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Autore: ki_ra    05/02/2014    5 recensioni
Dal I capitolo :
Non aveva mai amato, particolarmente il cioccolato, mai fino a quando non l’ aveva visto fondersi nei suoi occhi puri e profondi, sinceri come la sua anima.
Ogni volta che ne addentava un pezzo, gli pareva di baciarla. Non che l’ avesse mai baciata prima, ma si figurava così il sapore dei suoi baci: intenso e forte.
Così tratteneva il pezzo di cioccolato in bocca, lasciava che il calore del palato e della lingua lo sciogliesse lentamente, permetteva all’aroma di diffondersi, scendendo, attraverso la gola, fino in fondo allo stomaco, esattamente al centro del corpo, e manteneva quel retrogusto intenso e impercettibilmente amaro, per alcuni minuti, fino a che si dissolveva, costringendolo ad addentarne un altro.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Ben trovati!
Eccoci giunti al quindicesimo capitolo!
Ormai siamo in dirittura d’arrivo.
Come sempre ringrazio tutti coloro che leggono questa storia, quelli che lasciano le loro recensioni ed infine coloro che l’hanno inserita tra le seguite e tra le preferite.
Davvero grazie infinite.
Buona lettura ed alla prossima!


XV

 

- Hei … sei qui! – gli disse, sorprendendolo alle spalle. – Ho fatto il giro della riserva due volte … - continuò, piegandosi in due per lo sforzo e poggiando le mani sulle cosce stanche. – Non sarà che avevi paura di Edward Cullen, lupo? – lo provocò, con una smorfia, ancora stranamente ansante.
Jacob rimase immobile sempre di spalle, la schiena rigida e le braccia tese lungo i fianchi.
- Tornatene da lui e da tua madre, Renesmee … - disse deciso, con la voce ferma, ruvida, incolore.
- Jake? – lo chiamò confusa: si aspettava, alla propria battuta, una risata calda, una risposta spavalda delle sue, in cui si sarebbe vantato del suo coraggio e della sua forza contro chiunque.
- Tornatene con loro … a Denali … - precisò, con la stessa voce di prima, irriconoscibile, come se non fosse egli stesso a parlare.
- Non … non capisco … - insistette Renesmee turbata, mentre uno strano freddo le saliva su per le gambe, ed il rossore delle guancie, accaldate per la corsa, si dissolveva, addensandosi solo sulle labbra tremanti.
Le foglie erano ferme, nessun alito di vento percuoteva le fronde, se non quelle sui rami più alti. Il fragore delle onde saliva insieme alla spuma dell’acqua che si infrangeva sulle rocce sotto la scogliera: nessun altro suono, come se tutto intorno fosse in attesa delle loro parole.
Jacob gonfiò il petto, riempì di aria i polmoni e poi, con un lungo sospiro, la espulse, imponendo un ritmo regolare al respiro convulso, come un atleta che si prepara alla gara.
- Mi dispiace … - sospirò ancora, mentre l’aria avvelenata fuoriusciva dalla bocca, bruciandogli la trachea. – E’ stato un errore, Renesmee, un maledetto errore … - mentì, continuando a nasconderle gli occhi.
- Un errore? – ripeté la giovane, continuando a non comprendere. – Esattamente cosa è stato un errore, Jake? – urlò, con il respiro che le feriva la gola come un rovo di spine.
- Tu ed io … noi! – le rispose lapidario.
- Ma … Tu mi ami … Hai detto che mi ami … dannazione! - imprecò, mordendosi le labbra. - E voltati quando ti parlo! – gli ordinò.
Jacob le obbedì, ruotò tutto il corpo nella sua direzione, ma mantenne gli occhi sulla terra che gli sporcava i piedi nudi.
- E non mentivo: io ti amo, ti amerò sempre, Renesmee, finché avrò vita.
Ti giuro … che in qualunque momento, ovunque, io ti proteggerò … a costo della vita! – promise, come se a Renesmee bastasse, come se fosse quella la promessa eterna a cui anelasse. – Ti amerò sempre … ma non come un uomo ama una donna, non come ti ho amato in questi giorni … - spiegò, senza un ombra nella voce sicura, determinata e tagliente come un’arma affilatissima.
- Che dici? Che diavolo dici? – gli urlò contro, avvicinandosi e colpendogli il petto nudo con i pugni chiusi, con una forza disperata, per scuoterlo, farlo rinsavire.
- La mia vita è tua, Renesmee, ma … non siamo fatti per stare insieme. E’ questo che sto dicendo. – le rispose, prendendosi tutta quella rabbia addosso, lo smarrimento della ragazza ed il suo dolore, eco perfetta del proprio. – Siamo diversi, apparteniamo a mondi diversi … mondi che non potranno mai incontrarsi! – continuò, sperando di morire in quel preciso istante, così da porre fine alla sua agonia ed alla propria.
Renesmee continuava a guardarlo, il viso vicinissimo a quello di Jacob, le labbra bagnate di sale ad un soffio da quelle di lui, a tentarlo.
Il giovane le guardò, ricalcandone solo con gli occhi il contorno, come una matita che copia il disegno originale, imprimendone i tratti a fuoco nella mente; costrinse nelle proprie mani quelle di lei, ancora inchiodate sul petto e soffocò un lamento disperato. 
- Non è vero, non è vero … - ripeteva in una cantilena dolorosa, scuotendo la testa e lasciando scorrere le lacrime, nel tentativo di liberarsi, da quella morsa rovente di disperazione.
