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Autore: liserc    12/06/2008    3 recensioni
«Oh, certo, dimenticavo che non puoi fare a meno di compatirti, visto che tu non hai tutto quello che ti serve! Insomma, sei ricco, hai una bella casa, degli amici, sei popolare, bello, intelligente, con una splendida famiglia…»
«Ma cosa ne sai tu della mia vita?! Nulla! Quindi evita di giudicarmi, se non mi conosci neanche un po’!»
Settimo anno per i Marauders. Una storia un pelo diversa dalle solite, con un James diverso, come lo immagino veramente io al settimo anno.
Genere: Generale, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Seventh Year at Hogwarts for the Marauders



Chapter 3: The Merry Christmas.

Il tempo, ad Hogwarts, sembrava volare: si era passati da un Ottobre freddino e piovoso ad un dicembre alquanto nevoso.

Ebbene sì: nel magico castello la neve era già caduta, e non una volta! Il paesaggio si presentava di un candido bianco, che già pronunciava l’arrivo imminente del Natale.

Al fatidico giorno festivo mancavano infatti pochi giorni, e le vacanze invernali erano alle porte: la maggior parte degli studenti si apprestava a tornare a casa per trascorrere delle piacevoli giornate a casa con la propria famiglia, mentre altri preferivano trascorrere il mese più freddo dell’anno all’interno delle mura del castello.

Fra questi ultimi c’erano ovviamente i due Marauders più ricercati: James e Sirius. Assieme a loro, volenti o nolenti, sarebbero rimaste anche Maggie e Lily, mentre gli altri – Peter, Remus, Daphne e Alice sarebbero tornati a casa dalle rispettive famiglie.

Il perché della scelta di rimanere a scuola era chiaro: Sirius si era categoricamente rifiutato di rispondere all’invito formale dei genitori di tornare a casa, assieme al fratello, e James non avrebbe saputo dove andare. Lily, allo stesso modo, non sopportava l’idea di tornare a casa per riprendere il litigio con la sorella abbandonato il primo di settembre. Maggie invece aveva deciso di restare solo per tener compagnia all’amica, e quest’ultima le era molto grata.

Gli ultimi giorni di scuola passarono alquanto lentamente: le ore sembravano non passare mai, fra sbadigli e smorfie contrariate degli alunni, urla e rimproveri da parte dei professori.

In uno dei pochi pomeriggi di sole, il gruppo di amici si trovava riunito in giardino a godere di quella pallida luce che presto sarebbe stata oscurata dalle nubi, che già a Nord annunciavano l’imminente arrivo di una nuova nevicata.

Al solito, mentre James e Sirius scherzavano fra di loro, lanciandosi di tanto in tanto qualche palla di neve, Lily e Remus si erano seduti a sfogliare un libro, e gli altri passavano il tempo fra chiacchiere futili e letture leggere.

Daphne era l’unica che se ne stava in disparte, lo sguardo perso verso le nuvole nere che si avvicinavano. Dalla fatidica lettera ricevuta, aspettava col cuore in gola notizie della sorella. Avrebbe voluto tornare a casa immediatamente, ma il preside le aveva consigliato di non allontanarsi dalla scuola proprio l’ultimo anno, soprattutto se per un tempo indeterminato.

Lei aveva protestato, inizialmente, ma lo sguardo tranquillo e rassicurante del preside aveva avuto la meglio sull’ansia che l’aveva colta, e lei era uscita dal suo studio più calma, nonostante la paura persistesse.

Ogni giorno, fortunatamente, i genitori le scrivevano per rassicurarla: le cure sembravano aver ripreso efficacia, e nonostante la sorellina non fosse intenzionata a guarire, al momento non peggiorava.

Ovviamente, di lì a cinque giorni Daphne sarebbe tornata a casa, per passare le vacanze natalizie al capezzale della sorella, sperando in quello che già sapeva sarebbe stato un miracolo.

