Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: marig28_libra    29/01/2014    17 recensioni
In una sacra amicizia la germogliazione delle fiamme. In una sacra amicizia la realizzazione di una passione pura e splendente. La sofferenza e la gelosia che ardono in André, la coscienza di Oscar che indaga su sentimenti profondi soffocati per troppo tempo, sono le burrasche di un lungo itinerario…Attraverso amare incomprensioni, fredde tensioni e scontri , due anime potranno finalmente risorgere per librarsi indistruttibili oltre le violente tenebre della Rivoluzione. [ Storia partecipante al “ Contest degli ossimori “ indetto sul forum di Efp da HigurashiShinko ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Axel von Fersen, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tremando nei tuoi occhi, morendo nel tuo respiro.

 

“ Fanciulla: è questo il termine raggiunto?
E per l’addietro non l’ho maturato
E  non l’ho poi distrutto delusa,
Offesa in ogni volontà ?
 Che vuol dire fanciulla
se non superamento di coscienza?
Era questo di me che non volevo:
condurmi, trascurando ogni mia forma, 
al vertice mortale della vita…”


( A. Merini

 


 “ Una rosa è sempre una rosa che sia bianca o rossa…Una rosa non potrà mai essere un lillà…”

Che cosa volevi mostrare, André ?
Che cosa vuoi da me?!

Ieri sera stavo per gridare aiuto.
Mi sono sentita più magra che mai, ho avvertito la repellenza del terrore che mi beffeggiava…Ero  imprigionata ad un letto di nefasto e incognito erotismo…

Non ho potuto contare sul tuo intervento perché l’assalitore sei stato tu.

I miei polsi sono ancora infiammati dal male: non credevo che me li potessi stritolare fino a farmi sentire le lacrime delle ossa…non credevo che le tue mani potessero trasformarsi in tenaglie arroventate e soffocare ogni movimento…

Hai fatto scontrare le tue labbra con le mie sotterrando il mio fiato che non ha avuto tempo di disertare…
Conosco le movenze dei tuoi discorsi, le curvature dei tuoi sorrisi, le stirature delle tue ansie…
Non conoscevo però la salatura esasperata, dolce e aggressiva della tua bocca che ha devastato la mia aura che giudicavo inaffondabile.

Non ti ho mai visto così.
Non mi hai mai suscitato un terrore adirato e fragile.

Per la prima volta mi sono resa cosciente del divario tra il tuo corpo e il mio : quando mi hai bloccata sotto di te  temevo che il torace e le gambe mi si potessero frantumare.

Ero nella tua morsa.
Hai avuto la possibilità di schiavizzarmi perché non ricoprivo più il ruolo di colonnello.

Mi hai strappato la camicia, hai visto il mio petto pallido, piccolo e gelato che mi vergogno di palesare persino al calore dei candelabri…

Potevi divorarmi, André…Dopotutto piangevo.
Piangevo paralizzata, non riuscivo più a cogitare una via di scampo, non capivo dove si stesse sciogliendo la mia anima.

Ti sei ritratto con il tuo unico occhio sano bagnato di sgomento.
Neanche tu  ti riconoscevi ma penso che dentro  hai sempre saputo che l’inverno degli istinti finisce per incendiarsi e attaccare.

Hai chiesto perdono, mi hai coperto come fossi una bambina inviolabile e…hai scagliato la tua ultima fiamma.
La più tremenda, la più mortale.

Hai detto “ ti amo”.

Ora ho un’ascia piantata nella carne che non riesco più a togliere…Va sempre più a fondo e sta toccando il sangue più recondito del respiro…

Hai vinto la prima battaglia, mio infernale amico ma non la guerra contro di me.

Ti dimostrerò come una rosa possa smettere di sbocciare e scomparire nel buio.
Vivrò di calma tempesta.

Questa è la mia penombra, dove il grigio è l’unione pietrificata del nero e del bianco: la luce si sorregge con le ombre, le ombre allattano la luce per farla folgorare. 

Questa è la mia penombra  e io sono sovrana del silenzio vergine, armato e inconfutabile.

 

--- § ---



Sarà impossibile annoiarsi nel reggimento delle Guardie Francesi.
La giornata di oggi è stata splendida :  i soldati non si sono presentati per la  parata d’accoglienza.

Con sommo raggelo  l’unico a darmi il benvenuto è stato un militare che conosco bene e che non desideravo rincontrare.

André.
Come un apocalittico angelo custode mi ha seguito per annunciare che non demorderà e che mi sorveglierà uguale a un’imperitura stella cometa.

Sono restata calma tempesta per affermare la mia autorità alle milizie…
Non appena sono entrata all’interno degli alloggi, alcuni uomini mi hanno fissato in cagnesco, altri mi hanno lanciato sorrisi canzonatori, altri hanno fatto scivolare espressioni sudice sulle mie membra…

Porto la divisa ma non hanno certo equivocato la mia identità.
Dentro m’infurio col mondo e con me stessa: ho giurato sul mio nome da maschio di cessare d’ ammalarmi, di tremare come ho fatto con Fersen, di gridare come ho fatto con André…
Non è il momento di cedere.

Calma tempesta…calma tempesta…permanere calma tempesta…

Uno dei soldati ha voluto sfidarmi in duello per farmi capire che era l’unica via di uscita.
Ho accettato, colma di bruma, la proposta e mi sono battuta…
L’avversario era fisicamente il doppio di me ed era anche abbastanza veloce…Alla fine però sono riuscita a disarmarlo e a ottenere la parata dell’esercito…

Sì… ho ricevuto l’esiguità  di una norma ma non ancora il rispetto e la fiducia autentici…

Mi sono accorta benissimo che quelle guardie mi esecravano come una divinità marina distruttrice di vascelli di libertà…
Appartengo al ceto nobiliare, loro al popolo.

In questo pianoro , abbrutito di conflitti e mestizie, mi sedimento imprigionata.

Mi hanno insegnato a guerreggiare e  in realtà non sopporto l’odore macilento e gridante dell'agonia che proviene dalle strade periferiche…
Non sopporto quest’insano disequilibrio che mi chiedo in che modo trionfi dai tempi più remoti…

Mi sento in colpa a guardare, adesso, la villa della mia famiglia…
Il sole morente la rende un tempio arcadico, alieno, impenetrabile… ciononostante qui sono stata allevata e  cresciuta con André senza percezioni di distanze, differenze…

Entro…
Mi sembra troppo strano che lui ora, trascorrerà le notti nei dormitori militari…

- Oscar!

Con sorpresa vedo una donna sobria ed elegante venirmi in contro dal salone dei ricevimenti.
Ha quieti tornado di capelli castani, due occhi azzurro scuro dolcemente nuvolosi e fruscianti di tepore. 
Il mio cuore si colma di gioia.

- Madre!

Corro ad abbracciarla teneramente…E’ da diversi giorni che non la vedo.

- Figlia mia – sorride – è difficile che io riesca a discorrere tranquillamente con te…

- È così sfortunatamente…ma sapete che appena posso vengo a farvi visita…

- Lo so, lo so…ormai sono abituata a vederti scappare via…

- Su, non vi crucciate…adesso abbiamo un mucchio di tempo a disposizione. Non siete contenta?

Lei declina lentamente il sorriso.

- Oscar…sei la mia contentezza e la mia ansia più grande…Tuo padre mi ha detto che hai abbandonato la Guardia Reale per ricevere il comando delle Guardie Francesi.

- Sì...desidero intraprendere un altro percorso, cominciare una carriera che mi fornisca una tempra differente da quella sperimentata fino ad ora.

- Capisco…ma…parevi soddisfatta degli incarichi che svolgevi a Corte…ti sei  costruita una strada di meritato onore rischiando anche la vita… Ora vuoi metterti ancora più a repentaglio? Ti trovi a contatto con persone completamente diverse, sei in una dimensione più spietata.

- Sono sicura che il modo di fare guerra sia sempre lo stesso: cambiano le scacchiere, i giocatori ma le regole della selvatichezza perdurano immutate in qualunque luogo e tempo.

- Non posso darti torto e allora… ti chiedo se adoperi la stessa selvatichezza anche nelle guerre contro te stessa.

Nonostante mia madre non sia un cecchino è riuscita a spararmi e farmi cadere da cavallo.
Mi ammutolisco cercando di non apparire a disagio…

- Oscar…c’è qualche altro motivo per cui hai lasciato il tuo ruolo precedente?

Penso a Fersen, al mio unico ballo da donna…Penso a come ho posto fine alla nostra amicizia…
Prima di distogliere il cuore da lui e di tumulare lacrime troppo corrodenti, gli ho domandato se l’amore rappresentasse una felicità completa  o una lenta agonia…

Con gli occhi annegati, mi ha risposto “ una lenta agonia”.
Già… un’agonia…un’agonia non nutrita per me ma per la Regina…l’amica che devo difendere e servire…l’amica a cui sono legata da una vita…

Non voglio ammorbarmi…
Non voglio sentire le vene del mio animo smembrarsi…

André però vuole contribuire a spodestarmi…

- Non c’è bisogno che v’impensierite – tento di rasserenare mia madre – la mia è stata una decisione ragionata anche se può apparire shoccante…Mi occorre una svolta.

