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Autore: x Audrey x    12/02/2014    1 recensioni
Chiuse gli occhi umidi e lasciò la presa, stringendo forte quella mano sconosciuta. Era l’unica possibilità che le rimaneva. L’ultima cosa che vide furono un paio di profondi occhi color nocciola.
Genere: Avventura, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUATTRO
Lei stette a guardarlo e la cabina scomparve. Ecco, era di nuovo ritornata alla sua monotonia. Non sapeva perché l’ aveva lasciato partire così. Anche se odiava le cose misteriose e questo genere, tutto era meglio che rimanersene lì. E poi era testarda, magari se avrebbe insistito sarebbe partita anche lei, che riusciva sempre ad averla vinta. O almeno così era sempre stato con Nate. Si disse che era inutile ripensare a quei tempi, anche se a volte provava veramente una grande nostalgia. Soprattutto perché Nate la capiva sempre, al volo e la aiutava in qualunque situazione, per esempio quando erano bambini, quando abitavano ancora nella casa sul lago, e lei l’ aveva trascinato nell’ acqua profonda ignorando le sue lamentele sul non saper nuotare. Era quasi annegato quella volta lì, però non se l’ era presa con lei e l’ aveva coperta, dicendo ai suoi che era stato lui che aveva voluto andare nel mezzo del lago. Quasi le scappò una risata. Rientrò in casa e gettò un’ occhiata allo specchio. Prese un colpo da com’ era conciata: la treccia era tutta spettinata, la pelle era cerea e le labbra erano ruvide e senza colore. La traccia di trucco che aveva era completamente scomparsa e il suo vestito era tutto stropicciato. Si diresse verso il bagno e riempì la vasca d’ acqua, buttandoci dentro qualsiasi tipo di sapone o bagnoschiuma che le capitò a tiro. Dopo aver fatto un lungo bagno in mezzo a quella montagna di schiuma, si rivestì con le prime cose pescate dalla confusione dell’ armadio e si mise un filo di trucco. Tamponò i capelli con l’ asciugamano quel tanto che bastava per non farli gocciolare e lasciò i morbidi boccoli liberi sulle spalle. Quindi, si buttò sui cuscini che ricoprivano interamente il pavimento della camera e chiuse gli occhi.
Un grande frastuono la risvegliò. Il sole stava tramontando, colorando il cielo di tonalità arancio e rosa. Si mise a sedere ancora mezza intontita e allungò la mano, afferrando un foglio. Era un lettera. La rilesse ancora, per la centesima volta. Era da parte di alcuni familiari di sua madre, che la invitavano qualche settimana là dove abitavano, a Milano. Si deve sapere che sua madre aveva vissuto lì, prima di sposarsi. Sua nonna faceva parte di una delle famiglie più importanti della città e dopo che la figlia se n’ era andata, aveva insistito molto perché i suoi due nipoti si trasferissero da lei; non ne sopportava il padre e poi pensava che fosse più decoroso per tutti che lasciassero quel postaccio orribile che era Edimburgo. Lux e Nate avevano sempre rifiutato; l’ idea di dover vivere in quella caotica città non li attirava neanche lontanamente e poi loro vedevano la nonna come un’ austera signora sempre composta e impeccabile con il suo chignon ordinato e la collana di perle. Ma ora era diverso. Forse lei da sola avrebbe potuto fare un tentativo. Magari avrebbe vissuto una buona esperienza e là, forse, avrebbe potuto rifarsi un’ altra vita e non essere vista come la tipa che, dopo tutto l’ accaduto era svanita dal mondo senza lasciare traccia. Ci stava ancora riflettendo sopra quando il rumore per cui si era svegliata risuonava più forte che mai nella sua testa. Una figura comparve sullo stipite della porta e lei si girò frastornata. 
“Lux Lux, Lux. Lux! Dov’ eri finita? Non ti ho vista quando sono ritornato qui ieri c’ erano delle persone che sapevano nemmeno chi fossi tu allora ho riprovato con le stesse coordinate ma stavolta eri tu a non sapere chi fossi io e allora ho provato ancora, ma sapevano loro chi ero io anche se e poi…” si fermò con un’ espressione corrucciata quando vide l’ aria perplessa di Lux.
“Okay, una cosa alla volta. Sai chi sono?” Chiese. Lei lo guardò con occhi sgranati.
