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Autore: syssy5    08/02/2014    2 recensioni
Al suo risveglio, Enari è sola, vestita di stracci e senza memoria; cosa le è successo nelle ultime ore e chi è quell'uomo che dice di volerla aiutare?
[ Questa storia si è classificata terza al contest ‘I titoli di Faber’ indetto da Marge86 sul forum di EFP ]
[ Questa storia si è classificata quarta al contest ‘Het, slash, femslash…mi va bene tutto purché sia costruttivo’ indetto da Sere-channy sul forum di EFP ]
[ Questa storia partecipa al contest ‘The darkest night - Fantasy Contest’ indetto da La sposa di Ade sul forum di EFP ]
[ Questa storia partecipa al contest ‘Contest degli Ossimori [Multifandom&Originali]’ di HigurashiShinko sul forum di EFP ]
Genere: Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E fu la notte

Capitolo 4: Gli Hoteli

Le pareva di fluttuare, galleggiare senza peso nell'aria quasi fosse un fantasma. Era una sensazione stranissima che era certa di non aver mai provato. Ancor prima che potesse chiedersi cosa stesse accadendo tuttavia, la scena che si stava svolgendo sotto di lei attirò la sua attenzione.
Come li vide istintivamente rabbrividì; non poteva non riconoscerli, con la loro armatura arrugginita, il petto nudo e folte pellicce sulle spalle, che andavano a confondersi con capelli e barba folti. Era un gruppo molto esiguo di Hoteli, ne contò appena sei, ma la cosa più terrificante fu accorgersi di quale preda portavano con sé: era lei.
Vestita con lo stesso abito lacero che indossava in quel momento, di un bianco pallido e senza nessuno strappo, legata con pesanti catene e con le braccia dietro la schiena, procedeva a passo lento; sul suo volto non traspariva nessuna emozione, anche se la paura la stava uccidendo, Enari ne era certa. Ogni tanto qualche Hoteli le dava uno strattone per convincerla ad accelerare, col solo risultato di rallentare ancora di più quelle sottospecie di processione.
L'istante successivo non vide più nulla, né se stessa, né i suoi predatori; una forma indistinta fatta di luce prese ad avanzare da lontano, quando fu abbastanza vicino riuscì a riconoscerlo: era un lupo candido con un portamento infinitamente più elegante di qualsiasi altro essere vivente. Ma Enari lo riconobbe anche come un'altra cosa: era il suo Osmi.
Si trovava dentro la propria coscienza, mentre gli Hoteli la stavano conducendo verso la sua morte lei si era rifugiata in se stessa per congedarsi da questa vita e dalla sua anima di lupo. Si era ormai rassegnata, non aveva più la forza di combattere e la paura non la aiutava, fu l'Osmi a darle la soluzione parlandole senza aprire le fauci, riferendole quelle parole direttamente nella sua testa.
Vogliono me, se io non ci sono tu sei al sicuro.’ Aveva quella solita voce profonda e mascolina che Enari aveva imparato ad amare come la propria, che la aveva rassicurata in più occasioni e accompagnata in tutta la sua vita, ma ciò che stava dicendo in quel momento non aveva senso.
— Non posso lasciarti andare. — gli disse, abbracciandolo.
Non mi lascerai per sempre, solo finché non sarai libera.’ rispose lui ululando.
— Cosa intendi dire?
Quando pronuncerai il mio nome, io ti farò ricordare.’ A quelle parole, il lupo alzò il muso verso Enari che stava ancora fluttuando, quasi volesse ammiccare verso di lei. L'altra se stessa invece non capì cosa stesse guardando il suo Osmi. ‘Non sarà comunque facile,’ continuò riportando il suo sguardo su di lei, ‘ci vorrà un po' prima che capiscano che non ci sono più, sei disposta ad affrontare tutto da sola?
Enari annuì timidamente, la paura le aveva tolto la voce, ma non aveva altra scelta.
Il lupo ululò ancora, poi si dissolse in una pioggia di scintille; Enari fu catapultata fuori, mentre i suoi ricordi svanivano. Vide il suo corpo cadere a terra, preso a calci nel tentativo di risvegliarla, frustato, ma rimase inerte al suolo; poi vide un Hoteli caricarselo in spalla come un qualsiasi sacco di merce da trasportare e riprendere il cammino.

