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Autore: saveher    05/02/2014    4 recensioni
“Scusalo, Harry non è abituato a parlare con gli sconosciuti, soprattutto se ci sono tante persone attorno a lui” disse a mo’ di scusa Anne con tono di scuse. “Non si preoccupi, va bene così” disse Louis –giusto?- e Harry si chiese se quel “va bene così” fosse riferito alla situazione in generale o a sé stesso. Non che non accetti la sua situazione, si sta abituando lentamente, ma andiamo nessuno gli ha mai detto –a parte sua madre- che andava bene anche in questo modo. [...]
“Harry questo è Louis Tomlinson, ti dovrà aiutare con il cane-guida”
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-Au
-Larry
-Mini-long
-Harry!cieco
Recensite
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Lost in the darkness
II

 





 
 

Era una mattina che prometteva sole e caldo quando Harry fece tante prime volte: era il suo primo appuntamento –si poteva definire un appuntamento?- con Louis, la sua prima uscita con Finn, la prima volta che lui e Louis erano da soli, la prima volta che uscì di casa senza sua madre o Gemma, o Niall e Liam a fargli da balia, la prima volta che usava quel coso –il bastone. Era una mattinata di prime volte.
"Andiamo al parco, va bene? È abbastanza tranquillo e poi imparare ad ambientarti. Sarà bello vedrai" disse Louis girandosi verso Harry che procedeva accanto a lui, facendovi tirare un po' dal cane e muovendo qua e là il bastone. Disse qualcosa come "Si, bello", per poi tornare a chiudere Louis fuori dal suo piccolo mondo. Il signor Cowell aveva detto che quella giorno non avrebbero studiato, ma doveva ripetere storia; Louis si era offerto di portargli il libro, ora sistemato nella sua borsa a tracolla blu. Cercava di essere disponibile e affidabile, ma Harry continuava rimanere apatico con lui. Non accettava la sua amicizia e nemmeno il suo aiuto. A Harry non importava di Louis o di quel cane, era ancora troppo per lui. I complementi della sua nuova situazione si paragonavano ai ricordi della sua vecchia vita, facendogli mettere a confronto le due cose. Inutile dire chi vinceva quella lotta.
"Va bene" sospirò Louis prendendo un respiro profondo. Si aggiustò il berretto verde, cercando di scacciare quella sensazione di disagio che gli stava trapassando le ossa. Continuarono a camminare in silenzio, con in sottofondo il rumore del bastone che strisciava a terra e il leggero ansimare del cane. Quest’ultimo all’incrocio si fermò aspettando un comando. "Dobbiamo attraversare, quindi devi dirgli ‘avanti’ e lui cammina in quella direzione, stando attento alle macchine" lo informò Louis indicando con la mano la direzione. "Avanti" disse Harry unendo le sopracciglia in un’espressione perplessa. Sentì il guinzaglio oscillare, prima a destra e poi a sinistra, poi venne trascinato da Finn che procedeva guardandosi attorno. Louis catturò la voce del riccio della sua mente e la sentì risuonare nella sua testa. Gli piaceva quella voce. "Visto?" domandò poi con tono eccitato, orgoglioso del cane e un po' anche di sé stesso.
Continuarono a camminare per altri dieci minuti circa, prima di entrare nel parco dove erano diretti. C’erano panchine e piccoli sentieri, con un grande lago al centro in cui vi erano delle anatre. Il profumo di erba bagnata dalla rugiada e la luce debole del sole investì Harry che subito si volse lo sguardo a destra e a sinistra, come se si aspettasse di poter vedere cosa lo circondava. Non c’era mai stato al parco vicino casa, ogni volta che voleva passare di lì aveva degli impegni. Si pentì amaramente di quella mancanza; era così incuriosito dal voler sapere cosa lo circondava, aveva voglia di sedersi da qualche parte e ammirare il paesaggio che ispirava tranquillità. Ma lui non poteva.
