Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Briseis Sophie J    12/02/2014    1 recensioni
Mi presento: salve a tutti! Sono Sophie J. Ma potete chiamarmi solo Sophie.
Inizierò col dirvi che non ho mai fatto nulla di simile, ovvero mettere a nudo le mie riflessioni, le mia esperienza circa frammenti della mia vita.
Tutto quello che troverete è assolutamente, totalmente e inequivocabilmente autobiografico.
Leggerete la crudezza della mia vita, di cui io sarò l'ironica e leggermente bisbetica voce narrante.
Ho fatto un sunto delle esperienze significative della mia vita e ne ho fatto una sorta di diario.
Perciò, buona lettura! ( se si può definire tale)
Spero che ci sia qualcuno li fuori a leggere quello che scrivo.
Se c'è, datemi un segno.
Anche piccolo.
E ve ne sarò grata.
Grazie di perdere qualche minuto del vostro prezioso tempo per stare a sentire i deliri di un'anima sofferente, ma che non molla.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2. THIS IS WHAT MAKES ME, ME!

 

OK, la scorsa volta che ho scritto vi ho raccontato la mia triste e terribile infanzia, di come io abbia sofferto, di quello che ho passato, di… OK, OK, OK, vi ho già annoiato abbastanza.

Quindi, bando alle ciance!

Questo capitolo parla di me. Delle ombre che nascondo dietro ad una maschera di serenità. Parla di un altro momento triste della mia vita. in fondo ho scelto di parlare qui di quello di cui non parlo mai, perché, in fondo, un po' me ne vergogno. Non vado fiera di come ho affrontato tutto lo schifo che ho patito. Parlo qui, perché è più facile, dietro ad uno schermo, dire tutti i tuoi pensieri più meschini, più duri. Non cerco conforto, voglio solo sfogarmi, prima che la bomba esploda, anzi imploda, lasciandomi in un bagno di sangue,

Briseis Sophie J

 

 

Premetto: la canzone perfetta per questo capitolo non c’è. Dovrebbe essere un mix di “This is what makes us girls" di Lana Del Rey, un po’ di “Hard out here” di Lily Allen, un po’ di “Problem" di Natalia Kills, un po’ di “Bad Girl feat. Rihanna” di Wale, e qui mi fermo, se no ce ne sarebbero veramente troppe da ascoltare e sono sicura che ne conosciate altre, molto più belle di queste.

 

Noi ragazze siamo tutte diverse. E direte: ma va! Aspettate un attimo!

 

C’è la ragazza forte, indomita e capace di non farsi influenzare da nessuno, consapevole di sé e del suo posto nel mondo.

C’è quella cattiva, che è stata ferita e vuole ferire a sua volta.

C’è quella depressa, che è sulla soglia del suicidio, che si taglia e che purtroppo nessuno ascolta.

 

Eh poi, ci sono io. Che sono un po’ tutte queste cose.

C’è stato un periodo, durante la terza superiore in cui ho veramente, ma veramente, toccato il fondo. Per sei mesi ho vissuto come un fantasma nella mia stessa scuola, nella mia stessa classe. 

Non ho mai capito il motivo del perché fossi stata messa da parte dalle mie amiche.

Ci eravamo lasciate bene, concordi nel rivederci a Settembre. 

Poi tutto agosto, me ne sono andata su in montagna, vicino al monte Cimone.

Quando sono ritornata a scuola, beh essere ignorata è dire poco: ero tagliata fuori, dimenticata, ferita, delusa dalle persone che amavo di più.

E nessuna di loro di diceva qualcosa.

Volevo sapere il perché di tutto ciò. Ne avevo il diritto! Ma così non è stato.

Me lo hanno detto due anni dopo

“Sophie, abbiamo sbagliato. - mi dissero - Eravamo giovani e stupide e ti abbiamo voluto fare uno scherzo. E’ stata durissima, perché ti volevamo tanto bene. Ci era sembrato divertente, lì lì sul momento. Abbiamo fatto una cazzata, S. Perdonaci…” , ma ho già smesso di ascoltare.

Uno scherzo? Cosa c’è di divertente nel vedere una persona soffrire? 

Mi ricorda tanto i nazisti nei lager, che sparavamo sulla gente indifesa e già abbastanza provata, neanche stessero facendo il tiro al piattello.

E’ crudele! E se non lo sapete ancora, lasciate che ve lo dica: la vita è crudele!

Le persone sono crudeli. 

Avrei tanto voluto rispondere loro: “ Spesso le persone cattive sono in realtà dotate di grande intelletto, ma non è il vostro caso. Potete fare una sola cosa intelligente nella vostra vita: sparire per sempre dalla mia.” 

