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Autore: Verdeirlanda    29/01/2014    2 recensioni
**Beatrice ammirava il cielo con la bocca quasi spalancata,e sorrideva ad ogni stella che vedeva cadere.
A un certo punto prese la mano di Zoroastro: "Hai visto Zo? Le vedi? Sono bellissime!"
Il ragazzo si girò verso di lei che ancora fissava il cielo e sorrideva a quelle stelle cadenti, e sorrise anche lui: "Sì, sono davvero bellissime Bea."
Strinse forte la mano della ragazzina nella sua e tornò a guardare in alto, da dove piovevano le stelle.**
Tutto era iniziato così, in una notte d'estate.
Molti anni dopo Beatrice, suo fratello Leonardo e il loro più caro amico Zoroastro si troveranno ad affrontare eventi di cui non avrebbero mai potuto immaginare né l'arrivo nè l'entità.
Entreranno in contatto con antichi misteri e dovranno fare i conti con le trappole e gli intrighi orditi da Riario,
Leo dovrà lottare per giungere alla verità, Bea e Zo per aiutarlo rischieranno di perdere molto, ma non il sentimento celato che il lega da sempre, da quella notte.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zoroastro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Otto anni dopo.

"Niente da fare, io lì non ci vado!" disse Niccolò.
"Ti ho detto che non c'è niente di cui aver paura, dai, vieni, entro io per prima." lo spronò Aurora.
I due bambini erano davanti a un vicolo stretto tra le case di Ferrara, era scuro, in fondo era praticamente al buio.
"Potrebbe esserci il lupo lì." protestò Niccolò.
"Dai! Non c'è nessun lupo per le vie di Ferrara!"
"Ma mio fratello dice che c'è, lui e i suoi amici lo hanno visto!" insistette il bambino.
"No, non c'è, te lo dico io." Aurora entrò di qualche passo nel vicolo.
"Va bene vengo con te..." Niccolò la seguì.
I due bambini si infilarono in quel passaggio stretto, man mano che vi si addentravano la luce diventava più debole, il vicolo era sempre più scuro.
Fu proprio quando arrivarono nella parte più buia, quando erano avvolti dall'oscurità che Aurora si fermò e bisbigliò: "Aspetta...sento qualcosa..."
Niccolò iniziò a tremare: "Cosa c'è?"
Aurora si avvicinò al bambino e con voce bassa gli disse: "C'è il lupo! C'è il lupo!"
L'urlo di terrore di Niccolò echeggiò in tutta la via, il bambino scappò dal vicolo veloce come un lampo.
Aurora ridacchiò e tranquillamente uscì dal vicolo trotterellando per tornare a casa, che era lì accanto.
"Aurora." 
La bambina si voltò: "Ciao papà." disse con aria mesta.
Zoroastro guardò negli occhi la piccolina, quegli occhi grandi e scuri, due perle nere, come i suoi: "Cosa ti abbiamo detto io e la mamma?"
La bambina giocherellò con una ciocca dei suoi capelli rossi e rispose sospirando: "Di non spaventare più i miei amichetti."
"Esattamente. E allora perché Niccolò è scappato via urlando? Lo hai spaventato?"
"In verità lo ha spaventato il lupo." precisò Aurora.
"Oh, perché, c'è un lupo nel vicolo?" chiese Zoroastro.
La bambina ridacchiò: "No, non c'è."
A Zoroastro veniva da ridere, quella piccola peste era tremenda. 
"Forza, andiamo. E comunque ne riparliamo con la mamma, non credere." prese per mano sua figlia e si avviarono verso casa.
Arrivati la piccola corse nel laboratorio al piano terra, lì c'era Beatrice intenta a riempire dei vasetti di vetro con un unguento.
"Mami!" urlò Aurora e saltò in braccio alla sua mamma.
Bea la prese al volo e le diede un bacio a stampo sulla guancia: "Sei allegra oggi carotina."
La bimba le diede un bacio, Zoroastro commentò: "Ci credo, ha terrorizzato Niccolò."
"Aurora! Ancora?" disse Beatrice ridendo.
"Giocavamo mamma." si giustificò Aurora.
