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Autore: kuutamo    30/01/2014    2 recensioni
"Your love is the only thing I live for in this world
Oh how I wait for the day your heart burns
In these heavenly flames I have already scorched in
I just want you to know I'll always be waiting"
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero seduta su una di quelle vecchie panche di legno che si trovano nei piccoli paesini, mentre aspettavo che la voce computerizzata chiamasse il mio treno . Non avevo mangiato ancora nulla, ma non mi andava. Ripensavo spesso alle dodici ore precedenti e ogni qualvolta mi sorprendevo a farlo, mi maledicevo.  Era come se tutto quello che stavo facendo fosse una reazione per inerzia, e avevo paura che pensando troppo, sarei tornata indietro e non avrei più trovato il coraggio di fare quel taglio netto che bramavo da una vita. Mi ero sempre accontentata, ma ora non mi bastava più. Avevo piazzato la modalità di ripetizione alla canzone che risuonava già da un po' nelle mie orecchie; cercavo di concentrarmi sulle parole, come facevo in passato, quando cercavo di fare la traduzione del testo per esercitarmi con l'inglese, ma non riusciva a tenermi impegnata per molto. Quando vidi il numero del mio treno apparire sul tabellone tolsi un auricolare e iniziai a muovere i piedi incessantemente. 

Mi domandavo ancora una volta se quella fosse la cosa giusta da fare. Pensai che ero stata proprio una sciocca a scrivere a Ville letteralmente che  ' stavo arrivando' nemmeno ci conoscessimo da una vita, me ne ero pentita l'attimo dopo averlo scritto ma ormai era andata. 

In quel momento quello a cui volevo pensare era che stavo ricominciando, e una volta arrivata, avrei davvero materialmente ricominciato. 

 

"-Il treno 9505 è in arrivo al binario 3 -"

'Eccolo..' -pensai. 

Avevo sempre odiato i treni ma ora, quel treno in ritardo e sicuramente lurido che stava per portarmi via, mi appariva come l'unica via di salvezza.

Mi alzai dalla panca polverosa e presi i miei bagagli, controllai di nuovo il binario sul tabellone luminoso e mi diressi verso l'uscita della sala d'attesa. Nel momento stesso in cui uscii dalla porta avvertii un odore forte, e familiare. Un uomo mi passò di fianco e s'infilò nella porta dalla quale io ero appena uscita, prima che si chiudesse. Guardai indietro con la coda dell'occhio e sporsi il naso per respirare ancora un po' di quell'odore così strano. Poi un lampo mi attraversò lo sguardo. 

Era Lui. 

Avevo potuto sentire solo il suo odore, ma quell'unico particolare mi bastò per riconoscerlo. Avrei voluto non ricordarlo mai.

Le gambe sembravano cedermi, come se fossero state colpite da una lastra pesante e fredda di metallo. Volli sporgere di più il viso, ma sentivo come se fosse proibito farlo. 

Vidi un uomo alto con un jeans strappato e una canotta bianca : le braccia muscolose incorniciate dai raggi del sole che lo facevano sembrare una rivelazione. Strinsi gli occhi e misi meglio a fuoco che aveva un tatuaggio, un sole tribale sulla nuca, per giunta storto. Stavo tentando di imprimermi meglio qualche altro particolare quando all'improvviso lo vidi voltarsi indietro, verso di me. Il sangue sembrava bruciare; prima che lui ebbe ultimato la rotazione completamente, mi tolsi di mezzo immediatamente e con passo svelto andai verso il sottopassaggio, verso un'altra possibilità.

 

 

 

'' I don't feel anything ..Anything ,,

 

 

 

 

Quando quella sera lessi la mail di Matilda non sapevo bene cosa pensare; la cosa che più di tutte non riuscivo a spiegarmi era perché se ne era uscita con quella mail così strana, fredda, o meglio più distaccata del solito. Doveva essere successo qualcosa nella sua vita: non me lo aveva detto, e questo particolare poteva significare tutto o niente. Con 'quella domanda' doveva per forza di cose riferirsi a quando le chiesi perché non aveva mai pensato di cambiare vita, e sapevo che quella volta aveva solo girato intorno al rispondermi sinceramente. Un po' mi feriva, ma non la biasimavo. Io le avevo raccontato pochissimo di me, o addirittura niente. Non riuscivo a fidarmi delle persone, per me erano come una macchia nera che assorbiva e risucchiava tutte le informazioni che poteva e che poi svaniva.

Quando rilessi la mail mi accorsi di aver tralasciato un piccolo particolare: il suo aereo sarebbe atterrato a Helsinki da lì a due ore.









La canzone menzionata è "Anesthesia" dei Type 0, da cui prende nome il capitolo.

Kiitos.

  
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