Ma non l’ho fatto.

Le ho riprese nella mia vita e me lo sono fatto andare bene, perché avevo paura di rimanere da sola.

E ora ve lo racconterò. 

 

Anno scolastico 2010-2011

Settembre.

 

Sono da poco tornata dal mio isolamento forzato in montagna. E’ il primo giorno di scuola.

Finalmente rivedo le mie belle donne. Sono la prima ad arrivare in classe. La SETA è efficiente sempre ,ma sopratutto di mattina presto. 

Mi accaparro il banco sacro e aspetto.

Loro arrivano. Mi baciano sulla guancia, mi chiedono come sto. Più tardi avrei saputo che quelli erano baci di Giuda, ma, lì per lì, non potevo saperlo.

Le lezioni si trascinano lente e fastidiose. 

Durante l’intervallo, ci organizziamo per uscire nel weekend. Evvai, si esce di nuovo!

All’ultimo minuto, venerdì, mi dicono che non si fa nulla. 

Ci rimango male, ma alla fine mi organizzo con la mia migliore amica di Awkward Town.

Lunedì vedo le foto su Facebook.

 

“ Ciao belle, ma che è successo? Perché mi avete lasciata fuori?”

“ Ci abbiamo ripensato all’ultimo, tata, e sapevamo che avevi già preso degli impegni.”

“ Ah, ok! Fa niente. Faremo un’altra volta.”

“ Sì, dai tranquilla. Non ti stressà!”

 

Questa volta neppure me lo chiesero. Semplicemente uscirono e basta. E io nemmeno vidi le foto su Facebook: ad A le scappa detto. 

Si imbarazza e volge lo sguardo verso le altre, chiedendo aiuto.

Alla fin fine, se la cavano con un “ C’era sto compleanno di certi nostri amici…”

Me lo faccio andar bene. Sono le mie amiche.

 

Ottobre.

 

Siamo passati ad un nuovo livello.

Se chiedo loro in prestito qualcosa, me la danno senza problemi. Se chiedo di uscire, giù scuse e balle a non finire.

Le sento ridacchiare e bisbigliare. Ma che stanno dicendo?

B viene ripresa dal prof.

Ma che succede?

Di solito ero io quella che veniva ripresa. Perché ho una voce potente, mi hanno sempre detto.

Si organizzano per andare i discoteca, perché è il compleanno di B e di E.

Lo compiono lo stesso giorno.

M’invitano e io ci vado. 

Ma non conosco nessuno. 

Tranne le mie amiche, che però mi evitano tutta la serata, tranne G che sta tutto il tempo con me. L’ho amata per questo.

E’ l’unica che sento ancora.

Mi sento a pezzi, devastata, così sola, come un bidone dell’immondizia, dove la gente va solo per buttare il suo schifo.

Sono sola, ma ai miei questo non lo dico.

Faccio finta che vada tutto bene.

Mamma è preoccupata perché mangio pochissimo.

Ma non ce la faccio. 

E allora mi creo un alter ego, Briseis, e vado a scuola con il sorriso sulle labbra, con una maschera al posto della faccia, per nascondere a tutti quanto sono triste dentro.

Sì, nascondo tutto, perché non voglio dargliela vinta, perché non voglio esporre le mie insicurezze, cosicché abbiano un altro motivo per farmi sentire piccola, stupida e sola. 

Dannatamente sola.

Forse vogliono vedermi in lacrime, non lo so. Ma va bene. Sono ancora le mie amiche, no?

Va bene così.

 

Novembre.

 

Sto perdendo la speranza. Che ritornino da me e mi facciano sentire di nuovo parte di qualcosa.

Mi sento avvilita. La mia parte più fragile torna a bussare alla mia porta. 

Quanta merda si può sopportare prima di incominciare a farsi male?

Ho cominciato a farmi dei piccoli tagli sulle gambe.

Ai miei li nascondo. Non ce la faccio a sorbirmi il terzo grado di mia madre.

Continuo a far finta di essere la forte e fiera Briseis.

Ma in realtà sono solo Sophie. E l’indifferenza degli altri mi fa male. Mi tocca tantissimo, come se mettessero mano alla mia anima, ma non sono mani calde e protettrici: ma con artigli freddi come il ghiaccio, che mi fanno a pezzi un po alla volta.

Sempre più avidi. 

Se all’inizio si prendevano solo una piccola parte, un piccolo lembo della mia anima, adesso si prendono pezzi grandi come un tovagliolo.

