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Autore: melianar    31/01/2014    9 recensioni
Dopo il disastroso tentativo della scorsa settimana, torno a pubblicare il primo capitolo di questa raccolta. Mi scuso immensamente con chi avesse provato a leggerla, purtroppo ho avuto qualche problema con l'HTL. E' solo la seconda storia che pubblico e sono piuttosto imbranata. Scusatemi!
Quella che vi propongo è una raccolta di one-shots dedicate alle figure femminili dell'universo tolkieniano, in particolare quelle donne di cui poco ci viene detto ma che, a mio avviso, hanno molto da raccontare. Ogni capitolo sarà incentrato su una donna diversa, quindi su vicende e epoche differenti. Prenderò in esame personaggi poco noti delle opere di Tolkien, spero possano risultare affascinanti per voi quanto lo sono per me. Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Sire Tarannon vi manda a dire che domani verrà a prendervi, mia signora”.
Tiene gli occhi bassi, la fanciulla. Non osa guardarmi.
Fa una riverenza e poi scompare, senza nemmeno attendere una mia risposta.
Bambina sciocca. Ho visto come guardava i gatti, acciambellati sul mio letto.
Questa gente teme che, a un mio comando, possano strappar loro gli occhi con gli artigli.
Sarebbero questi, dunque, i discendenti della perduta Numenor?
Uomini e donne che scappano mormorando scongiuri alla vista di un gattino?
Come ti sei ridotto, popolo di Elenna!
Gli eredi di Elendil non sono altro che asini, pecore alla mercé della superstizione!
E tu non sei da meno, Tarannon. Domani verrai a prendermi.
Dunque, mi credi una stupida? Credi forse che io non abbia capito quale sorte hai in serbo per me?
No, mio caro. Non sono stati i miei fedeli gatti ad avvertirmi.
Semplicemente, ho occhi per vedere e orecchie per sentire.
E, soprattutto, una mente che ragiona. Molto più lucidamente della tua, oserei dire.
Spero che sarai soddisfatto, quando vedrai la nave con a bordo me e i miei gatti abbandonata in balia delle correnti marine.
Davvero, mi auguro che ciò possa arrecarti gioia.
Sai bene quanto io detesti il mare.
L’odore salmastro mi nausea, il rumore delle onde mi provoca terrore.
Dici che sono una donna crudele. Ma chi è più crudele, tra noi due?
Ora che sono sola, ora che nessuno può sentirmi, ora che nessuno può giudicarmi posso ammetterlo: ho paura.
La gatta bianca viene ad acciambellarsi sul mio grembo.
I gatti percepiscono le sensazioni, le emozioni molto meglio di qualsiasi presuntuoso Dunadan.
E voi li disprezzate, addirittura li maledite! Come potete?
La gratto dietro le orecchie. Vorrei che non sapesse cos’accadrà domani.
Che nessuno dei gatti sapesse. Ma so che non posso fare niente contro il loro intuito formidabile. Meravigliosi, meravigliosi felini.
Un gatto nero, un maschio, mi posa una zampetta vellutata sotto il mento.
Dicono che vi tormento. Che leggo nelle vostre menti. Che mi servo di voi per entrare nelle case e spiare i segreti del mio popolo.
Quando per la prima volta mi riferirono tali dicerie, scoppiai a ridere.
Io, Beruthiel, Regina di Gondor, interessarmi agli stupidi intrighi dei nobili, alle basse passioni del popolo!
Era così sciocco che nemmeno tentai di difendermi. E così, l’idea continuò a diffondersi, insinuandosi nei cuori come un tarlo.
E pensare che avrei potuto farlo, se solo avessi voluto!
Con i miei gatti ho sempre conversato.
Sono sempre stati testimoni di ogni mio dubbio, ogni mio timore, ogni mia gioia.
Anch’io, d’altro canto, conosco i loro piccoli, affascinanti segreti di bestie.
Non sarebbe stato difficile, per me, servirmene per i miei scopi, se solo avessi voluto.
Se solo ne avessi avuti, di scopi.
Ma ho preferito che restassero gatti.
Non ho nemmeno imposto loro dei nomi, per non privarli della loro libertà di animali.
Ma viviamo in tempi cupi, ahimè. La gente è ignorante, cattiva.
Conosco bene le imprecazioni, gli insulti che chiunque (sì, anche tu, Tarannon) lancia alla sola vista di un elegante muso felino. Non sono i gatti, che dovete temere!
L’Ombra, quella sì che dovrebbe farvi paura!
Dovresti essere un uomo valoroso, Tarannon. E invece un Re discendente di Re non sa far altro che accanirsi contro una donna e dieci bestie indifese!
E dire che, a mio modo, ho anche cercato di essere una buona moglie.
No, non desideravo sposarmi.
Obbedii controvoglia al volere di mio padre perché, come continuava a ripetermi, il figlio d’un Re non si rifiuta mai.
Ho provato, davvero, a essere la sposa che volevi, Tarannon.
La Regina esemplare che il popolo si aspettava di vedere al tuo fianco.
Non mi sono forse concessa a te ogni qual volta lo desideravi, nonostante la sola idea dell’unione dei corpi mi provocasse orrore e disgusto?
Non ho forse tentato con tutta me stessa di darti il tanto sospirato erede al trono, nonostante detestassi i bambini con tutta l’anima?
Poi li udii, i bisbigli delle domestiche.
Dicevano che praticavo incantesimi per inaridirmi il grembo e che i gatti erano miei complici. I gatti? E in che modo, di grazia?
“Non crederai a tali sciocchezze, Tarannon”.
Dissi, guardandoti dritto negli occhi.
Tu non rispondesti e evitasti il mio sguardo.
Allora compresi. Codardo.
Fu in quel periodo che mi trasferii qui, ad Osgiliath.
Sola con i miei gatti e le mie sculture che tanto disprezzi. Se solo le avessi osservate con più attenzione!
O temi anche quelle?
Mi domando come fai a essere il gran navigatore di cui tutti cantano, Re Falastur.
Forse è a bordo di una nave che acquisisci coraggio e baldanza, perché a terra non sei altro che un inetto.
E un inetto resterai, primo Re senza eredi di una dinastia destinata a disfarsi, a logorarsi nel vizio e nella superstizione finché non giungerà un sovrano degno di questo nome.
Tu puoi anche esiliarmi, mio amatissimo sposo. Ma io posso maledirti.
L’hai detto tu che sono una strega, giusto?        
Potrai cancellare il mio nome da ogni scritto, eliminarmi per sempre dalla storia delle Regine di Gondor.
Dopotutto, cosa importa? Non ho mai desiderato regnare, io.
Non ho mai amato il mio popolo più di quanto esso mi abbia riamata.
Cancella dunque il mio nome, Tarannon.
Vieta a chiunque di pronunciarlo, se ciò ti provoca piacere.
Sappi, però, che la memoria del popolo è assai più duratura di quella dei libri.
Il mio nome sarà sussurrato con timore e reverenza, perfino con odio.
Il popolo ricorderà Beruthiel, la nera Regina dei gatti, assai più a lungo di quanto non ricorderà Tarannon, l’infelice sovrano senza eredi.
Se nessuno dei tuoi sudditi potrà dire ad alta voce il mio nome, lo faranno invece i gatti.
Ogni gatto, a Gondor e in tutta Arda griderà per sempre il nome della figlia incollerita.
E i loro miagolii risuoneranno nella notte, angoscianti lamenti d’agonia per gli stolti, richiami ad un’antica libertà per i saggi, finché di saggi ce ne saranno.
 
