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Autore: Judy Kill Em All    02/02/2014    4 recensioni
"La consapevolezza lo inondò come una secchiata di acqua ghiacciata e subito ebbe chiara l’unica cosa importante in quel momento: doveva affrontarlo. Esatto, proprio lui; quel ragazzo che aveva stalkerato per qualcosa come sette anni ad Hogwarts, che aveva sempre negato a sé stesso; non avrebbe mai potuto concedersi ad un tale plebeo.
Era un principino Purosangue, Draco Malfoy, figlio unico di Narcissa e Lucius Malfoy (al solo pensarci gonfiava il petto e alzava il viso al cielo con superiorità), ma era pur sempre un essere umano.
Sarebbe andato da Potter. A tutti i costi."
Genere: Comico, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ciao a tutti :3

Sono nuova di queste parti e questa è la mia prima Drarry, l’idea mi è venuta lavando i piatti (non chiedetemi il perché xD) e boh… spero non faccia troppo schifo :’(

Ora vi lascio alla storia, buona lettura!

 

Judy.

 

p.s. una piccola recensione me la lascereste? *O*

 

Draco Malfoy ed il virus letale

 

Il suo sguardo spaventato si bloccò a fissare le parole che spiccavano sullo schermo di quell’aggeggio babbano impostogli dal suo migliore amico Blaise, lo aveva chiamato con un nome strano, tipo concuter…o confuter, assicurandogli che sarebbe stato molto utile per il lavoro e per “svago quando non aveva l’opportunità di scopare”, strizzando l’occhio e spiegandogli il meccanismo dei siti porno e precisando che i migliori erano salvati nella sezione dei preferiti.

Draco ovviamente lo aveva cacciato di casa, sbraitando che “piuttosto di cadere così in basso da farsi una sega fissando uno schermo si sarebbe scopato la Sanguesporco-Granger”.

 

Poco importava, in quel momento: era tornato tardissimo a casa, era già l’alba e, dopo essersi risvegliato in una stanza spoglia che istantaneamente aveva capito non fosse la sua, si era rivestito di corsa, per poi guardare il ragazzo dai capelli blu (“la classe non è acqua, non tutti possono permettersi splendidi fili dorati, morbidi, fluenti e, oh, così sexy, come i miei” aveva pensato con una smorfia) ed era uscito frettolosamente da quel porcile di camera, per recarsi nel suo lussuoso appartamento in pieno centro città.

Arrivato in casa aveva acceso il confuter, così da lui chiamato, ed in quel momento stava lì, bloccato, con gli occhi sgranati ed il cuore in gola.

La prima cosa che accadde fu che prese coscienza della propria vita.

La sua vita stava andando a puttane, lui stava mandando tutto a puttane con i suoi vizi, la sua lussuria finalizzata solamente all’egoistico piacere, la sua apatia. Una vita che non gli apparteneva propriamente.

Strinse i denti per soffocare un singhiozzo e si avvicinò una mano alla bocca, per evitare qualunque suono: i Malfoy non dovevano dimostrare sentimenti, nemmeno in punti così cruciali della propria esistenza.

C’erano ancora tantissime cose che avrebbe voluto fare…Fin troppe.

La consapevolezza lo inondò come una secchiata di acqua ghiacciata e subito ebbe chiara l’unica cosa importante in quel momento: doveva affrontarlo. Esatto, proprio lui; quel ragazzo che aveva stalkerato per qualcosa come sette anni ad Hogwarts, che aveva sempre negato a sé stesso; non avrebbe mai potuto concedersi ad un tale plebeo.

Era un principino Purosangue, Draco Malfoy, figlio unico di Narcissa e Lucius Malfoy (al solo pensarci gonfiava il petto e alzava il viso al cielo con superiorità), ma era pur sempre un essere umano.

Sarebbe andato da Potter. A tutti i costi.

Si andò a lavare di corsa, pronto ad uscire nuovamente di casa.

♣♣♣

Harry Potter, sì proprio quel Potter, il salvatore del mondo magico, Prescelto, Golden Boy, Il bambino sopravvissuto, in quel momento era a letto che dormiva beatamente a pancia in giù con un braccio sotto il cuscino ed una gamba parzialmente piegata; il suo volto era rilassato e per nulla teso: traspirava leggerezza e spensieratezza.

Toc-toc.