Non so se ce la faccio ad andare avanti, ma devo tener duro.

 

Dicembre

 

Finalmente, non le vedo più quelle stronze. 

E’ natale e nessuno me lo potrà rovinare.

Il mio morale prende quota e sfiora la ionosfera. Mi sento benissimo. 

Ci voleva proprio!

E poi così potrò riprendere su i 15 kg che ho perso.

Non sono mai stata così magra, così spigolosa.

Devo mettere un po’ di polpa su queste ossa stanche o mi porteranno via anche l’ultimo soffio di vita, quelle là.

Mangio a più no posso, almeno, così penso. ma in realtà faccio fatica a finire il piatto di tortellini, che avrei mangiato tranquillamente di volata, qualche tempo fa.

Che mi sta succedendo?

Ho aperto i regali e sono stata felicissima.

I miei hanno voluto strafare, per tirarmi su, e mi hanno regalato l’iphone 4. Non vi dico che gioia!

Lo volevo da tanto tempo e ora ce l’ho! 

 

1 settimana prima si scuola

 

Ho già avuto parecchi attacchi d’ansia.

Ho gli incubi più spesso del solito.

Mamma mi porta dalla psicologa. Mi chiede se vuole che entri con me. 

Le dico la solita frase: “ Mamma, sono grande ormai!” Lei mi sorride di rimando e si accomoda fuori.

E l’argine si rompe. Butto fuori tutto. Piango e mi sento un po’ meglio, perché ho qualcuno con cui sfogarmi.

Le dico dei tagli, della mia paura di ritornare a scuola, della mia paura di non farcela.

Le racconto della mia perdita di peso, degli attacchi d’ansia, degli incubi, del dolore e della sofferenza mentale.

Lei mi consiglia, mi aiuta, mi sostiene.

Mi sento pronta per affrontarle.

Devo esserlo. 

Non mi farò travolgere.

 

Gennaio 

 

La pagella fa schifo. Ho 5 materie sotto. Mai avute.

Non mangio niente, parlo pochissimo, sono con il morale sotto i piedi.

Penso che il suicidio non sarebbe male. 

Comincio ad informarmi su internet sulle modalità e su tutto il resto.

Lo so che ho detto che non avrei mollato e che è esattamente quello che sto facendo, ma non ce la faccio più.

Sono pressoché un non-morto. 

Mi alzo, mangio, vado a scuola, studio, mangio, dormo. E si ricomincia.

Mi sento morta dentro. Non è quando ti succede qualcosa di veemente brutto, tuttavia è un’esperienza devastate, che ti corrompe dentro.

Ho deciso. 

Proverò qualche droga, prima di prendere in considerazione il suicidio.

Prendo i miei risparmi e vado da sta tipa che so che la compra.

Ne prendo un bel po’.  

E come avevo previsto, aiuta. 

Mi sento meglio, non penso più a nulla e così posso andare avanti, o almeno credo.

 

Febbraio

 

Odio san Valentino. 

Sono sola, anoressica, sofferente e mi sento malata e l’ultima cosa che voglio è vedere gli altri felici.

Basta. Non ce la faccio più.

Oggi mamma non c’è. Ha una riunione con i colleghi.

Ci provo. Fa molto più male di quello che credevo.

C’è sangue dappertutto.

Prendo una pezza e me la metto sopra il polso, ma non smette. 

Il sangue zampilla allegramente. Quasi neanche lui ci voglia più stare in sto corpo malato, anoressico, sofferente.

La porta del bagno si apre e mamma entra.

Con un’occhiata ha già capito tutto.

Mi porta di filata all’ospedale, dicendomi di tener premuta la pezza più forte che posso.

Appena arriviamo vengo subito portata d’urgenza in sala operatoria. Tutto diventa buio.

Mi sveglio in uno di quei lettini da malati, che puzzano di morte.

Li ho sempre odiati.

Mamma mi tiene la mano. C’è pure papà. 

Mi dicono che andrà tutto bene.

Cè anche G. Appena ha saputo è venuta per me.

Arrivano anche le altre.

Dovevo morire perché si rendessero conto delle loro azioni?

Accetto le loro scuse e il loro supporto. 

Ma niente sarà più come prima.

Se lo possono scordare.

 

 

Briseis no esiste più. C’è solo Sophie adesso.

 

 

Bene. Così sapete cosa mi ha resa ciò che sono.

Molti diventano cattivi a loro volta. 

Io ho scelto la strada della dolcezza. 

Del sorriso che loro non ti porteranno mai via. E col cavolo, che me lo portano via!

Eh, ci devono solo provare.

