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Autore: rubber_2000    02/02/2014    0 recensioni
-Oh,ma non ti sembra così di essere un po’ egoista,insomma,pensare solo a te stesso?-
-Sognare un po’ non è peccato-rispondo leggermente stupito.
–Sì invece,tu non sai nemmeno quanti peccati fai in un giorno senza rendertene conto. Sono così tanti che è inevitabile commetterli. Non so come abbia fatto Gesù. Ad esempio,adesso possono pensare che siccome tu riveli un tuo sogno a una stella cadente tu sia un egoista e pensi solo per te,e questo è peccato. Allora decidi di non pensare ai tuoi bisogni e ti dedichi agli altri. In questo momento tu ti stai trascurando e non è una bella cosa. Siccome pensare solo a te stesso o solo agli altri non ha funzionato decidi di non fare nulla ma questo si chiama pigrizia ed è uno dei sette vizi capitali. Tu decidi di lavorare duramente? Autolesionismo. Vedi?esistono così tanti peccati che è impossibile descriverli tutti. Ogni cosa che facciamo è peccato,anche se non muoviamo un solo dito.-.
Ogni capitolo è una storia a sè e cerco di elencare un po' di vizi o peccati che abbiamo tutti.Scusate la schifezza di fc,ma è la prima che faccio.Siate clementi!
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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VOGLIA DI NEVE