- E’ vero, è vero e anche tu lo sai! – la interruppe con durezza. – Tu sei immortale ed io … per quanto la mia natura mi permetta di rallentare lo scorrere del tempo, io … io non lo sarò mai. Tu non potrai mai far parte del mio mondo … ed io non farò mai parte del tuo. – concluse tristemente, dominandosi, per non cedere alle lacrime di lei.
- Non conta la nostra natura: umani, vampiri, mutaforma … Non conta.
Contiamo io e te: quello di cui siamo fatti dentro, le nostre anime, i sentimenti, i desideri che ci legano l’uno all’altra … Jake e Nessie, io e te … nient’altro! – cercò di convincerlo con una determinazione che la devastava e la rianimava insieme.
- Io e te? Davvero? Credi davvero che io e te bastiamo contro tutto quello che ci divide? Sei una ragazzina ingenua! – l’apostrofò, cercando di offenderla. – Cosa farai quando io comincerò ad invecchiare, perché accadrà prima o poi, lo sai, vero? Ed io? Cosa farò quando vedrò morire uno dopo l’altro tutti quelli che amo per rimanerti accanto più a lungo possibile? – chiese, adducendo una motivazione che non l’aveva mai neanche sfiorato fino ad allora.
Aveva sempre saputo che l’una e l’altra cosa sarebbero state motivo di devastante sofferenza per entrambi. Ma l’amore per lei, la necessità di amarla ogni giorno e per sempre, erano state motivazioni così forti da far sparire tutto il resto.
Ma doveva cercare un appiglio che l’allontanasse, doveva respingerla, costringerla a rassegnarsi al loro distacco, come aveva dovuto fare lui. Raccontarle le parole di Bella, o meglio ciò che lui vi aveva letto, non sarebbe stato sufficiente a domarla. Anzi le avrebbe scatenato la voglia di disobbedire, come i ragazzini spavaldi che disattendono le raccomandazioni dei grandi.
Il tentativo di lui di ferirla andò a segno, preciso, diretto, come la freccia scoccata dall’arco del cacciatore esperto.
Renesmee, infatti, al contrario di lui, al loro futuro, in quei termini, non aveva mai pensato. Non perché fosse un’ingenua ragazzina che crede al lieto fine delle favole, ma solo perché ogni cosa perdeva consistenza al confronto di ciò che provava per lui.
Le parole del mezzo lupo la illuminarono all’istante, le rivelarono crudeli una sofferenza che li avrebbe lacerati, in un punto qualunque del loro domani, e la consapevolezza amara di provocare dolore a colui che amava di più al mondo, incrinò tutte le sicurezze.
Eppure, l’amore per Jacob era più forte di tutto: era egoista poiché non voleva privarsi di lui ed era presuntuoso poiché sicuro di essere capace di superare ogni ostacolo.
L’amore era indipendente dalla volontà: con essa condivideva solo il corpo di Renesmee, la mente, il cuore, organi e sensi mescolati ed in subbuglio.
Così provò ancora a dissuaderlo, si aggrappò all’ultimo spigolo di speranza che intravide nella presa salda delle mani di lui intorno alle proprie e lo supplicò: - Jake, ti prego … -
- Torna a casa, Renesmee, torna a casa tua! – fu la risposta alla sua preghiera.
La paura della sua mancanza, il dolore per la ruvidezza delle parole, gli occhi decisi e duri, che non ammettevano repliche, la spinsero nel vuoto.
Le mani di Jacob scivolarono lungo il dorso delle sue, lentamente, rimandando l’inevitabile distacco. Gli occhi di entrambi ne seguirono il percorso doloroso; i respiri, all’unisono, si incresparono nella certezza della fine imminente, finché i corpi si lacerarono, da uno divennero due, distinti. Renesmee si accasciò al suolo stanca della lotta infruttuosa, affondò le unghie nella terra, strappandone rabbiosa ciuffi d’erba, ne inspirò il profumo, cercando una tregua al dolore, e, passatasi le mani sulle ciglia imperlate, rivolse a lui viso ed occhi liquidi.
- Io spero che tu muoia, Jacob Black! Spero che muoia per non aver dato fiducia a questo sentimento … per non aver creduto in noi … - lo maledì.
Voglio che tu muoia e non perché ti manchi il respiro, ma vivendo un giorno alla volta. Voglio che pianga ricordando la mia carne, come essa ti ha avvolto, ed il sangue puro che ti ho donato e che sarà sempre, comunque solo tuo …
Voglio che tu muoia … di me! – pianse e tremò, mentre la morte dell’anima si prendeva davvero la sua di vita, la testa ed il fiato.
- E sia! – le rispose, senza guardarla, recitando un distacco che non gli apparteneva.
“E sia!” ripeté in silenzio, ”Da oggi, senza il cuore che ti porti via, io muoio …  e continuerò così senza vita, fino alla fine dei miei respiri …“,  terminò, maledicendosi a sua volta.
La giovane si tirò su a fatica, tenendosi il ventre stretto tra le sue stesse braccia; senza guardalo più, si voltò verso la boscaglia oltre la quale l’aspettava la sua sterile vita e si incamminò.
Mentre le spalle di Renesmee, dritte e perfette, come ogni parte di lei, lo guardavano insicure e fragili, il buio si prendeva tutti e due; avvolgeva i loro corpi sempre più distanti, così come le anime, e l’amore, sacrificio e punizione per entrambi, li separava per sempre.

 

  
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