Un picchiettare lieve sul vetro della finestra lo fece svegliare di colpo: maledetto sonno leggero! Un gufo bruno svolazzava a pochi millimetri dalla vetrata.

Il ragazzo con i capelli corvini si destò all’istante e corse a spalancare la finestra, ancora assonnato ed infastidito dalla luce solare.

«Ehi, ciao» disse con sorprendente dolcezza, accarezzando la testolina del pennuto dalle piume morbidissime che, in risposta, allungò la zampa destra alla quale era stata legata saldamente una busta spessa di carta pregiata. Harry slegò il cordino ed aprì la lettera, incuriosito: chi poteva essere?

 

Potter, ho bisogno di vederti.

Non me ne frega dove tu ti possa trovare, ma ci vediamo alle otto in punto, sta sera al ristorante “Les Trois Garçon”.

Puntuale.

D.M.

 

Ridacchiò sommessamente, la loquacità di quel ragazzo era seriamente impressionante, ma altrettanto impressionante era, probabilmente, il fatto che gli avesse scritto.

Certo, al lavoro si vedevano spesso, come capo Auror, Harry, doveva conoscere chiunque lavorasse per lui, incluso il proprio acerrimo nemico: Draco Malfoy, l’unico essere umano in grado di rivolgersi al moretto con un tono di cotanta superiorità, firmandosi solo con le iniziali, trasformando gli inviti in obblighi, così, come se in realtà non gliene importasse.

Voltò la lettera e scarabocchiò una breve risposta affermativa, con una grafia disordinata e poco leggibile.

Iniziò a fremere di entusiasmo senza veramente conoscerne un motivo, la sua nemesi lo aveva invitato fuori a mangiare, e allora?

Era sicuro al novanta percento che fosse uno stupido scherzo, organizzato da parte del suo assistente Blaise Zabini, migliore amico di Malfoy, con la partecipazione di Hermione Granger&Pansy Parkinson: la prima era la migliore amica di Potter, la seconda di Zabini, diventate compagne-di-giochi (che consistevano nel far incazzare Draco ed Harry a caso) dopo essersi incontrate in un negozio nella Londra babbana.

 

Diede due Biscottini Gufici al nuovo amico piumato e, dopo avergli legato la risposta alla zampa, lo lasciò volare via, verso casa propria.

♣♣♣

Il pomeriggio non fu proprio il migliore della vita di quelle due figure in completa antitesi, a quanto pareva Harry e Draco avevano avuto entrambi la stessa fantastica idea di andare a fare shopping per la serata che li attendeva, il primo nei negozietti nella periferia della città, il secondo in un lussuosissimo luogo in cui valevano più i vestiti che i commessi.

Le otto di sera arrivarono fin troppo rapidamente e Draco, o meglio, soprattutto Draco, era teso come una corda di violino e agitato come non lo era mai stato

♣♣♣

“Merda, è già in ritardo di due minuti, mai fidarsi della puntualità dello Sfregiato” puntualizzò Malfoy, nella sua testa iniziando a perdere la calma, cavolo erano due minuti di ritardo, ben due minuti!

“Pensare che mi sono anche messo il profumo delle cerimonie, combinato con i boxer delle grandi occasioni” ovvero i boxer che si metteva ogni qual volta che aveva un appuntamento con qualcuno di importante, che gli interessasse davvero: inutile a dirsi che erano stati chiusi nella scatola fino a quel momento.

“Ecco, ecco, ecco, sono già cinque minuti, maledizione!” iniziò a ticchettare nervosamente sull’asfalto con il piede, mordendosi un labbro in modo morboso.

«Malfoy!» una voce calda lo chiamò e lo fece voltare verso la fonte di quel suono dolcissimo. Improvvisamente la rabbia per il ritardo scemò ed i suoi occhi grigi si sciolsero in quelli smeraldini dell’altro ragazzo che in quel momento aveva il respiro corto, probabilmente per aver fatto una lunga corsa.

«Puntuale, Potter, eh?» lo apostrofò senza cattiveria, alzando un sopracciglio ed incamminandosi all’interno del locale di gran classe.

«Scusa… C’era traffico» fece spallucce e seguì il ragazzo biondo platino oltre la soglia.