Era persa in questi pensieri, quando una massa bianca e bagnata la colpì al fianco. Era seduta sul bordo di una panchina di marmo, e la botta le fece perdere l’equilibrio.

Di per sé non avrebbe reagito, se non fosse caduta a terra, battendo malamente la schiena contro la neve dura e compatta. Si alzò, gli occhi illuminati da una luce di vendetta.

«Chi è stato!?» mormorò contrariata, rialzandosi e spazzandosi via di dosso i residui nevosi.

Sirius si nascose dietro a James, sghignazzando «L’avrò fatta arrabbiare?» domandò, divertito, all’amico. Lui scrollò le spalle «Se non sapessi che era il tuo intento, direi che sei proprio un coglione. Ma sapendo che miravi a questo, te lo dico lo stesso!» rispose l’amico, sorridendogli di rimando.

La bionda, nel frattempo, aveva compattato con le mani nude una palla di neve, che adesso risaltava fra le sue mani «Black! Non avrai paura di una piccola ragazza indifesa, mi auguro!» disse, camminando tranquillamente.

La neve nella mano le bruciava, e il cuore nel petto minacciava di esplodere dal dolore, ma era decisa a farla pagare a quel dannato Purosangue.

Quando Sirius fece sbucare, cautamente, la testa fuori dal suo scudo umano, Daphne lo colpì con una mira invidiabile in mezzo agli occhi. La neve, dura e compatta, si frantumò fra le sopracciglia del giovane mago, accecandolo per un attimo; quel tanto che bastava a Daphne per allontanarsi, in direzione del castello.

Quando il moro ebbe riacquistato la vista, si volse di scatto, un sorriso malandrino sul volto «Uno pari, palla al centro!» esclamò, prima di afferrare una grossa quantità di neve e scagliarla contro la ragazza, già lontana di qualche metro. La neve la colpì in mezzo alle scapole. «Anzi, palla addosso a Dap, oserei dire!» esclamò, ridendo beffardo.

La giovane si voltò, decisa a dare il via ad una vera e propria guerra. Al suo fianco si schierarono le amiche, stanche di osservare semplicemente quel divertente intrattenimento. Assieme a Sirius, invece, si schierarono i Marauders.

Scoppiò così una divertente guerra fatta di neve e soprattutto tante risate. Per un breve periodo – il tempo di bagnarsi completamente a vicenda -, ognuno dimenticò i suoi problemi.

Quando, però, tutti quanti si ritrovarono stanchi e bagnati, Lily insistette perché andassero a mettersi qualcosa di caldo addosso; nessuno pareva intenzionato ad ammalarsi, tanto che le obbedirono immediatamente.

Lungo le scale per il dormitorio continuarono le frecciatine fra di loro, mentre un largo sorriso andava dipingendosi sulla faccia di ciascuno degli amici.

Arrivati davanti alle scale che separavano i dormitori femminili da quelli maschili, il gruppo si separò velocemente, con un ultimo saluto collettivo.

Lily, Daphne, Maggie e Alice corsero per le scale ed arrivarono trafelate al loro dormitorio; tutte e quattro cercarono di raggiungere il bagno, ma la prima fra tutte fu Maggie. Con una linguaccia, chiuse la porta in faccia alle amiche, che, stremate, si abbandonarono sui propri letti.



*****



La sera, dopo essersi riprese dal pomeriggio alquanto stancante, le quattro amiche si ritrovarono per andare assieme a cena. Daphne attendeva ansiosamente la lettera dei genitori, che quel giorno sembrava tardare.

Attesero assieme a lei finchè il cielo non si oscurò, e finalmente un gufo scuro picchiettò vivacemente alla finestra del dormitorio. La bionda corse ad aprire, e lesse con foga la corta missiva dei parenti.

