Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Jacksonnie    17/02/2014    0 recensioni
"Perchè facciamo male anche alle persone che amiamo?"
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chapter two.
Appena Harry intravise le prime luci dell'alba entrare dalla finestra si alzò dal divano, prese carta e penna e cominciò a scrivere, mentre di tanto in tanto, sul foglio apparivano chiazze di lacrime amare.
«Buongiorno Louis, quando ti sveglierai non mi troverai. Immagino che non ti interesserà, ma... almeno non ti preoccuparerai inutilmente. Non so a che ora torno... non so se torno. Passa una bella giornata. Harry.»
La mano continuava a tremargli e quelle goccie di dolore e tristezza diventarono incontenibili. In mente tornarono a ripetersi quelle parole, quelle frasi dette con tanta cattiveria quanta era la voglia di essere aiutato e di essere davvero amato. Strinse i pugni, cercando di trattenere la rabbia, ma non ci riuscì e il foglietto venne ridotto in piccoli pezzi. Il ricciolo era diventato un uragano di ira e in quel momento avrebbe spazzato via tutto ciò che avrebbe avuto per mano. Li buttò via e andò ad indossare la sciarpa, i guanti e il suo piumino. Aveva l'odore del maggiore -spesso si scambiavano i vestiti e le ultime volte che erano usciti l'aveva usato Louis-. Harry rimase immobile per un attimo, così da far entrare nelle sue narici quell'odore che amava così tanto e che gli mancava. Sospirò e, infilatosi le scarpe uscì di casa. Aveva gli occhi stanchi e spenti, ed erano contornati da due grosse occhiaie dovute alla nottata passata in bianco. Aveva i capelli più scompigliati del solito, ma non gli interessava, credeva di aver perso il suo Loulou, e senza di lui nulla avrebbe avuto più senso.
Camminava senza una meta, imbucando strade mai percorse e che non aveva mai sentito nominare, sperava di imbattersi in ladri o bulli, o semplicemente di perdersi, ma l'unica cosa che alla fine ottenne fu quella di ritrovarsi nel centro di Londra. Entrò in un bar e si sedette ad un tavolo. Lo stomaco gli brontolava, ma non aveva intenzione di prendere nulla, ne' da bere, ne' da mangiare. Era sommerso dagli sguardi curiosi delle persone dentro al locale, e ciò lo fece mettere così a disagio da mandarli tutti a fanculo. Si alzò dalla sedia e se ne andò facendo sbattere porta. Borbottava tra sè e sè quanto fossero maleducate certe persone e continuando a chiamarle con dei nomi non molto carini, ma nonostante questo non riusciva a sentirsi meglio. Sbuffava e si strofinava il viso in continuazione, mentre i brontolii del suo stomaco aumentavano, poi sospirò e chiamò la madre, era stufo di tutti quegli occhi fissi su lui.
Salì in macchina e subito Anne lo strinse tra le sue braccia, erano settimane che non si vedevano e la donna aveva sentito molto la sua mancanza. Harry ricambiò, ma a causa della stanchezza le rimase attaccato solo per pochi secondi. In quel momento le parole non servivano, da quando i loro sguardi si erano mescolati la madre aveva capito tutto.
«Hai litigato con Louis?»
Il ricciolo annuì col capo abbassato, mentre con una mano si teneva uno dei due polsi, pensando a quello graffiato dell'amato e facendo una piccola smorfia di dolore nell'immaginarsi le sofferenze che il più grande aveva subito.
I due parlavano a stento, ogni volta che Anne cercava di iniziare un discorso il figlio ci dava sempre una fine secca. Voleva starsene in silenzio, con lo sguardo fuori dal finestrino e pensando ad un modo per sistemare la situazione... sempre se si poteva.
Appena arrivarono a casa il ragazzo si buttò sul divano e strinse un cuscino, voleva piangere ed urlare, ma la notte prima aveva consumato tutte le lacrime, l'unica cosa che gli era rimasta era il loro amaro sapore e il cuore rompersi di nuovo in tanti altri piccoli pezzi. Si chiese perchè fosse stato così stupido, ma la risposta rimase introvata.
«Mi manca.», sussurrò tenendo il viso nascosto.
Senza Louis Harry era come un fiore senza petali.
Anne lo raggiunse con in mano una tazza di cioccolata calda, ma il ragazzo la rifiutò.
«Non puoi non mangiare più! E' normale litigare, anche con la persona che si ama, ma se c'è vero amore allora ogni cosa si sistemerà. Su, Harry.», diceva con voce dolce, rassicuranete e apparentemente calma. Era spaventata e agitata per il figlio, non sopportava vederlo così, ma purtroppo non poteva fare molto.
Il ragazzo alla fine cedette e sulle labbra della madre apparve un ampio sorriso, anche se non durò a lungo.