Beatrice guardò quel nanetto dai capelli rossi, le sorrise: "Va bene tesorino. Però la prossima volta fate giochi meno spaventosi, va bene?"
"Sì mamma." disse mentre sua mamma la metteva giù, poi corse di sopra in camera sua.
Appena se ne fu andata Zoroastro e Beatrice scoppiarono a ridere.
"È una peste! È il quinto bambino che terrorizza! Ma perché lo fa?"
"Amore è solo un gioco. Non ne farei un dramma." rispose Beatrice "Io sono molto orgogliosa del fatto che mia figlia, che non ha neanche sette anni, riesca a prendere per il naso bambini più grandi di lei." la donna rise.
Zo si avvicinò a Beatrice, le prese il viso con una mano e la baciò: "Lo sei perché lo facevi anche tu."
"Infatti!" gli sorrise e lo baciò "Comunque le parlerò stasera."
Zoroastro le diede un bacio sulla guancia: "Va bene. Ti aiuto con il lavoro?"
Beatrice annuì, gli porse dei vasetti da riempire.
Erano a Ferrara da quasi nove anni, ormai la loro vita scorreva tranquilla, erano ben inseriti nel quartiere.
Grazie ai soldi che gli aveva regalato Riario avevano comprato una casetta su tre piani in periferia, era piuttosto malandata ma in meno di un anno l'avevano rimessa a nuovo.
Al piano terra avevano aperto un bazar: qui Beatrice vendeva le sue medicine, e Leonardo dipingeva quadri e ritratti su commissione, inoltre vendeva speciali colori e carboncini di sua invenzione. In poco tempo si era sparsa la voce sulla validità dei loro prodotti e il numero dei clienti era aumentato. Anche Lucrezia e Zoroastro lavoravano in questa attività, inoltre la donna faceva alcuni lavori di sartoria, lui dal canto suo aiutava Beatrice con la preparazione di unguenti e sciroppi e aveva preso contatti con diversi esercenti, e come a Perugia, grazie alle sue doti persuasive, proponeva con successo i prodotti di Beatrice e Leonardo ad altri negozi e alle scuole d'arte, Leonardo spesso lodava la sua parlantina convincente.
Matteo e Simone entrarono di corsa in casa, ridendo, dietro di loro entrò Lucrezia.
Ormai erano cresciuti, Simone assomigliava sempre di più a Zoroastro anche per il suo carattere burlone, Matteo aveva conservato i tratti di Leonardo e aveva ereditato la sua curiosità.
Erano molto legati, sembravano più due fratelli che due cugini. Beatrice in loro rivedeva Leo e Zo da piccoli, complici e allegri, sempre insieme.
"È andata bene la vostra mattina?" chiese Zo.
"Sì! Siamo stati con la zia al giardino botanico, abbiamo fatto navigare le nostre barchette!" disse fiero Simone.
Lucrezia sospirò: "Le hanno anche fatte affondare."
"Era un esperimento." spiegò Matteo.
Beatrice rise: "Tale padre..."
"Almeno non le hanno fatte esplodere!" commentò Lucrezia "Su, a lavarsi le mani, tra poco mangiamo."

 
Era calata la notte su Ferrara.
Beatrice era nella stanza da bagno con Aurora, le aveva fatto il bagnetto: "Oplà, ora sei tutta bella pulita e profumata." aiutò la piccola ad asciugarsi "Senti cucciola, mi spieghi perché continui a spaventare i tuoi amichetti?" 
"Sto cercando quello giusto."
"Quello giusto?"
"Da sposare." spiegò sicura Aurora.
"Da sposare? Non capisco carotina." Beatrice la guardò interrogativa.
"Vedi mamma, un giorno troverò un bambino che non scapperà quando gli dirò che c'è il lupo, e un giorno, quando saremo grandi, lo sposerò." spiegò sicura Aurora.
 Beatrice sorrise e le diede un bacio sulla testa: "Mi sembra un ottimo sistema per trovare l'uomo giusto! Ora a nanna tesoro." 
Le infilò la camicia da notte e l'accompagnò in camera.