Il biondino dalla pelle pallida indossava un paio di pantaloni neri molto aderenti, che fasciavano perfettamente la sua vita snella, ed una camicia di un colore vicinissimo al grigio perlaceo dei propri occhi; Harry strabuzzò gli occhi alla visione del suo fondoschiena che si muoveva sinuosamente con un ritmo ipnotico ed improvvisamente si sentì mancare l’aria, la differenza di temperatura interno/esterno era così elevata?

«Sai guidare?» domandò Malfoy, cercando di celare la meraviglia che si era istantaneamente dipinta sul proprio volto.

«A quanto pare…» commentò Harry, con un’alzata di spalle, sempre più nervoso.

Si sentiva seriamente a disagio e, più ci pensava, più non riusciva a comprendere il motivo per cui si trovasse in un posto del genere con Draco Malfoy… Ripetere il nome del ragazzo nella propria testa però non fu di grande aiuto, in quanto lo confuse ancora di più.

«Conosci questo posto?» cambiò improvvisamente argomento, Draco, sentendo che l’aria si era fatta improvvisamente glaciale, con un’atmosfera imbarazzante.

«Non ci sono mai stato» Potter scosse la testa.

«Mi stai dicendo che non c’era traffico, ma ti sei perso per strada? Mi deludi Potty, il salvatore del mondo magico non può essere così idiota!» sbottò il ragazzo biondo, passandosi una mano tra i capelli, iniziando a dubitare dell’intelligenza di quell’uomo.

«No… Non… c’era traffico…» avvampò all’istante e si mordicchiò un labbro.

Draco iniziò istintivamente a pensare di voler mordere lui quelle labbra arrossate e carnose…no, si doveva dare un contegno, non poteva iniziare già a pensare a Potter nudo sopr… cazzo, lo stava già facendo e chissà come mai i pantaloni erano diventati più stretti all’altezza dell’inguine. Dopo neanche cinque minuti.

Con un movimento fluido si accomodò sulla sedia indicatagli dal cameriere ben vestito, più velocemente di quanto avesse dovuto, perché il ragazzo che si sedette di fronte a lui lo scrutò dubbioso.

«Tutto bene?» aggrottò la fronte preoccupato, grattandosi leggermente il naso, per poi lasciare che quelle stesse dita sfiorassero le guance, la mascella, fino a scomparire al di sotto della tovaglia.

Malfoy deglutì in modo nervoso ed annuì, ostentando calma e sicurezza.

«Non sembra… perché mi hai invitato qui, tra l’altro?» si guardò intorno, lasciando svolazzare i capelli corvini e scompigliati, e sorridendo angelico.

«Ecco, vedi… E’ difficile da spiegare» iniziò, interrompendosi per l’arrivo di un altro uomo in divisa con due menu rossi sgargianti con i bordi dorati.

«Rosso-oro, ottima scelta Furetto» ammiccò Harry strizzando un occhio ignorando l’espressione disgustata dell’ex-Serpeverde.

«Zitto Sfregiato, sto cercando di parlare, ma a quanto pare vuoi essere sempre al centro dell’attenzione» affermò altezzoso, sfogliando lentamente le pagine del menu.

«A volte mi chiedo se la tua isteria non sia dovuta al ciclo mestruale» commentò il moretto con ironia.

«Stavo dicendo…» fece finta di non averlo sentito «…che sono giunto alla fine della mia vita» annunciò, con la stessa tranquillità usata per dire, che so, “Toh, ho comprato quelle scarpe che erano in offerta”.

Harry alzò un sopracciglio, dubitando seriamente di quell’ affermazione.

«Quindi, sono venuto qui per dirti che mi piaci, Harry» cercò disperatamente di non arrossire e di mantenere un certo contegno.

«Mi stai prendendo per il culo?» ridacchiò Harry che era sobbalzato appena, sentendosi chiamare per nome per la prima volta.

«TU, hai l’onore di una dichiarazione da parte MIA e ridi? Come osi?!» le guance si arrossarono appena, mentre cercava di non alzarsi ed iniziare a sbraitare.

«Sei assolutamente certo di quello che stai dicendo?» poteva anche solo essere sotto effetto di una maledizione o, più probabilmente, di qualche droga.

«Sì».

«Ah. Beh, grazie» fu l’unica cosa che il ragazzo riuscì a dire in risposta a quell’affermazione.

«Grazie?» Malfoy digrignò i denti furente.

«Cioè, mi fa piacere, sono felice che tu me lo abbia detto» precisò non sapendo più cosa dire.