Un timido sorriso le comparve sul volto: Jenny pareva starsi riprendendo! I genitori le annunciarono che la febbre che di solito assillava la piccola sembrava stranamente scomparsa, e che la bambina aveva riacquistato un po’ di colore sulle guance. Ovviamente la malattia non sarebbe scomparsa, questo era un fatto che Daphne ormai sapeva bene; ma la sorella avrebbe potuto tener sotto controllo la malattia.

La bionda, più felice del solito, seguì le compagne fino alla Sala Grande per la cena, dove le quattro amiche trovarono i Marauders già seduti al tavolo dei Gryffindor.

La cena proseguì fra le chiacchiere generali; solo James sembrava assente. Gli era arrivata una lettera da parte del nonno materno, che gli comunicava che tutti gli averi dei genitori erano ufficialmente suoi: d’altronde era già maggiorenne da quasi un anno.

Quella notizia aveva riaperto nel ragazzo la ferita che aveva con tanta fatica cercato di chiudere; il sentir di nuovo nominare i genitori da poco scomparsi gli aveva fatto ricordare quello che aveva passato negli ultimi mesi.

Il sorriso che di solito lo caratterizzava, e che Lily trovava assolutamente irritante, era quindi sparito dal suo volto, e il ragazzo non partecipava alla conversazione com’era solito fare. Alice, rendendosene conto, lo apostrofò con il suo solito sarcasmo.

«Che succede, Potter, il gatto ti ha mangiato la lingua? È tutta la sera che non dici una parola!» Disse, con un sorrisetto divertito. Non poteva immaginare la situazione interiore del moro.

Il ragazzo, che fino a quel momento aveva tenuto il proprio sguardo ostinatamente puntato sul suo piatto – ancora pieno dall’inizio della serata -, alzò gli occhi vacui e spenti per rivolgerli infine vero la ragazza «Cosa?» Sbiascicò, incerto.

Lily, nel sentirlo parlare, si voltò sorpresa: non riconosceva più il solito Potter, in quel ragazzo spento e assente. «Va tutto bene, James?» chiese, incerta.

L’interpellato spostò il suo sguardo da Alice a lei, fissando gli occhi color nocciola, appannati da un velo di malinconia, in quelli smeraldini della rossa. «Certo che va tutto bene. Ora scusatemi, ma ho davvero perso l’appetito», commentò, alzandosi improvvisamente dal tavolo.

Senza aggiungere una parola, il giovane si allontanò dalla tavolata e scomparve al di là della porta di quercia della Sala Grande. Fra il gruppo di amici corsero sguardi interdetti, che andarono a posarsi su Sirius. «Ma che gli prende?» Chiese Daphne, fissando il compagno insistentemente.

Sirius si sentì in imbarazzo. Conosceva il motivo dello strano stato d’animo dell’amico, ma non sapeva se poteva parlarne. Volse uno sguardo incerto verso Remus, che annuì col capo. Si schiarì quindi la gola.

«Come tutti voi ben sapete… O almeno, immagino ne siate a conoscenza», cominciò lui «Jamie ha da poco perso i genitori. Entrambi. A distanza di poco l’uno dall’altro… Voi potete quindi ben immaginare come possa sentirsi», spiegò, facendo vagare lo sguardo dall’uno all’altro componente del gruppo.

«Oggi ha ricevuto una lettera da parte di suo nonno. Sì, beh, gli comunicava che tutti gli averi dei genitori ora sono suoi. Ovviamente, nel sentir nominare i suoi genitori… In modo così indifferente, poi, gli ha riaperto la ferita che aveva cercato di chiudere da quando è tornato qui.» concluse, scrollando le palle, sconsolato.

Per tutto il tempo del discorso – breve, in realtà -, Lily aveva tenuto la bocca aperta in una piccola ‘o’ di sorpresa. Non sapeva nulla di questa storia; James non gliene aveva mai parlato. Il perché le era chiaro, d’altronde: non erano mai stati grandi amici.