Leonardo era con Simone e Matteo, stava raccontando loro una storia: "E quindi Ulisse, ormai rivelatosi, tese l'arco, e con una sola freccia uccise tutti i Proci."
"Una sola freccia?" chiese stupefatto Matteo.
"Una sola." confermò Leonardo.
"E Ulisse tornò ad essere re di Itaca?" chiese Simone.
"Certo! Penelope lo accolse con tutti gli onori, e lui regnò fine alla fine dei suoi giorni. Bene, ora a dormire mostriciattoli!"
"No no! Un'altra storia! Dai per favore!" chiesero i bambini.
"Devi raccontare un'altra storia zio, io non c'ero quando hai raccontato la prima." puntualizzò Aurora gattonando sul letto e infilandosi sotto le coperte.
"È vero! Aurora non ha sentito la storia." ribadì Matteo.
Leonardo guardò Beatrice, che annuì.
"Va bene, un'altra storia e poi a nanna." disse Leonardo e i bimbi esultarono.


Fu nel primo pomeriggio che Lucrezia rientrò a casa trafelata, era pallida, ansimava per la paura: "BEA, BEA SEI QUI?" gridò con voce stridula.
Beatrice scese le scale: "Che succede?" poi vide il volto spaventato di Lucrezia, sembrava avesse visto uno spettro. Bea aiutò l'amica a sedersi, le prese un bicchiere d'acqua: "Lu, cosa è successo?"
Lucrezia bevve l'acqua tutta d'un fiato, poi spiegò: "Sono andata a consegnare gli abiti, c'erano due guardie cittadine che chiacchieravano fuori dal negozio, dicevano che una settimana fa alcuni uomini sono penetrati negli archivi dell'anagrafe di Ferrara, un soldato che controllava gli uffici è stato ucciso. Le guardie hanno detto che sono stati rubati dei libri ,quelli in cui sono stati registrati i nomi dei forestieri che hanno chiesto asilo." rispose Lucrezia "Bea, lo so che è passato tanto tempo ormai ma..."
Beatrice sospirò: "Ma visto con chi abbiamo a che fare non si può mai abbassare la guardia. Noi comunque ci siamo registrati sotto falso nome, non ci troveranno facilmente, insomma, dovrebbero andare di casa in casa..." 
"Lo stanno già facendo Bea." a Lucrezia veniva da piangere "È anche per questo che sono spaventata. I soldati hanno parlato di un delitto, due coppie sposate che abitavano nella stessa casa sono state aggredite pochi giorni dopo, venivano da un paesino non lontano da Firenze...sono stati torturati ferocemente e poi uccisi..."
Beatrice guardò l'amica e si morse le labbra: "Lu, dobbiamo parlarne con Leonardo e Zoroastro, subito."


Quando Zoroastro e Leonardo videro arrivare al parco le due donne capirono subito che qualcosa non andava.
I bambini correvano sul prato, ridevano, facevano a gara chi riusciva a fare più capriole.
Per Simone, Matteo e Aurora era una giornata come tante, un pomeriggio di sole in cui divertirsi.
Invece gli adulti, dopo il racconto di Lucrezia, erano preoccupati e spaventati.
"Non c'è dubbio, Goffredo ci ha trovati, ha capito che ci siamo trasferiti a Ferrara, ci ha messo molto tempo ma ce l'ha fatta." sentenziò Leonardo.
"E sembra molto determinato ad ottenere in fretta dei risultati visto come i suoi uomini si sono accaniti su quei poveri innocenti." disse Zoroastro, era in piedi e tamburellava per terra con il piede, non voleva passeggiare nervoso, i bambini lo avrebbero notato.
"Credevo che dopo tanti anni avesse smesso di cercarci. Ma forse la sua ambizione non gli permette di cedere. Le guardie si sono fatte sfuggire altri dettagli?" chiese Leonardo a Lucrezia, e la donna scosse la testa.
Rimasero un po' in silenzio, la situazione era grave. 
"Temo che l'unica soluzione sia lasciare la città. Non dico in via definitiva...fino a che non si calmeranno le acque..." propose Beatrice.
