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Autore: Macaria    03/02/2014    0 recensioni
"Sua madre, da bambina, le aveva sempre detto che era carina, poi però aveva conosciuto il mondo e si era resa conto di essere indegna del nome che portava, di quel Bellefille che era sinonimo di grazia, eleganza e bellezza.
Lei non era un brutto anatroccolo, ma una cornacchia e per lei non ci sarebbe stata nessuna speranza.
Poteva soltanto pregare di saper costruire mura abbastanza spesse intorno al proprio cuore per non essere ferita più."

Amore, magia e una ragazza come tante che non riesce ad accettarsi per quello che è.
Una storia come tante altre.
Forse.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Rose Weasley, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Ringrazio chi ha commentato e chi ha solo seguito/messo tra i preferiti, e senza annoiarvi con altri stupidi dettagli vi lascio al primo e vero capitolo. <3



The Abyss of Beauty

I capitolo

(Aphrodite's reality)



"Eccoti qua, 'Dite! Ci stavi mettendo delle ore, io devo ancora sistemarmi i capelli! E sai quanto tempo mi serve!
Fuori dalla porta la aspettava Rachel con i capelli scuri spettinati e gonfi di umidità, ben diversi dall'ordinata cascata di riccioli color mogano che presentava fuori dalla loro stanza.
Rachel Zabini era bella in un modo esotico che non aveva rivali e non erano pochi i ragazzi che ad Hogwarts sbavavano per lei compresi alcuni di Grifondoro (che Merlino li maledisse tutti). Aveva un corpo snello e ben formato, dalle curve morbide, ma non eccessive e neppure volgari, possedeva una carnagione caramello , ereditata dal padre, e degli splendidi occhi color ambra contornati da ciglia fittissime.
Non c'era ombra di dubbio, Rachel era splendida e lo sapeva e soprattutto, per la sfortuna di molti, sapeva come sfruttare questa sua dote. Inoltre per quanto adorasse farsi passare per un'oca starnazzante, interessata soltanto ai bei ragazzi e all'ultimo pettegolezzo, aveva una mente brillante ed era stata abbastanza furba da far credere il contrario.
Una donna quanto più bella e creduta stupida, potrà più facilmente raggiungere il potere e quindi la felicità. Rachel non faceva che ripeterlo e Aphrodite trovava che la frase si adattasse perfetta ad entrambe e al fatto che lei era destinata, fin dall'inizio, ad una vita infelice.
"Toc, toc, c'è nessuno in casa? Posso sentirti pensare fin da qui!"
Improvvisamente ricevette un colpo sulla fronte e rialzando lo sguardo si trovò davanti ad un coso viola e fosforescente che faceva commenti con tono adulatorio cioè davanti all'arricciacapelli che Rachel brandiva a mo' di bacchetta.
"Oh, scusami, Rac. Stavo pensando…"
"Lo so, 'Dite, ma il mio compito è fare in modo che ciò non accada perciò ora scendi e vai a prenderci i posti alla tavolata, non vorrei che a qualche primino venisse l'idea di fregarceli." Replicò con tono teatrale, come se si stesse parlando di chissà quale tesoro, arricciando l'ennesima ciocca attorno all'arricciacapelli che, magico ovviamente, si lascio andare a commenti inenarrabili sulla morbidezza di quei capelli. Quell'aggeggio era stato il suo primo regalo a Rachel fatto dopo pochi mesi che si trovavano nei sotterranei Serpeverde visto l'effetto che aveva l'umidità su i suoi capelli e di conseguenza sul suo umore. Rachel con i capelli in disordine era un pericolo per la comunità, una sorta di maligno demone vendicatore, e ancora di più per lei che ne era la compagna di stanza. Insomma quell'arricciacapelli era il mezzo che fermava la Zabini da distruggere i dormitori.
Buon Salazar…
"Va bene. Ora vado."
Detto questo, Aphrodite si strinse il mantello bordato di verde addosso, chiudendo i primi bottoni, e si avviò verso le scale chiudendo delicatamente dietro di sé la porta, mentre, nel frattempo, Rachel si chiudeva in bagno canticchiando ultimo successo degli Spiriti Vaganti.
La sala comune era piuttosto caotica a quell'ora del mattino, che dopo un Tempus si rivelò essere le 7:34, per il via vai continuo di persone che entravano ed uscivano chi per andare a fare colazione, chi per prendere i libri e chi parlottava su i divani di pelle su i progetti della giornata o su gli avvenimenti notturni.
Eventi piuttosto frequenti in alcune stanze soprattutto visto il poche interesse che il loro Direttore di Casa aveva per ciò che accadeva all'interno dei Dormitori.
Inosservata, faceva del suo meglio per esserlo, percorse buona parte della stanza senza che nessuno gli rivolgesse più di uno sguardo ed era quasi arrivata alla porta che dava su i corridoio esterni quando una mano le si poggiò sulla spalla fermandola e facendola sussultare.
Si voltò di scatto, l'espressione tesa e gli occhi grigiastri spalancati a specchiarsi in una paio dal colore molto più bello e brillante, in un paio che sembravano argento fuso.
Scorpius Hyperion Malfoy.
"Ehm, scusami, sai per caso dov'è Rachel?"