- Che tipo di svolta?

- Una svolta che mi serva a migliorare, madre , a non contemplare delusioni…Una svolta…che porti a perfezionarmi.

Lei inarca le sopracciglia osservandomi come se fossi impazzita.
Muove leggermente la testa sconsolata e indagatrice.

- Oscar…penso che la lista di pene che taci sia piuttosto lunga, vero?

Questo è l’aspetto che amo e che m’infastidisce maggiormente di lei: sembra la persona più flemmatica del mondo ma in realtà è un’ arciera irriducibile…Riesce a scagliare frecce precise e terribili anche d’angolazioni scomode. Preferisco scioccamente gli schiaffi di mio padre che per lo meno restano soltanto sulla pelle e non penetrano nella mente.

- Madre – sorrido un po’ inalberandomi – vi assicuro che non dovete porvi problemi.

- Tu hai lo straordinario e terrificante talento di nascondere brividi e uragani.

- Anche voi siete spaventosa.

Mutando in calma tempesta, raggiungo le scale che portano alla mia stanza.
Mia madre mi segue con  passo leggero, raffinato e intenso.

- Figlia – dice triste e ferma – non ho mai osato invadere lo spazio delle tue azioni, né tantomeno delle tue idee… i tuoi silenzi, però, mi stanno diventando insopportabili…I tuoi occhi parlano, anche se le tue labbra non lo fanno.

Mi fermo afflitta voltandomi verso di lei.
Le accarezzo le braccia.

- Madre…l’ultima cosa che voglio è essere una rovina per voi.

No…mai le dovrò creare ulteriori tormenti…Ha fatto una fatica immane a concepire la scelta di allevarmi da militare, tra l’altro ha perso cinque bambine prima che nascessi. La prima morì per un aborto spontaneo al settimo mese di gravidanza, le altre due furono gemelle e  vissero per pochi mesi, la quarta perì venendo alla luce, la quinta fu stroncata da una polmonite a quattro anni.
L’unica sopravvissuta sono io e credo che mio padre mi abbia cresciuto come un maschio anche per annullare la maledizione nefasta delle figlie femmine.

- Oscar – riprende mia madre – sono stata veramente felice di aver avuto tra le braccia una bimba sana e bellissima…Io…non ho mai condiviso la scelta di François…Lui e il suo incomprensibile orgoglio…non sai quanto abbiamo litigato…Non è servito a nulla tentare di fargli capire che avremmo potuto crescere una ragazza dal valore inestimabile e farla diventare donna concedendole una vita serena…

- Vi capisco…tuttavia non credete che se mio padre non mi avesse posto su questa via, non sarei diventata quella che sono?

- Trovi sempre un modo per giustificare il tuo generale…da una parte ti rimprovero, dall’altra…non posso negare questa verità. I nobili di corte si complimentano sempre con me  per la magnificenza della mia fanciulla.

Sorrido a mia madre riflettendo con tenera tristezza  sul suo rapporto con mio padre… Non è stato e non è un matrimonio facile…Loro hanno caratteri opposti, quasi inconciliabili eppure sono congiunti da un amore strano, sofferente, eternamente teso su un baratro…Sono complici e nemici, uniti e dicotomici, entrambi possiedono un’inconscia e timida voglia di affrontarsi e trovare un sentiero  inerpicante che risolva le loro asprezze.

- Per fortuna – continua ridendo lei – mio marito non mi ha impedito qualche volta di cullarti di nascosto…

Raggiungiamo il corridoio superiore …Su una parete spicca un quadro che di tanto in tanto adoro ammirare…Non lo guardo troppo spesso per il timore di rimpicciolirmi e sciogliermi irrimediabilmente.
È una tela non eccessivamente grande, dipinta con accurata e delicata maestria: raffigura me a sei anni e i miei genitori. Mia madre è seduta su una sedia ed io sono abbracciata a lei con mio padre alle spalle, insolitamente disteso, che concede quell’attimo di vezzeggiamento.

- Madre – dico a bassa voce – ricordate quel venticinque dicembre quando dovevo compiere nove anni?

- Certo…ti feci trovare sotto il cuscino del letto l’unica bambola che tu abbia mai desiderato.

- Già…mi ci divertivo nei momenti in cui ero sola… Un giorno, purtroppo,  André mi scoprì , si mise a fare lo stupido e strappò, per sbaglio, la gonna del giocattolo. Mi arrabbiai molto e per un giorno e mezzo non gli rivolsi la parola! Alla fine per farsi perdonare fece trovare il vestito ricucito…Mi spiegò che l’aveva riparato con l’aiuto della nonna.

Mia madre ride lieve e opaca.

- Su una cosa io e tuo padre siamo stati  immediatamente d’accordo…- confessa- non abbiamo mai esitato ad affiancarti quel ragazzo…Lo stimiamo molto…Sono rare le persone leali come lui…Per lo meno mi ha sempre consolato che fosse il tuo attendente.

Ritorno calma tempesta entrando nella mia camera.
Non so se condannare i miei genitori o eriger  loro un enorme altare d’oro.

- Oscar…André si è arruolato nelle Guardie Francesi?

Mi tolgo la giacca della divisa, evitando di guardare il letto dove lui mi ha buttato.

- Sì,  madre – rispondo evasiva – alla fine ha desiderato seguirmi nonostante io gli abbia detto che posso cavarmela da sola…

Mi siedo di fronte allo specchio della toeletta slacciandomi il nastro che chiude il collo della camicia.
Cerco di falsificare la ruvidezza del respiro appiattendo i tremori.

- Figlia…non pretendo assolutamente delle risposte chiarificatrici…però…qualche volta evita di serrarti nel tuo mondo. Te lo dico per esperienza.

È vero…ho ereditato da lei l’attitudine a placare gli dei del dolore sterminando dialoghi e interrogativi.

- Madre…non sarà facile comandare le guardie francesi…Oggi non è stata una passeggiata imporsi agli uomini…Questo, comunque, è l’obiettivo che io ho scelto e le salite consentono di arrivare in alto seppure siano ripide. Abbiate fiducia in me, ve ne prego.

- Non ho dubbi su questo…vorrei solo che…non avessi paura a indossare nuovamente un abito da donna.

Scatto piena d’imbarazzo.

- Marie vi ha riferito…

- Tranquillizzati, cara…non pretendo da te risposte chiarificatrici…Mi attengo ai patti.

Mia madre comincia a pettinarmi i capelli.
Ammutolisco puerilmente estraniandomi al tocco leggero, calorifero e sibilante della spazzola che mi coccola ogni onda bionda e ansiosa…

Non voglio immaginare il ballo illusorio con Fersen…
Non voglio pensare alla guerra iniziata con André…

Non so che odio provare per lui, non so a che amore votarmi …
Dove mi condurrà questa penombra?


--- § ---



- Ti sei aggiudicata  una bella mandria…

Dentro l’ufficio che gestisco, mio padre studia schifato i soldati a riposo in cortile…
La luce di mezzogiorno si spiana argillosa sulle vetrate della finestra che lui infrange con lo spessore rigido della propria altezza.
Il suo viso ha sempre qualche scanalatura che gli intorpidisce aridamente la signorilità della fronte, del naso, delle labbra.
I suoi occhi blu sono sassosi e arsi e non tollerano alcuna goccia che possa creare sussulti.
La parrucca bianca , che gli orna il capo,  ingentilisce fittizia la sua imponenza da colonizzatore.          

- Si presentano ancora problemi d’insubordinazione ?  -  domanda seccamente.

- Non posso affermare miglioramenti radicali – rispondo – tuttavia sto riuscendo a compiere esercitazioni e giri d’ispezione nella città…devo avanzare prudentemente se non voglio aumentare la precarietà della situazione.

- Confido nelle tue capacità, Oscar anche se francamente non riesco  a capacitarmi della  rinuncia al comando della Guardia Reale…Ti mancava poco per ottenere il grado di Generale…E’ pazzesco…comunque non sei una ragazzina e se hai ritenuto opportuno cambiare percorso  non posso ostacolarti.

Sono seduta alla mia scrivania di calma tempesta.
Figuriamoci se mi metto a raccontare i patimenti per Fersen, le offensive inaspettate di André e la mia anima che sfugge alle indagini che compio….
Scorro gli occhi sull’inventario delle attrezzature e delle armi per evitare di scontrarmi con lo sguardo di mio padre…
Dice che non può ostacolarmi ma se mi azzardassi a far tremare l’onore di famiglia scatenerebbe il finimondo…

- Risolleverò  questo reggimento – affermo risoluta -  occorre marciare con durezza ed evitare al tempo stesso di adoperare inutili torture…La diplomazia non è mai sufficiente e neanche impazzare con le fucilate è la migliore delle alternative…

Mio padre si rivolge scettico:

- Non fantasticare troppo con l’indulgenza…Di questi tempi è piuttosto pericolosa…Per le strade non ci si fa problemi a sfondare il cranio a un nobile.