Leonardo annuì: "Speravo di non dover più fuggire...ma d'altronde che altro possiamo fare? Non possiamo rimanere e rischiare che arrivino fino a noi. Provo una tale rabbia! Per arrivare a noi continueranno ad uccidere degli innocenti!" strinse i pugni così forte che le nocche gli diventarono bianche.
Zoroastro gli diede alcune pacche sulle spalle: "Lo so amico mio, è una cosa che fa imbestialire anche me. Vorrei poterli fermare, ma non sappiamo nemmeno che faccia abbiano, quanti siano. Non ci resta che partire Leo."
"E dove andremo?" chiese Lucrezia.
"Non ne ho idea." ammise Leonardo "Come ha detto Beatrice poco fa potremmo stare lontani per un po', ci sono alcuni rifugi in montagna in cui nasconderci. E poi valuteremo il da farsi."
"È una buona idea." disse Zoroastro, anche Beatrice concordò.
"Bene. Allora è deciso. Comprerò un carro e tra qualche giorno partiremo." disse Leonardo.
Lucrezia gli prese la mano, la strinse: "D'accordo Leonardo. Andiamo via, lontano saremo al sicuro."


A cena furono i bambini a rallegrare l'atmosfera.
"Non sai fare le capriole dritte." commentò Aurora.
"Ma non è vero!" protestò Matteo "È che sono alto, come il mio papà, e allora peso di più, per questo spesso barcollo di lato."
"Prrrr!" fu la risposta di Aurora.
Gli adulti li guardavano, era bello vedere la loro spensieratezza, riuscivano a strappare un sorriso anche al genitore più teso.
Dopo aver messo a dormire i bambini con interminabili storie  Zoroastro andò in camera sua.
Si spogliò e si infilò nel letto accanto a Beatrice, che era già rintanata sotto il lenzuolo.
Zoroastro la abbracciò, e gli venne da ridere sentendo che lei era completamente nuda: "Non hai indossato la camicia da notte!"
"Esatto."
"E a cosa dobbiamo questa scelta?" le chiese Zoroastro mentre lei si metteva a cavalcioni sopra di lui.
Bea gli sorrise, iniziò a baciargli il collo, il torace, la pancia: "Ho davvero bisogno del tuo calore stanotte..."
Zoroastro le sorrise e sospirò, le accarezzò i capelli.
Dopo averlo baciato e accarezzato a lungo Beatrice lo guidò dentro di lei e iniziarono a fare l'amore.
Erano passati tanti anni e si desideravano ancora come il primo giorno, se non di più.
Baciarsi, toccarsi, fare l'amore, erano cose che alimentavano quel sentimento e quella passione che li legava da sempre.
Il loro amore era qualcosa di puro, perfetto, era il prendersi cura l'uno dell'altra senza chiedere mai nulla in cambio, solo per vedere l'altro felice.
Erano scampati a tanti pericoli, a tanta sofferenza, e il loro sentimento non si era mai perduto in quell'oscurità, anzi, l'aveva illuminata.
Zoroastro la pose con delicatezza sotto di lui, sorridendo, continuando a muoversi dentro di lei. Beatrice lo baciò con passione, gli mordicchiò le labbra, lo strinse, fino a che non raggiunsero il piacere.
Rimasero sdraiati, guardandosi, intrecciando le dita.
"Non vedo l'ora di essere in montagna." le confessò Zoroastro "Squadro ogni persona che incrocio per strada, ad ogni rumore sobbalzo."
"Lo so. Anche io non sono tranquilla. Ma tra pochi giorni saremo lontani." rispose lei, lo baciò teneramente "Tutto si sistemerà vedrai."
Zoroastro le sorrise, sperava che Beatrice avesse ragione.
La notte di Leonardo non fu altrettanto piacevole.
Un incubo lo tormentava.
Era su una barca in mezzo al mare, le onde erano forti ed alte. Sentiva le grida di Beatrice e Lucrezia, erano in acqua, una alla sua destra e l'altra alla sua sinistra, annaspavano, chiedevano aiuto.
