era una fata.

“Cosa ci fa una fata come te qui?” disse il ragazzo avvicinandosi al corpo della madre e prendendolo in braccio.

“La Contea è sotto attacco, tutti i portali e le vie di comunicazione con essa sono state interrotte. Hanno evacuato tutti, tranne Nephilim guerrieri e guaritori presenti al momento dell'attacco” disse in tono divertito la creatura che si spostò vicino ai piedi del letto.

“Sotto attacco?” ripeté incredulo Daniel.

“Si, alle prime luci della sera cinque legioni di demoni hanno invaso le città della Contea creando il caos più totale” spiegò con voce fredda e noncurante la fata.

Daniel lanciò una veloce occhiata a Sharon che era rimasta immobile sulla porta, incredula.

“Quindi Artes adesso sta combattendo...” sussurrò piano Sharon che si dovette appoggiare allo stipite della porta per non cadere, si sentiva le gambe molli come gelatina.

“Non c'è proprio nessun modo per arrivare alla Contea?” chiese Daniel adagiando la madre nel letto.

“No, siamo tutti bloccati qui. Credo che ci sarà presto un invasione anche su questo mondo.”.

“Cosa te lo fa pensare, Mindus?” disse Daniel calcando il tono sul nome della fata.

“Oh beh, i portali si stanno aprendo e nessuno sa chi sia a farlo, i demoni sono liberi di entrare e uscire a loro piacimento...” ridacchiò Mindus lasciandosi cadere su una sedia all'angolo della stanza.

“Il guardiano che è morto mi ha detto che è stata una donna, chi potrebbe essere?” chiese Sharon avanzando un po' nella stanza.

“Donne?” ripeté la fata alzando un sopracciglio “Non ci sono donne capaci di aprire portali potenti come quelli, nessuno avrebbe una tale forza. E poi le uniche donne che possono avvicinarsi ai portali sono le guardiane e ne esistono solo due, Ophelia e Tonac gli altri sono tutti uomini.

“Ma quel guardiano...” cercò di dire Sharon ma subito fu interrotta dalla fata.

“Ma niente, devi aver sentito male. E' impossibile e basta” sbottò Mindus.

“Voi fate dovete sempre aver ragione!” aggiunse Daniel.

“Piuttosto chi è questa tizia? Non l'ho mai vista in vita mia”.

“E' una Nephilim guerriera” disse il ragazzo con tono strafottente.

La fata lo guardò per un momento a bocca aperta poi scoppiò in una fragorosa risata, e alzandosi dalla sedia si avvicinò a Sharon osservandola come se fosse un alieno.

“Che presa in giro è questa, Daniel?” ridacchiò Mindus guardandolo intensamente.

“Nessuna presa in giro, fata” sbottò Sharon guardandola ostile.

Mindus si girò leggermente verso la ragazza e dopo aver sorriso debolmente cominciò a creare delle saette tra le mani, che lanciò su Sharon a tutta velocità. Prima che queste potessero raggiungerla, Daniel si mise davanti alla ragazza respingendole con un'arma completamente bianca e sfavillante, sembrava una spada con due ali di angelo chiuse ai lati che formavano la lama.

“Uh la la, che bella diafana” sussurrò Mindus incantata dall'arma che Daniel stava maneggiando.

“Smettila di usare i tuoi poteri senza motivo o ti anniento” minacciò il ragazzo con tono freddo e inquietante.

“A quanto pare siamo parecchio alterati oggi, va bene sparisco. Ma ricorda che mi rivedrai presto” disse la fata prima di sparire nel nulla.

“Diafana? Mindus? Cos'è successo, non ho capito molto...” chiese Sharon avvicinandosi al ragazzo che era diventato abbastanza pallido.

“Mindus è una delle principesse delle fate, una creatura che ama prendersi gioco degli altri e che si crede superiore a tutto e tutti. La conosco grazie ad un allenamento nei boschi della Contea, dove voleva raggirarmi. Ma ovviamente io sono più furbo e più forte di lei” spiego il ragazzo sedendosi a terra e lasciando quella specie di spada sul pavimento.

“Ah...e cosa intendeva per ''diafana''?”.

“Non sai cosa sono le diafane?” chiese il ragazzo sollevando un sopracciglio e guardandola stupito.

“No, mai sentite nominare...” ammise Sharon sedendosi affianco al ragazzo.

“Le diafane sono le armi dei Nephilim, qui nel mondo degli umani verrebbero chiamate armi bianche...da noi invece si chiamano diafane. Sono armi speciali create apposta per i Nephilim guerrieri e ognuno ha la propria sempre con se, anche tu c'è l'hai probabilmente, dovresti solo scoprire come evocarla. Nessuna diafana è uguale ad un altra e hanno tutte poteri diversi, per esempio ecco la mia” Daniel sollevò la spada da terra e tenendola tra le mani la mostrò a Sharon che era rimasta incantata dal suo splendore.

