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Autore: sensibility    16/02/2014    5 recensioni
Bella ha solo ventidue anni quando si ritrova sola, senza un tetto sopra la testa e senza un soldo in tasca, costretta a crescere una bimba di pochi mesi senza l'aiuto di nessuno. E' proprio quella bimba il motivo per cui suo padre, furioso, l'ha cacciata di casa senza pensarci due volte. Bella decide allora di lasciare la città in cui è nata e cresciuta e che tanto l'ha fatta soffrire nella sua vita per trasferirsi in un piccolo paese sperduto tra le montagne dove troverà un lavoro, una casa, dei nuovi amici, una famiglia. E chissà che con il tempo non riesca ad aprire di nuovo il cuore all'amore...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ecco il nuovo capitolo! Ci ho messo un po’ a scriverlo ma non sono riuscita a trovare più di qualche minuto ogni tanto per scrivere e così le idee facevano fatica a lasciarsi mettere per iscritto ma alla fine ce l’ho fatta.
Spero il capitolo vi piaccia. Conoscerete un nuovo personaggio, anche se non sarà chi pensate voi…
Buona lettura!
A presto,
Sensibility


Capitolo 3


Dopo aver riordinato la cucina e aver fatto sparire qualsiasi traccia della colazione, ad eccezione del dolce profumo che avrebbe continuato ad aleggiare per la stanza qualche ora ancora, Esme mi propone di fare un giro per la fattoria. La sera prima mi ha mostrato la casa ma mi assicura che devo assolutamente vedere la stalla e il giardino sul retro, su cui la mia stanza si affaccia.
Con un sorriso accetto e vado a cercare Lily che è sparita da qualche minuto con Carlisle ed Emmett che sento ridere nella stanza accanto; quando esco dalla cucina ed entro in soggiorno, la scena che mi trovo davanti mi strappa una risata che contagia anche Esme, accanto a me: Carlisle ed Emmett sono a gattoni sul folto tappeto della sala mentre la mia piccola bimba, in piedi tra i due uomini, finge di portare a spasso due grossi cani molto ubbidienti.
“Tesoro, che stai facendo?” chiedo, avvicinandomi al trio e accucciandomi accanto a Lily che si gira verso di me con un enorme sorriso sul volto e indicando prima Carlisle e poi Emmett, esclama allegra: “Pongo e Tobia.”
“Ma che bei cagnolini” mormoro con un sorriso, imbarazzata dalla situazione, ma i due uomini non sembrano scocciati dal doversi fingere due animali, anzi si stanno divertendo quando Lily.
“Pongo e Tobia?” chiede Esme, guardandomi con un’espressione pensierosa. “Mi suonano famigliari. Pongo non è il dalmata de ‘La carica dei 101’?”
Annuisco con un sorriso. “Tobia, invece, è il cane di ‘Cenerentola’. Sono le sue storie preferite.”
“Immagino che ti abbia fatto vedere quei cartoni fino alla nausea” ridacchia Esme con lo sguardo che corre alla libreria dove alcune vecchie videocassette, ormai completamente ricoperte di polvere, le riportano alla mente i tempi in cui i suoi figli si ostinavano a vedere sempre gli stessi cartoni animati. “Ricordo che quando Emmett era un bambino voleva vedere sempre Peter Pan. Lo conosceva a memoria ma ogni volta restava incollato allo schermo con lo sguardo che gli brillava per l’entusiasmo. Alice, invece, preferiva ‘La Bella Addormentata nel Bosco’.”
Sorriso, rendendomi conto che i loro caratteri rispecchiano bene le preferenze di quando erano bambini, ma scuoto la testa pensando a Lily che quei cartoni non ha mai avuto la possibilità di vederli. Rimango in silenzio, sentendomi a disagio ad ammettere di non aver avuto nemmeno i soldi per comprare un dvd di quei cartoni animati che tanto ama, e così cambio discorso. “Lily ha sempre adorato gli animali. In tutte le storie deve essercene almeno uno altrimenti non sono delle vere storie, dice” e ridacchio, ripensando alla serietà con cui me lo ha detto la prima volta.
