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Autore: DansEyes    06/02/2014    3 recensioni
Può una semplice persona, donarci letteralmente il suo cuore?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La giornata era stata piacevole. Io e Ralph, prima dei corsi, parlammo del più e del meno, lo trovai un ragazzo molto simpatico con cui avrei voluto davvero fare amicizia. Lui però mi aveva detto che circa due mesi dopo avrebbe forse finalmente concluso la laurea e ne era entusiasta, anche se mi aveva svelato che non aveva la più pallida idea di cosa fare una volta fuori, faccia a faccia con la realtà del mondo.

***
Erano ormai circa le 16.00 e uscii dal college per tornare a casa: presi le chiavai dell'auto e misi in moto il motore, uscii dal parcheggio e percorsi Baker Street. Qualche minuto dopo, improvvisamente, mi squillò il cellulare, così allungai il braccio dentro la borsa, che avevo posato sul sedile vicino a quello del guidatore, e risposi frettolosamente.

"Pronto?"

"Pronto, parlo con la signorina Soyer?"

"Sì, sono io, lei chi è?"

"Salve, sono Winkson si ricorda di me?"

Dopo alcuni secondi di perplessità ricordai chi era.

"...oh certo, certo, come sta signor Winkson?"

"Bene grazie! Senta, l'ho chiamata perché ho letto il suo manoscritto e volevo parlarle."

Parcheggiai immediatamente nel primo posto libero che trovai per strada e mi dedicai solo alla telefonata. "Sì, prego, mi dica."

"Le dispiace se ci vediamo per parlare/chiacchierare?"

"No, certo, mi dica lei dove."

"Nel mio ufficio le va bene?" Mi morsi leggermente il labbro inferiore.

"In questi giorni sono molto presa tra corsi ed esami...le va bene davanti a un caffè, domani dopo pranzo?"

"Certo, perfetto!"

"C'è uno Shining tra Oxford Street e Tralgar Square, lì alle 14.30?"

"Molto bene! Ah, prima che mi dimentichi, lei per caso sta scrivendo anche qualcos'altro? Intendo manoscritti."

"A dire la verità sì, ma è quasi una bozza."

"Le dispiacerebbe se lo leggessi?"

"Ma...non credo ci sia molto da leggere..."

"Fa niente, mi interessa molto ciò su cui scrive, mi piacerebbe leggerlo. Domani, se non le reca disturbo, me lo porti pure."

"Va bene. Allora a presto signor Winkson"

"Certo, a domani, buona giornata!"

"A lei!" terminai la chiamata e rimasi alcuni istanti a guardare il vuoto davanti a me. Non so ancora se fossi incredula, entusiasta, oppure indifferente. Ripresi a camminare con l'auto, concentrandomi solamente su quello che mi avrebbe detto quell'uomo il giorno seguente.

***

Si era fatto molto tardi ed ormai erano circa due ore che tentavo di leggere e rileggere, sistemando errori e punteggiature del manoscritto che avrei dovuto portare a quell'uomo dodici ore dopo. Ero un po' agitata perché quello che stavo scrivendo non era qualcosa di straordinario, inoltre ero piena di curiosità per quel che mi avrebbe detto il signor Winson; però, da quel che avevo capito, gli piaceva il mio stile di scrittura e i miei argomenti letterari, ma non capivo se questo significasse che sarebbe voluto diventare il mio editore oppure fosse solo interessato ai miei scritti. Ero così sommersa dai pensieri che dovetti addirittura rileggere la stessa pagina almeno una decina di volte, finché non decisi di andare a dormire e aspettare che spuntasse il sole.

***

Come ogni mattina, esclusa la domenica, la sveglia interruppe il bellissimo sogno che stavo facendo, di cui ovviamente non avrei ricordato nulla. Feci colazione e rimisi subito le mani sul manoscritto della sera prima. Alle undici avevo un corso, così misi tutto nella mia borsa e corsi al college.

***

"Una cioccolata calda, grazie." La cameriera mi servì, presi la mia bevanda e tornai al tavolo dove il signor Winkson mi stava aspettando.

"Eccomi!" dissi mostrando un sorriso smagliante.

"Bene, per caso ha portato quello che le avevo chiesto?"

"Il manoscritto, intende?"

"Sì sì, proprio quello."

"Certo, tenga." presi dalla mia borsa il blocco di circa 60 fogli e glielo porsi. Lui iniziò a sfogliarli cercando di leggere i punti più importanti, mentre io gli ero seduta di fronte e non distoglievo un solo secondo gli occhi da lui, cercando di capire dal suo sguardo cosa ne pensasse del manoscritto. Era un uomo snello sui trentanove anni, portava i capelli neri un po' ricci ed i lineamenti del suo viso erano molto decisi. Per leggere portava dei piccoli occhiali di ferro che teneva quasi sempre sulla punta del naso. Mentre aspettavo che finisse di leggere, ripensai a come l'avevo conosciuto circa sei mesi prima ad un incontro di uno scrittore di cui ne era l'editore. Una mia cugina di secondo grado era venuta a Londra per alcuni giorni per lavoro e, poiché si conoscevano molto bene, me lo presentò. Io, all'inizio, gli parlai del fatto che stavo scrivendo una 'sorta di libro' – così è come lo definivo io, siccome non pensavo potesse essere considerato tale – su come le persone affrontano la malattia. Lui ne fu talmente colpito che mi disse che se volevo potevo inviarglielo, così lui l'avrebbe letto per dirmi il suo parere. Io ne fui entusiasta e spaventata allo stesso tempo, ma glielo spedii ugualmente. Non ebbi quasi più sue notizie. Lo chiamai una volta ma la sua segretaria mi informò che era in viaggio, così aspettai fino ad oggi. Chiuse il piccolo mucchio di pagine raccolte da alcune graffette, alzò il volto, appoggiò i fogli sul tavolo e iniziò a parlarmi con un ampio sorriso di apprezzamento.

