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Autore: Yellow Canadair    08/02/2014    1 recensioni
Tutto quello che non avete mai letto sulla scuola per maghi e streghe più famosa del mondo.
Tutto quello che J.K. Rowling non ha scritto.
Tutto quello che Albus Silente non le ha mai permesso di scrivere.
Il segreto più oscuro del mondo. Il segreto che nessun mago avrebbe mai voluto divulgare.
Un incessante scavare nel torbido, nel marcio, nel fango del disonore, una sporca storia di alcool, compagnie petrolifere, multinazionali e associazioni a delinquere.
La M.ammt Investigation Agency presenta:
INCHIESTA SU HOGWARTS
Cosa succedeva ad Hogwarts prima che fosse famosa? La povera piccola Bia è un'alunna modesta e senza capacità, e i professori non avranno pietà di lei.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Benritrovati a tutti coloro che seguono il caso della povera piccola Bia da parte della M.Ammt Investigation. Purtroppo siamo stati duramente impegnati in questi ultimi mesi perché neanche Milena Gabanelli se la sentiva di collaborare a questo caso. "Troppo marcio", ha asserito la giornalista, "Storie troppo torbide.", queste sono state le sue parole. 

Al momento si trova nello scantinato della nostra sede e sembra che stia valutando l'idea di fare una puntata che illustri la situazione nella Scuola di Magia.

Intanto, vi lasciamo leggere gli ultimi file relativi all'indagine. Grazie a tutti.


Xfile 008: le prime prove

La prima prova consisteva nel recuperare una Pasqualina Gransorpresa; sembrava una cosina facile, il problema stava nel fatto ogni uovo era protetto da un drago. Però  c’era un’altra complicazione: i campioni previsti erano tre, loro erano in cinque, e i draghi a disposizione erano quattro. Nel momento in cui si estrasse a sorte quale drago avrebbe dovuto fronteggiare ognuno, decisero che l’ultimo ad estrarre avrebbe combattuto contemporaneamente contro tutti i draghi. Poi Silente prese la parola e decise autonomamente di far estrarre le miniature dei draghi da un sacco nell’ordine di uscita dal calice. Un tizio della giuria protestò che in questo modo la povera piccola Bia sarebbe stata leggermente sfavorita, ma s’accasciò esanime su sé stesso in pochi secondi: nessuno trovò strana una siringa contenente liquido verde nelle mani della professoressa McGranitt, la protesta fu respinta e la povera piccola Bia dovette combattere contro quattro draghi assassini.

Eccola lì, al centro dell’arena circolare, con tutta la scuola che la indicava col pollice verso e i quattro draghi tenuti fermi, anche se ancora per poco, dalle catene. Erano tutti e quattro furibondi e frustrati perché erano stati crudelmente beffati dai quattro precedenti studenti, e non vedevano l’ora di sfogarsi su una creaturina indifesa.

Cominciò a piovere, e la povera piccola Bia udì distintamente il fischio d’inizio: per evitare che non lo sentisse, la professoressa Sprite aveva fischiato direttamente nel suo orecchio sinistro.

Abbracciata a Fulmine, la povera piccola Bia cominciò a piangere, vedendo i quattro enormi draghi che marciavano verso di lei, liberi dalle catene e pieni di sete di vendetta e di sangue. La meschina cominciò a correre, stringendo sotto braccio Fulmine, ma era troppo lenta.

-Lascia quel cazzo di sacco!-le gridò qualcuno dagli spalti. Che voleva dire? Ma certo! Doveva lanciare la bacchetta contro uno dei draghi, così si sarebbe conficcata nel suo occhio e sarebbe morto! Bia lanciò, e la bacchetta rotolò tra i piedi del drago più grosso, che la pestò senza arrestare la sua corsa.

-Il sacco, idiota!!!- gridò di nuovo la voce. Gatto? Lasciare il gatto? Come faccio a separarmi da Fulmine, e lasciarlo indifeso ai draghi? Pensava Bia, che però si chiedeva anche perché mai si fosse portata Fulmine in quell’impresa.

Continuava a piovere, la piccola Bia era sempre più stanca di correre in cerchio per l’arena inseguita dai quattro bestioni. Stanca, salì sulla roccia in cima alla quale c’era la Pasqualina, ma Fulmine le scivolò di mano e finì per terra, ai piedi dei draghi. Il drago verde lo calpestò.

-Fulmineeeeeeeeeeee!!!!!!!!- gridò la povera bambina.

Ma nella melma del campo, una chiazza grigiastra si allargò ai piedi dei draghi, fino ad intrappolarli tutti. Si solidificò e i bestioni rimasero bloccati.

Fulmine si era vendicato.

Silente decise che era il momento di picchiare qualcuno.

La povera piccola Bia raggiunse la Pasqualina e vinse la sfida, dedicando la vittoria a Fulmine, che si era sacrificato per salvarla.