“E' bellissima...” sussurrò la ragazza rapita.

Daniel non riuscì a nascondere un sorriso e un improvvisa tenerezza nei confronti di Sharon, sembrava una bambina difronte le giostre del Luna Park.

“Come si evocano?” chiese Sharon euforica.

“Non posso saperlo, devi scoprirlo tu come evocarla. Te l'ho già detto sono tutte diverse, la evocherai quando sarà il momento”.

“Appena Mindus è andata via eri pallido...come mai?”.

“Le diafane assorbono tanta energia, ma il loro potere è semplicemente fantastico”.

“Va bene, ho capito. Posso farti un altra domanda?”.

“No, basta. Non vedi che sono esausto? Portami a letto, donna” sbottò in tono ironico Daniel che si era sporto verso Sharon con l'aria da cucciolo.

“Ma...ma non ci penso nemmeno per sogno!”.

“Ssh, lo senti questo rumore?” sussurrò piano il ragazzo alzandosi silenziosamente e afferrando la diafana.

“Cos'è secondo te?”.

“Non ne ho idea, viene della cucina...credo ci sia qualcuno in casa, aspetta qui vado a controllare” bisbigliò il ragazzo prima di avviarsi verso il corridoio.

Sharon si guardò attorno e poi notando che Ophelia si stava lamentando le corse a fianco, i suoi occhi erano rossi ed era agitata.

“Ophelia che ti succede?” chiese nel panico Sharon che afferrò veloce la mano della donna.

“Scappate tu...e Daniel...stanno arrivando” balbettò Ophelia stringendo la mano della ragazza il più forte possibile.

Un rumore di piatti rotti arrivò dalla cucina e Sharon corse subito alla porta per cercare di scorgere cosa stesse succedendo, si avvicinò silenziosamente all'angolo e sporse un po' la testa e vide Daniel eliminare una specie di gelatina gigante rossa. La sua diafana splendeva più di prima nonostante fosse ricoperta di un liquido verdastro.

“Cos'era?” chiese la ragazza uscendo dall'angolo e avvicinandosi al ragazzo.

“Un atarox, un demone spia sotto il comando di Abaddon...” spiegò Daniel.

“Abaddon? Il demone della distruzione...” sussurrò Sharon prima di essere presa alle spalle da qualcosa di viscido e appiccicoso.

Una lunga lama affilata le sfiorava il collo e una mano squamosa e putrefatta la reggeva, Sharon ebbe dei conati di vomito e vide la faccia di Daniel diventare una maschera di paura.

Con un veloce movimento del busto la ragazza riuscì a sottrarsi dalla presa della creatura e a disarmarla e quando raggiunse Daniel capì perché era sbiancato, dietro quella creatura viscida e putrefatta c'era Ophelia completamente fuori di sé, aveva gli occhi rossi e la pelle violacea.

“Ophelia, che succede?!” gridò la ragazza cercando di avvicinarsi alla donna senza farsi riprendere dalla creatura.

“Ferma Sharon! Quella non è mia madre, è posseduta!” gridò Daniel muovendo alcuni passi in avanti.

La donna fece un breve sorriso e poi con velocità sovrumana raggiunse Sharon.

“Assalto di luce!”.

Un'improvvisa ondata di luce illuminò la cucina accecando tutti e quando tornò tutta alla normalità Ophelia non c'era più, al suo posto c'erano delle bruciature sulle pareti e chiazze di sangue sul pavimento.

“Dannazione, sono scappati!” sbottò Mindus che stava fluttuando a mezz'aria.

“Mindus...mi hai salvata grazie...” sussurrò abbassando lo sguardo Sharon.

“Non pensare che l'ho fatto per te, piuttosto Ophelia dov'è?” chiese con voce stizzita la fata che guardava dritto in direzione di Daniel.

“Se la sono presa ovviamente, vogliono che li cerchiamo”.

“Mi...mi dispiace...” sussurrò Sharon con improvvisi sensi di colpa.

“Fai bene a dispiacerti! E' tutta colpa tua se ci troviamo in questo guaio, se ti fossi fatta gli affaracci tuoi tutto questo non sarebbe successo! Adesso Daniel e Ophelia sono in pericolo come tutto il mondo, è tutto per un inutile ragazzina del...” gridò Mindus infuriata, ma prima che potesse finire la frase Daniel le puntò la diafana contro.

“Non mi importa se ci hai salvato, se non la finisci immediatamente giuro che ti infilzo” intimò il ragazzo.

Il suo sguardo era diverso, era sempre stato freddo e noncurante ma questa volta c'era qualcosa in più che lo rendeva agghiacciante, il verde in quel momento sembrava grigio.