"Non puoi salvarle entrambe." diceva una flebile voce "Solo una sopravvivrà Da Vinci. Una di loro la porterò via con me." 
Una figura incappucciata apparve sulla nave.
Leonardo la supplicò, ma l'essere avvolto nel mantello disse: "Una di loro verrà con me, scegli Da Vinci, SCEGLI!"
Si svegliò sudato e congelato."
Lucrezia dormiva tranquilla accanto a lui.
Un incubo...come quando Riario lo aveva ricattato usando Beatrice...
Si sdraiò, cercando di dormire, ma l'eco di quella voce lo tormentò fino all'alba.


Era una luminosa mattina.
Leonardo e Zoroastro avevano deciso di portare i bambini al colorato mercato allestito nella piazza della chiesa.
Beatrice rimase in negozio, Lucrezia si dedicò al rassettare le camere da letto al primo piano.
La mattina procedeva tranquilla, Beatrice stava preparando una pomata, aveva messo tutti gli ingredienti a sciogliere in un calderone nel camino.
A un certo punto sentì entrare dei clienti in bottega, si avvicinò alla porta: "Buongiorno! Benvenuti nel negozio, posso aiutarvi?" 
Si trovò di fronte due uomini piuttosto robusti, uno di loro era pelato e più tarchiato, l'altro aveva i capelli chiari e una barba di pochi giorni.
Quest'ultimo le sorrise, si guardò attorno: "Lo spero! Vedete mia cara signora, noi  siamo cacciatori di taglie, cerchiamo dei fuggiaschi." disse il biondo "Speravo che poteste aiutarci a trovarli...c'è una ricompensa molto alta sulle loro teste, potrebbe convenire anche a Voi."
Beatrice cercò di apparire calma, ma dentro di lei il cuore batteva all'impazzata: capì che erano gli uomini di Goffredo.
"Fuggiaschi?" chiese lei "E chi state cercando?"
"Cerchiamo due uomini e due donne provenienti da Firenze. Sappiamo che ora abitano a Ferrara."
"Oh, io non conosco nessuno che venga da Firenze." rispose Beatrice "Sapete, qui la gente di fa spesso i fatti propri..." 
"Voi di dove siete madonna..."
"De Benedetti, e veniamo da Roma." 
"Oh, siete ebrea, il Vostro cognome lo dice chiaramente. Siete andati via dopo le leggi emanate dal Papa immagino." commentò il biondo.
Beatrice annuì: "Esattamente. Mi spiace non esservi d'aiuto signori..."
"ANNAMO PE' NACHAMU'." disse l'altro uomo a voce alta interrompendo Beatrice, la donna lo guardò interrogativa.
"Non mi avete capito?" l'uomo tarchiato ripeté la frase.
Beatrice scosse la testa, il biondo ridacchiò: "Ma come? Vi ha detto che qui stiamo facendo notte. Un'ebrea di Roma che non capisce il romanesco giudaico, il dialetto che voi ebrei parlate nel ghetto? Qui c'è qualcuno che sta mentendo sulla propria identità...non è così?"
Bea impallidì, era stata intrappolata da quel piccolo trucco, cercò di giustificare la sua ignoranza ma il biondo si avvicinò, la guardò negli occhi e le disse: "Pensavo ci avremmo messo di più a trovarvi. Ora dammi il libro che il mio padrone sta cercando."
Beatrice indietreggiò: "Non so di cosa parlate signori..."
Il biondi la colpì sulla bocca con uno schiaffo, la fece barcollare, lei cercò di fingere ancora: "Vi prego! Non sono chi state cercando! Ho dei soldi, prendeteli tutti..."
Lui la colpì di nuovo, la spinse contro uno scaffale, l'urto fece cadere diverse bottiglie che si infransero a terra.
Il biondo le afferrò il collo, le intimò di parlare.
Lucrezia si precipitò di sotto: "Beatrice, cos'era quel rumore, tutto bene, ti sei fatta..."
"CORRI! SCAPPA!" le urlò Beatrice.
Lucrezia capì, provò a scappare al piano di sopra, ma l'uomo tarchiato la raggiunse sulle scale, le afferrò i capelli e la trascinò nella stanza.