“Lily, tesoro?” la chiama Esme, facendomi l’occhiolino. “La tua mamma mi ha detto che ti piacciono gli animali.” Lily si volta verso la donna, lasciando perdere il gioco, permettendo così ai due uomini di alzarsi finalmente da terra; tutta l’attenzione della mia bimba è ora per Esme. “Sai che noi abbiamo tantissimi animali? Ti va di andare a vederli?”
Gli occhi di Lily si spalancano, brillando di una luce che non vedo spesso sul suo volto, e la sua bocca si apre in un sorriso enorme e felice. Senza nemmeno pensarci un secondo, annuisce con forza, trattenendosi a stento dal saltellare per l’eccitazione.
“Allora vieni con me, piccola, che ti porto a vedere tutti gli animali che ci sono” esclama Emmett, porgendole la mano. Solo allora Lily mi guarda, chiedendo il mio permesso come le ho insegnato; sa di non potersi allontanare con qualcuno senza chiedere, soprattutto se non lo conosce bene.
Sorrido e annuisco. “Ci andiamo insieme, che ne dici?”
Lily annuisce e corre a prendermi la mano per poi trascinarmi da Emmett che le sta ancora porgendo la mano con un sorriso così dolce da stringere il cuore; è in quel momento che capisco di fidarmi di quella famiglia tanto da affidarle la persona, per me, più importante al mondo e questo mi terrorizza ma lo nascondo dietro un sorriso.
“Forza, bimbe, muoviamoci!” esclama Emmett con un vocione che mi fa sobbalzare, facendolo ridacchiare. Gli lancio un’occhiataccia, con il risultato di farlo ridere ancora di più, e chiedo scontrosa: “Bimbe?”
“Bimbe” ripete lui, annuendo deciso, e con Lily che stringe la mano a me e a lui, saltellando entusiasta, usciamo di casa, seguiti da Esme e Carlisle che ci saluta poco dopo per andare a lavorare.
Il sole scalda l’aria e illumina l’immenso giardino che circonda la casa, colorato dalle migliaia di foglie cadute dagli alberi ormai quasi completamente spogli che tingono di rosso, giallo e arancio il paesaggio.
Emmett ci guida lungo il vialetto che gira intorno alla casa, lasciandoci alle spalle la strada che porta al villaggio e che ho percorso solo il giorno prima. Il sentiero ricoperto di ghiaia bianca scricchiola sotto i nostri piedi e ci porta fino ai margini del prato dove svettano due costruzioni in legno chiaro, lo stesso legno chiaro degli alberi che circondano la radura: una grande e ampia, con un enorme portone spalancato e ampie finestre allungate riparate dalle intemperie dal tetto spiovente, e l’altra più piccola, con una porta ben chiusa e una sola finestra, sopra l’entrata, simile agli oblo delle navi.
“La nostra è una piccola fattoria” spiega Emmett, guardandomi con un sorriso, e quando il suo sguardo si posa su Lily la sua voce assume un tono che mi fa nascere un sorriso divertito. “Abbiamo tantissimi animali e quando arriva la bella stagione, persone da tutto il paese vengono qui per le passeggiate a cavallo che offriamo, per assaggiare il nostro formaggio o il latte appena munto. Alcuni vengono solo per giocare con i nostri cuccioli.”
“Cucioli?” chiede Lily, alzando il suo visino confuso su di lui, che sorride e annuisce: “Abbiamo sempre tanti cuccioli che girano per la stalla. Vuoi vederli? Non ci sono solo cani ma anche vitellini, agnellini e un paio di capretti. Sono sicuro che tu non hai paura, non è vero?”
“No bau?” chiede contrariata, Lily ha sempre amato i cani e sapere che non ce ne sono è la notizia peggiore che potesse ricevere. Il broncio che mette su manda in agitazione Emmett che mi guarda alla ricerca disperata di un aiuto.
“È un po’ delusa che non abbiate qualche cagnolino con cui giocare” gli spiego, posando una mano sulla testa di Lily che non distoglie il suo sguardo da Emmett.
Esme, che era rimasta qualche passo dietro a noi, si avvicina alla seconda struttura, quella con la porta chiusa e attira la nostra attenzione prima di aprirla. “Sai, tesoro, credo che qui ci sia qualcosa che ti piacerebbe vedere.”