“Daniel ma cosa ti prende? Hai ricevuto per caso una botta in testa?” balbettò preoccupata Mindus.

“Sei tu che mi irriti, sei pregata di sparire se devi stare qui solo per accusare”.

Per quanto Daniel stesse cercando di non far sentire Sharon colpevole era la verità, era lei la causa di tutti quei problemi che non sapeva risolvere. Silenziosamente la ragazza si avvicinò alla porta, e approfittando di quel momento di distrazione dei ragazzi uscì in fretta.

La pioggia fredda le bagnava il viso e i vestiti, non sapeva dove andare né cosa fare, sapeva solo che si doveva allontanare il più possibile da Daniel e gli altri.

Mentre correva tra la folla vide un ragazzo, era identico ad Artes il cuore le volò il gola, cosa ci faceva lì?

“Artes!” gridò Sharon cercando di farsi sentire dal ragazzo.

Aspetta cosa sto facendo? Non può essere Artes lui si trova alla Contea...e se anche fosse lui non posso andare lo metterei nei guai come ho fatto con Ophelia e Daniel.

La ragazza si girò lentamente e ricominciò a camminare tra la gente, cercando di essere il più possibile invisibile. La pioggia che la bagnava sembrava ghiaccio sulla sua pelle, ad un certo punto una mano calda e gentile ma allo stesso tempo forte la prese per un braccio facendola girare su se stessa.

“Daniel...” sussurrò piano Sharon incredula, gli occhi del ragazzo erano preoccupati ma allo stesso tempo terrorizzati.

“Non farlo mai più” mormorò il ragazzo prendendola e stringendola in un abbraccio mozzafiato.

“Scusa, ho dovuto...”.

“Zitta!” gridò lui attirando gli sguardi dei passanti “Tu non devi niente, tu devi solo restarmi vicina, non dar conto a Mindus!”.

Sharon sentì ancora quella sensazione di svenimento e il suo cuore ebbe un balzo, le sue braccia si allacciarono dietro la schiena del ragazzo mentre la pioggia li bagnava, i passanti che prima li guardavano incuriositi ora erano fermi a contemplare la scena.

“Non lo faccio più, promesso” bisbigliò Sharon affondando la testa del petto di lui.

Daniel non rispose, si limitò a stringerla ancora più forte, un abbraccio che non aveva mai dato a nessun'altra e che non si sapeva spiegare nemmeno lui.

“Stiamo attirando parecchi sguardi” ridacchiò lui abbassando la testa verso quella della ragazza, “Perché non gli diamo un bel spettacolino?”.

“Non ci posso credere! Maniaco come sempre!” ribatté Sharon cercando di soffocare una risata.

Daniel si scostò lentamente dalla ragazza e le fece cenno di seguirlo, passando in mezzo alla folla che li guardava ancora.

“Che succede?” chiese Sharon.

“Sento qualcosa provenire da qui”.

I due ragazzi erano arrivati in un vicolo davanti una porta in legno consumato e putrefatto, serrata da lucchetti e catene di ferro, Daniel evitando le pozzanghere formatesi si avvicinò e cercò di abbattere le catene della porta per poter entrare.

“Sono catene magiche” sussurrò tra i denti il ragazzo.

“Catene magiche?” ripeté Sharon.

“Si, è un incantesimo...da quanto riesco a vedere è stato fatto da un folletto”.

“Folletti? Allora è un incantesimo banale!”.

“Scherzi vero?” chiese Daniel girandosi verso la ragazza con uno sguardo stupefatto.

“Mi vuoi forse dire che non è così?”.

“I folletti possono essere all'apparenza piccoli, innocui e burloni, ma non sono niente di tutto questo. La loro magia dopo quella delle fate è la più forte ed è quasi impossibile rompere un incantesimo fatto da loro se non hai le conoscenze e la pratica” spiegò Daniel avvicinando la mano alle catene.

“Non lo sapevo, e tu le hai queste conoscenze?” chiese la ragazza avvicinandosi alla porta e guardandola più da vicino.

“Si, ma non sarà comunque facile. E' un incantesimo molto forte, chiunque l'abbia fatto doveva nascondere qualcosa di grosso”.

“Giusta intuizione ragazzo, è per questo che vi impedirò di entrare”.

Un uomo piccolo e minuto, dalla lunga barba bianca e i capelli altrettanto colorati, dagli occhi come ghiaccio li guardava e sorrideva, mostrando i denti bianchissimi.

“Etroit, cosa...cosa ci fai qui?” bisbigliò piano Sharon, che con occhi increduli guardava il piccolo uomo.

Il folletto ebbe un attimo di esitazione e la sua bocca si curvò in una smorfia di dispiacere poi come se niente fosse rispose ''Potrei farti la stessa domanda io”.


  
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