Beatrice riuscì a liberarsi dalla stretta del biondo, si mosse per aiutare l'amica, ma il sicario la colpì.
Bea sentì un forte dolore al fianco, sentì il freddo della lama che le lacerava la pelle, che le bruciava la carne, lanciò un grido acuto. Il biondo estrasse il pugnale, e lo affondò di nuovo nel corpo della donna, all'altezza della spalla, facendola gridare di nuovo.
"No! No!" urlò Lucrezia.
"Dimmi dove avete nascosto il libro, oppure le taglio la gola!" minacciò il biondo.
"No...no...Lucrezia, non dire..." mormorò dolorante Beatrice, era inginocchiata a terra , l'uomo le diede un calcio che la fece sdraiare.
"Dimmelo! Oppure la uccido davanti ai tuoi occhi!" minacciò di nuovo.
Lucrezia iniziò a piangere, cercava un'idea per prendere tempo, sperava che qualcuno le avesse sentite gridare.
"Aspetta...io...io non..."  Lucrezia non riusciva a parlare, era terrorizzata, attraverso le lacrime che le riempivano gli occhi guardava l'amica a terra, stava perdendo molto sangue, respirava affannosamente.
"Allora! Vuoi dirmelo puttana? O dobbiamo farla a fettine?"!" disse il tarchiato scuotendola.
Lucrezia cercava di parlare, ma dalla gola le usciva solo un rantolo incomprensibile, la paura l'aveva pietrificata.
"Forse non sono loro, magari ci stiamo sbagliando, come con quegli altri." disse il tarchiato.
"Sono loro! Hai sentito, si chiamano Lucrezia e Beatrice!" afferrò Beatrice per i capelli, la pugnalò a un braccio, lei urlò dal dolore "Dimmelo tu stronzetta, dimmelo. Oppure ti infilo le dita in quelle ferite e inizio a scavarti la carne fino ad arrivare alle ossa!" 
Beatrice respirò profondamente, poi annuì.
Gli indicò uno scaffale con mano tremante.
Il biondo si voltò per guardare.
Beatrice raccolse tutte le forze che aveva e, approfittando di quel secondo di distrazione, colpì con il ginocchio i testicoli il suo aggressore.
L'uomo si accasciò rantolando, Bea rotolò lontano da lui.
Anche Lucrezia ne approfittò, afferrò un vaso e lo ruppe in faccia al tarchiato che mollò la presa, la donna corse ad aiutare Beatrice, che gattonò verso di lei.
"Esci! Chiama aiuto..." le disse Beatrice, ma il tarchiato riacciuffò Lucrezia.
"Brutta puttana!" le gridò "Questa me la paghi!"
Il sicario scaraventò Lucrezia contro il calderone che ribolliva dentro il camino acceso.
"Dio no!" gridò Beatrice, ma la sua voce fu coperta dalle urla strazianti di Lucrezia: il contenuto bollente della grossa pentola le era colato addosso, ustionandola sulla schiena, sul petto, sulle braccia e sulle gambe, e il fuoco aveva alimentato il bruciare della pelle.
Lucrezia era in preda agli spasmi e all'agonia, quel dolore le diede la forza di alzarsi e di precipitarsi fuori, in strada.
Il biondo cercò di afferrarla ma non ci riuscì.
Dalla strada arrivarono le urla di Lucrezia e di coloro che la videro, spaventati, grida di chi chiedeva aiuto.
I due sicari a quel punto si diedero alla fuga, tutto quel trambusto avrebbe presto attirato le guardie.
Beatrice si alzò a fatica, le ferite sanguinavano, la testa le girava, camminò verso la porta, uscì in strada.
Vide Lucrezia, era a terra, la guardava, mormorava qualcosa ma ciò che diceva era incomprensibile.
Beatrice si accasciò vicino a lei, senza staccare mai gli occhi dai suoi.
Provò ad allungare una mano per toccare le sue dita, ma tutto divenne improvvisamente nero.


Zoroastro e Leonardo erano in piedi, in corridoio, appoggiati al muro, aspettavano impazienti, negli occhi l'immagine di Beatrice e Lucrezia agonizzanti, prive di sensi.