Lily si volta e punta i suoi grandi occhi tristi sul volto di Esme che sorride e apre finalmente la porta, lasciando uscire la confusione che era rinchiusa dentro. Riconosco subito le urla di decine di cuccioli, i loro uggiolii, i ringhi e qualche sbuffo scocciato di cani più grandi che cercano di riportare l’ordine. Anche Lily riconosce in pochi secondi i rumori che sente e la sua manina, ancora stretta alla mia, ha un fremito e stringe con ancora più forza del solito.
“Bau?” chiede per avere una conferma. Esme annuisce e le fa un cenno verso l’interno del piccolo fienile, invitandola ad entrare e ammirare con i propri occhi i cuccioli che aspettano solo di giocare con lei. Lily non se lo fa ripetere due volte e mi trascina con tutta la sua forza all’interno di quello che mi rendo presto conto essere il fienile. Dietro una colonna di fieno che arriva quasi fino al soffitto troviamo nove esuberanti palle di pelo che non appena ci vedono arrivare, ci corrono incontro travolgendo Lily. La tengo in piedi afferrandola per le braccia prima che finisca a terra; i cuccioli, eccitati alla vista di due sconosciute, si alzano sulle loro zampette e assalgono Lily, leccandola tutta dalla testa ai piedi.
Preoccupata, le stringo le mani con forza per evitare che cada sotto il peso di tutti quei batuffoli e mi affretto a controllare che non si sia spaventata per l’assalto che sta subendo ma la sento ridere e mi tranquillizzo.
“Bau!” esclama Lily, ridendo, e con la poca forza che ha cerca di liberare la sua manina dalla mia presa per poter giocare con i cuccioli che l’hanno leccata ormai ovunque, ricoprendo di saliva il suo vestito e il suo viso.
“Sì, tesoro, sono dei cuccioli bellissimi” le sorrido, ammirando i cani che ci circondano cercando in tutti i modi di attirare la nostra attenzione. Conosco poco i cani, mio padre non mi ha mai permesso di averne uno da bambina e i pochi che ho visto nella mia vita erano i randagi che incontravo per strada, ma questi sono sicuramente di razza; sono grandi, dal pelo folto e piuttosto lungo, con i colori che vanno dal bianco al nero passando per tutte le tonalità del marrone. Il pelo sembra così soffice e caldo che invita a infilarci le mani ed è ciò che faccio senza nemmeno accorgermene con uno dei cuccioli, un maschietto bianco, nero e caramello che si diverte a mordicchiarmi le dita. A qualche metro da noi, seduti su un mucchio di paglia, i genitori dei cuccioli ci osservano, tenendo d’occhio i figli per assicurarsi che stiano bene e che non combinino disastri.
Accanto a me Lily si è seduta per terra e gioca con un cucciolo dal pelo bianco punteggiato con sfumature di tutte le tonalità del marrone, dal beige più chiaro al caramello fino al caffè. Sorrido, rendendomi conto di non averla mai vista tanto felice com’è oggi.
“Sono carini, non è vero, Lily?” chiede Esme, guardandola con un sorriso. La mia bambina alza lo sguardo e annuisce, riportando subito la sua attenzione al suo nuovo amico che le lecca le dita ad ogni coccola che riceve.
“Credo si sia appena innamorata” rispondo con un sorriso, indicando i due che giocano tra la paglia. “Sarà difficile farla allontanare.” E mi rendo conto che è vero, sarà molto difficile portarla via non solo dai cani ma anche da questa casa e dalla famiglia che ci ha accolto in modo tanto gentile, facendoci sentire per la prima volta accettate.
“Non è necessario” risponde Esme e accucciandosi accanto a Lily le propone: “Se ti piacciono così tanto, puoi averne uno.”
Lily alza lo sguardo sulla donna, con gli occhi che le brillano per la felicità, e si ritrova a fissarla in silenzio, incapace di rispondere. La proposta di Esme ha scioccato Lily tanto quanto me e mentre la mia piccola è paralizzata e silenziosa, io mi ritrovo a balbettare una risposta: “Non puoi. Lily è troppo piccola, non saprebbe come prendersene cura.”
