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Autore: Yuri Black    05/02/2014    2 recensioni
Non crediate che gli eroi siano unicamente persone dai poteri paranormali, anzi. Lui non è affatto un eroe, è solo un ragazzo comune con poteri che usa per sè stesso. Perché? Semplice, fa ciò che chiunque persona farebbe se avesse i poteri, siccome loro vengon poi considerati mostri e perciò pericolosi e Dimitri non è scemo, lo sa bene.
Inizia la storia di un non-eroe che vive la propria vita giocando coi propri poteri, ma magari qualcosa può farglieli usare per uno scopo preciso. Cosa sarà?
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Gender Bender, Violenza
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Era una giornata di inizio Settembre, era particolarmente soleggiato nonostante stava per terminare l'estate e la cosa si poteva riscontrare dalla lieve brezza fresca che tirava sulla faccia di un ragazzo vestito con un cappotto blu elettrico, una sciarpa che gli ricopriva il volto fino metà naso, lasciando vedere solo i celesti occhi che teneva socchiusi per non farli lacrimare. Le mani erano al sicuro nel soffice e caldo tessuto delle tasche del cappotto che ricopriva parte dei jeans bianchi attillati. Portava una berretta blu, con delle orecchie da lupo attaccate sulla sommità, che gli ricopriva la nuca e riparava la fronte. Il suo nome? Dimitri.

Quella mattina iniziava la scuola e per le strade del quartiere c'era la calca di studenti di tutte le età, alcuni alle fermate attendevano i pullman, altri che temporeggiavano chiacchierando con i propri amici, altri che si dirigevano in tutta fretta verso le rispettive scuole, e chi invece, come Dimitri, camminava tranquillamente evitando possibili urti con qualche persona.

Il giardino del liceo era enorme, curato e traboccante di ragazzi che attendevano lo squillo della campanella d'inizio. Il ragazzo si mise sotto un albero, attendendo come gli altri, guardando l'edificio imponente di fronte a sé.

Il momento in cui chiamavano i ragazzi in base alle loro classi era arrivato e per Dimitri era stata scelta la 3^ D, al che si diresse nella direzione di quell'aula che si trovava al secondo piano. I corridoi erano puliti e pieni di armadietti e ragazzi che ne ostruivano il passaggio. Entrato in aula, il ragazzo si sedette al primo banco in attesa dell'inizio delle lezioni e nel mentre fece qualche schizzo a matita sul proprio block notes. Di lì a breve la classe si riempì di alunni, una ventina e poco più, ma Dimitri era stato ben attento a tutte le loro facce, aspettando l'arrivo del suo amico, Mirco. Era un ragazzo coetaneo di Dimitri, era alto poco più di lui ed era un tipo socievole oltre modo, aveva un bel fisico atletico e un bel viso, ciò lo rendeva popolare tra le ragazze. Una volta preso il banco vicino all'amico, Mirco iniziò a parlare con tutti come li conoscesse da una vita, mentre Dimitri sorrideva guardandolo con quell'atteggiamento con il quale lo conobbe tre anni prima.

 

Passarono i giorni e nella classe si erano già formati i gruppetti di amicizia, Dimitri e Mirco erano i “vaganti” di tutti: parlavano di tutti di qualsiasi cosa, non erano i tipi che si tiravano indietro di fronte alle persone. Erano iniziati i primi test, così Dimitri si fermava più spesso alla biblioteca scolastica per studiare in pace, lontano da qualunque distrazione. Di certo non era l'unico che la pensava a quel modo, infatti non era mai vuota. Si sedeva sempre al solito posto e prendeva sempre i soliti libri e, se era necessario, ne prendeva altri per poter approfondire qualcosa di cui non conosceva l'esistenza.

Quel giorno di inizio ottobre Dimitri scoprì di esser stato preso in giro da Mirco. Come accadde? Ora vi narrerò.

 

Stava leggendo delle cose riguardanti la nascita della filosofia, era preso dai suoi studi, la filosofia lo attirava molto, quando qualcuno lo prese per il braccio e lo lanciò contro il muro dietro di sé. Preso alla sprovvista non seppe reagire, ma dopo esser stato sbattuto al muro realizzò che di fronte a sé c'era un compagno della squadra di basket di Mirco. Proprio quel tizio era quello per il quale Dimitri prese una cotta di un anno in prima superiore. Sapeva che era un omofobo e per ciò non rivelò mai i suoi sentimenti, ma qualcuno aveva parlato e l'unico che poteva saperlo era Mirco.

-Tu, frocetto. Come ti sei permesso?-

-Di...?- nascose la propria frustrazione, di certo non sarebbe andato a frignare per una cosa passata. Sì certo, stava rischiando di prenderle, ma d'altronde era la vita. Di una cosa era certo: qualcuno avrebbe pagato.

-Non fare il finto-tonto. Sappiamo entrambi che tu sei un finocchio che mi è corso dietro. Allora? Vuoi succhiarmi il cazzo ora?-

-Magari nemmeno ti lavi dopo che te lo sei fatto succhiare dai tuoi amichetti dalla quale non ti separi mai, quindi no, grazie. Sono abbastanza schizzinoso.-

Sentì un forte dolore al naso, del caldo liquido che percorreva le labbra fino a raggiungere il mento e poi di nuovo, ma alla guancia. Aprì gli occhi e, quando lo stava per raggiungere un altro dei suoi pugni, lo parò e gli assestò una ginocchiata sul ventre che lo fece quasi vomitare. Dimitri si ripulì il sangue con la manica dell'uniforme mentre lo guardava dall'alto. Era un misto tra l'irato e il deluso. Vide i suoi amici venirgli addosso, ma per una qualche fortuna, la responsabile della biblioteca li richiamò tutti all'ordine. Girando gli occhi per la sala, Dimitri notò nei volti dei ragazzi un lieve disgusto misto all'eccitazione di quella rissa bloccata prima che potesse scatenarsi. Sospirò, prese i libri e si recò al bagno dove avrebbe ripulito il sangue sui vestiti e dal proprio viso. Guardandosi allo specchio vide un'immagine deformata di sé, qualcosa di strano agli occhi della gente comune, ma non ai suoi. Si asciugò il volto ed uscì dall'istituto. Si recò, senza nemmeno pensarci, davanti casa del suo amico.

 

-Mi hai tradito eh?- furono le parole che disse quella figura totalmente nera dagli occhi rossi che si era parato davanti a Mirco, terrorizzato e semi-sdraiato sul pavimento di camera sua. I suoi occhi erano colmi di paura mentre guardavano quelli assetati di sangue della figura distorta davanti a sé. Capitò tutto in breve tempo, così breve da non riuscire ad esser spiegato.

La figura si chinò sul corpo, ormai privo di qualunque forma vivente e di qualunque tessuto potesse contenere, un lieve ghignò varcò la sua faccia nera.

-Ora non potrai più farlo.- e così, come era entrato, uscì dalla finestra, tornando a casa sua attraversando il più rapidamente possibile le strade trafitte dalle gocce martorianti che cadevano dal cielo senza tregua. Era finita.

   
 
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