Ovvio che volesse sapere dove si trovava la sua compagna di stanza: i due erano amici di infanzia e le voci di corridoio dicevano che le rispettive famiglie, anche in segno dell'amicizia che legava i padri, erano intenzionati a farli sposare una volta usciti da Hogwarts. Per il bene di Malfoy, Aphrodite sperava che ciò non accadesse infatti anche se era un ragazzo molto intelligente, un ottimo studente, sufficientemente furbo e ambizioso, oltre ad una sorta di modello per buona della Casa, queste doti non gli sarebbero bastate a per tenere sotto controllo una come Rachel.
Non aveva speranze.
"E' ancora in camera. Si sta preparando e mi ha dato il compito di tenerle il posto a colazione. Se vieni in sala Grande la puoi aspettare lì."
Aphrodite era consapevole di sembrare quasi la segretaria di Rachel se non addirittura una sorta di schiavetta, ma si trattava di una sua scelta: era meglio un posto da sottoposta che nessun posto al mondo.
No, no, no mi merito di meglio, di meglio!
Zittì la voce che le risuonava nelle orecchie tornando a concentrarsi su Scorpius e su quanto fosse leggibile ai suoi occhi nella sua indecisione su cosa fare: Rachel sapeva mandare in confusione i ragazzi anche senza essere presente. Compresi quelli come Malfoy.
Era sul punto di abbandonarlo lì a se stesso per andare a raggiungere in santa pace la Sala Grande quando con la coda dell'occhio vide Weillelbist.
Hector Loren Weillelbist, erede di un'antica famiglia purosangue che poteva vantare la sua discendenza fino all'antico mago gallese Gwydion, battitore della squadra Serpeverde di Quidditch, famoso per i suoi pettorali scolpiti, le fossette pronunciate e un sorriso capace di mandare in paradiso una buona percentuale della popolazione femminile della scuola ed inoltre ultima fiamma di Rachel.
Insomma l'ultima persona che Scorpius, in quanto probabile futuro sposo dell'erede degli Zabini, doveva incontrare. Soprattutto visto il modo molto affettuoso che aveva Rachel di salutare il proprio ragazzo, o per meglio dire quello con cui se la faceva al momento, cioè uno slinguazzamento della durata media di parecchi minuti.
Decisamente qualcosa che Scorpius non doveva vedere, almeno non di prima mattina.
Ovviamente lo faceva soltanto perché non voleva che la sua amica avesse problemi e non perché le sarebbe dispiaciuto vedere i chiari e limpidi occhi del ragazzo riempirsi di tristezza.
No, non era affatto per questo motivo, quelli come lui volavano fin troppo in alto per essere raggiunti da persone come lei anche con un miracolo: semplicemente vivevano in due mondi diversi e di questo era perfettamente consapevole.
Sarebbe stato paragonare ad un magnifico basilisco, re supremo dei serpenti, ad un verme che scava sotto terra.
Semplicemente pazzia.
L'unica cosa che non capiva era come mai Rachel non accettasse di stare insieme a Scorpius, glielo aveva certamente chiesto se non era uno stupido od un cieco, ma in fondo lei poteva avere chi voleva quindi era comprensibile.
Soltanto che Aphrodite non voleva che lui scoprisse questo lato della sua amica così presto.
"Andiamo o faremo tardi!" E detto questo gli strinse il polso con le sue dita magre trascinandolo verso l'uscita dei sotterranei.
"Ma dove mi stai portando, ehm, ar…arp, tu?"
"Aphrodite Bellefille. O soltanto 'Dite. "
Ecco la prova della sua teoria: non ricordava neppure il suo nome pur essendo nello stesso anno e quindi compagni di classe.
Magnifico.
"E stiamo, ovviamente, andando alla Sala Grande. Non volevi aspettare Rachel?"
"No, sì, insomma…potresti almeno lasciare andare il mio braccio?"
Aphrodite non si era neppure accorta di non aver lasciato la presa, ma quanto l'altro gliela fece notare non potè fare a meno di staccare la mano rapida come se si fosse scottata fissando un punto lontano con le guance lievemente arrossate.
"Oh, scusami…non volevo…"