Louis guardò come l’acqua si increspava allo sbucare di un anatra. I ricordi di quel parco erano fin troppo profondi per lui: portava lì le sue sorelle a passare i pomeriggi, mentre mangiavano in gelato al cioccolato comprato dietro l’angolo. Tra quei sentieri aveva imparato a Daisy ad andare in bicicletta, dicendole che se sarebbe caduta lui l’avrebbe presa al volo. Ricordava ancora il viso impaurito ma determinato della sorellina mentre stringeva il piccolo manubrio rosa.
"Andiamo a sederci sotto una quercia su" propose Louis sfiorando il braccio di Harry incitandolo ad andare avanti. Quello annuì piano, prima di muovere piccoli passi cercando di fidarsi del cane che, davanti a lui, evitava i sassi più grandi sparsi nel piccolo sentiero di terra battuta. Harry iniziava a sentire il fiato mancargli, il rimorso dell’occasione persa a impedirgli di respirare. I suoi pensieri erano una catena tristezza e dolore che lo stava trascinando giù. Quante cose non ho visto? Quante cose ho sprecato? Quante volte non ho guardato con attenzione qualcosa?
Aveva perso tutto e non lo avrebbe mai potuto riottenere. Non sapeva com’era quel parco, non poteva conoscere la sfumatura verde dell’erba, o il rosa tenue dei fiori che calpestava mentre camminava. Ogni dettaglio, anche superfluo e forse inutile, a lui mancava. Odiava alzare lo sguardo e vedere ancora nero, nero e nero. Non l’azzurro carico del cielo a mezzogiorno, o l’arancione del tramonto che tanto amava. Il giorno e la notte per lui non esistevano; il nero lo aveva trascinato giù senza che se ne accorgesse.
Si sedettero sotto una vecchia quercia dal tronco spesso e marrone, con le foglie verdi a decorare i rami. Harry si mise contro la quercia e si tirò le gambe contro il petto, continuando a stringere il guinzaglio tra le mani. Si ripeteva di rimanere calmo e respirare, di concentrarsi su qualcosa. Appoggiò la fronte sulla corteccia, cercando di pensare ad altro e di non far trasparire la tempesta che stava avendo dentro. Senza accorgersene iniziò a concentrarsi su ogni rumore che lo circondava, il frusciare dell’erba, i ‘qua, qua qua!’ delle anatre distanti da lui, gli uccellini che cantavano tra i rami. Non saprò come sono quelle anatre, non vedrò più un uccellino cantare. Più passavano i secondi più piombava giù in quella sensazione di panico che gli stringeva lo stomaco.
Louis lo guardò perplesso, un po' preoccupato per la posizione in cui si era rinchiuso Harry. Si mise davanti a lui chiedendogli "Harry, che succede?" prima di poggiargli una mano sulla spalla. Come risposta ebbe solo un respiro profondo.
Harry sentiva la mano di Louis ferma dov'era e vi si aggrappò un po'. Si ricordò che non era solo, ma davanti a lui c’era un ragazzo che lo stava aiutando e che non avrebbe dovuto apparire strano ai suoi occhi. Prese un altro respiro profondo e cercò di non pensare alla sua situazione, ai suoi problemi, al bastone che aveva affianco, al cane guida che sedeva vicino ai suoi piedi. Immaginò che era solo uscito con Louis, un ragazzo normale che esce con un altro ragazzo normale per andare ad un parco che conoscevano come le loro tasche.