- La forza è un’arma a doppio taglio e può portare benissimo dalla padella alla brace. Se ci divertiamo a giocare col sangue caschiamo in uno stupido circolo vizioso. E non è questa la via di scampo.

- Hai paura della tua spada, Oscar?

- Non ho mai sostenuto i buonismi padre, però intendo collaborare con i miei uomini, non calpestarli.

- Pensi di poter viaggiare contemporaneamente su due strade diverse? Li hai visti quei soggetti?!

- Esigo l’ordine, non l’inutilità di un potere demente.

- Le bilance con i piatti uguali non esistono e non sono mai esistite, figlia mia.

- Questo è perché lasciamo trionfare i riparatori incapaci.

- No…questo è perché semplicemente il mondo non è una radura pianeggiante…C’è gente che abita i colli e gente che abita i bassi piani…non tutti possono stare in alto… questa è la legge dell'equilibrio e l’equilibrio non sopravvive nell’immobilità della piattezza.

Mi alzo in piedi avvicinandomi a lui.
Trovo odiosamente illogici quei surrogati di teorie aristoteliche…

- Vorreste dire che la schiavitù è un fatto naturale?!

- L’umanità si è evoluta in questo modo…La sopravvivenza varia da persona a persona e non è possibile stabilire un’uguaglianza di prospettive…C’è chi riesce ad ottenere in modo più efficace e chi non è in grado.

- Allora è normale che vi siano uomini che muoiono perché non possono pagare un medico o comprare cibo?

- Cos’è Oscar?! Sei rimasta anche tu instupidita dai discorsi di Robespierre?!

- Ho ben presente come vivono i contadini che lavorano per i vostri latifondi di Arras!

Mio padre mi afferra violentemente un braccio indicando  le milizie nel cortile.

- Fai alzare la testa a questi pidocchiosi e vedrai dove andremo a finire!  

Mi spinge via dirigendosi verso la porta.

- E André,  padre? – chiedo gelida – E André ?!

Si ferma minaccioso con le mandibole serrate.
Mi fissa laminato di testarda distruzione.

- Sei una de Jarjayes, Oscar. Ricordatelo. Ricordatelo.     

 
--- § ---



Il sole sta scendendo nelle mute e rastremate catacombe della sera…
La giornata si accinge a esaurire strascichi d’usurata e monotona brillantezza…
Rimescolo nella mente, come un infausto fluido , le parole di mio padre, il terreno franabile che circonda André, la mia corsa che si snoda troppo frenetica e lenta…

Comincio a imbrigliare il mio cavallo ma  mi accorgo di una sagoma robusta e alta che si avvicina.
Ha un’andatura vagamente molle ed energica, una rilassatezza felina e una vivacità prepotente e adolescenziale.
È un giovane coi capelli neri, lisci, un po’ scompigliati, ha occhi a mandorla da falco e da volpe e un sorriso impertinente che viene sottolineato da un mento pronunciato.
Porta in modo sgangherato e spensierato la divisa, lasciandosela sbottonata sciattamente sul petto…
Si è contraddistinto subito per la sua ingovernabile briosità e quella seraficità seccante e analizzatrice  che viene  elogiata dai suoi compagni…

E’ il nuovo amico di André , quel gradasso con cui lo vedo chiacchierare e scherzare nei momenti di pausa…Sicuramente è grazie al suo supporto che è riuscito ad arruolarsi nelle Guardie Francesi…l’avrà incontrato in una di quelle bettole di periferia  magari nel bel mezzo di un rituale di bevute pesanti.

- Buonasera comandante! – saluta burlescamente – tornate alla vostra reggia?

- La tua insolenza è inconfondibile, Alain de Soissons. Ti disgusta tanto attenerti alle semplici e chiare regole del protocollo?

- È una causa persa, credetemi.

- T’invito caldamente a cambiare gli atteggiamenti inopportuni se non vuoi ricevere note di biasimo ed essere espulso dal corpo delle Guardie.

- Perdonatemi! Non volevo urtare maggiormente il vostro umore…Vi trovate in una situazione difficile, adesso.

Sarebbe bello riempirgli la faccia di ceffoni ma non voglio dare questa soddisfazione.
Rimanendo calma tempesta, salgo sul cavallo.

- Dovrei sanzionarti de Soissons – dico ghiacciata e pietrosa – ma si dà il caso che oggi sia in vena di magnanimità…Nei prossimi giorni non garantirò l’integrità della mia pazienza.

Lui si mette a ridere.
Io non muovo un solo muscolo del volto, anche se dentro sto bollendo.

- Siete una creatura bizzarra, comandante ! Potrebbe essere divertente sottoporsi agli ordini di un bel faccino dai capelli biondi ma… i miei compagni non lo trovano plausibile…Non basta un’uniforme per diventare un demone che non si è. Notate per caso che la vostra magrezza sia cambiata?

- De Soissons…sei ancora in tempo a ritirarti.

- Povero André…ci massacrerete come state facendo da anni con lui?

- Domani sera sarai di ronda fino all’alba senza rancio…. Buona serata e vedi di usare con più consapevolezza quella lingua.

Alain fa una smorfia tracotante e adirata.
È uno scienziato scapestrato, troppo sicuro delle sue teorie…

Parto al galoppo…
Quel tipo non mi sta simpatico, però non ho provato piacere ad affibbiargli una   punizione…L’arroganza dei suoi occhi trasudava una stramba genuinità, un fastidioso interesse a smantellare le mie cuciture di penombra.

 


--- § ---

 


Il cielo è un’acqua callosa di grigiore, una distesa spumosa con arterie bianche che sfregiano nuvole sfiammate e appallottolate…
Minuscole briciole d’ostie polari cascano lentamente dalle cisterne dei paradisi vacanti…

Nevica sulla Senna, discarica di stracci caliginosa…
Nevica sui miasmi dei fori delle fogne…
Nevica sulle case che tentano di scaldarsi con legna consunta e bucherellata…

Parigi si sta cospargendo di cristalli biancastri che hanno la densità mortifera e sfilacciata di tele d’aracnidi vetrosi…

In questo clima invernale ,André, abbiamo terminato un giro di ronda per i quartieri popolari della città…
Ci siamo addentrati nei viottoli di pareti spellate, di finestre impolverate, odori effimeri di pane cotto, tanfi di rifiuti imputriditi…
Alcune persone ci hanno fulminato con diffidenza, alcune ci hanno guardato con infelice  ammirazione, altre ci hanno coperto di insulti,  altre ancora per poco non ci linciavano.

Abbiamo scampato qualche lancio di verdura marcia, qualche bottiglia e siamo stati costretti a difenderci da degli esaltati…

Come fossimo pellegrini apolidi, adesso attraversiamo Pont Neuf…
Dalla sponda opposta s’intravede Ill de la Cité che lascia troneggiare  la Cattedrale di Notre Dame intarsiata di venature gotiche e ghiacciate…Le due torri della facciata sono guardie gemelle che vegliano l’ossigeno cimiteriale che espande il freddo…Il rosone è una cicatrice di petali neri che occhieggia tra le schiere austere delle statue dei santi, è una bussola dai punti cardinali sbiaditi d’onirismo.

Il tuo cavallo bruno e il mio bianco camminano afflitti in un contrasto fuligginoso di manti…

Noi tacciamo avvolti in mantelli scuri  e coi capi coperti da cappelli neri.
Sembriamo tetri indovini cui nessun vuol dare ascolto, un po’ come Lacoonte e Cassandra…

- La città sta tremando – interrompi il silenzio – a poco a poco i piccoli incendi si allargheranno formando un braciere di lava.

- Sì…- annuisco – l’esasperazione del popolo sta raggiungendo livelli critici…è un fiume che romperà gli argini…E’ un destino obbrobrioso e ironico che si debba garantire un equilibrio aumentando il divario tra le ville e le dimore popolari…Mi auguro ardentemente che i nostri sovrani sappiano fronteggiare questi tumulti…

Ridi raucamente con vago rancore.

- Oscar…non sei un po’ troppo fiduciosa e ottimista nei confronti della monarchia? Credi che per loro sia comodo trovare una maniera per sparpagliare benessere al di fuori della reggia? Finché non ci si trova veramente nella melma, è facile promettere con belle parole…

- André, bisogna prevenire uno sfocio di massacri…La libertà non ha come corollario la distruzione. E’ il centro del nostro regno che deve garantire questo principio. Se non c’è un centro tutto il sistema crolla.