“Imparerà” mi interrompe lei, tranquilla, ma io scuoto la testa obiettando: “Non ho i soldi per comprarlo.”
“Non ti ho chiesto dei soldi” mi fa notare lei con un sorriso divertito davanti alla mia espressione scioccata, tanto simile a quella di Lily. “È un regalo. Per Lily.”
“Non potrei mantenerlo” ribatto ancora. “Riesco a malapena a prendermi cura di Lily, non potrei trovare i soldi per dare da mangiare anche a un cane.”
Esme mi sorride dolce. “Ora vivete qui. Non ti devi preoccupare di questo. Non abbiamo molti soldi e non ti posso pagare ma ti ho promesso vitto e alloggio per te e la bambina e questo vale anche per il cane, se decidi di accettare la mia offerta.”
La guardo sempre più scioccata e finalmente pongo la domanda che dal giorno prima mi frulla per la testa. “Perché?”
“Perché cosa?” chiede lei, confusa.
“Perché fai questo per noi? Non ci conosci nemmeno e non hai veramente bisogno del mio aiuto, potresti cavartela benissimo anche senza di me.”
Il sorriso di Esme si spegne per un secondo, un solo istante che potrebbe farmi pensare di essermelo immaginato ma quando il sorriso torna sul suo volto, gli occhi rimangono spenti mentre si guarda intorno. Risponde poco dopo, posando il suo sguardo su Lily. “Quando hai bussato alla mia porta ieri, avevi negli occhi uno sguardo così disperato che mi ha spezzato il cuore ma nonostante tutto hai finto una gioia e un’allegria che non avevi quando la tua bimba è corsa da te. Non potevo mandarti via.” So che mi sta nascondendo qualcosa, lo posso leggere nei suoi occhi, ma non ho alcun diritto di farle delle domande quando io per prima non voglio parlare del mio passato. Così mi limito a ringraziarla. “E poi il tuo aiuto mi serve veramente” aggiunge, voltandosi verso di me, “anche solo per tenermi compagnia. Sono sola quasi tutto il giorno.”
“Sono felice di poterti aiutare, in qualsiasi modo.”
“Allora accetta il mio regalo.” La guardo a lungo, pensando a tutti i pro e i contro del tenere un cane con me e i motivi per rifiutare sono notevolmente più numerosi e più pesanti ma tutto ciò a cui riesco a pensare è il sorriso di Lily e il dolore che le darò se non accettassi. “Può restare qui e crescere con i genitori” propone Esme, vedendomi incerta. “Sarà addestrato con i suoi fratelli e le sue sorelle e tu non dovrai mai preoccuparti di nulla ma apparterrà a Lily e per questo non sarà mai venduto come invece capiterà agli altri cuccioli.”
“Mamma” mormora Lily, tirando piano i miei pantaloni per avere la mia attenzione. Abbasso lo sguardo su di lei e sorrido, vedendo il cucciolo con cui giocava prima seduto accanto a lei, docile e silenzioso come non è mai stato da quando siamo arrivati.
Sospiro e mi inginocchio davanti a lei, tenendola stretta per i fianchi. “Tu vorresti uno di questi cuccioli, vero amore?”
Lily annuisce piano, seria. Sospiro di nuovo e sorrido. “D’accordo, puoi sceglierne uno” le concedo e all’improvviso mi ritrovo Lily appesa al collo, con le sue braccia strette intorno a me che mi ripete all’infinito: “Ace, ace, ace, ace!”
Ridacchio e ricambio il suo abbraccio, lasciandole un bacio sulla testa. “Ringrazia Esme, amore. È suo il regalo.”
Lily obbedisce e ringrazia Esme, lasciandole un bacio sulla guancia. “Hai già scelto quale vuoi, tesoro?” chiede Esme, sorridendole dolce. Lily annuisce e indica il cucciolo color caffè che la fissa seduto con la coda che spazza il terreno, tanto è impaziente di tornare a giocare. “Un’ottima scelta. Jacob!” chiama Esme, alzando la voce, e subito un ragazzo, che avrà circa la mia età, alto e muscoloso con un sorriso così bianco da far risaltare il colore ambrato della sua pelle, si avvicina a noi lanciandomi un’occhiata incuriosita che fa brillare i suoi occhi scuri come la notte.