Di colpo pensò che lui non sapeva com'era Louis. Se lo immaginava un po' più basso di lui –visto che mentre camminavano percepiva la voce dell’altro ragazzo un po' più in basso rispetto al suo orecchio- con delle braccia un po' muscolose e delle mani piccole e forti, visto la pressione che esercitava una di queste sulla sua spalla. Inspiegabilmente la sua mente si concentrò sull'immaginare Louis. Harry divenne curioso di conoscere la forma del suo naso, delle sue labbra e il colore dei suoi occhi. Harry aveva sempre amato gli occhi delle persone, non ne aveva mai visto un paio uguali. Ricordava che quelli di Niall erano di un azzurro tenue, gli piacevano molto. Gliel’aveva pure detto una volta, mentre cercava di capire se gli occhi del suo amico erano più simili all’azzurro del mare, o a quello del cielo, con qualcosa come "Hai degli occhi belli Niall" e in risposta il biondino aveva detto "Farò finta di non aver sentito Haz", prima di prendere un altro sorso della birra che stringeva nella mano, per poi fargli un occhiolino. "Descriviti" disse Harry. Sapeva di risultare strano col suo comportamento, ma aveva bisogno di distrarsi, di non pensare ancora e ancora e ancora. Doveva tenere impegnato quel campo minato che era la sua testa. E Louis poteva essere un ottimo diversivo.
"Descrivermi?" ripeté titubante Louis facendo scivolare via la mano sistemandosi meglio di fronte a lui. Sapeva che per i ciechi l’uso del tatto era importante ed era molto tentato di prendere quelle mani enormi che aveva Harry e farle passare sul suo viso. Gli sarebbe piaciuto stringerle tra le sue più piccole, era un contrasto dolce.
Il riccio annuì facendo oscillare la testa e i ricci. Sapere com’era fatto Louis stava diventando di una vitale importanza, il perché gli era ignoto.
Louis allora, un po' titubante, allungò una mano e strinse quella di Harry appoggiata sulle sue gambe, prese il suo dito indice e se lo portò sul naso. Lo percorse fino alla sua punta un po' all’insù trattenendo il respiro. Sentiva l’arto di Harry rigido, come se fosse sugli attenti. Avrebbe voluto che l’altro ragazzo si fidasse almeno un po' di lui, ma sapeva di prendere troppo. Era comunque la prima volta che uscivano assieme.
Portò il dito di Harry sulle sue labbra e gliele fece percorrere. Erano sottili e della morbidezza giusta, di un rosa chiaro a contrastare con la sua pelle abbronzata. "Ho la pelle un po' scura, ma non troppo. Sai, a mare non mettevo mai la crema solare e mi stendevo al sole" disse Louis ridendo appena. Harry con ancora la testa nascosta incurvò le labbra piene. "Le mie labbra sono sottili, l’hai notato?" chiese passando poi di nuovo il dito del riccio sulle sue labbra. In risposta Harry annuì, poggiando il viso sulle ginocchia, indirizzando il capo verso la voce di Louis.
Nella sua mente stava prendendo forma la figura di un ragazzo alto circa un metro e settanta, con delle labbra sottili, la pelle un po' abbronzata e un naso all’insù. Nessun pensiero cattivo gli occupava la mente.
"I miei capelli sono lisci e marroni, ma alcuni dicono che sono biondi. Ti assicuro che sono castani però" continuò Louis togliendo il cappellino e facendosi sfiorare i capelli dal dito di Harry. Sentì l’arto del riccio farsi meno rigido, Louis sorrise a quel gesto, prima di continuare dicendo "Ehm sono normale, anche se un pò basso-" venendo subito interrotto dalla voce di Harry. "Mi descrivi i tuoi occhi?" gli chiese con un tono curioso ma serio, come se quell’informazione fosse di elevata importanza. Harry era riuscito a rinchiudere la tristezza e il rancore in un angolo del suo cervello; avrebbe affrontato quelle emozioni in un altro momento.