Improvvisamente le tornò alla mente il bisticcio avuto in treno, il primo giorno. E capì il perché della reazione avventata che il compagno aveva avuto; certo, chiamare in causa la sua famiglia, quando non… Non ne aveva più una, doveva averlo sconvolto.

Improvvisamente si sentì terribilmente in colpa, tanto che saltò in piedi, e con un rapido saluto ai compagni, corse alla ricerca di James: aveva bisogno di scusarsi, nonostante non fosse certa che lui si ricordasse ancora del loro litigio sul treno.

Corse per i corridoi della scuola, alla ricerca dell’inconfondibile capigliatura spettinata, degli occhiali tondi, della cravatta allentata che caratterizzavano James. Proprio davanti alla Fat Lady, con il cuore che batteva ad un ritmo sconsiderato, il volto arrossato dalla corsa, gli occhi umidi per il l’aria che le era penetrata fra le palpebre, lo vide: camminava lentamente, lo sguardo basso.

Se lei non l’avesse visto, avrebbero inevitabilmente cozzato l’uno contro l’altra. «James!» Chiamò lei, respirando a fatica. Egli non diede sensore d’averla sentita «James!» tentò ancora lei, attirando finalmente la sua attenzione. Il giovane alzò gli occhi dal pavimento, per posarli in quelli spaventati di lei.

«Lily…» Mormorò lui, muovendo un passo incerto verso la ragazza. Lei lo abbracciò di slancio, poggiando la testa sul suo petto, con le lacrime che minacciavano di uscire dagli occhi. «Oh James, mi dispiace! Mi dispiace così tanto! Io… Io non sapevo, non potevo immaginare, io… Ti prego, perdonami!» Esclamò lei, prima che lacrime amare le scendessero dagli occhi, andando a bagnare il maglione di lui.

James, interdetto, la strinse a sé per un attimo. «Lily di cosa stai parlando? Di cosa ti dispiace? Per cosa dovrei perdonarti!?» chiese, confuso. Quando poi sentì le sue lacrime bagnargli il petto, la strinse a sé con maggior forza «No, non piangere Lil, ti prego!» le sussurrò all’orecchio.

Quella, arrossendo dall’imbarazzo, rendendosi conto d’averlo abbracciato a quel modo, sciolse la stretta e si allontanò di un passo. «James io non potevo sapere che loro fossero… Fossero – oh cielo – fossero morti.» sussurrò lei, abbassando lo sguardo. Gli occhi di lui si offuscarono per un attimo «Io, quel giorno, sul treno… Mi dispiace di averti detto quelle cose, non sapevo cos’avevi appena passato, io agivo d’impulso, ero gelosa della famiglia che hai… Dannazione, avevi!» aggiunse, a mo di spiegazione.

Lui stirò le labbra in un sorriso appena distinguibile da una smorfia «Tranquilla. Non importa, non è colpa tua.» disse, prima di tornare ad abbracciarla «Ma grazie», le disse poi, sorridendo un po’ più felicemente.

Lily sorrise di rimando, il volto schiacciato contro la lana del suo maglione. Inspirò per un lungo attimo il suo profumo, prima di staccarsi, riluttante «Coraggio, entriamo in dormitorio» propose, indicando il quadro, che li fissava impaziente.

«Finalmente qualcuno che si ricorda che ci sono anche io! Tutte queste effusioni in pubblico!» Esclamò la donna del quadro, contrariata. Lily e James risero, e poi entrarono nel covo dei Gryffindor sorridendo.

Senza che nessuno dei due se ne rendesse conto, si presero per mano. Si sedettero poi su un divano rosso cupo proprio davanti al caminetto, non staccandosi l’uno dall’altra.

Così li trovarono gli amici, quando rientrarono dalla cena. Chiacchieravano tranquilli, già dimentichi di quello che era accaduto appena pochi minuti prima. Tutti gli altri si unirono a loro, ben felici di vederli sorridere così.