 
 
 
Note
 
Ed eccoci qua con il secondo capitolo, in compagnia della cupa, solitaria regina Beruthiel.
Da inguaribile gattofila quale sono, non ho mai digerito il fatto che l’unico personaggio che Tolkien associa ai gatti sia una donna così malvagia da essere perfino cancellata dagli Annali dei Re di Gondor.
Ho quindi cercato, a modo mio, di approfondire questa figura, di darle una voce e un suo punto di vista, che ho immaginato diverso da quello delle cronache ufficiali. Spero di non averne stravolto troppo il carattere facendone un OOC, non era questa la mia intenzione!
L’intera storia di Beruthiel, compresa di riferimenti alle sue contorte sculture, alla casa di Osgiliath e ai famigerati gatti (nove neri e uno bianco) si può trovare all’interno dei “Racconti incompiuti”.
La traduzione italiana del nome Beruthiel dovrebbe essere “figlia incollerita”, da qui il riferimento nel testo.
Mi scuso per la mancata accentazione dei nomi propri: il mio computer è vecchio e capriccioso, la mia tastiera è rotta e io faccio quel che posso. Prego i puntigliosi come me di essere clementi!
Ringrazio infinitamente tutti coloro che leggono questa raccolta. Se mi lasciaste una recensione, anche critica, anche di poche parole, mi rendereste immensamente felice. Ci tengo a conoscere i vostri pareri!
Grazie ancora a tutti, alla prossima!
 
Melianar
  
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