"Mi piace, e anche molto."
Prima di lasciar trasparire il mio entusiasmo – caratteristica del mio carattere – rimasi calma e continuai ad ascoltarlo senza cambiare espressione del mio viso.

"Anche se è un abbozzo, proprio come mi aveva detto lei, credo che possa diventare qualcosa di davvero bello. Deve solamente lavorarci un po' sopra; dopo di che, sarò più che contento di leggerlo tutto e dirle il mio parere."

"Grazie."

"Sono contento che abbia continuato a scrivere, perché lei ha davvero molto talento." Disse sorridendomi.

"Io però le ho chiesto di vederci perché ho letto l'altro manoscritto che mi aveva dato alcuni mesi fa." Mi morsi il labbro e rimasi immobile in attesa che continuasse.

"Purtroppo mi dispiace di non averla chiamata prima, ma ho avuto molto da fare."

"Non si preoccupi."

"Devo essere sincero: essendo un editore, difficilmente m'immedesimo nei personaggi o nelle loro sventure perché cerco piuttosto di capire se ciò che leggo può arrivare o meno ad un lettore. Quando finalmente ho trovato il tempo ed il momento di leggere il suo scritto, ho provato come un profondo senso di angoscia se non addirittura di dolore per le vicende narrate. Le posso garantire che dopo tanti anni che faccio questo lavoro, non avevo mai letto nulla del genere. Non so se congratularmi o detestarla per il fatto che mi abbia quasi fatto piangere."

Ero impassibile udendo quelle parole...non riuscivo a capire ciò che dovevo fare, rimanevo inerme.

"Oro però le debbo porre una domanda che è da tanto che voglio farle: ciò che ha scritto è qualcosa che penso che una persona normale, senza che abbia provato quelle emozioni, non possa scrivere. Le volevo chieder quindi se lei è solo una brava scrittrice o qualcuno che usa la scrittura come sfogo personale." Lo guardai intensamente, poi risposi in modo deciso.

"Sono semplicemente me stessa mentre scrivo. Ciò che ha letto è ciò che penso e provo realmente quasi ogni giorno."
La sua figura non si irrigidì come mi sarei aspettata ma anzi, vidi un impercettibile sorriso venir fuori da quel volto all'apparenza freddo.

"Cosa vorrebbe farne di questo manoscritto?"

"Cosa intende?" chiesi perplessa.

"Sì, insomma, vorrebbe pubblicarlo?"

"Ad essere onesta non saprei. Sono una persona che non ama mostrarsi, sopratutto per quella che realmente è; pubblicare questo libro sarebbe come mostrare al mondo una parte di me che tengo ben nascosta, e che voglio rimanga tale."

"Capisco ..."

"Non dico che non mi piacerebbe, anzi, quando ero piccola era un po' il mio sogno quello di pubblicare un libro, ma ora non saprei proprio..."

"Ho un'idea: che ne dice se questo libro lo facciamo uscire, ma senza che nessuno sappia chi l'ha scritto? In tal caso lei vivrebbe la stessa vita che vive ora, senza mostrare questo suo lato nascosto, ma comunque non priverebbe il mondo di un tesoro tale come il suo libro." Riflettei alcuni istanti senza riuscire a prendere una decisione.

"Signor Winkson, ora come ora non so davvero cosa risponderle. Le dispiacerebbe se ci ragionassi sopra alcuni giorni?"

 

"Niente affatto, se è questo ciò di cui ha bisogno io non glielo nego. Però le ribadisco che ciò che ha scritto non è tanto un capolavoro quanto un'analisi profonda di ognuno di noi, che ora come ora, al mondo servirebbe più che mai."

 

"Grazie mille."

mi alzai dalla sedia guardando l'orologio; ringraziai nuovamente Winkson e uscii dal bar.


Spazio Autore:
Salveeee!!
Allora ..premettendo che questa ff è stata iniziata verso luglio, e non è ancora finita, dico solo che di questo passo ci metterò 3 anni a concluderla ahahah
No vi spiego ...in questo periodo non ho avuto neanche un minuto per poter pubblicare i capitoli che ho già scritto :c e mi dispiace infinitamente :((
Ovviamente il numero di persone che continuerà a leggere questa ff sarà diminuito da 20 a 1 D:
Ma vabbè ...spero solo che ci sia qualcuno che per caso si metta a leggerla e gli piaccia (anche se fa schifo u.u )
Concludo dicendo che vi lovvo tutti, e che anche se neutre o negative,o ancora meglio Positive, mi piacerebbe che lasciaste anche una piccola recensione giusto per farmi un'idea se continuarla oppure smettere categoricamente D: 
Pace e amore!

 

  
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