- Il nostro sistema si sta già avviando verso il crollo! Come può sussistere la libertà in mano ad un’oligarchia? Io ho smesso di credere alle favole dei re buoni e giusti! Se l’albero è malato bisogna abbatterlo!

- Qual è la tua soluzione? La repubblica?

- Il potere sarebbe in mano ad un organo più vasto e non esisterebbero cariche derivate da un potere divino…i ruoli si rinnoverebbero periodicamente per evitare odiosi sbilanciamenti.

- Anche questa è una bella favoletta. Repubblica coincide per forza con uguaglianza? È l’incantesimo che potrà dare più diritti? Pensa all’inquietante ciclicità della storia: nonostante l’antica Grecia fosse formata da polis democratiche e indipendenti questo non impediva l’emergere di individui come Pericle…Come è andato a finire questo meccanismo? Sotto l’impero di Alessandro Magno…Per non parlare di Roma…dopo la cacciata dei re etruschi si è istituita la Repubblica e dopo? E’ sorta l’età imperiale con Augusto e i suoi eredi.

Mi guardi derisorio e irritato.

- Insomma…mi stai facendo il lavaggio del cervello affinché mi convinca che la monarchia sia cosa santa e giusta!

- Non sto dicendo cosa sia giusto! – ribatto con l’ira che inizia a sgorgare – mi limito a costatare…Guarda la situazione dell'Italia adesso! È una terra splendida, le persone riconoscono il loro comune patrimonio di tradizioni e storia e in che modo vivono? In ducati o in principati, senza trovare un nucleo realmente stabile e unificatore.

- Complimenti Oscar. Da perfetta aristocratica, ti riveli un’eccelsa oratrice. La fedeltà ai tuoi principi è ammirevole…

Vorrei prenderti a schiaffi.

- André – esclamo – che si parli di monarchia o di repubblica sono gli spiriti di ferro quelli che occorrono! Ancora non hai capito?! Ci vogliono cuori onesti che non devono aver terrore di maneggiare la democrazia!

- Il re e la regina stanno facendo qualcosa?! Sono stati capaci di arginare la fame?!

- Ammazzare uomini come quel fanatico di Saint - Just è una soluzione sensata?!

Faccio avanzare il cavallo lasciandoti alle spalle.
Giungo al piazzale della cattedrale.

- Oscar!

Mi raggiungi velocemente alle spalle.
Io mi volto…

Il tuo occhio destro vibra di buia lucentezza…sta quasi per lacrimare…è affilatissimo d’angoscia…

- Oscar – riprendi tentando di non cadere –  non sono nobile e non diventerò sordo alle voci esauste del popolo…C’è una cosa, però, che mi demolisce ancora di più: se si dovesse attraversare questo caos…da che parte saresti?

Una lancia mi trapassa la gola.
Stringo le briglie del cavallo per reprimere il pianto che vuole scoppiare.

- André…io…ho  dei doveri…dei giuramenti…ho scelto di seguire questa strada e vorrei andare fino in fondo.

- Fino in fondo…dove? L’incertezza è una decisione? La fuga da te stessa è un obiettivo da realizzare?

Sono stufa di restare calma tempesta.
Guardo i fiocchi di neve appassire sul terreno di pietra.
Guardo il portale del Giudizio Universale della Chiesa, quell’architrave di spine dorsali concentriche, ossute, cesellate…
La Senna ronza scoraggiata e ignava.

Il cuore mi s’ingrandisce d’ansia e collera.
Smonto dal mio destriero.
Sguaino la sciabola dal fodero lasciandola fischiare.

- Scendi da cavallo, André.

Aggrotti la fronte.
Bruci l’aria fredda col verde indiavolato del tuo sguardo.

- Ai vostri ordini, comandante.

Salti a terra come una fiera di penombra.
Snudi la tua lama fronteggiandomi simile a un mago che lancia maledizioni.

Attacco per prima, di punta.
Ti difendi mandando in fumo il mio tentativo.

Scaglio sequenze di tagli ululanti che rovesci con polso d’acciaio e assali facendo leva sul tuo decollo massiccio.

Sei dannatamente forte, Andrè ma questa battaglia non la vincerai…
Le tue braccia e le tue gambe sono corazzate di piombo  ma so bene come annichilirle…
Volteggio con grinfie di vento e lampi, deturpo le frecciate del tuo ferro, pattino su una distesa d’acqua leggera, lacerando i tuoi mulinelli ustionanti.

I nostri caldi fiati escono dalle bocche come lamenti spettrali d’incenso…
I nostri mantelli si agitano e si sbrindellano ai tuffi ingordi delle spade…

Siamo corvi che si tagliano a vicenda per l’ultima spiga di grano in  un campo sterile…

È inconfondibile la tua spartana raffinatezza, il tuo impeto oceanico ed esotico da corsaro fuorilegge…Abbiamo imparato assieme la scherma ma tu hai sempre mantenuto intatta l’irregolarità temibile e netta dei tuoi affondi…

Le nostre armi si accapigliano tra di loro in echi acuti, inaciditi di brina…è come sentire il lavoro furibondo di un fabbro che non riesce plasmare  la daga più spietata della sua esistenza…

Spingiamo le sciabole l’una sul dorso dell'altra, avvicinando i nostri volti che stringono tuoni tra i denti.
Sento  la tua travolgente energia che costringe ad arretrare…
Provo la medesima sensazione di quando mi hai spinta sul letto…

No…sta volta non perderò…
Riesco a svincolarmi da te spingendoti bruscamente…

Torno all’assalto cercando di seppellirti con il fulgore assiderato della mia sciabola.
Ti ostini a resistere travolgendo i cigolii della mia arma con le urla della tua…

Sto di nuovo in bilico ma scorgo un piccolo foro nella tua barriera…

Contraendo i tendini e le ossa della mano mi lancio.
Fai lo stesso anche tu.

Uno strappo.

Ci blocchiamo.
Abbiamo le nostre uniformi sdrucite al fianco sinistro. 

Pari…siamo pari…
Non abbiamo terminato nulla.

Ripongo gelidamente la spada nel fodero avvicinandomi al mio cavallo.

- Oscar…

- Torniamo in caserma.

Sgrani l’occhio artigliandomi collerico per il bavero del mantello.

- Perché hai paura di buttarti? – gridi – Perché non vuoi capire che ci sono io?!

Ti tiro un pugno.

- Ho detto… torniamo in caserma.

Mi guardi ubbidiente e truce col marchio della mia mano sul volto…

Prova a scaraventarmi  nel fuoco, André…
Questa è la mia penombra e non la puoi invadere.

    
   

   --- § ---




 La taverna dei miei sogni sta diventando più spaventosa e caotica…Strane visioni bevono al bancone scricchiolante dei sentimenti che mi s’ impastano e s’ infettano nella mente…
In molte notti sono vestita da donna con abiti bianchi e azzurri perché Fersen è il mio promesso sposo e non dovrò più celarmi in una divisa militare…
Sono terribilmente felice, in quegli istanti, di non aver paura a vivere come non ho mai fatto…Il Conte mi fa sentire la dama più splendente del mondo, mi fa persino sentire l’amazzone più imbattibile delle selve…Potrebbe essere una completezza dolcissima e inestimabile, tuttavia….non comprendo la ragione per cui cucio una vita parallela a questo tesoro elargito.
Di nascosto fuggo dal palazzo che abito con Fersen mascherandomi da uomo e andando nella città vecchia di Parigi…Lì c’è un povero bandito che conosco da tempo…c’è André che vado sempre a incontrare…Corriamo a cavallo, duelliamo e inevitabilmente finiamo per baciarci e progettare fughe  clandestine…
Resto mortalmente in bilico tra una dimora di purezza principesca e un sensuale dedalo d’antiche avventure…
Le scene più inquietanti sono quelle dei balli di penombra, in cui non riesco più a distinguere se mi trovo sotto un cielo d’alba o di tramonto, se respiro a Versailles o nella campagna di Arras…
Danzo con Fersen che poi, lentamente, si trasforma in André…i suoi occhi viola sfumano nel verde di foglie acquatiche, i suoi capelli castano chiaro diventano di un intenso e cupo marrone rovente…
Quando poi mi rifugio nella stanza da letto non so davvero con chi faccio l’amore , se ho sul corpo  il conte o il mio araldo…Le loro bellezze e i loro effluvi si sovrappongono, si sfocano in un disegno dipinto da una mano ebbra e perfidamente giocherellante…

Mi sveglio vergognosa e con la testa pesante, attentata dall’ansia di rimettermi a dormire e non trovare una soluzione ai miei cataclismi…

C’è un sogno in particolare che non mi sta dando tregua…
Qui non vi è nessuna ambiguità ma un’orrenda sorpresa…

Sono sul mio cavallo, completamente nascosta da un’armatura medievale argentata…
Vago in un’ Arras  deserta, con le case vuote e disfatte  attorcigliate da un’arida lanugine di rovi…
C’è soltanto una piccola e intensa  boscaglia che rifulge all’estremità delle abitazioni: una costellazione di cespugli di rose bianche.

