NB: Innanzitutto, mi scuso per il ritardo. Se qualcuno che non è le due Giulie - che ringrazio tanto btw - segue questa fic, quel qualcuno deve sapere che sono sotto esami e quindi non ho proprio tanto tempo...
Inoltre, per qualche strano motivo questo capitolo anche se è intitolato pt. II è un prequel-
Inoltre, per qualche strano motivo questo capitolo anche se è intitolato pt. II è un prequel-
1994 (?)
Era arrivato in una corsa silenziosa e disperata, prendendolo di sorpresa e all'improvviso si era trovato così, con le sue mani intorno alla sua vita ed il suo respiro dietro il collo ed era stato travolto da un sussulto e una valanga di ricordi: l'aveva chiamato Junior, dopo tanto di quel tempo, ed il brivido lungo la schiena rimaneva sempre lo stesso.
Rimase immobile, 'hai bevuto?' l'aveva soltanto pensato non appena l'odore dell'alcol gli aveva colpito le narici, però Dave il suo nome l'aveva detto davvero, con voce rotta e trascinata - almeno tu mi ami, Junior? - e allora il bassista aveva preso tra le sue le mani che lo stringevano, non riuscendo a far altro che accarezzargliele distrattamente. Doveva dire no, voleva dire no, ma quelle due lettere vennero ricacciate indietro dal calore del corpo di Dave dietro il suo, da quell'abbraccio ad intermittenza soffocante e dolce che sembrava dire tutte le cose che il chitarrista taceva e che forse avrebbe farfugliato se non avesse avuto il viso affondato nell'incavo del suo collo, a riempirlo di baci e brividi come se gia non bastasse. "Dimmi che mi ami, ti prego...", continuava, la crepa della sua voce che si allargava sempre di più, e Junior era teso tra scappare e pietrificarsi lì tra le sue braccia. Non poteva dire di non amarlo; si voltó, alzando poco lo sguardo per incontrare quello rosso e lucido dell'altro, "che cosa succede?" chiese, mentre una carezza gli sfiorava i capelli, ma riabbassò subito gli occhi come se servisse a fingere di non aver sentito.
"Pam..."
Rimase immobile, 'hai bevuto?' l'aveva soltanto pensato non appena l'odore dell'alcol gli aveva colpito le narici, però Dave il suo nome l'aveva detto davvero, con voce rotta e trascinata - almeno tu mi ami, Junior? - e allora il bassista aveva preso tra le sue le mani che lo stringevano, non riuscendo a far altro che accarezzargliele distrattamente. Doveva dire no, voleva dire no, ma quelle due lettere vennero ricacciate indietro dal calore del corpo di Dave dietro il suo, da quell'abbraccio ad intermittenza soffocante e dolce che sembrava dire tutte le cose che il chitarrista taceva e che forse avrebbe farfugliato se non avesse avuto il viso affondato nell'incavo del suo collo, a riempirlo di baci e brividi come se gia non bastasse. "Dimmi che mi ami, ti prego...", continuava, la crepa della sua voce che si allargava sempre di più, e Junior era teso tra scappare e pietrificarsi lì tra le sue braccia. Non poteva dire di non amarlo; si voltó, alzando poco lo sguardo per incontrare quello rosso e lucido dell'altro, "che cosa succede?" chiese, mentre una carezza gli sfiorava i capelli, ma riabbassò subito gli occhi come se servisse a fingere di non aver sentito.
"Pam..."