“Ma sei stupido!? Certo che so chi sei. Piuttosto sei sicuro di stare bene? “ disse, “Dato che non vuoi rivelare il tuo nome e dici cose senza senso e vai in posti senza senso.” Disse un po’ scocciata per il brusco risveglio. Tuttavia non gli dispiaceva che fosse ritornato.
“Okay, innervosita ma almeno, sei quella giusta!” e iniziò a girare in tondo alla stanza,pensando vorticosamente. Ma com’ era possibile? Tre volte nello stesso punto esatto nello spazio e nel tempo e sono alla quarta era riuscito a raggiungere la Lux giusta. Non aveva senso per niente. Ma ora doveva risolvere la questione che l’ aveva portato a cercarla. La prese per la mano ignorando le sue lamentele, e la trascinò in terrazza, dove c’ era ancora una volta, il tardis.
“Hei, ma cosa vuoi ancora adesso!’” gridò lei, mentre era ormai dentro alla cabina.
“Lo vedrai!” gridò mentre si avventava con foga a tirare giù una grande leva e scintille partivano dalla tavola dei comandi principali.
Dopo un corto viaggio pieno di scossosi tutto tornò calmo.
“Siamo arrivati. Allons-y” gridò il Dottore, mentre spalancava la porta del tardis. Uno spettacolo desolato si parò davanti ai loro occhi.
“Oh no. Non ancora, noo” disse imbronciato.
Ma Lux fu quella più meravigliata.”L’ hanno già iniziata” disse un po’ perplessa. “Anzi, forse già finita.” Osservò ancora quello scenario. Erano di nuovo in quel pianeta. Solo che stavolta era tutto grigio e color cenere e nubi di fumo si levavano da alcuni punti della terra. I due soli emanavano una debole luce. Ma se l’ unica luce presente era lì di fronte, come mai la sua ombra era proiettata davanti a lei? Si voltò di scattò e spalancò paurosamente gli occhi. Una palla infuocata colorava il cielo di mille tonalità di arancio. Si accorse che quello era il piccolo pianeta che aveva visto. 
“Dottore” disse sommessamente.
“Cos…” disse girandosi verso dove Lux stava guardando, ma rimase senza fiato.
“Come hanno fatto ad agire così in fretta, e con un tale disastro?” sussurrò lei.
“è questo che cerco di capire, ci deve essere un'altra crepa nell’ universo.” Iniziò, rivolgendosi più a sé stesso che a qualcuno. “ Quando ho cercato di ritornare, dopo essermene andato via da te, ho trovato solo spazio in questo posto. Non c’ era niente altro. Ma non è possibile che provochi così tanti danni. Non so neanche se possa essere possibile cambiare le cose così in fretta. E in ogni momento, soprattutto.” Ritornare gli aveva provocato solo confusione. Che il tardis fosse danneggiato e che l’ universo andasse bene? Ma i suoi pensieri furono interrotti appena realizzò effettivamente quello che gli aveva detto Lucy.
“Hei, aspetta. Chi ha fatto cosa?” le chiese con un’ espressione perplessa.
“Avrei dovuto dirtelo prima. Io ecco, stavano parlando di una guerra. Quando gli ho ascoltati. Parlavano di una guerra. La più grande.” Disse, osservandosi ancora intorno.
“Con calma, guardami” le disse prendendola piano per le spalle. “Cos’ hai sentito esattamente? Per favore, è importante, anche se penso che lo veda anche tu che è importante anche se ormai niente segue più una logica!”esclamò, mettendosi le mani sui capelli e spettinandoli tutti. “Però è affascinante, non trovi?” disse con la solita aria da scemo.
“Smettila! Io la trovo solo una grande scocciatura!” anche se pensò, senza questa grande scocciatura forse ora sarebbe già diretta a Milano. No, non poteva certo definirla così... Piuttosto, un colpo di fortuna. Beh non molta fortuna però, per gli strani tipi con il mantello scarlatto. Ci riflettè ancora un po’ in silenzio, mentre lui la osservava con impazienza.
“È fuori dal normale e basta” concluse infine. 
“Bene, dopo le tue lunghe elucubrazioni, potrei sapere cosa hai sentito esattamente?” le disse in tono esasperato.
“Quanto sei noioso! Niente, dicevano di voler iniziare una guerra per…” e si ricordò il dettaglio più importante. “Ma certo! Per uccidere tutti quanti!” esclamò “Loro volevano neutralizzare tutto il loro popolo!” 
“E hanno detto come si chiamava il loro popolo!?” gridò sul punto di esplodere.
“I SIGNORI DEL TEMPO!”
  
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