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Autore: Denisedecline_    12/02/2014    4 recensioni
Rosso.
Rosso è il colore che vorrei che i miei capelli avessero. Quei capelli che tengo stretti tra le dita nei momenti di panico.
Rosso è il sangue che ho trattenuto dentro quando i morsi che mi davo sulle labbra erano troppo forti.
Rosso è la macchia sul mio passato e rosso è il colore che dedico a lui.
Il più grande stronzo mai visto sulla faccia del pianeta: Tommaso Sparvieri.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Quattordicesimo capitolo.

Mi sento un’aquila bendata, privata della luce, della vista delle cose belle.
Tommaso è questo, una cosa bella ed io stasera l’ho visto, ma non ho guardato solo la bellezza, ho guardo tutto, ho cercato nel complesso qualcosa che stonasse, che non tornasse, che macchiasse ciò che amo davvero ed ho capito che non c’è.
Mi ha guardato con quegli occhi grandi, tanto grandi da poterci annegare dentro, ed io mi sono sentita svanire.
Mi sono sentita scomparire come se fossi una scritta a matita e una gomma si poggiasse su di me, all’apparenza in modo leggero e delicato, ma dentro distruttivo e forzato.
L’ho guardato andar via con la consapevolezza che, forse, avrei dovuto fermarlo.
L’ho guardato correre verso l’unica cosa che potesse portarlo via da me, anche fisicamente, e ho capito che le persone ti lasciano davvero, nonostante io non abbia ancora capito se sia stata io a lasciare lui, a tirare troppo la corda, a farlo uscire fuori di testa e quindi a portarlo a questo.
Una persona va via nel momento in cui non sta più bene e non sono vere tutte quelle cazzate del ‘’se ci tieni, tienimi” o “se mi avesse accettata, sarebbe rimasto”, perché a volte le persone si ritrovano costrette ad andare, prendere un’altra strada e scappare.
E, intanto, anche io scappo e anche io vado via da me.
Cammino per le strade di una grande città come Milano e mi chiedo come sia possibile che non mi venga in mente nemmeno un posto dove cercarlo, perché, se fosse per me, andrei ora da lui a prenderlo a schiaffi per come mi sta facendo sentire e poi a baciarlo, ma non un bacio piccolo e casto, un bacio in cui si trasmette tutto senza togliersi i vestiti, un bacio dove ci si unisce senza usare altro se non le labbra.
Se fosse davanti a me, non avrebbe scampo.
Gli urlerei in faccia tutte le cose che mi sto tenendo dentro e poi tutto finirebbe con me, con le mie mani piccole nei suoi capelli e il sorriso sulle labbra al sapor di miele, e con lui, che mi sembra così grande da poter calpestare il mondo e, allo stesso tempo, trattar con cura un fiore.

- Cristal! – una voce mi ferma e il rumore di alcuni passi mi immobilizza il cuore. Sento una voce così delicata e angelica che mi chiedo se non son svenuta un’altra volta.
- Cristal, Cristal! – la risento, e va avanti così per altre tre volte, finché dei piccoli piedi non si mettono di fronte a me, con un solo cancelletto a separarci, insieme al viso di Sofia.
- Ehi. – sorrido debolmente, mentre mi mordo le labbra per non chiederle del fratello – come mai sveglia a quest’ora? E’ tardi, piccola. – senza che me ne accorga, il cancello si apre e una manina si stringe intorno alla mia e pff, sono nel giardino dei fratelli Sparvieri.
- Lo so, non sgridarmi come faceva mamma! – mi risponde mettendo il broncio, la piccola di casa – solo che Tommaso non arriva, Filippo è a lavoro e la tata dorme. -
La guardo perplessa, incapace di dirle qualcosa, mi sono fermata a:  “Tommaso non arriva”.
Mi riscuoto dai miei pensieri le lascio una carezza sulla spalla – Tu vai a dormire lo stesso, va bene? Torneranno tutti. – le rivolgo un altro sorriso e sono pronta a rivarcare il cancello, se Sofia non mi fermasse nuovamente.
- Aspetta! – mi tira per la manica del vestitino – mi metti tu a letto? – dejavù, ritorno con la mente a tre pomeriggi prima, quando Tommaso mi aveva chiesto di accompagnarlo a mettere la sorella minore nella sua stanza – così mi racconti la favola della notte ed io mi addormento felice! – mi rivolge uno sguardo pieno di aspettativa pronta a scoppiare in felicità, che io proprio non ci riesco ad ignorarla e a deluderla.
Le stringo la mano e apro del tutto la porta di casa sua, rimasta socchiusa, mentre con l’altra mi tolgo i tacchi per non far rumore e, quindi, svegliar la tata addormentata sul divano. Sembra aver l’aria stravolta, di chi ha amato tanto ed ora ha bisogno di riposo.
Poggio i tacchi all’inizio della grande scala a chioccia e lascio lì anche la borsa, tanto non mi chiamerà nessuno.
Prendo in braccio Sofia e le accarezzo piano i capelli, cercando di trasmetterle quella tranquillità che io non ho e che mi sembra di non aver mai avuto.