Mi trasmette un doloroso fastidio e preferisco non avvicinarmi…
Desidero avanzare oltre ma qualcuno mi ferma.

Un guerriero, dall’elegante corazza nera, in groppa al suo cavallo color cenere , sbarra la strada…
Non so la sua identità…L’elmo gli occulta il capo e il volto…

Sono costretta a battermi.
Io e lui ci scontriamo con le nostre alabarde spronando gravemente  i corsieri…
Lampeggiamo scintille metalliche, arrugginite, sinfoniche…
Emettiamo un madrigale di guerra limpido e pieno di nubi…

Continuiamo il duello smontando dai destrieri.

Il mio avversario pare che non voglia uccidermi ma intrappolarmi nel  cespuglio di rose…
Terrorizzata, cerco di impedirglielo e , dopo una sequela di faticosi colpi, gli trafiggo il torace facendolo cadere supino.

Liberandomi dal copricapo che mi protegge il viso, mi chino su di lui.

Gli tolgo l’elmo restando stravolta.
André mi fissa con occhi allibiti e disperati.

- Perché hai paura di buttarti? – balbetta stremato - Perché non vuoi capire che ci sono io?!

Lo abbraccio brutalmente per non far fuggire la sua anima che gli  sta uscendo dalle labbra.
È la tragedia di Tancredi e Clorinda all’inverso, con la differenza che  le mie lacrime urlanti non daranno un battesimo salvifico al mio amato antagonista.

- Oscar…una rosa è sempre una rosa…

Lui sputa sangue spirando con lo sguardo spalancato…
Il suo verde è lì che mi castiga: il colore della natura che adoro più di tutti…

Mi desto con la schiena pregna di sudore e qualche volta tossico violentemente…
Capita che le mie mani siano cosparse di macchioline rosse…

 


--- § ---




La penombra dell'aurora si sta ritraendo  alle reti  arancioni e gialle del sole nascente e ferito.

Sopraggiungo in città prendendo la strada che porta alla sede delle Guardie Francesi.
Mi sovviene la scena dell’incubo in cui colpisco a morte, te André…

No…non posso causarti questo…
Non mi puoi punire gettandomi in un precipizio privo della tua presenza …
Ho un brutto presentimento che mi trascino dalle lenzuola pesanti del letto…

Arrivo  a destinazione nell’aria stagnante di questa calma tempesta. 
Scendo da cavallo e vedo che due soldati si sono presentati in anticipo nel piazzale della caserma.

Siete tu e Alain e mi accorgo, con spiacevole sgomento, che zoppichi leggermente…
Hai la divisa impolverata e stropicciata, un labbro tagliato e gonfio e un ematoma violaceo sulla tempia.
Parli gravemente col tuo amico, quasi gli volessi esprimere il tuo desiderio di non rovesciare dai polmoni aria franata e martoriata.
Pari un grifone spiumato che non vuole desistere malgrado non riesca ed ergersi sulle zampe…

Mentre il tuo amico ti risponde,  improvvisamente serri i denti e copri l’occhio destro…

Io m’angoscio.
Qualche volta osservavo che lo stringevi, sforzandolo…

- André! Alain!

- Comandante.

Mi salutate drizzando la schiena anche se tu, André stai patendo.

- Che cos’è successo? – domando.

Tu stai zitto, in una corrucciata soggezione, senza abbassare lo sguardo…
E’ Alain a fornirmi sottovoce una spiegazione:

- Ieri sera diversi compagni lo hanno pestato e ci è mancato un pelo che non sia rimasto secco…Io ero da mia madre e mia sorella e non sono potuto ovviamente intervenire…Per fortuna che André non è uno scricciolo d’uomo, se no sarebbe già all’altro mondo…

- Perché questo linciaggio ?

Insisti nel tuo silenzio.
Alain si guarda attorno con fare circospetto…Esita a rispondermi…
Alla fine, sospirando, rivela:

- Ascoltate comandante…non posso deludere i miei compagni…però vi dico che continuano a non vedervi di buon occhio…Sto cercando di sistemare questa faccenda come posso perché , anche se vi ritengo una persona incomprensibile, avete l’audacia di mandare avanti questa casermaccia…

- André cosa c’entra? – taglio corto .

- Ecco…penso che i soldati…lo vedano troppo legato a voi. Non vorrei che credessero fosse una spia alle vostre dipendenze.

Scuoto il capo afflitta e nervosa…
Non mi sono sfuggite, nei giorni addietro, delle battutacce mormorate  su me e André…

- Questi spettacoli indecenti non si dovranno ripetere – fremo – prenderò immediatamente dei provvedimenti…

- No! – irrompi tu, agitato – si peggiorerebbe la situazione!

- Che idiozie dici?! – sibilo io – siamo un esercito di soldati, non di animali!

- Ha ragione lui, comandante – afferma Alain – se agirete in questo modo finirete per inimicarvi maggiormente le truppe e confermare i falsi sospetti su di voi…

Sbuffo per raggelare l’ira che mi arde…

- D’accordo…- approvo con rammarico- però, tu André non puoi restare in queste condizioni…Alain. Vai a chiamare subito un medico.

- Agli ordini.

Sorridendo serio e deciso, Alain abbandona il cortile…
Credo di non essermi sbagliata riguardo alla sua onesta impertinenza…Non ha timore a essere pericolosamente schietto, ma non gli si può negare una certa fiducia…

- Oscar – sussurri tu – temevi che potessi finire polverizzato?

Ridi un po’ traballante e illividito.
Io ti stringo le braccia cercando di alleggerirmi.

- Cerca di non montarti troppo la testa…


 

--- § ---




La sera inizia a sbadigliare rubando ogni striatura dorata delle ditate del giorno.
Prima di prendere la strada di casa e abbandonare la caserma mi fermo con te.

- André…che ti ha detto il dottore?

- Sono coperto di lividi da cima a fondo ma non ho nulla di rotto…solo due costole leggermente incrinate…dovrò evitare di compiere sforzi eccessivi per i prossimi giorni…comunque non ho problemi ad effettuare i giri di perlustrazione…

- E l'occhio? In che condizioni sta?

- L’occhio…sta bene…bisogna non affaticarlo tanto…

Colgo una fragile oscillazione nelle tue parole…come se volessero scappare e nascondersi al mio animo  ansioso.

- André…riesci a vedere abbastanza bene?

- Abbastanza bene? Io ti vedo benissimo, Oscar! Sarei in grado di riconoscere i tuoi occhi e i tuoi capelli anche nell’ombra più nera.

Sorridi disintegrando la mia calma tempesta…
Vorrei tanto abbracciarti ma ora nel cortile della caserma non posso farlo…
Vorrei tanto arrabbiarmi perché mascheri la tua sofferenza e se io non vedessi più il tuo sguardo seguirmi sanguinerei…
Ero sul punto di uccidere Bernard perché ti aveva reso cieco all’altro occhio…e tu però mi fermasti trovando  il coraggio di andare oltre e perdonare quel cavaliere nero che aiutava i poveri.
 
- André se hai qualche complicazione non esitare a chiamarmi. È un ordine, chiaro? 

- Non temere, Oscar…è impossibile che tu svanisca dalla mia vista. Abiti da troppo tempo in me.

Sorrido salendo sul mio cavallo…Provo un affanno allucinante a lasciarti lontano…
Spero che questa mia penombra  ti protegga tra la culla delle tenebre e il velluto degli abbagli lunari.

Una tremenda strozzatura ai polmoni mi assale.
Tossisco con i muscoli dell’addome che si ribaltano.
Sulla mia mano  chiazze scarlatte sussurrano funeree e silenti.