Mi credevano finita loro, ma io non sarò finita, finché non dirò “fine”.

 

Sono una ragazza incasinata, allegra, perennemente innamorata.

Sono timida, è vero, ma non è tutta colpa mia. E’ che una volta devo aver provato a dire le cose che pensavo, devo aver provato a parlare con il cuore in mano, in passato. E qualcuno deve aver riso. O deve avermi presa in giro. O deve avermi trattato con sufficienza.

Così adesso, prima di aprire bocca, conto fino a 50.

Ho scelto di sentire tutto, anche il male. Perché no? Nella vita mica è tutto rosa e fiori! Mica è tutto bianco o grigio o nero! Insomma, andiamo! 

Siamo tutto, male e bene, insieme. C’è un a parte che prevale, ma alla fin fine, le due cose non si escludono a vicenda. 

Non si nasce buoni o cattivi.

E’ la vita, le esperienze, la gente che ti sta intorno (e vedete di sceglierla bene, eh) che ti rende ciò che sei.

 

E per me sono le amiche e la famiglia.

Per me le amiche contano molto di più del fidanzato.

Perché l’amicizia è duratura.

Secondo me è più facile che sia l’amore a finire.

O perché è perduto, o perché non c’è mai stato o perché uno dei due innamorati viene a mancare.

Non lo so perché la penso così. 

Forse per le mie quasi assenti relazioni amorose.

Bah, uno ci prova, ma se non piaci, non ci puoi fare nulla no? Forse qualcosina la puoi fare, tipo renderti più carina, imparare a civettare, uscire di più…

Ma chi ce l’ha tutto sto tempo?!

Io sono una stacanovista, un corridore olimpionico, sempre di fretta tra una sede e l’altra dell’università, la regina dei dolci della famiglia, la ragazza dai vicini più strambi della galassia, come Lothar, che è il tipo che mi abita di fronte: qualsiasi sia la stagione lui è sempre in pantaloncini corti, canottiera e sandalazzi tipo frate francescano. 

E io mi chiedo: ma come fa? Bah, vallo a capire.

Sono una temeraria e una fifona al tempo stesso.

Di cose che non ho mai fatto che sarebbero facili da fare ce ne sono tante, come ad esempio andare al cinema da sola, provare a ballare il tango, regalare un fiore ad un uomo, mettere un po’ di neve nel freezer e un po’ di sabbia in una scatola, fare una dedica alla radio, andare alla stazione e comprare il biglietto per il primo treno in partenza, fotografarmi nuda, stare in un albergo di New York dieci giorni senza telefono, dire “sono contenta” quando sono contenta, inviare una lettera anonima a qualcuno, scegliendo il nome a caso dall’elenco telefonico, buttare via tutte le maglie a bianche che ho.

Ma non ho mai il coraggio di farlo: all’ultimo, invento una scusa per non fare nulla e finisco a poltrire sul divano, guardando K2 o Boing Tv.

Che tristezza, eh? Sì, lo penso anch’io.

A volte vorrei mollare tutto e andare in America o a Tokyo. Sogno di essere in una città talmente grande da risultare ancora più piccola di quella che sono, sogno di perdermi, che è anche la cosa che mi fa più paura al mondo.

Un po’ come fare Bangee Jumping o fare un graffito nel posto più in vista della città, provando l’ebbrezza del pericolo con un misto di fierezza per averci provato.

 

Questa sono io: l’eterna indecisa, la sognatrice nata, la ragazza dei tanti “vorrei" ma dai pochi “ho fatto”.

 

Mi mancano tante cose, comunque va tutto bene, devo essere stata creata per sopravvivere con tanti vuoti e poche convinzioni, con tante emozioni e poche certezze. Non sono in gamba, non sono strana, non sono speciale: piango quando c’è da piangere, mi difendo quando ho paura e mi innamoro quando qualcuno, invece di baciarmi le labbra, mi bacia con gli occhi. 

E quando penso che tutto l’universo se ne sbatte di me, mi metto a ridere a crepapelle. 

Perché è come pretendere l’attenzione di Dio. Lui ha tante di quelle persone da ascoltare che secondo me, rimpiange di non aver creato un giorno in cui potesse prendersi una pausa pure lui.

Questa sono io. Love me or Hate Me. E se mi odiate, prendetevi qualche minuto per pensarci: è più il tempo che si passa a pensare alla persona odiata, che quello passato a fare qualcosa di utile. Le persone che si odiano vanno dimenticate, non date loro troppa importanza e non lasciate che monopolizzino, involontariamente, la vostra vita. Non me vale la pena./p>

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Briseis Sophie J