- Infialiamo il pigiama, come prima cosa. -  sussurro alla piccola mentre lei sta seduta con le gambe a penzoloni sul letto.
Apro tutti i cassetti, ma niente, non lo trovo.
- Primo cassettone a destra. – ride lei. Mi volto alzandomi e metto le mani sui fianchi.
- Mi prendi in giro, eh?! – lei continua a ridere ed io la guardo divertita, cercando di trattenere un sorriso.
- Ohoh, subirai l’ira di donna Cristal! – mi butto su di lei iniziando a farle il solletico, mentre si dimena e urla un qualcosa che non comprendo.
Smetto di torturarla e la lascio riprender fiato, nel frattempo prendo il pigiama e mi stupisco di vedere che ne avevo uno molto simile.
Le alzo le coperte e la invito ad accucciarsi dentro al letto, mentre mi siedo affianco a lei carezzandole la fronte.
Sceglie la favola e ci trasportiamo entrambe in un posto dove c’è solo pura fantasia, tranquillità: un posto in cui posso realmente stare serena, anche se per poco.
Sofia sbadiglia e lo prendo come l’avviso che sta per essere travolta dai sogni.
Provo ad alzarmi, ma mi trattiene vicino a sé e mi invita a stendermi accanto a lei, rivolgendomi un sorriso colmo di stanchezza.
- Sai..- inizia incerta cercando di sfilarmi l’anello che mi ha regalato Alex al mio compleanno – prima mi hai ricordato la mia mamma.- è la seconda volta che la nomina e, per la seconda volta, mi si stringe il cuore.
- Vedrai, tornerà anche lei. – le sussurro, provando ad indovinare per quale ragione quella donna non sia al posto mio, a coccolare sua figlia.
- No.-  Sofia mi regala un altro sorriso – lei è tra gli angeli. – e la serenità svanisce in questo istante, per entrambe.
Non le rispondo perché non trovo parole e, credo che nemmeno ci siano, mi limito a lasciarle una carezza sul viso.
- Dormi qui, Cris. – mi bacia la guancia ed infine chiude gli occhi, abbandonandomi alla solitudine.
Alla fine spengo le luci e mi lascio andare anche io al paese delle meraviglie dove, ne son sicura, un’Alice frizzante e felice mi porterà in giro, non facendomi pensare.
Prima mi addormentarmi, però, sento una leggera pressione sul letto e un qualcosa, dapprima fresco e dopo caldo, avvolgermi il corpo ed una voce, che sento così lontana da confonderla con quella che vorrei realmente sentire.
- Grazie, Cristal. – qualcosa di ruvido sulla guancia e poi il nulla.
Alice mi ha rapita.




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Nota autrice:
Bidibibodibibù! Son tornata, contrariamente a quanto pensavo, ho aggiornato prima del previsto (lo so che per voi è passato un mucchio di tempo, ma per me collaudare bene le idee è realmente difficile in questo periodo).
In questo capitolo non si vede la figura di Tommaso, almeno non fisicamente, se non in un pezzo che avrete sicuramente individuato da sole/i (nell’incertezza che anche qualche ragazzo legga la mia storia, anche se la vedo difficile).
Avrei voglia di sentire altri e tanti pareri, perché, a volte, mi sento davvero come se stessi scrivendo un qualcosa di troppo banale e non avvincente e coinvolgente come vorrei.
Spero, quindi, di poter leggere qualche altra recensione che mi aiuti a migliorarmi, e ringrazio coloro che mi hanno sostenuta e  aiutata negli altri capitoli.
Infine, visto che sono particolarmente felice, auguro tanta tanta felicità anche a voi e vi aspetto nel prossimo capitolo!
Baci, Rossa.

  
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