 

La seconda prova

La povera piccola Bia non sapeva cosa farsene di una Pasqualina Gransorpresa, adesso che la sua inutile vita era ancora più triste e ancora più tetra senza il fedele amico Fulmine. Non aveva più nessuno a cui stringersi quando si addormentava la sera, con il fantasma del Barone Sanguinario che le raccontava storie palesemente plagiate dai Piccoli Brividi ma modificate per essere ancora più violente e macabre; non aveva più qualcuno cui rannicchiarsi quando il professor Piton le spaccava in testa il pomello chiodato del suo bastone da passeggio, al mattino; non aveva più un compagno con il quale confidarsi quando veniva assalita e picchiata dai Tassorosso inferociti.

Una vita attiva e spensierata come quella del suo gattone avrebbe quantomeno meritato un degno funerale, con una bella lapide e una bella corona di erba gatta, ma purtroppo il preside Silente, subito dopo la prima prova, aveva fatto chiudere il campo e fatto portare via i draghi. Fulmine era ancora sul prato, duro, freddo, grigio e sparso per terra, ancora che imprigionava le zampe dei draghi rimaste lì per l’impossibilità di portarle via assieme al resto delle bestie.

Il mattino dopo sul posto erano accorse le squadre di martelli pneumatici magici per liberare il campo dal cemento secco, e Fulmine fu portato via in tanti sacchi di iuta sotto gli occhi umidi e vuoti della povera piccola Bia, che assisteva allo scempio dalla finestra dell’aula di Trasfigurazioni, dove la professoressa Mc Granitt l’aveva messa in punizione per aver superato la prima prova. La sventurata bambina ora doveva riuscire a trasformare uno spillo d’argento in una baita di montagna con inclusi Vecchio dell’Alpe, Diana e Bianchina, e non sarebbe uscita di lì fino al compimento del sopracitato elementare incantesimo. Ben conscia delle proprie capacità, la povera piccola Bia aveva portato in quell’aula il sacco sul quale dormiva, i suoi libri, la macchinetta del caffè e tutti i suoi oggetti, e già che c’era anche le insegne del Vermefungo visto che il suo unico membro non sarebbe uscito da lì per un po’. Ovviamente nel trasloco fu portata nell’aula anche la Pasqualina.

Silente le concesse unicamente uno strappo alla regola, durante quella punizione: uscire al momento della Seconda Prova, altrimenti eliminarla in quell’aula avrebbe richiesto un intervento di Gazza, e a fargli pulire sangue e budella poteva essere la volta buona che quello denunciava tutti alla CGL e mandava in malora la scuola.

Inutile dire che la povera piccola Bia non cavò un ragno dal buco, con quell’uovo dorato: lo portò a dormire con sé, provò a farne una bella frittatina, lo ammirò per ore intere, lo abbracciò e prese a rotolare per tutto il corridoio del primo piano, finché la buona professoressa Cooman non prese tutto quel dondolare sghembo per un orribile presagio di morte, e con un calcio degno dei fratelli Bergamasco la rimise immediatamente al suo posto.

Al giorno della Seconda Prova, Silente con un gran sorriso la portò al lago e la mise sul molo assieme ad altra gente strana.

-Tuffatevi!- disse qualcuno, e quei quattro mentecatti fecero un unico tuffo in acqua. O meglio, il perdigiorno di Grifondoro sembrava un po’ riluttante, ma con un sano bastone d’olmo il gioioso preside, che mai e poi mai avrebbe costretto qualcuno a far qualcosa contro la propria volontà, li spedì entrambi a far compagnia ai pesci, alle sirene, ai kraken, al Mostro di Lockness, a coccodrilli, leocorni e piraña che affollavano il lago.

La povera piccola Bia cominciò a divincolarsi nell’acqua fredda, le sue scarse capacità natatorie erano pressoché inutili, le sue braccine e le sue gambine erano intorpidite dal gelo. Invece di immergersi come gli altri concorrenti, annaspava tentando di rimanere a galla, ma invece di andare verso la riva si dirigeva verso il centro del lago.

La benevola professoressa Cooman le sparò un dardo avvelenato con una cerbottana sudamericana, e la bambina sparì sott’acqua. Poi la donna prese una tazza di thè e cominciò a vaticinare di cattivi presagi, ammonendo gli astanti sulla terribile sorte che attendeva coloro che asserivano di aver visto la “professoressa con cerbottana”, noto presagio di morte.

-“Professoressa con cerbottana” che numero fa per la Smorfia?- domandò sensatamente il professor Vitious.