Louis annuì ricordando poi che Harry non poteva vederlo; per questo si affrettò a dire "Certo" e a cercare delle parole adatte per descrivere i suoi occhi. "Sono di un azzurro cielo, si ehm diciamo" prese un respiro profondo, cercando di sistemare per bene le parole. Harry lo metteva a disagio con i suoi modi di fare e non poteva farci nulla. "Hai presente quando il cielo è di un azzurro tenue? Come al mattino, verso le dieci. Quando il sole non è ancora caldissimo, è solo normale e la luce che fa non distorce molto il colore naturale del cielo" descrisse Louis parlando in modo veloce. Accadeva solo quando era nervoso e, non se n’era accorto, ma stava giocando con tutta la mano di Harry, disegnando sul dorso dei strani cerchi. Di colpo la lasciò, facendola andare a cozzare sul prato. Non sapeva perché ma avrebbe voluto fare una descrizione perfetta di sé stesso e, ne era sicuro, non ci era riuscito. "Sono belli allora" disse Harry prima di mordersi il labbro inferiore. Stava cercando di ricordare il cielo che Louis gli aveva descritto, voleva captarne lo strano colore che doveva essere fin troppo bello.
"Io- ehm credo di si, si" confermò Louis sistemandosi a gambe incrociate davanti a Harry. "Credo sia meglio se studiamo un po', poi dopo potremmo andare a fare un giro con Finn" propose Louis che stava già tirando fuori dalla sua borsa i libri di Harry. Quest’ultimò annuì spostando lo sguardo alla sua destra, da dove sentire provenire dei ‘qua, qua qua!’ . Louis vide lo sguardo di Harry puntato nella direzione del laghetto ei si affrettò a dire "Lì ci sono delle anatre e un laghetto" indicando la zona con un gesto leggero della mano. Harry rispose con un ‘mh mh’ con ancora lo sguardo puntato in quella direzione. Ora aveva bisogno di distrarsi da Louis, aveva osato troppo con la sua pretesa di “conoscerlo”. Era risultato strano con la scenata di prima, quando si era chiuso a riccio con le ginocchia strette al petto. Aveva fatto l’ennesimo errore e non sapeva come riparare. Lo capiva che Louis era a disagio con lui, lo aveva sentito come si era mosso irrequieto, prima di sedersi per bene davanti a lui. Aveva davvero voglia di andarsene a casa e rimanerci, lontano da quello stupido parco, lontano dal quel cane e dal bastone, ma lontano soprattutto da Louis. Non avrebbe sopportato l’ennesimo gesto di pietà da parte di qualcuno, si sarebbe arrangiato da solo. Avrebbe superato anche questa.
Se non vuoi studiare potremmo fare qualcos’altro” propose ancora Louis dopo aver visto l’espressione indispettita del riccio. Non sapeva cosa fare e odiava questa sensazione di impotenza. Era come sbattere contro un muro, non riusciva a rompere nemmeno un mattone. Avrebbe voluto avere un rapporto normale con Harry, in modo da rendere più semplice l’insegnamento a quella nuova vita che il riccio aveva avuto.
Non mi va molto di studiare ad essere sincero” disse Harry. Era combattuto dal voler andare via e rimanere lì, sull’erba con Louis vicino. Non voleva passare ancor di più per il ragazzo cieco strano, e sapeva che, quindi, tentare di allontanarsi da solo senza dare una spiegazione non lo avrebbe aiutato a sembrare normale.
Nonostante si sentisse strano con Louis, gli piaceva. Forse gli sarebbe dispiaciuto un po' allontanarsi da lui.
Cosa vorresti fare allora?” domandò Louis fingendosi un po' incuriosito, mettendo apposto i libri. Vide Harry davanti a lui, con le gambe strette al petto che si mordicchiava il labbro inferiore. Pensò che quello doveva essere un vizio del riccio –mordersi il labbro- e lo trovava dolce in quel momento. Nulla a che vedere con il ragazzo impaurito di una decina di minuti fa. Louis non si stupì a pensare che Harry era solo un piccolo ragazzo insicuro, nonostante i suoi modi di fare un po' bruschi. “Nulla, mi piace stare qui a far niente” rispose Harry schiarendosi poi la gola, dopo aver sentito anche lui il suo tono debole. Mosse Era stato sincero, non aveva pensato molto sulle parole da dire, aveva solo risposto senza farsi strane pippe mentali. Era tornato sulla difensiva, cercando di chiudere fuori Louis dal suo mondo.