iriam svolazzò,con la lunga treccia bionda che volteggiava di qua e di là sul capo,lungo i viottoli gremiti di persone di ogni nazionalità:commercianti di stoffe preziose,popolani che andavano a lavorare i campi e perfino qualche soldato del re,incaricato sicuramente di arrestare qualcuno. In quel paesello così vivace e colorato,infatti,non veniva mai nessun messo imperiale o individuo di alto rango,tanto erano gente povera e devota ma,nelle rare occasioni in cui succedeva,era sicuramente per sbattere in cella un poveraccio che non aveva pagato le tasse. La povere grigia delle strade si alzava in nuvoloni vaporosi al solo passaggio dei cavalli. Bambini scalzi giocavano a rincorrersi con le poche energia che restavano loro,nel tentativo di scaldarsi un pochino. I negozi invece,offrivano le più svariate mercanzie:pellicce per i ricchi viaggiatori che transitavano nel villaggio,mobilia varia,fiori e piante dalle innumerevoli proprietà curative e tanto altro. Ma ciò che affascinava i più,e che solo quelli che avevano soldi potevano permettersi di comprare regolarmente,erano i negozi dei panettieri e dei cuochi,i quali ogni giorno,per la delizia dei più piccini,preparavano leccornie da far leccare i baffi persino al meno amante dei dolci. Miriam,con il naso appiccicato alla vetrina di un negozio,ammirava con l’acquolina in bocca ogni genere di ben di dio che sovrastava l’interno di quella bottega. C’erano bomboloni ripieni di crema e panettoni di Natale che troneggiavano in alto,sopra pile di pasticcini ricoperti di cioccolato e crostate dai più svariati gusti. Il pane,posto in un piccolo angolino,era fatto con farina di castagne,farina gialla o,per chi non avesse un capitale molto alto,farina non raffinata,la quale però non veniva comprata se non dai ceti più poveri. Al centro del negozio,quasi a farlo apposta,spiccavano i pregiatissimi biscotti di Lorenzo,il cuoco-panettiere più bravo del piccolo paesino. L’interno della bottega era accogliente,e le pareti ricoperte di legno offrivano al tutto un’atmosfera rustica e contadina. Ancora intenta ad ammirare gli squisiti capolavori di Lorenzo,Miriam non si accorse che il suddetto cuoco stava vendendo verso di lei dalla porta sul retro,brandendo un matterello ancora ricoperto di farina,con la faccia gonfia e adirata. –Sgualdrina! Come ti permetti di mettere le tue sudice mani sulla mia vetrina?-e le lanciò addosso il matterello di legno,che però la bambina riuscì a schivare prontamente. Divertita,tolse le manine scheletriche e raggrinzite,sembravano quelle di una vecchia,dal vetro e ridendo con gioia si allontanò da quel tanto agognato paradiso,ricomparendo poi pochi minuti più tardi,intenta ad osservare il garzone che poneva su un ripiano dei piccoli dolcetti di pasta sfoglia con la forma di roselline. Lorenzo di natura era piuttosto burbero,però non sapeva resistere ai bambini,soprattutto a Miriam,che sembrava un piccolo angioletto con quella treccina bionda che le ricadeva sulla schiena. Dentro il laboratorio dove preparava i dolci,fu mosso da un gesto di pietà verso la piccola,in fondo non aveva genitori e quell’inverno era stato carente di neve,utile a rallegrare il clima povero del villaggio. Sospirando,pensando dentro di lui che in fondo non perdeva nulla,avvicinò la dolce Miriam a sé,e con un gesto furtivo le mise in mano un croissant ricoperto di deliziosa marmellata di fichi. La bambina,ebbra di gioia,lo abbracciò donandogli un bacio sulla fronte. Eh già,pensò Lorenzo,quella era davvero un angelo caduto dal cielo. La ragazzina intanto si allontanò per dirigersi quatta quatta dentro un putrido vicolo cieco,in modo da poter gustare la sua pastina senza doverla dividere con nessuno. Quell’anno pativa molto di più la fame rispetto ai periodi precedenti e se non ci fosse stato Lorenzo che ogni mattina le regalava qualche piccolo dolce di pasticceria,era sicura che già da tempo si sarebbe ritrovata riversa a terra,priva di ogni forma di vita,con il corpo che andava in putrefazione e i topi che lo consumavano. Da un certo periodo nel regno erano scoppiate guerre civili e il rialzo dei prezzi aveva fatto sì che si scatenassero proteste,soprattutto da parte dei fornai,i quali si lamentavano che nessuno veniva più a comprare il pane. Miriam dette un morso al croissant e le sue papille gustative sprizzarono di gioia. La marmellata debordava da quanta ne avevano messa e ben presto si vide costretta a leccarla con la lingua,per fare in modo che non cadesse. Finalmente,ritrovata vitalità e con la pancia piena,la piccola si mise a correre per le vie,salutando i bambini che giocavano tra di loro e i barboni intenti a chiedere l’elemosina. D’improvviso,una folata di vento fece cadere al suolo dei piccoli fiocchi di neve. Miriam incurvò le labbra in un sorriso e le si inumidirono gli occhi. La neve,per i piccoli orfani privi di soldi come lei,era come la manna dal cielo per gli ebrei. Voleva dire che sì,avrebbero avuto estremamente freddo(infatti le sue dita si erano prematuramente annerite a causa dei geloni),ma almeno contavano di non morire di sete,visto che ci avrebbe pensato la neve ad abbeverarli. Per il cibo,invece,fintanto che la mattina poteva disporre di Lorenzo che le offriva pasticcini,non avrebbe avuto problemi. La primavera poi avrebbe pensato a nutrirla nei mesi successivi con i suoi frutti. Miriam aprì le braccia e si mise a volteggiare e girare intorno a sé stessa con la lingua che accarezzava i piccoli fiocchi di neve. Ci voleva,finalmente,aveva così tanta voglia di neve che sarebbe potuta morire…



  Angolo autrice:

Aggiornamento lampo per il mio ultimo capitolo di questa serie.Devo ammettere di essere migliorata nella scrittura rispetto ai primi testi,il primo capitolo in particolare faceva veramente inorridire,però devo ancora migliorare.Spero di scrivere altre storie e di essere recensita.Visto che adoro il mondo di One Piece,sono quasi convinta che inizierò a prendere quella via per una nuova possibile storia. Ques'ultimo capitolo non trattava di nulla in particolare,avevo voglia di scrivere qualcosa sui ceti più poveri durante la fine dell'Ottocento,nella cosiddetta "rivolta del pane",senza però elencare tratti troppo suggestionabili.Saluto tutti quelli che hanno letto questa storia,nella speranza che non l'abbiate trovata troppo noiosa!


   Rubber_2000
  
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