 

--- § ---



In questo scrosciare infuocato e tormentoso di giorni, non abbiamo avuto neppure un momento d’isolamento…gli avvenimenti di questo mondo esterno,  che vortica come la trottola di un bambino demoniaco, ci hanno travolto…
Abbiamo vigilato sulle strade vacillanti di Parigi, abbiamo ricevuto il pericoloso compito di proteggere il principe di Spagna in visita  con la famiglia…Ci siamo scontrati con i rivoluzionari capitanati da Saint-Just che attentano alla vita degli aristocratici e a tutta la sicurezza pubblica… Mio padre è finito proprio in una di queste trappole ma per fortuna si è salvato…

Una cosa che mi ha reso felice è aver finalmente ottenuto la fiducia delle Guardie: è stato un dramma che per lo meno si è concluso con un finale pseudo lieto…Questo percorso non è stato e non è un itinerario di soffice pianura…Non ho tuttavia nutrito un solo istante di ripensamento o rimorso…
Giorni fa è venuto fuori, durante un controllo, che un soldato aveva venduto il proprio fucile violando le norme…E’ stato arrestato per ordine del tribunale militare e io sono riuscita a intercedere per liberalo opponendomi a mio padre e agli altri superiori…Prima che accadesse questo,  Alain si era infuriato con me credendo che avessi venduto il suo compagno…
Sono restata sconvolta da quella lealtà disperata che gli frantumava gli occhi, che lo rendeva spaventoso e venerabile pari ad un Vercingetorige…
Per provare la mia innocenza e ottenere il comando nel modo più autentico, ho dovuto affrontare de Soissons  e batterlo…
Pare che la verità e l’onore siano così aspri e immacolati che, per poterli afferrare,  occorre lottare coi ferri…È dalla violenza delle lame terrene che si tenta di alzarsi in volo…

È incredibile di quante prospettive possa offrire un’anima…è come una statua che va osservata da più punti di vista in quanto le ombre e luci non si sparpagliano allo stesso modo in tutti gli angoli delle membra…

Dal cortile osservo Alain che parla con la sorella minore Diane…Ha sempre sul volto volitivo un sorriso sfrontato che ora assume tutta un’altra colorazione: è rassicurante, dolce , quasi angelico…Lui scherza, raccomanda qualcosa, accarezza…il contrasto tra la sua poderosa figura e quella graziosa e minuta della ragazza è di una tenerezza perfetta. E’ un’asimmetria calorosa che non concepisce un dominatore e una subordinata, ma un grande astro che discorre ad una stella in fase di germogliazione…

I due fratelli si salutano abbracciandosi…
Diane, accorgendosi della mia presenza, s’inchina timida e deferenziale e sgattaiola via…

Alain ride.

- Diane  è buffissima! Non è cambiata tanto da quando era piccola…

- Sembra proprio una ragazza deliziosa – sorrido io.

- Già…non ci credo che tra poco si sposerà…è davvero strano…sono abituato a vederla come la mia bambina…sapete le ho un po’ fatto da papà per aiutare mia madre…

- Sei geloso e impensierito?

- Beh…come potrei non esserlo? Lei per me è un fiore intoccabile. Se qualcuno prova solo a infastidirla lo faccio a pezzi…

- La tua Diane ti vedrà come un eroe!

- Mi scende una tristezza terribile comandante, se immagino che lei se ne andrà col suo fidanzato e non sentirò più le sue chiacchiere…Mi fa un sacco di domande su di voi! Vi reputa una specie di santa guerriera, una Giovanna d’Arco…

- Addirittura?  - rido io – crede che io possa compiere miracoli?

- In effetti un po’ vi mitizza…ma André è insuperabile.

Arrossisco bruscamente guardando interdetta Alain.

- E’ un tipo strano il mio amico – prosegue lui -  anche se molto spesso tace è un libro aperto e riesco a leggere chiaramente le poesie che dedica a voi…

- Ecco che la tua insolenza si fa sentire…mi stavo preoccupando.

Alain si allontana ridacchiando.

- E’ un peccato che io non sia un letterato  ma almeno  ho il fiuto per riconoscere le meraviglie vere e…impossibili.

Si ferma  sorridendomi  buffonesco e afflitto…  Prima di rientrare in caserma fa in tono mogio e intenso:

- Lasciatemelo dire, comandante…Sono un uomo e non resto insensibile alle squisitezze che nasconde una ragazza sotto la veste…Ci sono delizie che si divorano col fuoco in corpo ma ci sono bellezze rare che non si trovano nelle strade basse…Sono creature che fanno terrore, che sono irripetibili…Sì, comandante è doloroso avere davanti un fiore bianchissimo che non si può strappare via…Sono un uomo ma soprattutto un amico. L’amico di un guerriero che si ammazza da secoli per la sua dea.  
    


--- § ---



La famigliarità è una creatura singolare e struggente: ha un’indole così discreta, mite e solida, come un lago di montagna, che la si sottovaluta in modo ingrato. La sua stabilità appare una cosa  indistruttibile  e perciò parecchie volte  la si abbandona credendo di poterla sempre trovare al solito posto. Solamente quando essa viene incendiata ci si accorge dell'immensa foresta d’amore che ha  cresciuto nell’anima  nel corso del tempo.
André…
Abbiamo rischiato la pelle miriadi di volte, ci siamo salvati a vicenda e…i miei timori e il mio stupido orgoglio  hanno rischiato di allontanarmi da te.
Ho dato per scontate troppe cose. Il fatto che tu mi sia stato vicino da quando ero piccola, che siamo cresciuti come fratelli , che ti ho considerato sempre il mio alleato intramontabile.
Non mi ero mai accorta di come i tuoi occhi fissassero realmente i miei…o forse ho finto di non accorgermene per la paura di rovinare questa stasi.
Per la paura di vedere te uomo ed io donna.

La  serata di oggi  è stata orribile.
Siamo usciti in carrozza e una folla di facinorosi ci ha assalito con gli occhi iniettati di sangue.
Per poco non siamo rimasti uccisi: ci hanno scaraventato fuori  e io sono stata calpestata mentre tu condotto alla forca…
Ho urlato che non eri nobile, che non c’entravi nulla ma ti hanno travolto in uno scroscio di menate bestiali e inebetite.

Grazie al Cielo, Fersen ci ha tratto in salvo…Non so quante offerte dovrò fare  ai Santi del Paradiso.
Quando lui mi ha soccorsa ho gridato: “ Dov’è il mio André ?! Dov’è il mio André?! “
Ero stordita, stracciata ma quelle parole sono uscite bruciate, consumate, naturalissime…Il terrore mi faceva ragionare, mi fustigava con l’incubo di ritrovarti cadavere…

Non appena il Conte ha attirato su di sé la massa che ti stava per impiccare, sono corsa immediatamente da te…
Avevo le gambe che traballavano piene di unti formicolii, stavo avendo collassi e infarti che si amalgamavano in un pantano di secondi irreali, la tosse ha continuato ad affondarmi facendo disperdere gocce di sangue….

Ti ho sorretto tra le  braccia, ti ho stretto forte nella mia penombra terremotata, con la testa sul tuo petto, sul cuore…

Ora ci troviamo a casa.
Tua nonna  e mia madre sono terree e angosciate e stanno riempiendo di domande il dottore che ci ha visitato. Siamo malconci ma poteva andare decisamente peggio visto che non ci hanno polverizzato le ossa…
Mio padre parla intanto con  Fersen che è riuscito a restare quasi illeso e a riportarci al sicuro.
  
- Nonna! – ti lamenti – vuoi darti una calmata? Io e Oscar siamo già abbastanza rimbambiti dalle mazzate che abbiamo ricevuto…

- Guardate come vi hanno ridotto! – ribatte Marie -  secondo te, c’è da stare tranquilli?!

Mia madre mi abbraccia con tormentata dolcezza.

- Oscar – sussurra con addolorata rassegnazione – vorrei che non andassi in giro di sera…vorrei che abbandonassi tutto questo…ma tanto so che è inutile, vero?

- Madre...certe disavventure bisogna prevederle di questi tempi…le strade della città sono insicure…ti volti e qualcuno ti colpisce alle spalle…però…se la paura travolge e rinchiude,  l’animo non può comprendere i pericoli e avanzare…Nel male più nero la coscienza si fa più acuta…

Sorrido voltandomi lentamente verso di te, André…
Ricambi la mia espressione come fossi lo specchio dei miei muti pensieri…

- Oscar – mia madre s’ introietta nei miei occhi – sarai scomparsa nell’inferno quando hai visto André in pericolo…

Annuisco senza parlare…delle lacrime sottili iniziano a bruciarmi lo sguardo…

- E’ successo anche a me – continua lei – è la stessa orribile sensazione che ho sperimentato quando tuo padre è stato ferito da quel Saint-Just che lo aveva scambiato per un altro generale…

- Già – ricordo ansiosamente – abbiamo passato ore bruttissime…Pareva che il mondo dovesse precipitare da un istante all’altro…per fortuna papà era fuori pericolo di vita…

Resto un po’ sbigottita dai miei termini…Rarissimamente uso “ papà”  per la paura di risultare pericolosamente tenera…

- Oscar – si avvicina il mio generale – domani sarà il Colonnello Dagout a sostituirti in caserma…

Fa un piccolo sorriso che nasconde timidamente una scongiurata angoscia, un bizzarro e soppresso desiderio d’affetto…

- Tu e André rimarrete qui – spiega – occorre che vi rimettiate in sesto.

- State tranquillo, padre…non oseremo muoverci.

Lui mi stringe le spalle con severa tenerezza e io resto quasi basita, amareggiata se rimembro quella mattina in caserma quando mi ha stritolato il braccio o le volte che mi ha schiaffeggiato quando non voleva sentire ragioni…

- Oscar, André – soggiunge Fersen – mi auguro con tutto me stesso che il ricordo di questo incidente non vi tormenti a lungo…Sarò sempre disposto ad aiutare.