Rimasero a parlare fino a che un Remus alquanto stanco non propose a tutti di andare a dormire. Il resto del gruppo accettò la proposta, e subito si affrettarono ad andare nei rispettivi dormitori. Lily e James, prima di separarsi, si scambiarono una lunga occhiata affettuosa. Dopo un cenno di saluto e un flebile «Buonanotte», scomparvero su per le scale.



*****



La mattina del primo giorno di vacanze, si svegliarono tutti di buon’ora: il treno sarebbe partito alle dieci dalla stazione di Hogsmade, e la maggior parte degli studenti non aveva ancora finito di preparare i bagagli.

Daphne sembrava semplicemente entusiasta di tornare a casa: Jenny, dopo essersi ripresa ulteriormente, le aveva inviato una lettera scritta con la sua inconfondibile scrittura infantile, dove le comunicava che ora stava molto meglio. Inoltre l’aveva pregata di tornare a casa al più presto.

Così le quattro amiche, quella mattina, si trovavano già alle nove alla stazione, dove il treno rosso e fumante attendeva la solita massa di studenti. Si salutarono calorosamente, promettendosi a vicenda di farsi sentire. «Coraggio, sono solo due settimane! Sembra quasi che ci dobbiamo separare per sempre!» esclamò Alice divertita. Le altre risposero con una risata ed un ultimo abbraccio.

In lontananza, intanto, i Marauders si salutavano a loro volta. Remus era ben deciso a tornare a casa, in quanto pochi giorni dopo Natale ci sarebbe stata la luna piena. Peter, invece, aveva ricevuto una missiva dalla madre, dove gli veniva richiesto l’immediato rientro a casa.

I due Marauders che si apprestavano a rimanere, quindi, salutarono frettolosamente gli altri componenti del gruppo, prima di tornare al castello: il cielo prometteva una nevicata, e loro non intendevano bagnarsi.

Una volta rientrati nel castello, James cominciò a parlare dei regali di Natale «Per Remus il solito libro, non so trovare di meglio… A Peter penso che prenderò una scatola di pasticcini, di quelle incantate che vendono giù ad Hogsmade, sai, di quelle che non si esauriscano. A Daphne, Alice e Maggie penso prenderò qualcosa da poco. Oh, per te, Pad, tranquillo; il regalo è già al sicuro dove non lo troverai mai!» esclamò il giovane, notando l’occhiata irritata che l’amico gli aveva indirizzato «Il mio problema è Lily. Vorrei farle un regalo veramente bello, per ringraziarla di quello che ha fatto per me; ma davvero non ho idea di cosa potrei prenderle!» concluse, emettendo uno sbuffo annoiato.

«Un gioiello?» Propose Sirius, cercando un’idea soddisfacente «Lily non porta molti gioielli…» commentò James, ricordando i polsi e il collo disadorni della rossa. «Un buon libro, magari!» esclamò l’altro, sorridente «Accidenti, ma che razza di regalo è?! Dovrebbe essere un libro veramente… Veramente perfetto!».

Gli occhi di James sembravano voler uscire dagli occhiali: si era ricordato di un libro, visto in biblioteca tempo addietro. Un libro che forse era terribilmente scontato, ma che di certo Lily avrebbe adorato. Anche se dubitava non l’avesse ancora letto.

Fu così che, con un rapido cenno di saluto, lasciò Sirius solo nel corridoio, correndo verso il passaggio segreto che conduceva ad Hogsmade: aveva urgente bisogno di visitare una libreria, e le vacanze natalizie, con la conseguente chiusura dei negozi, incombevano minacciose sulle sue aspettative di comprare gli ultimi regali.

Sirius, accortosi che ormai l’amico era sparito oltre l’angolo del corridoio, s’incamminò in direzione del dormitorio: non aveva ancora realmente pensato ad un regalo per Daphne, ma aveva ancora tempo prima del fatidico giorno. Tornato in dormitorio ci trovò un’alquanto assonnata Lily; le si avvicinò e la salutò con un sorriso e un cenno del capo «Ehilà Lily, ti trovo in forma!» scherzò, sedendosi affianco a lei. In risposta, lei emise un grugnito contrariato. «Sonno.» mormorò poi, scatenando l’ilarità di Sirius.