Che razza di situazione imbarazzante! Perché le aveva avuto l'idea di aiutare Rachel, ora sarebbe stata costretta a fare conversazione con lui almeno per buona educazione: fare cattiva impressione sul rampollo dei Malfoy era qualcosa che ultima cosa da fare se si desiderava rimanere nei circoli di alta classe della società magica. Se avesse fatto qualcosa di contrario, sua madre non glielo avrebbe mai perdonato.
"No, non ti preoccupare...Aphrodite, giusto?" Le chiese con un sorriso elegante e sistemandosi rapidamente una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio in gesto inconscio: fino all'anno precedente aveva portato i capelli all'indietro esattamente come li aveva avuto il padre, almeno da quello che aveva visto dalle vecchie foto delle squadre di Quidditch. Ora invece li aveva lunghi quasi fino alle spalle.
Ed era bello. Straordinariamente bello.
Dite era stata abituata fin da piccola alla bellezza sia nelle persone che nelle opere d'arte, sua madre tra una conquista amorosa e l'altra era una collezionista di antichità, e non poteva negare di trovarsi davanti ad un ragazzo semplicemente splendido.
Ovviamente il suo era un commento puramente scientifico.
E fai pure finta di crederci?
"Sì, esatto. Aphrodite. Niente battute prego."
Lo guardò truce anche nel tentativo di cancellare qualunque rimasuglio del precedente imbarazzo: non c'era nulla per cui arrossire, no? Doveva tornare alla realtà e alla ragione che le era tanto cara, simili voli di fantasia avevano la sola conseguenza di ferirla e di distruggere quelle mura e quella maschera che aveva costruito dopo quello.
"Dopo il modo con cui mi hai fissato, non oserei mai." Rispose alzando le mano come per arrendersi e abbandonarsi ad una risata.
Una risata che venne però rapidamente interrotta ed in un attimo sostituita da un'espressione altera e gelida, che altro non faceva che rendeva i suoi lineamenti marcati come scolpiti nel ghiaccio più puro. Scacciò questi pensieri, insieme a tutti quelli non perfettamente logici a cui si lasciava andare fin troppo spesso, voltandosi nella direzione dello sguardo di Scorpius alla ricerca del motivo del suo cambiamento, o meglio ad una conferma della sua ipotesi visto che c'era una sola cosa che poteva provocare ciò.
Raccolti in un angolo appena all'inizio del corridoio che portava dai sotterranei alla Sala Grande, chiassosi, caotici e sorridenti in modo ebete.
Rosso ed oro.
Grifondoro.
Ecco l'unico motivo che poteva provocare un così rapido cambiamento di umore. La situazione tra le due case era migliorata negli ultimi anni e addirittura esistevano parecchie amicizie miste, ma c'erano ancora verità e maschere che potevano essere lasciate cadere soltanto all'interno del Dormitorio.
Erano l'elitè, ma erano anche gli esclusi.
Sbuffò, drizzando le spalle e controllando che la sua divisa fosse in perfetto ordine dall'orlo dei pantaloni che vedeva spuntare oltre il mantello bordato di tessuto color smeraldo alla cravatta priva di grinze che le stringeva il collo. Già faceva la figura del mostro, o nel caso migliore del fantasma, accanto a qualcuno come l'erede dei Malfoy, voleva almeno risultare ben vestita davanti a quegli zotici dei Grifondoro.
Erano quattro primini. Ne era certa visto che i loro visi le erano ancora sconosciuti e invece lei aveva l'abitudine di memorizzare tutti: chiunque poteva essere utile al momento opportuno .
Erano quattro primini Grifondoro, pieni di boria già alla loro età al punto da osare salutare loro due o meglio Scorpius ricevendo però come risposta un'occhiataccia tale, una di quelle in stile Malfoy che erano quasi un tratto caratteristico della famiglia da quanto si vociferava, da farli zittire completamente.
Però quei ragazzini avevano avuto un merito: ora non era più costretta a chiacchierare e poteva limitarsi a fissarlo di nascosto sotto le ciglia e a concentrarsi sul non far divagare la sua testa su pensieri che l'avrebbero soltanto fatta soffrire.
Tsk. Meno male che la Sala Grande era vicina.





Commentate please ♥ Così almeno posso sapere se devo continuare a scrivere oppure no... ç_ç
   
 
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