Il tramonto era vicino quando arrivarono al loro villaggio, nel cuore della foresta. Enari era semi-cosciente, sentiva ciò che le si chiedeva e a volte riusciva a rispondere, ma non era in grado di comprendere bene cosa stesse accadendo; era incatenata a un grosso albero, troppo debole per alzarsi in piedi, troppo sveglia per cadere ancora una volta nell'oblio da cui era recentemente evasa. Solo una cosa le fu chiara fin dal principio: stavano chiamando il suo Osmi. Finché il sole splendeva avrebbero potuto vedere il lupo, quando il tramonto sarebbe trascorso, la sua vita avrebbe avuto fine.
Altre frustate le aprirono squarci nel vestito e ferite che si rimarginavano in fretta, ma il dolore restava e la tagliava fin nel profondo; un Hoteli si avvicinò con un coltello e glielo puntò alla gola. Era così affilato che bastò appoggiarlo alla pelle e un rivolo di sangue scivolò giù lungo il collo, scomparendo tra l'incavo dei seni.
— Sei morta! — disse quello — Se il tuo Osmi ci degna della sua presenza forse potremmo risparmiarti la vita. — Era un ultimatum.
— Non so di cosa stiate parlando. — riuscì a dire lei, senza fiato per tutte le percosse subite.
— L'ha lasciato andare... ha lasciato andare il suo lupo, è praticamente già morta. — replicò un altro Hoteli, facendo segno di allontanarsi a quello col coltello. — Non ci serve più ormai, potete farne ciò che volete: liberarla o giocarci un po', a voi la scelta. Sguardi famelici si posarono su quel corpo minuto, pensieri osceni attraversarono le menti degli Hoteli, qualcuno si stava già avvicinando a lei pregustando il momento in cui il macabro passatempo avrebbe avuto inizio.
Nessuno però poté fare nulla, dato che una candida lupa, grossa due volte il normale, atterrò con un balzo vicino a Enari, liberandola dalle catene con un morso delle sue possenti fauci e caricandosela sulla groppa per portarla in salvo.
Gli Hoteli erano subito partiti alla carica, ma la lupa era più veloce di loro e in un lampo li aveva seminati. Il crepuscolo li avvolgeva mentre l'animale posava Enari a terra per sussurrarle nella testa.
Non ricorderai niente di questo, ti sveglierai e avrai qualche giorno per trovarmi. Trovami, Enari, quando saremo di nuovo insieme andrà tutto bene.
Di nuovo le parve di sentire quella luce oscura avvolgerla, le tenebre crescere dentro di sé e desiderò di smettere di guardare, ma non poteva: doveva sapere. La lupa riprese la sua corsa, allontanando gli Hoteli dal corpo che aveva abitato da sempre, per tenerla al sicuro. Enari invece vide se stessa cadere nuovamente nell'oblio.
E fu la notte.



Ennesimo ritardo, pubblico ancora una volta di volata alle 4 del mattino, sono di poche parole anche per questo (ho appena finito di sistemare ben due storie, abbiate pietà). Piccola precisazione: l'Osmi dentro al corpo è maschio, fuori dal corpo è femmina (essendo l'altra parte di Enari).
Non mi sembra che compaiano nuovi nomi, nel caso in cui io sia in errore, rimedierò nel capitolo finale.
Anticipandovi che ci saranno ben tre storie in arrivo (e una quarta in fase di scrittura), vi saluto e vi invito, come sempre, a recensire. ^_^
syssy5

   
 
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