Passarono il pomeriggio in attesa di James, che ancora non sembrava essere tornato dalla sua gita non consentita: si fece rivedere solo per alcuni attimi attorno alle sei, prima di sparire in dormitorio, con un grosso pacco dietro la schiena. Sirius, che l’aveva notato non appena era entrato, aveva cercato di distrarre Lily, riuscendoci, fortunatamente.



*****



Il mattino del giorno di Natale, Lily venne svegliata da un cuscino che la centrò malamente sul volto. Assonnata e dolorante, aprì prima un occhio e poi l’altro, per poi puntare uno sguardo frustato sull’unica compagna di stanza rimasta.

«Diavolo, Alice sono le sette di mattina! Almeno a Natale potresti, cortesemente, lasciarmi dormire?!» esclamò, con la voce ancora impastata dal sonno. In risposta, Alice le tirò via le coperte di dosso, lasciandola rabbrividire per il freddo dell’inverno.

Sconsolata, la rossa si decise ad alzarsi dal letto. Nel farlo, sfortunatamente, inciampò nella pila di pacchi più alta del solito: spiccavano, infatti, in vetta alla pila d’oro e argento, un paio di pacchetti in più.

Sorpresa, ma quasi certa dei mittenti, si mise carponi a terra. Il primo regalo che aprì fu il solito pacco inviatole dai genitori: conteneva un comodo maglione verde smeraldo, che si abbinava perfettamente ai suoi occhi, e un pacco di cioccolata babbana. Allegata, c’era una lettera con i più cari auguri da parte di tutta la famiglia; Lily notò, però, che la firma di Petunia non c’era.

Sospirando, mise da parte i primi regali e si accinse ad aprire gli altri. Alcuni pacchetti dopo, le rimase davanti solo un grosso pacco dorato, con un piccolo biglietto sopra.
Prese il biglietto con un sorriso stampato in faccia, e lesse le poche righe contenute all’interno di esso:
«Buon Natale Lily. So che l’hai già letto, ma questa copia scommetto che non l’hai mai vista!
James.»


Sorrise divertita e stracciò la carta. All’interno c’era un libro grosso e alquanto rovinato. Sulla copertina, in caratteri d’oro sbiaditi dal tempo, c’era ben visibile la scritta Romeo And Juliet.

Il volto si illuminò di un sorriso incredulo e felice; l’edizione era inconfondibilmente vecchia: le pagine scricchiolavano sotto le sue dita, mentre lei affascinata accarezzava con lo sguardo i fogli ingialliti dal tempo, la scrittura obliqua, chiara e sottile che era stata impressa sulle pagine.

Doveva avere almeno un centinaio d’anni, se non più! Era il regalo più prezioso che Lily avesse mai ricevuto. Si ripromise di ringraziare James, e si pentì di avergli preso un regalo così banale: non era minimamente comparabile col suo!

Mentre Alice apriva gli ultimi regali, Lily si perse nello sfogliare le pagine vecchie e preziose del voluminoso tomo, avvolta in una coperta calda. Attendeva con impazienza il momento della colazione, dove avrebbe rivisto James.



*****



Nello stesso istante, nel dormitorio maschile di Gryffindor, i due Marauders rimasti si stavano svegliando.

Sirius aprì lentamente gli occhi. Quello era forse uno dei suoi giorni preferiti: Natale. Sperava immensamente che i regali ricevuti fossero più degli anni passati, e il suo desiderio fu esaudito… Ai piedi del letto stavano almeno una ventina di pacchi dai colori più svariati.