- Vi dobbiamo la vita Conte – rispondi tu, André con un sorriso leggermente screpolato come se temessi il mio abbandono.

Guardo il Conte: nonostante abbia il mantello e la giacca  sporcati dagli assalti della folla, mantiene integra la sostanza della sua magnificenza, quella positività splendente e malinconica, quella purezza di sguardo irresistibile e immensa…
È impossibile restargli indifferente ma con te , André,  ho un codice di segni unico, antico, impareggiabile…Potremmo buttarci in una discesa scavezza collo a bordo di una biga scambiandoci continuamente i ruoli di auriga e arciere…Non abbiamo bisogno di troppe parole per consultarci su l’entità di una minaccia.  

- Grazie di cuore, Fersen – pronuncio– grazie per il vostro appoggio e soprattutto per avermi fatto avvicinare a una verità che ho nascosto troppo a lungo…

Continuo a rimirarti , André,  affinché tu possa ascoltare il mio caldo che ti raggiunge.

- Sono felice, Oscar – ride sottovoce il Conte – finalmente avete concluso un lungo viaggio e siete tornata a casa per riprendere in mano i gioielli che avete lasciato in una confusa penombra…Sapete, tempo fa, dissi…al vostro André che spesso non occorre cercare l’oro in chissà quale terra esotica…Basta saper contemplare con occhi profondi ciò che la città natale dona in modo dolce e intenso.

Resto piacevolmente sbalordita con il cuore che martella commozione.
Fersen si congeda, gentile e tenuemente enigmatico, immergendosi nella notte opaca.


--- § ---



È la seconda volta che indosso l’alta uniforme bianco ghiaccio, bianco pietroso con queste linee blu serpeggianti e sinuose che m’irrigano il centro del busto…
Vestita così ballai con la regina per evitare di compromettere Fersen e sta sera mi reco ad un ricevimento di militari con in miei genitori e con te , André,  che devi rappresentare il Corpo delle Guardie Francesi…

Sento delle voci esasperate che provengono dalla tua camera…

- André ! Sei uno strazio! – ti sgrida la nonna – vuoi stare fermo? Ti devo aggiustare la giacca!

- La vuoi piantare?! – esclami – mi hai già inamidato abbastanza! Sembro un cicisbeo effeminato!

- Non capisci niente…

- Cos’è ?! Devo essere il principino del ballo?

- Vuoi fare sfigurare madamigella Oscar ?! Un bel giovanotto che vuole presentarsi a un' importante riunione come uno zotico….bah!

Mi metto a ridere curiosa di vederti imbellettato…

- Oscar cara! – chiama Marie – che ne pensi del mio…addolorante capolavoro?

- Tsé – borbotti – capolavoro…certo, certo…

Tua nonna ti scaraventa spazientita fuori dalla stanza tra una lagna e l’altra.

- André! – sorrido ammaliata – ma stai benissimo! Ti scambierei per un barone inglese…

Cambi subito atteggiamento, gonfiando il petto e ostentando la tua giacca nera decorata ai bordi con fini ricami argentati…Dei pantaloni grigi  e un gilet blu scuro completano la tua eleganza ombrosa e lucente che ti pone in rilevo l’ardente statura e le gambe temprate e incrollabili. 

- Sono lietissimo di essere avvenente per il mio ufficiale – scherzi- Posso sperare in una promozione?

- Perché no? Anche più di una se continuerai a lasciarmi senza parole.


--- § ---



Tra gli ufficiali hanno serpeggiato parole di calma tempesta, osservazioni astiose e preoccupate sui fomenti popolari, affermazioni dure di supremazia, qualche divergenza d’opinione, discorsi di scetticismo e incertezza sulle posizioni di Robespierre…
È emersa l’allarmante e speranzosa notizia di un’ imminente riunione di tutte le classi del Regime…
Non si sa ancora con quali disposizioni accogliere un simile evento…Vi sono atteggiamenti favorevoli e diplomatici ma altrettanti  pareri ostili e contrastanti…

Abbiamo ascoltato il tutto con animo movimentato e teso e , malgrado ti sia mantenuto fermo, ho sondato la cupezza delle tue elucubrazioni…

Nel palazzo in cui siamo ospiti, è cominciato un ballo raffinato e austero, dove l’eleganza dei candelabri, delle suppellettili e dell’arredamento non rappresenta una frivola ilarità quanto  un’ammonizione volta a sottolineare una potenza oscillante…

Siamo affacciati al terrazzo del salone principale…

I pioppi e i cedri del cortile ci guardano  con orbite vuote come se pretendessero da noi un paio di occhi per scrutare il levante che appare e si estingue nel perenne duello tra la notte e il giorno…
Son desideri inutili, imperativi infantili che non ci liberano da questa calma tempesta di eclissi lunari e solari che si limitano a coprire luce, dare tenebre e a non risolvere alcunché…

- Oscar – chiedi affossato – tu…vorrai comandare un reggimento che dovrà respingere la folla che protesta? Vorrai dare a noi soldati l’ordine di fare fuoco?

Temevo questa domanda ma in fin dei conti me la dovevo aspettare.

- André…odio trovarmi in questa situazione. Mi fa ribrezzo la violenza gratuita, sparare proiettili che massacreranno persone…Togliere tutto a tutti nel banale giro di alcuni secondi come fossi l’onnipotente Padre Eterno…

Mi tocco la fronte per calmare i pensieri che si agitano.

- Ho avuto un’educazione militare – continuo – ma non per questo gioisco nell’infilzare con una spada e nell’usare la pistola…L’ordine e la disciplina si mettono in atto con la coscienza, non con l’ottusità e l’arroganza di calpestare la dignità altrui…La severità non deve coincidere con la crudeltà…Le armi, per quanto possano essere assassine, devono essere maneggiate con intelligenza…

- Già…le armi…- sospiri guardando il buio – mi domando se siano state la creazione più geniale o idiota del genere umano…Con la scusa della difesa personale, diventano giocattoli che ti fanno credere un dio guerriero…Si parla d’arte della guerra…ma che razza di arte è? La bellezza di una lama che riluce? La levigatura di una pistola snella e potente? Devo ammettere che in tutto questo provo un certo fascino…il rumore della spada è alto, sottile magnifico come un falco, il proiettile che parte si lancia come un lampo…Però questi suoni celesti s’imbrattano di sangue…
- Le armi stimolano la bestialità e l’abbiamo già costatato quella sera in cui per poco non siamo rimasti uccisi da una folla di rivoltosi…

Ridi un po’ tirato per stemperare la negatività del ricordo…

- Cielo…è vero…se non ci avesse soccorso Fersen, io starei allegramente a penzolare da una forca e tu saresti annegata sotto le pedate delle persone…

Sorrido piano per non sentire troppo male al cuore.

- Quando le persone sono esasperate e in gruppo si comportano selvaggiamente senza più veri obiettivi in cui credere…Vogliono distruggere e basta. Io non intendo fomentare quest’incubo. L’ultima cosa che voglio compiere è una disgustosa carneficina…Non  voglio mai più vederti sparire in mezzo ad una calca d’indemoniati…No…Non lo voglio mai più. Sono stata malissimo…

Ti guardo felice di poterti parlare, vedere, sentire il tuo odore dolce e caldo.
Ti guardo angosciata e piena di freddo se rimembro tutte le volte in cui ho rischiato di perderti…Il terrore mi pare più forte adesso, giacché sto toccando finalmente me stessa.

Riesco a studiarmi dentro slegandomi  da sciocche esitazioni.

- André…perdonami. Perdonami se ti ho mentito.

M’interroghi muto, con espressione confusa e tenera.

- Non…- balbetto leggermente – non è vero che non avrò più bisogno di te…Quando ho deciso di lasciare la guardia reale dicendoti ciò…ho commesso un’emerita idiozia. La mia paura più grande è combattere  accanto al vuoto restando piccola e cieca.

Taccio.
Un imbarazzo da bambina mi fa correre troppo il cuore che forse scapperà via nella notte stellata.
Non ho il coraggio di guardare il tuo viso che sto amando sempre di più…
Preferisco volgere gli occhi alle ombre rassicuranti e inespressive del giardino.

Un lieve soffio interrompe il silenzio.
È il sospiro che emetti quando tenti di scacciare via il carbone che hai dentro.
Osservi la luna e poi torni da me…Vuoi prendere fiato.

- Oscar…so che il tenente Girodel vorrebbe...sposarti.

Pare che  non tremi mentre l’animo ti si sta attorcigliando in gola.
Vedo comparire tante ustioni nel tuo petto e nella tua mente.
Ti accarezzo la mano rendendomi conto di quanto sia più grande della mia.