«Mi stai cercando di dire che non sei interessato a me?» ah, ecco il punto che era sfuggito al grifone, intelligente, ma non perspicace.

«N… non lo so… mi prendi così alla sprovvista…» balbettò arrossendo come un pomodoro.

«Senti, ho poco tempo… Non so per quanto sarò ancora qui» la sua espressione si fece triste ed il cuore di Harry iniziò a battere freneticamente.

«Andiamo via da qui» decise Potter, afferrandolo per un braccio e sgattaiolando fuori da quel luogo in cui si respirava profumo, non semplice aria.

«Non abbiamo mangiato nulla!» protestò il biondino divincolandosi da quella forte presa, ma non tornò indietro.

«Non importa… Preferisco fare una passeggiata, mi sentivo a disagio in quel posto» storse il naso.

«Cos’hai, posso saperlo?» domandò poi, preoccupato.

«Non lo so di preciso…» iniziò Draco, pensieroso.

«Stamattina ho acceso il confuter…», ma venne interrotto da una risatina alla sua destra.

«Il che? Cosa sarebbe un confuter?» Harry sogghignò, con gli occhi tristi.

«Quel coso con cui i babbani comunicano, sentono la musica… Si fanno tante cose!» spiegò serio annuendo.

«Vuoi dire il computer

«Ah, beh, quello che è, mi fai finire di parlare?!»

«Sì, scusa».

«Comunque, l’ho acceso ed è apparso un messaggio a caratteri cubitali, diceva chiaramente che mi ero beccato un virus letale…»

Harry Potter, il-bambino-che-è-sopravvissuto-ma-non-ancora-per-molto (era quello che diceva l’espressione di Malfoy), stava ridendo, tenendosi la pancia, a pieni polmoni ed era anche caduto per terra, non avendo trovato un appiglio a cui reggersi.

«Mi prendi in giro?» riuscì a sillabare senza fiato.

Draco era scandalizzato, terribilmente scandalizzato, aveva le lacrime agli occhi per l’imbarazzo, come aveva potuto pensare che a Potter fregasse qualcosa della sua imminente morte?!

«Che cazzo ti ridi?» domandò soltanto.

«Sei un idiota, Malfoy, un emerito idiota, il virus è un problema del computer, non tuo, non è che sei andato su certi siti…poco…convenzionali?» disse cercando di alzarsi in piedi.

«Mi stai dicendo che non sto morendo?» sembrava una teiera sul punto di fischiare.

«Esatto».

Perciò aveva fatto tutta quella sceneggiata per nulla? Che enorme figura di merda.

«Cazzo di Blaise, poteva avvertirmi!» si lagnò camminando velocemente, cercando di scappare il più rapidamente possibile da lì.

Si sentì improvvisamente tirare per un braccio, quindi fermò la sua semi-corsa e si voltò, con gli occhi lucidi: Harry Potter era a pochi centimetri da lui, quasi i nasi si sfioravano, ed il suo respiro caldo, alla menta, gli solleticava il collo.

«Anche tu mi piaci» disse semplicemente, facendo aderire le proprie labbra a quelle del ragazzo di fronte a sé, in un bacio morbido e dolce, che divenne qualcosa di più esplicito e passionale non appena Malfoy spinse la lingua all’interno della bocca dell’altro, con forza ed impazienza.

«Da me o da te?» domandò ansimando Draco, dopo un tempo che parve un’infintià.

«Da te, casa mia è un casino» rispose Harry, appena prima di essere smaterializzato a casa dell’altro, davanti ad un enorme letto con le coperte argentate.

Erano solo le nove di sera ed i tasselli erano già tutti al posto giusto.

«Risponde la segreteria telefonica di Draco Malfoy, non sono in casa, quindi, se proprio dovete, lasciate un messaggio dopo il bip»

BIIIP.

«Draco, sono Blaise, oggi sono venuto a trovarti, ma non c’eri. Ho visto il tuo PC, non andare mai più su quel sito porno al primo posto nei preferiti, è pieno di virus, non lo sapevo, intanto ho sistemato il computer, ora è tutto okay. Richiama».

Draco arrossì imbarazzato ed Harry ridacchiò, per poi continuare a baciarlo con foga, nulla avrebbe potuto rovinare quel momento, proprio nulla.

  
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