L’altro si limitò a scuotere un po' la testa. Avrebbe voluto dirgli qualcosa come “Hey, so che stai male e ti sembra tutto uno schifo, non fingere” per poi abbracciarlo. Ma si limitò a passare le mani sulle cosce, per frenare l’impulso di accarezzarli i capelli o cose simili. Aveva dei ricci che sembravano urlargli di farsi accarezzare, erano così morbidi all’apparenza. Che poi sembravano boccoli che ricci. Boccoli color cioccolato che Louis già amava. Quei capelli si intonavano perfettamente con la pelle diafana del ragazzo, come quelle labbra rosse e piene. Louis esaminò ancora il viso del ragazzo davanti a lui, visto il silenzio che si era creato tra i loro, e all’improvviso aveva le mani che bruciavano non solo per la voglia di abbracciarlo, ma anche di toglierli quegli occhiali neri e vedere i suoi occhi. Come potevano essere? Marroni? Neri? Azzurri?
Il liscio si morse le labbra sottili cercando qualcosa da dire che non fosse "Scusa, puoi toglierti gli occhiali e farmi vedere i tuoi occhi? No perché sei molto bello”.
Harry invece stava pensando a tutto e niente. Non sapeva se Louis era ancora davanti a lui e iniziò a prendere in considerazione l’idea che se ne fosse addirittura andato. Forse era un po' tragico. Un po' tanto.
Louis vide il movimento delle sopracciglia di Harry unirsi di colpo, e si affrettò a chiedere “Qualcosa non va?”, protendendosi un po' verso di lui. Il riccio si lasciò sfuggire un po' velocemente il respiro trattenuto, e riportò il suo viso all’altezza di quello di Louis. “No, è che pensavo te ne fossi andato, o qualcosa del genere” rispose Harry gesticolando leggermente.
A vedere quei movimenti, Finn si avvicinò ancor di più ai due, scodinzolando piano. “E perché avrei dovuto?” domandò ancora Louis ridendo un po', per poi vedere il riccio arricciare leggermente il labbro. Più passavano i minuti più a Louis sembrava che Harry fosse solo un ragazzino cresciuto troppo in fretta, anche dal punto di vista fisico.
Ehm non lo so, ma credo che un motivo lo avresti trovato” disse Harry tirando dei fili d’erba e riducendoli in piccoli pezzetti verdi.
Louis allora rispose in modo rassicurante “Facciamo così, quando lo troverò te lo dirò” .


***


Harry richiuse la porta dietro di sé velocemente per poi abbassarsi all’altezza di Finn per togliergli il guinzaglio. Nell’alzarsi si fermò, incerto, prima di posare una mano sulla testa morbida del cane che in risposta scodinzolò, per poi abbaiare. “Harry sei torn- oh Finn!” urlò Gemma inginocchiandosi davanti al cane che, contento per le coccole che gli stava facendo la ragazza, scodinzolò ancor di più.
Ciao Harry” la salutò invece in modo più civile Anne avvicinandosi al figlio “Louis è già andato via?” domandò adocchiando la figlia atterra che faceva delle smorfie al cane.
Si, ha detto che doveva scappare” rispose Harry togliendosi la giacca e gli occhiali. Gli aveva indossati per tutto il giorno, anche ora che il cielo si stava scurendo sempre di più.
Come è andata?” chiese ancora Anne curiosa, prima di guardare in modo un po' truce la figlia che giocava con le orecchie del cane “Gemma, ti ricordo che hai ventuno anni” aggiunse infatti rivolta alla ragazza.
Lo so mamma, che dici si inizia a notare che sono vecchia?” chiese in modo ironico Gemma prendendo una ciocca di capelli color acqua marina e passandola sulla fronte di Finn.