“Ha chiamato, signora?”
Esme annuisce. “Questa bella signorina ha scelto il suo cucciolo” spiega, indicando con un cenno della testa Lily che stringe con forza il suo nuovo amico, quasi temesse di vederlo sparire da un momento all’altro.
“Molto bene” risponde e accucciandosi davanti a Lily, le chiede: “Hai già deciso come lo vuoi chiamare? Così gli metto una bella medaglietta e nessuno potrà portartelo via.”
Lily mi lancia un’occhiata, sentendosi a disagio vicino a un uomo che non conosce, così mi avvicino, posandole una mano sulla spalla per rassicurarla. “È un maschio, vero?” chiedo e l’uomo annuisce. “Come lo vuoi chiamare, amore?”
Lily ci pensa qualche minuto, poi mi guarda ed esclama: “Oliver!”
“Oliver?” le chiedo sorpresa e quando lei annuisce decisa, sorrido e annuisco a mia volta dando il mio ok. “E Oliver sia. Ti piace il tuo nuovo nome?” chiedo, lasciando una carezza sulla testolina del cane che mi lascia una leccata veloce sulla mano prima di correre da Lily e tirarla per la giacca, invitandola a giocare. Lei non se lo fa ripetere due volte e si lancia nel gioco con i cuccioli, dimenticando tutto il resto.
“Va bene, Oliver” annuisce Jacob. “Il veterinario verrà domani. Se mi lasci i tuoi dati, faccio intestare il cane a te.”
“Grazie. E grazie anche a te, Esme” aggiungo, voltandomi verso la donna. “È il regalo più bello che Lily abbia mai ricevuto. Sarà difficile farla separare dal suo nuovo cagnolino.”
“Non lo deve fare” risponde Esme con un sorriso. “Jacob penserà ad addestrarlo e a insegnare a Lily come comportarsi con un cane. Se non combina troppi disastri, lo puoi fare entrare in casa. Quando i miei figli erano piccoli, c’erano sempre cuccioli in giro per casa.”
“Non voglio sconvolgere le vostre abitudine più di quanto non abbia già fatto.”
Esme scuote la testa. “Invece ti assicuro che qualche cambiamento non sarebbe affatto male. Lily porterà un po’ di allegria. Hai visto stamattina! Erano anni che non vedevo Carlisle ed Emmett ridere tanto, per non parlare del fatto che erano a quattro zampe sul tappeto del salotto.”
Ridacchio, ricordando la scena a cui abbiamo assistito quella mattina. “Sarà solo per qualche giorno” assicuro ma subito Esme mi interrompe: “Non ci pensare nemmeno. Resterai qui tutto il tempo che vorrai. Ora devo andare a fare la spesa o non tornerò in tempo per preparare il pranzo agli uomini. Ti serve qualcosa?” mi chiede e rimango sorpresa dal tono tranquillo della sua domanda, come se fosse normale preoccuparsi anche per me.
“Posso andare io a fare la spesa, se vuoi” propongo.
“Non credo che Lily voglia allontanarsi dal suo cucciolo.”
Guardo Lily e devo ammettere, mio malgrado, che se provassi ora a portarla via scatenerebbe il finimondo. “Non credo che vorrà mai allontanarsi da lui.”
Esme si lascia andare a una risata divertita. “Ti serve qualcosa? Per te o per Lily?”
Guardo la donna indecisa se accettare il suo aiuto ma alla fine sono costretta a cedere, pensando a Lily e a quello di cui ha bisogno. “Ho finito i biscotti di Lily e qualche altra cosa per lei” mormoro, evitando il suo sguardo, imbarazzata.
“Ottimo, scrivimi tutto qui e te lo prendo.” Mi porge un foglio di carta su cui ha scritto con grafia ordinata e precisa tutto ciò che le manca in casa; aggiungo in fretta le poche cose di cui ho bisogno e le restituisco tutto. “Per te non vuoi nulla?” chiede, dando una letta veloce alle voci che ho aggiunto.