-Gioca con tranquillità 32 e 18 sulla ruota di Corvonero.- annunciò solenne la donna. Per la povera annegata, 17. È stata una disgrazia, nemmeno io potevo prevederlo.-

Intanto, priva di sensi, la povera piccola Bia affondava nel lago ghiacciato. Fu notata da una dolcissima sirena dalla voce d’angelo, gli occhioni blu, i capelli di fiamma e una lunga coda verde smeraldo che si precipitò a soccorrerla seguita da un pesce palla giallo e un granchietto rosso.

-Ariel, Ariel, lasciala dov’è! Non t’immischiare delle faccende degli umani!- le disse polemico.

-Andiamo Sebastian!- ridacchiò quella. -Potremmo rivenderla alla vecchia Ursula in cambio della dentiera di papà!-

Purtroppo però alle spalle del trio arrivarono due sirene urlanti dai denti aguzzi, li pestarono come bonghi e li mandarono doloranti a cantare canzoncine demenziali da un’altra parte.

Presero la povera piccola Bia per i capelli e se la rigirarono tra le mani.

-IIIIIIIIK!!! (trad.: “Ancora a buttare merda, quelli del piano di sopra?”)- Strillò una.

-EEEEEK! EEEEEK! (trad.: “Stavolta non gliela faccio passare liscia, a quel lurido ubriacone che si spaccia per preside.”)-rispose a tono l’altra.

-AAAIIIIIK! IIIIIK! (trad.: “L’ultima volta era una lavatrice, poi è venuta giù una Ford Anglia con manie omicide!”)- si lamentò la prima sirena mostrando i denti acuminati.

-IIIIIIIEEEEEK!! IEEEEK! IIIIIK!!! (trad.: “Usiamo quella!”)-

Le due creature degli abissi presero la povera piccola Bia per un piedino nudo e violaceo e la trascinarono in fondo al lago, nel Bronx della Città delle Sirene.

Scansarono un paio di pinnepiatte di ronda e si diressero verso il garage di una delle due, dove era nascosta, legata e trattenuta da catene e cordame, una Ford Anglia azzurra.

Le sirene, sbronze perse alcuni mesi prima, l’avevano catturata in seguito ad una bravata e l’avevano rinchiusa lì. Ma ormai era diventata “merce bollente”, nessuno gliela comprava nonostante gli annunci su Kijiji ed Ebay. Erano andate persino a Porta Portese ma niente da fare. E inoltre, l’anziana madre sorda di una di loro, che viveva al piano di sopra, cominciava a lamentarsi per il casino.

-EEEEK! (trad.: “Leghiamola sul tettuccio e facciamole fare il rodeo!”)- sghignazzò una sirena.

Così la legarono con delle alghe sull’auto e tranciarono di netto tutti i legacci della recalcitrante Ford.

L’auto rendendosi conto di essere libera, accese i fari, gli abbaglianti, le quattro frecce, i tergicristalli e partì anche l’impianto Pioneer di seconda mano che le avevano installato Fred e George, con tanto di luci al neon che uscivano dalle ruote. L’ultimo disco ascoltato dal famigerato duo, “Gigi D’Alessio and friends forever and ever in a midsummer night's dream”, echeggiò in tutto il lago: «Ogni giorno butti via quel che resta del mio amore…» cantava melodioso Gigi. «Vorrei morire lontano da te, ma per morire ho bisogno di te, vorrei comprare quel vuoto per dare al tuo corpo anche l’anima…» rispondeva Freddie Mercury. «Scuuuusami! Se con te sono stato nel letto anche a volte romanticoooo…» intonava Pavarotti.

In un tripudio canoro la Ford sfrecciò verso l’alto come un fuoco d’artificio, sfondò la superficie del lago sotto gli occhi allibiti degli spettatori atterrando con un gran fracasso sul parcheggio delle scope e schiantando quelle dei Malfoy, dei Silente e dei Beckham. Poi fece retromarcia e investì Gazza, che faceva da parcheggiatore abusivo.

Sfrecciò a tutta birra verso la Foresta Nera (sì, avete letto bene. Non “Proibita”. Nera: La torta che stava mangiando Neville in quel momento), ma prima che potesse avventarsi sul rubicondo bambino in lacrime e prima che la sua delicata nonnina le frantumasse la carrozzeria ad ombrellate, qualcosa l’attaccò all’improvviso, mordendo e lacerando il groviglio di alghe sul tettuccio.

Era Victor “Pitbull” Krum, che sentendo l’odore di sushi si era lanciato all’inseguimento del bottino. Quando però si rese conto che tra il verderame c’era la povera piccola Bia che stava rinvenendo, pallida e tremante, sputò tutto e si allontanò schifato.

Silente guardò la scena con astio e strinse la bacchetta fra le mani adunche fino a spezzarla.

-Minerva…- sussurrò rivolto alla Vicepreside.

-“Potevi dirmelo, che i tempi cambiano ed io capivo che…”, sì, mi dica preside.- si ricompose la donna smettendo di usare la propria bacchetta come microfono.

-Chiama la Rowling.-ordinò.

  
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