Tutto bene mamma, non è successo nulla di che” parlò di nuovo Harry avvicinandosi alla scala, in modo da capire in che parte della casa si trovava. “Oh si nota troppo cara. Comunque beh menomale Harry, su vieni che è pronto a tavola e racconta, sono curiosa” disse poi rivolta ad Harry che si era avvicinato e gli camminava affianco. Anne guardava dove metteva i piedi il figlio, controllandolo fino ad arrivare nella piccola cucina accogliente.
Casa Styles era così, piccola e calda. Arredata in modo semplice ed essenziale, con colori caldi e accoglienti. Appena entravi, mentre ti asciuga vi i piedi sul tappetino verde scuro, notavi il parquet lucido e intravedevi a sinistra il divano rosso e il piccolo salotto. Poi davanti vedevi le scale accompagnate dalle varie foto di famiglia che ritraevano la piccola famiglia –Anne, Gemma e Harry.
Era un posto che ti faceva sentire a casa, una bolla dove ogni avversità veniva bloccata, cancellata. Forse era questa sensazione che si respirava nell’aria che fece dimenticare ogni brutto pensiero a Harry.
A tavola l’interrogatorio da parte di Anne partì non appena suo figlio posò il bicchiere vuoto –prima pieno d’acqua quasi fino all’orlo. Com’è Louis? Dove ti ha portato? Finn ha dato problemi? Hai avuto problemi? Avete mangiato? Hai studiato un po'? Se quel ragazzo ti distrae, fammelo sapere e chiariamo le cose velocemente.
Ovviamente Harry si intenerì un po' al sentire il fiume di domande di sua madre. Si preoccupava per lui, forse un po' troppo, ma pensò che si sarebbe comportato anche lui come sua madre in una situazione come quella.
Quindi pazientemente rispose –tralasciando la parte iniziale del loro ‘appuntamento’- dicendole che erano stati ad un parco, aveva ripassato storia –bugia a fin di bene-, e parlandole dell’hot-dog che Louis gli aveva offerto mentre passeggiavano.
Che carini!” squittì Gemma quando Harry ebbe finito di parlare. Lei aveva incontrato Louis quella mattina, quando era venuto a prendere Harry, e il suo gay-radar aveva percepito subito l’omosessualità del ragazzo. “Che spreco” aveva poi sospirato quando ebbe richiuso la porta. Poi presa dalla curiosità aveva chiesto ad Anne quale fosse il cognome del ragazzo e, quando lo trovò su facebook, sussurrò qualcosa come “Lo sapevo eh!” mentre scorreva le foto di Louis davanti alle porte di un locale gay fuori città. Già iniziava a farsi vari filmini mentali su lui e suo fratello –visto che lei sapeva dell’omosessualità di quest’ultimo- poi scorse “Che bel ragazzo qui :P” nella descrizione di una foto che ritraeva Louis preso a scolarsi un cocktail, con una canotta larga che faceva intravedere i suoi muscoli –“Che spreco, che spreco, che spreco!” disse ancora Gemma- e dei jeans fin troppo aderenti. Sullo sfondo si vedevano varie persone che ballavano e luci al neon. "È un tipo da discoteca quindi". Il ragazzo che aveva postato la foto era un certo ‘Zayn Malik’ e capì quasi subito che i due stessero assieme o, almeno, erano amici con dei favori.
Ma questo non la fermò dall’immaginarsi suo fratello e il liscio che si baciavano alla francese contro un muro.
