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Autore: Maiwe    12/02/2014    6 recensioni
Drabble, flash e oneshot a tema Legolas, nate da varie sessioni di "Drabble Night" delle Muse.
#1 - "Inchiostro verde":
Il padre guarda il figlio, e sa che dovrà lasciarlo andare, un giorno. Dovrà separarsene.
#2 - "Rosso vermiglio":
"Finché ci saranno Elfi su questa terra, amico mio, il Pan di Via non mancherà."
#3 - "Piove. Di nuovo.":
"Sta calando la notte. Torna a dormire, Ion nìn."
#4 - "Un gomitolo di strade":
"Dalle metafore può nascere l'amore."
#5 - "Ad Ovest!":
"Ricordavo il silenzio perché avevo la mente offuscata da ricordi rumorosi."
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gimli, Legolas, Thranduil, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Pacchetto 1: 


- Fratelli non veri fratelli

- Mare

- Vermiglio


________________________________________


“Tutto qui?”

Non riusciva a non essere Nano neanche per un secondo, a essere meno Nano.

“Tutto qui, sì. Ti pare poco? Un'immensa distesa di blu, che si fonde col cielo... l'infinito.”

“E capirai. E' acqua, mio caro, soltanto acqua. Solamente voi Elfi potreste perdere la testa per una cosa così banale e... e spaziosa!” Brontolando, Gimli si sedette. Guardarlo stare seduto sulla sabbia era un'immagine surreale. Un macigno rosso vermiglio che borbottava come un pentolone, circondato da aria, vento, nuvole leggiadre e salsedine che gli increspava la barba.

“E poi, guarda qui! Sabbia ovunque! Nella mia barba ne ho già un giacimento! Niente a che vedere con la polvere, la vera polvere d'oro: ah, quella sì che i Nani sanno apprezzarla. Polvere d'oro che ricopre ogni cosa, come pulviscolo dell'aria.”

Mi sedetti accanto a lui, scanzonato. Si stava davvero bene.

“Mi hai fatto fare i veri chilometri, e tutto per... per questa cosa! Per starcene seduti a guardare il vuoto!”

“Ma non è vuoto, quello che hai davanti agli occhi, amico mio. C'è l'orizzonte, le nuvole, il cielo... e, ovviamente, tutta la distesa del mare.”
“Se dici un'altra volta 'mare', ti strappo i capelli.”
“A proposito”, gli dissi, facendo finta di non averlo sentito, “Che ne hai fatto, poi? Dei capelli della Dama Galadriel, intendo.”
“Come avevo promesso, li ho custoditi cari, è stato un dono prezioso per il mio popolo. E per me.”

Era avvampato di rossore, come se il colore della sua barba si fosse esteso anche a tutta la faccia.

“Li ho custoditi gelosamente. Adesso sono incastonati in un grande vetro, decorato con un degna cornice, altrettanto grande. Li ho lavorati entrambi io, vetro e cornice, con le mie mani.” Se le guardò, le mani, grosse e tozze. Mani da lavoratore, e da soldato.

Continuava a fissarle. Passò le dita sui numerosi calli. Li sfiorò come se non riuscisse ancora a capacitarsi di aver davvero toccato, osare toccare, quella ciocca, i capelli d'oro della Dama della Luce.

Gli porsi del Lembas, e alzò lo sguardo.

“Seriamente? Ma le tue scorte non finiscono mai?”

“Mai, amico mio. Finché ci saranno Elfi, su questa terra, il Pan di Via non scarseggerà.”

Sorrisi, in attesa di quel che sarebbe seguito. Fu divertente osservarlo tentare di rispondere male, con sarcasmo e per istinto, ma trattenersi subito dopo: si guardò nuovamente le mani e sbiancò, per poi diventare, ancora una volta, una burbera pentola di fagioli color vermiglio.

  
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