Erano arrivati a casa mentre i vicini le stavano portando in camera da letto, alcuni di loro erano corsi a cercare il dottore. 
Nessuno aveva saputo spiegare cosa fosse accaduto, avevano solo trovato le donne in quello stato terribile.
"Almeno i bambini non le hanno viste." mormorò Zoroastro, Leonardo annuì.
Avevano lasciato i bambini a casa di alcuni amichetti prima di tornare a casa, era stata una fortuna che i piccoli avessero insistito per giocare con loro, aveva impedito loro di vedere le loro mamme in fin di vita, ferite, coperte di sangue.
"Dovevamo partire subito." disse Leo.
"Non potevamo immaginare..." Zoroastro fu interrotto dalla porta che si apriva, il dottore uscì dalla camera da letto.
Richiuse la porta e guardò i due uomini.
"Come stanno?" chiese Leo.
"Dovete essere forti." disse il medico.
"Ce la faranno?" chiese Zoroastro disperato.
 Il dottore abbassò lo sguardo: "Purtroppo...mi dispiace...le ferite sono molto gravi..."
La porta al piano di sotto si aprì: "Siamo a casa!" disse Matteo.
"Ma qui è tutto sporco! C'e un odore strano...mamma! Papà!" chiamò Simone.
"È tutto appiccicoso..." disse Aurora.
Zoroastro corse al piano di sotto.
Aurora si guardava le scarpette, aveva calpestato il sangue della mamma, era piccola ma abbastanza sveglia per capire cosa fosse, il labbro inferiore le tremava.
Appena vide Zoroastro si fece prendere in braccio, lo guardò spaventata: "Papà...dov'è la mamma?" 
"Venite, su, venite con me..." Zo il portò nel retrobottega, il laboratorio di Leonardo. Non sapeva cosa dire, come poteva spiegarglielo?
"Dove sono la mamma e la zia Bea?" chiese Matteo, sedendosi su uno degli sgabelli, accanto a lui si mise Simone.
Zo si sedette sul tavolo, Aurora ancora abbracciata a lui.
"Ecco, le vostre mamme...hanno avuto un incidente stamattina...ma il dottore è di sopra con loro e le sta curando." rispose.
"Posso vedere la mamma?" chiese Aurora iniziando a piangere.
"No tesoro, appena starà meglio." Zo era straziato dagli sguardi dei bambini, erano come cuccioli impauriti.
"Ma cosa è successo papà? C'era confusione in negozio...come si sono fatte male?" 
Zoroastro scosse la testa: "Non lo sappiamo piccolo, siamo arrivati che era tutto finito."
Lo sguardo di Simone gli ricordava tanto quello di Beatrice, fiero anche nella paura, gli si strinse lo stomaco per il dolore.
Leonardo accompagnò il dottore alla porta, scambiò qualche parola con lui, poi raggiunse Zoroastro. 
Matteo lo guardò, tremava: "Papà...come sta la mamma?" 
Suo papà sospirò: "Adesso sta riposando. Rimanete qui un attimo, va bene? Devo parlare con lo zio..."
Zo lo seguì nell'altra stanza, gli chiese cosa avesse detto il medico.
"Beatrice se la caverà. Ha perso molto sangue, ma le pugnalate non hanno leso organi vitali." disse Leo e Zoroastro tirò un sospiro di sollievo.
Poi Leonardo deglutì a fatica: "Lucrezia invece...Il dottore ha detto che..." inizio a piangere "Le ustioni sono troppo gravi...sono troppo profonde..." 
Zoroastro lo abbracciò: "Coraggio Leo! Lucrezia è forte, sono entrambe forti, possono farcela."
"No. Non possono sopravvivere entrambe. Lo sai." rispose Leonardo tra le lacrime "È solo questione di giorni, ha detto che sarebbe il caso di accelerare la cosa, per il suo bene. Soffrirà tanto..."
Zo si morse le labbra. Aveva sempre sperato che la profezia non si realizzasse, che le graziasse entrambe. 
Invece aveva mantenuto la sua fatale e crudele promessa.