- Andrè…- rido- Non ci sarà nessun matrimonio con Girodel…non ti sono arrivati gli echi furibondi di mio padre? Lui, sicuramente persuaso da mia madre , si è scosso di colpo : ha desiderato che io scegliessi un fidanzato…

- Tuo padre?! – domandi esterrefatto.

- Già…un buon partito, molto spasimato da lui, era Girodel…Povero papà! Mi aveva organizzato una serata piena di giovani facoltosi, raccomandandomi di indossare un abito da sera e come mi sono presentata? In uniforme!

- Sei incorreggibile – scoppi a ridere – e che faccia ha fatto Girodel?

- Ha confermato la sua classe…E’ un uomo onesto, elegante e intelligente…L’ho respinto ma troverà sicuramente una donna  in grado di amarlo…

Le nostre dita si intrecciano ma sei ancora impensierito:

- Credi che si dimenticherà di te tanto facilmente? Guarda come mi hai ridotto in questi anni…Non riesco a vivere senza uccidermi coi tuoi pensieri…Credo che le aurore esistano solo perché ci sei tu e anche se l’autunno e l’inverno seccano i fiori ,  non li temo. I veri fiori vivono sempre in te e non hanno bisogno della primavera per sbocciare. 

Mi sembra che la notte sbiadisca alla luce delle tue parole.
Vorrei infilarmi dentro la tua giacca, nel calore che la tua anima emette.

- Sai…- mormoro – anche se la nostra Arras è lontana…la vedo tutti i giorni in te. Può anche fare freddissimo, qui a Parigi, ma se mi fermo a guardarti o a sentire i tuoi passi che seguono i miei, ho la certezza che il sole  mi proteggerà ovunque…   

 Il cuore batte pesante, forte…Mi soffoca di rossore…
Ti stringo la mano e torno a osservare il giardino.

- E’ strano…ti conosco da una vita e…e…ora…non   so che altro dire…Siamo sempre noi, Andrè e Oscar…eppure…siamo cambiati…Certo, il tempo fa maturare le cose e non giochiamo più come bambini… Allora non intuivo le nostre differenze che ho continuato a trascurare anche dopo…anzi…le ho falsificate …in realtà mi sono sempre pesate…

- Ti nascondi inutilmente e la devi smettere.

Mi squadri accigliato per poi avvolgermi il tuo braccio attorno alle spalle.

- Sei una sciocca – mi dici a un orecchio – non sai che l’uniforme ti rende più donna delle altre dame eleganti ?  Tu sei una regina anche se risulteresti ugualmente stupenda pure con  un sacco di tela addosso.

- Adori tanto lusingarmi?

- Sto semplicemente affermando la verità.

Mi scosto un po’ da te.
Sicuramente sarò paonazza e per fortuna c’è  penombra.

- André – ti rimprovero malferma – non so proprio che pensare…devo abituarmi a vederti in questo modo…Mi sento…tanto spaesata…felice…Davvero…io…io…

Mi s’inceppano le parole e mi arrabbio perché dovrei parere una ragazzetta imbranata e svenevole…
Mi accorgo che stai ridacchiando…

- Insomma ,  ti sembro tanto comica?!

- Sì – rispondi dispettoso – sei troppo divertente…E’ strano che tu assuma atteggiamenti da principessa languente!

- Quanto sei stupido…

- Su, non fare quella faccia. Ti ho detto che parevi una principessa mica una strega!

Il tuo sorriso, umido di scherzo, spicca tra le ombre del cortile e le luci della sala.
Alla fine non posso fare a meno di lasciarmi fasciare dalla leggerezza.
Voglio i tuoi occhi che brillano, non che precipitano.

- Beh…- arrossisco augurandomi che non mi sgami – devo ammettere…che  anche tu mi sembri un principe…Ti sta divinamente quest’abito…E dire che hai fatto impazzire tua nonna e ti sei lagnato peggio di un bimbo!

Assumi una posa fiera e maliziosa aggiustandoti i colletti della giacca.

- Allora, madamigella capitano… consentite di farvi una proposta galante?

- Che  proposta?

Mi prendi la mano baciandola.

- Cara Oscar – sorridi – che ne dici se diamo una scrollata a questa serata danzando assieme?

- Non potremmo farlo  in teoria…però…la cosa mi alletta parecchio. Che ci sarebbe di male in fin dei conti?

Mi porgi il braccio e rientriamo nel salone vicini…Troppo vicini  per essere un soldato semplice e un superiore.
Scandalosi per essere concepiti come uomini in divisa.

Cala leggermente la musica dei flauti e dei violini.
Diverse coppie si fermano fissandoci attonite. I vecchi generali cominciano a parlottare tra loro indicandoci con burbera indignazione…
Non stiamo facendo un’eccelsa figura…specialmente io che mi sono guadagnata una reputazione più che ferrea…comunque  sono felice.
Non me ne importa nulla delle medaglie militari.
Voglio solamente  annullarmi con te, priva di pesi e di congetture demenziali.
 
Mio padre interrompe i discorsi con i suoi colleghi. Ci guarda impallidito augurandosi che non improvvisiamo qualche strano numero. Non ho mai trovato quell’espressione , terribilmente arcigna,  così dolce e quasi esilarante.
Mia madre è l’unica creatura ad avere un’aria angelica e guardiana.

Ti poni davanti a me, André.
T’inchini spiritoso, gentile e complice.

- Comandante de Jarjayes …posso avere l’onore di questo ballo?

- Accetto volentieri il vostro invito, messere Grandier.

Mi guidi tra la boscaglia  degli invitati…
Ci fermiamo  uno di fronte all’altra con la distanza dei corpi sopita quasi del tutto.
Siamo in una radura di lumi fantomatici, disegnati da vetrai privi di noie e pensieri.

Da imbarazzati laghetti risalgono le note degli strumenti…
Con la mano sul mio fianco, cominci a decollare con decisa delicatezza…Attendiamo il vento propizio che trascinerà via le schiume delle nostre battaglie oltre queste nuvole aguzze di lampadari goccianti…

Mi spingi a mulinare su un pavimento d’acque risanatrici…
Mi spingi a mulinare sopra un prato di farfalle che si sollevano in palpiti cristallini…

Le pareti del salone mescolano le loro decorazioni  in dipinti di macchie astratte e insensate…
Le sagome della gente si scontornano come aloni di fantasmi in maschera o confusi volatili variopinti…
I riverberi delle grandi lampade si deformano in impronte di graffi soffici e acquosi che ci circondano…

Solo i tuoi capelli scuri e tormentosi sono nitidi.
Solo la tua espressione verde che mi culla.
Solo il tuo sorriso che mi lancia in alto dove neanche le stelle riescono ad arrampicarsi.

- Sei un ballerino eccezionale, André! – rido – hai finezza da vendere!

- Merito della nonna e delle sue legnate! Lo sai che non ha mai voluto un buzzurro con movenze scimmiesche!

- Non tutto il male viene per nuocere! Sei un talento!

- E tu un angelo che finalmente s’illumina.

Vortichiamo al centro delle melodie scombussolate degli archi e dei fiati…
Vortichiamo al centro dello stupore che non ci cattura…

La notte resta fuori le finestre di questa doratura…
Il giorno può giacere per oltre un secolo sotto ali di letargo e pallore.

Restiamo noi.
In uno spazio ebbro di luci di birra.
Restiamo noi.
Guerrieri che deridono i becchi gelati delle baionette.

 

 

Note personali:
ciao a tutti e a tutte!! ^^ questo è  il capitolo più lungo della storia! Mi è piaciuto tanto scriverlo perché finalmente è la nostra Oscar la protagonista e la voce diretta dei propri tormentati sentimenti…Di solito, quando narro in prima persona, assumo un punto di vista maschile…quasi mai, paradossalmente, parlo come “ donna” XD questo episodio è stato il più duro di tutti da realizzare ma almeno mi sono deliziata XD oltre alla centralità della figura di André , che rappresenta la faticosa e sublime realizzazione dell'’amore, ho desiderato mettere in rilievo il rapporto di Oscar coi suoi genitori per evidenziare l’antitesi tra la figura materna ( purtroppo rimasta marginale nella serie originale ) e il padre, una sorta di “”padrone”” che nasconde tuttavia delle incertezze…
Malgrado non sia un coprotagonista, Alain non potevo proprio tralasciarlo e così è stato giusto dedicargli alcune scene…Anche se non compare costantemente mi auguro di essere riuscita a renderlo bene con poche pennellate…
Ricompare un’ultima volta Fersen ^^ ….neanche lui si poteva trascurare completamente XD

Spero che abbiate gradito il seguito della trama!! ><
Ringrazio di cuore le lettrici/ autrici di questo fandom che mi hanno accolto e le mie vecchie e adorate seguaci lady dreamer, Sara992 ( e Banira quando si farà viva XD XD)

Grazie a chi vorrà seguire questa storia!!

Alla prossima settimana!! :***
                                                                           


 
   
 
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