Saltellando fra e qua fra i regali, arrivò al letto di James, che ancora dormiva, cullato da sogni su una certa Rossa Gryffindor… Gli saltò letteralmente addosso, rischiando di rompere le tende color porpora, in cui si era inavvertitamente impigliato.

Il moretto emise un grido strozzato, nel ritrovarsi schiacciato dal peso dell’amico; il sonno venne così bruscamente interrotto, e finalmente i Marauders – fra un’imprecazione e l’altra -, si decisero ad aprire i regali.

Mentre Sirius apriva i regali delle numerose fan, ghignando sarcasticamente, James stava stracciando la carta di un regalo firmato con la calligrafia piccola e ordinata di Lily. Il cuore gli batteva forte, contro ogni altra aspettativa.

All’interno della piccola scatola nera c’era una piccola pallina d’oro. Grande poco meno del suo pugno, fremeva leggermente. La bocca di James si spalancò. Se era davvero quello che si aspettava… Estrasse il piccolo oggetto e lo poggiò sul palmo della mano. Quello, immediatamente, aprì le ali trasparenti, che presero a muoversi velocemente. Per un attimo il piccolo Golden Snitch gli rimase nel palmo della mano, prima di cominciare a volare per la stanza.

James scoppiò in una fragorosa risata: decisamente era il regalo perfetto per lui! Pensò, mentre riafferrava con un movimento rapido la piccola pallina dorata. La rinchiuse nella scatola e si apprestò a vestirsi.

Sirius, intanto, aperti tutti i regali – in prevalenza dolci e lettere profumate alla lavanda, piene di parole sdolcinate e dichiarazioni d’amore -, si apprestava ad aprire il regalo di Daphne. Non sapeva cosa ci avrebbe trovato al suo interno, quindi, dubbioso, aprì lentamente il pacco. Dentro c’era una catenella argentata, e il ciondolo era un piccolo animale. Nel riconoscerlo, Sirius ghignò compiaciuto: era un cane, dal lungo mantello nero. Mentre prendeva in mano la catena, quello si mosse.

Per un attimo il ragazzo lo osservò stranito: il ciondolo non poteva muoversi, giusto!? Mosse ancora una volta la catena, e questa volta vide chiaramente il cane passarsi una zampa sul muso.

Daphne doveva aver applicato un piccolo incantesimo sul ciondolo, che permetteva all’animale di prendere vita… Sorrise compiaciuto e indossò il gioiello.



*****



Finalmente, passato il momento di aprire i regali, i quattro amici rimasti ad Hogwarts si ritrovarono nella sala comune. Scesa dal dormitorio, Lily intravide James. Gli corse in contro con un dolce sorriso dipinto sul volto, le gote rosse per il freddo e gli occhi lucidi dalla gioia.

«Jamie! Grazie infinite!» esclamò, prima di abbracciarlo di slancio, appoggiando la fronte sul petto di lui. Quella posizione le era mancata, dannazione… si ritrovò a pensare, mentre aspirava a fondo il profumo di pulito di James.

Il moro era stato colto di sorpresa dal gesto improvviso dell’amica, ma appena aveva sentito il suo volto pigiato sul suo petto, aveva prontamente ricambiato l’abbraccio. Sorrise sui suoi capelli profumati di vaniglia, prima di sussurrare un «Prego».

Il quartetto, finiti gli attimi di dolcezza fra i due amici, si apprestò a scendere nella Sala Grande, per la colazione.

Il resto della giornata lo passarono divertendosi assieme anche a Frank Paciock, che si era unito a loro durante il pasto. In giardino giocarono per tutto il pomeriggio a palle di neve, fra le risate generali. Scesa la sera, poi, si abbandonarono ad una pattinata sulla superficie ghiacciata del lago, prima di ritirarsi nei dormitori.

A cena c’erano loro e pochi altri studenti, riuniti nel solito tavolo che si usava durante le vacanze, dove si trovavano riuniti gli alunni e i professori. Si divertirono con i Cracker natalizi, da cui uscirono conigli bianchi e colombe, insieme a capelli da strega, mantelli dalle decorazioni bizzarre, e cibo a bizzeffe.