"Gemma, sta sera sei più esuberante del solito, sai?" domandò con tono fintamente stanco la madre prima di tagliare un pezzo di carne. Il suo istinto materno la portò a girare subito lo sguardo su suo figlio che stava cercando di tagliarsi la carne da solo. Harry rise piano al piccolo scambio di battute tra le due, ignaro dello sguardo della madre. Gemma notò il labbro stretto tra i denti della madre –un vizio di famiglia- e le toccò la mano facendola voltare verso di lei scuotendo la testa, per poi indicare il fratello. Poi rispose "Ma mamma, non ero già ieri più esuberante del solito?" con tono sorpreso, strappando in modo leggermente animalesco un pezzo di pane. "Harry, pensi che io sia più esuberante del solito?" chiese al fratello, in modo da coinvolgerlo nella conversazione.
Lui alzò il viso in direzione della voce, gli occhi verdi con una luce divertita negli occhi, e rispose "Certo che no", per poi cercare alzare al forchetta dove sapeva c’era il pezzo di carne che aveva appena tagliato. Quando strinse tra le labbra il ferro della stoviglia avrebbe voluto sotterrarsi. Era accaduto. Di nuovo. Anne e Gemma erano impegnate nel loro battibecco quotidiano, sempre con un tono d’affetto nella voce, e non si accorsero di Harry che cercava di respirare con calma. ‘Non posso diventare triste per una cosa simile, capita a tutti!’ disse in mente mentre, piano, muoveva la forchetta nel piatto alla ricerca del pezzo caduto.
Con la gola chiusa e lo stomaco stretto in una morsa, si costrinse a buttare giù il boccone di carne. Chiuse gli occhi e chiuse fuori le emozioni che lo aveva attraversato in una manciata di secondi con la forza di un uragano, e tornò ad essere normale. Si inserì nel discorso con qualche battutina su sua sorella e riprese a mangiare con calma. Anche se era lì, seduto al tavolo della cucina, nella sua mente ripensava alla giornata trascorsa con Louis. Aveva fatto un giro per tutto il parco, sedendosi sotto un albero quando iniziavano a sentire i sintomi della stanchezza. C’erano stati momenti in cui non smettevano di parlare, di conoscersi chiacchierando della loro musica preferita, di cosa amavano fare, e altri momenti in cui camminavano in silenzio, interrotti solo dal cane che ansimava facendo ricordare la sua presenza. Gli era piaciuto passare il tempo con Louis, si era distratto. Spesso Louis prendeva e gli descriveva il paesaggio, parlandogli di uno scoiattolo che correva tra i rami, o di come alcuni alberi creavano una piccola radura. Gli aveva anche pulito il labbro quando, mentre Harry mangiava il suo hot-dog, si era sporcato di maionese. Harry era arrossito furiosamente e Louis gli aveva detto che era tenero.
Inutile dirlo, Harry era diventato più rosso del suo divano.
Perché sorridi?” chiese Gemma incuriosita vista l’espressione un po' ebete del fratello “Gli angeli ti hanno parlato?”* continuò poi ridendo leggermente.
E Harry pensò che no, era stato solo Louis.

*
Ciao!
Inizio col dire che sono davvero contenta per le cinque (cinque, capite?) recensioni, le otto persone che hanno aggiunto questa storia alle preferite, le due alle ricordate, e le tredici alle seguite.
Non ho parole.
Poi potete anche immaginarvi quanto io abbia urlato –si l’ho fatto- quando ho visto che la mia autrice preferita ha aggiunto questa storia alle preferite. Capite?
Cooomunque, mi scuso per il ritardo pazzesco, ma non avevo per nulla ispirazione! Nemmeno i miei amati Simple Plan sono riusciti ad aiutarmi.
È stato un parto questo capitolo, il file world è aperto da circa cinque giorni e ho passato mediamente due ore al giorno a fissarlo e ad aggiungere qualche frase. Non sono molto soddisfatta di questo capitolo e mi scuso anche quindi per questa schifezza. È più che altro un capitolo di passaggio direi.
Fatemi cosa ne pensate della storia con una recensione o tramite un messaggio. Ah, se la storia andrà avanti ci sarà anche un trailer.
Sempre se Alessia scoverà questa storia su efp.
Xx
Saveher

  
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