"Papi...posso vedere la mamma adesso?" Aurora spuntò alle loro spalle.
Zo le accarezzò i capelli rossi: "Ascolta piccola, la mamma deve riposare. La vedrai domattina va bene?" la bambina annuì.
Anche Simone e Matteo entrarono nella stanza, il primo si avvicinò a Zoroastro e lo abbracciò. 
"Perché piangi papà?" chiese Matteo, si avvicinò al padre.
Leonardo si inginocchiò di fronte a lui: "Matti, la mamma è molto malata...sono triste per questo..."
"Ma guarirà. Il medico le darà una medicina e starà bene. Giusto?"
"Matti..." Leonardo sentì le lacrime scendere più copiose "Vorrei dirti che andrà tutto bene...ma devi essere preparato, ed essere forte...La mamma non guarirà. Sta tanto male, non rimarrà a lungo con noi..."
Matteo abbracciò il padre, singhiozzando: "La mamma morirà?"
"Sì tesoro...mi dispiace, vorrei poter fare qualcosa..."
"Posso salutarla? Un'ultima volta?" chiese Matteo.
Leonardo annuì: "Quando si sveglia ti porto da lei. Promesso."
Misero a letto i bambini, Leonardo rimase con loro per farli addormentare, Zoroastro andò invece a vegliare le due donne.
Il dottore aveva somministrato loro dei sedativi per il dolore, tuttavia Beatrice si svegliò.
"Lu...Lucrezia..." mormorò.
Zo le prese le mani: "Lucrezia è qui amore mio...sta dormendo..."
"L'ho vista bruciare..."
"Lo so...ma ora andrà tutto bene, riposati..." le disse, le baciò la fronte.
Beatrice si addormentò di nuovo.
La mattina dopo le due donne erano sveglie, Leonardo diede di nuovo loro gli antidolorifici, Beatrice raccontò cosa fosse accaduto, che avevano visto i sicari di Goffredo e che erano loro i responsabili di tutto.
Quando furono sole Lucrezia si voltò verso Beatrice e mormorò stanca: "Bea...so che morirò...promettimi che ti prenderai cura di Matti, sii sempre presente per lui. So che non potrebbe trovare una nuova mamma migliore di te...e raccontagli di me, non lasciare che mi dimentichi, ma che ricordi i nostri momenti più belli..." 
Beatrice si sollevò un po',allungò la mano sul materasso, sfiorò le dita non ustionate di Lucrezia: "Te lo prometto, gli racconterò del tuo coraggio, e ci sarò sempre, diventerà uno dei miei cuccioli..." iniziò a piangere "Avrei voluto...speravo che ci saremmo salvate tutte e due..."
Lucrezia le sorrise: "Lo sapevamo che sarebbe accaduto...e sappi che non rinnego la mia scelta Bea."
Passarono alcuni giorni, le condizioni di Lucrezia peggiorarono.
Le sue ferite nonostante le cure si stavano infettando, si sentiva stanca, il dolore aumentava e i sedativi non bastavano più.
Un pomeriggio Leonardo entrò in camera e lei gli spiegò che non c'era più tempo, che era pronta ad andarsene ora, prima che il dolore diventasse insopportabile, chiese di poter vedere Matteo, sentiva che non le restava molto tempo.
Quando il bambino arrivò Zo aiutò Beatrice ad alzarsi e la portò nell'altra stanza, era giusto lasciare loro un po' di intimità per quell'ultimo saluto.
Rimasero insieme a lungo, nessuno seppe mai cosa si fossero detti, quali siano state le parole usate da Lucrezia, ma quando Matteo uscì dalla stanza sembrava sereno nonostante la tristezza.
Disse a suo padre che la mamma voleva vedere anche lui.
Leonardo si sedette accanto a lei, parlarono, ricordarono il loro amore, e alla fine Lucrezia, prima di prendere la medicina che l'avrebbe aiutata ad andarsene con serenità, diede un bacio a Leonardo, gli sorrise e gli disse: "Ci rivedremo un giorno, tutti, dall'altra parte. Io sarò lì, ti aspetterò."







  
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