La sera, poi, quando tornarono in dormitorio, erano talmente distrutti che si coricarono immediatamente, desiderosi semplicemente di dormire per tutta la notte. Tutti e quattro, dopo essersi infilati sotto le coperte immancabilmente calde, sorrisero soddisfatti e felici.

La malinconia e la tristezza che nei giorni passati era tornata a galla in James tentò un’ultima volta di prendere il sopravvento, ma il ragazzo la scacciò malamente in un angolo remoto della mente, addormentandosi pensando alla sua dolce Rossa.



*****



Eccomi qui, a fine capitolo… Che dire? L’ho scritto abbastanza di getto, e mi rendo conto che non sia granchè. A dirla tutta l’ho cominciato ieri sera a causa di un’improvvisa ispirazione (ehm, ispirazione?!) e l’ho concluso oggi, nonostante la giornata sia stata stancante…
Scusate il finale un po’ troppo veloce, ma, ripeto, sono terribilmente stanca e non vedo l’ora di andare a stendermi sul divano in cerca di un po’ di pace.
Che dire? Spero vi piaccia il capitolo… E faccio presente alla gentile clientela (ehm, sì, scleri quotidiani…) che sono ancora in cerca di un Beta Reader, nel caso qualcuno si volesse offrire!
Passiamo alle recensioni, vah!

Germana: ecco qui il capitolo nuovo =) Come puoi ben vedere la sorellina di Dap non fa la fine della madre di James… Almeno non per ora! Ma non sono così cattiva da voler far morire una bimba così piccola, quindi tranquilla! Grazie mille della recensione, spero continuerai a leggere! ^_^ Un bacio!
Nian Nian: Ciao! Intanto mi scuso in partenza per la quasi totale assenza di James nel capitolo scorso. Dovendo far procedere più di una coppia, tendo di concedere lo spazio di un capitolo ad ognuna… Quindi non ti stupire se nel prossimo capitolo la coppia principale (che poi non è ancora una coppia, ma…) sarà Sirius/Daphne! ^_^ Come puoi ben vedere, comunque, la malinconia di James non è sparita; mi pare ovvio che non possa sparire così. Ti dirò, ho passato un periodo simile a quello che passa il nostro bel moretto e penso di capire più o meno come possa sentirsi, ma immagino la sua reazione così: un tentare continuo di nascondere i suoi veri sentimenti. Presentandolo sempre e solo in compagnia di altri personaggi, non posso rendere bene l’idea, ma questa è colpa mia e me ne pento! La situazione comunque è così: avrà degli altri e bassi, proprio come ho avuto io… Insomma, situazione caotica la sua. Anche perché Jamie, ricordiamoci, è un ragazzo troppo, come dire, solare, per soffrire troppo a lungo. Certo, è cresciuto e maturato durante l’estate, a causa della perdita della madre, ma tende lo stesso a nascondere i suoi veri sentimenti dietro alla falsa felicità e all’esuberanza. In ogni caso! Mi sono accorta ora di aver lasciato il nome della Mc Granitt in italiano, mea culpa! Sono una sbadata cronica :P Provvederò a correggere immediatamente, grazie per avermelo fatto notare! ^_^ Grazie comunque del commento, spero di averti spiegato a sufficienza la situazione in cui vedo James al momento… Grazie dei complimenti e alla prossima, un bacio! (accidenti, che risposta lunga :O!)
Clarissa Parker: Ma ciao cara! ^_^ Essì, tenterò proprio di farti cambiare idea sul piccolo Peter. La storia è più o meno scritta, oramai: devo solo correggere le ultime cose e buttarla giù in maniera più leggibile, ma l’idea c’è. Grazie per i complimenti (Anche James ringrazia per quell’affascinante che gli hai rivolto :P…) Alla prossima! Un bacio!
  
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