Scuoto la testa. “Dopo ti restituisco i soldi che hai speso.”
“Vitto e alloggio, ricordi?” chiede, facendomi l’occhiolino, poi sorride ed esclama: “Bene, sarò di ritorno tra un paio d’ore. Se a mezzogiorno non sarò ancora tornata, ti dispiace mettere a bollire l’acqua per la pasta?”
“Certo che no!” esclamo subito. “Preparo io il pranzo, nessun problema.”
“Dovrei tornare in tempo” mi assicura, infilando il foglio ripiegato con cura in tasca, “ma almeno so che non devo fare le corse se ritardo. A dopo!”
E se ne va salutando con la mano e trascinando con sé Emmett, assoldato per portare le borse, che sento borbottare contrariato. La guardo allontanarsi senza riuscire a trattenere un sorriso; quella donna, così materna, disponibile e gentile, mi ha probabilmente salvato da una situazione da cui non riuscivo più a tirarmi fuori.
“È una donna eccezionale” mormora Jacob, notando la direzione che ha preso il mio sguardo e intuendo i pensieri che ne seguono. “Prende a cuore qualsiasi causa persa. Immagino che una ragazza giovane e carina con una bambina al seguito abbia fatto breccia in fretta nel suo cuore.”
Lo guardo sorpresa e mi trovo a inclinare leggermente la testa di lato, come se questo mi aiutasse a capire meglio le sue parole. Ci stava provando con me?, penso ma subito accantono il pensiero assurdo. “Sì, sono una famiglia incredibile.”
“Non tutti nella loro famiglia sono così gentili e bendisposti verso il prossimo” si lascia sfuggire con un certo astio nella voce. Lo guardo confusa mentre Jacob evita con attenzione il mio sguardo, forse rimpiangendo le sue parole avventate.
“Ti riferisci a Rosalie?”
Scuote la testa. “No, lei è solo diffidente ma con il tempo capirà che non sei un pericolo e diventerà molto più gentile. Credo che non abbia avuto un passato facile, è arrivata qui solo un paio di anni fa ma non ne so molto. Io lavoro qui da poco, mi hanno assunto solo due giorni fa, ma sono nato e cresciuto in paese ed è impossibile non venire a sapere certe cose ma quello che ti riporto sono solo le voci che circolano. Non sempre sono attendibili ma in questo caso credo che un fondo di verità ci sia.”
Ripenso a Rosalie, alla freddezza con cui mi ha trattato e all’ostilità che sembrava provare nei miei confronti e posso capire il suo comportamento se in passato ha avuto delle brutte esperienze, in fondo io non riesco ancora a fidarmi di Esme nonostante tutto ciò che ha fatto per me e Lily in meno di ventiquattr’ore.
“Di chi parlavi allora?” insisto, rendendomi conto che ha sviato la mia domanda, evitando così di dover spiegare. Il sospiro che gli sfugge dimostra che ho colpito nel segno.
“Dimentica ciò che ho detto” mormora e lanciando un’occhiata all’orologio, trova una via di fuga: “Devo andare. Ho del lavoro da sbrigare. Tu e la bambina potete restare qui quanto volete ma stai attenta che i cuccioli non escano o dovrò passare il pomeriggio a cercarli ovunque.”
Annuisco e accenno un saluto mentre rifletto sulle parole. Se non si riferiva a Rosalie, di chi stava parlando? A chi dovrei fare attenzione? Non certo a Carlisle o Emmett che hanno giocato con Lily questa mattina come se fosse la loro nipotina; nemmeno Alice, dopo il primo impatto, mi è sembrata contrariata dalla mia presenza o da quella di Lily. Forse Jasper ma qualcosa mi dice che non era a lui che si stava riferendo.
Immersa nei miei pensieri trascorro la mattina seduta in mezzo al fieno, a giocare con i cuccioli in compagnia di Lily che non ho mai visto tanto felice; ride, corre e gioca per ore senza mai cercarmi per avere spiegazioni o per nascondersi da qualcuno che l’ha spaventata. È la prima mattina tranquilla da tanto di quel tempo che nemmeno me lo ricordo e non posso che ringraziare Esme per questo.


 
  
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