Rimase tutto il pomeriggio nella sua città natale, e si sarebbe fermato anche per l'intera nottata se Louis non avesse chiamato al cellulare della madre del ricciolo. Faceva fatica a parlare, a causa delle lacrime che uscivano incesantemente dai suoi occhi e dai continui singhiozzi. Aveva pianto tutto il giorno e i suoi occhi bruciavano come legna al fuoco.
«Anne... per favore... portamelo qua... non ce la faccio più senza lui...»
Gli tremava la voce, si mordeva il labbro inferiore in continuazione e stropicciava tra le mani un fazzoletto ormai completamente bagnato. Dai rumori che provenivano dalla cornetta la donna aveva capito quanto questo litigio avesse distrutto il maggiore. Era ovvio che glielo avrebbe riportato, e se fosse stato necessario avrebbe usato anche la forza.
«Okay, a dopo Lou. -bisbigliò per non farsi sentire- Harry, prendi il giubbotto, andiamo a fare un giro!»
Entrambi si coprirono ed uscirono di casa.
«Dove andiamo?», chiese mentre la madre aveva appena messo in moto la macchina.
«Mh...non lo so, ho solo voglia di fare un giretto.»
Nonostante Harry fosse immerso nei suoi pensieri appena lesse il cartello con su scritto Londra capì quale fosse la destinazione. Cercò di opporsi gridando a sua madre di tornare a casa, ma non l'ascoltò, suo figlio aveva bisogno di una spinta, ed è ciò che avrebbe fatto. Anche se non voleva ammetterlo a nessuno il riccolo voleva tornare e stringere tra le sue braccia la sua dolce metà, chiedergli scusa per tutti i suoi errori e riempirlo di baci fino a farsi consumare le labbra.
L'auto si fermò esattamente davanti alla porta di casa Stylinson, ma il ricciolo rimase seduto sul sedile, legato, con aria nervosa e sbuffando.
«Perchè non vai da lui?»
«Perchè mi ha detto che non vuole vedermi, possiamo andare a casa, adesso?»
«Non è vero! Lui muore dalla voglia di vederti.»

Il ragazzo passò una mano sul viso e scese dalla macchina. Salutò la madre tenendo lo sguardo basso e le mani dentro le calde tasche del cappotto. Pochi secondi più tardi si ritrovò da solo sul freddo marciapiede con davanti agli occhi il grande portone rosso. Quel colore stonava col resto della casa, ma avevano deciso di usarlo lo stesso perchè il rosso è il colore dell'amore, e loro si amavano così tanto.
In quell'istante si rese conto che era l'otto di dicembre, e cioè il giorno in cui si faceva l'albero di Natale.
«Probabilmente l'avrà già fatto.», disse tra se' e se' avvicinandosi sempre più alla porta.
Era indeciso cosa fare: bussare e farsi aprire o entrare usando la chiave di riserva sotto lo zerbino? Dopo qualche minuto di rifelssione prese l'oggetto ed entrò silenziosamente in casa.
«Mhm... manca ancora un po' di sale, meglio aggiungercelo...»
Louis era in cucina e, nonostante la porta fosse aperta non sentì nessun rumore sospetto.
Appena si era svegliato aveva notato uno strano silenzio. Ogni mattina Harry accendeva la televisione o la radio, mettendo il volume al massimo, sopratutto quando passava una delle sue canzoni preferite. Lo aveva cercato per tutta la casa, ma invano, se n'era già andato da parecchie ore. Provò più volte a chiamarlo e a mandargli messaggi, ma aveva il cellulare sempre spento, rimanendo in uno stato di ansia, fino a quando non chiamò Anne. Subito dopo aver chiuso la chiamata decise di preparare la cena, come segno di scusa. Harry gli aveva insegnato qualche ricetta, tra cui quella che stava cucinando proprio in quel momento.
Il ricciolo si era fermato sulla soglia della porta della cucina e notò non solo il disordine che c'era, ma anche la tavola apparecchiata con piatti e bicchieri, quelli che usavano solo in occasioni particolari, con nel centro una candela accesa e la bottiglia di champagne ancora chiusa, e la pentola sul fuoco e la sua dolce metà in pigiama con addosso le pantofole a forma di coniglio e con legato in vita un grembiule, mentre i capelli lasciati liberi dal gel che gli cadevano sulla fronte, dandogli un aspetto così carino e tenero che fece scaldare il cuore al più piccolo e lo fece sorridere.
Improvvisamente Louis si voltò verso di lui. Rimasero in silenzio, si sentivano solo i loro respiri disperdersi per la grande stanza. Per un momento i loro sguardi si incrociarono, ma Harry abbassò immediatamente il capo. Il maggiore, imbarazzato, si girò, dandogli le spalle. Le mani gli tremavano come non avevano mai fatto e il cuore gli rimbombava nel petto.
«Ehm... che cosa stai cucinando?»
Il ragazzo dagli occhi azzurri si rigirò verso di lui e gettò a terra il canevaccio, poi, puntandogli l'indice contro, cominciò a rimproverarlo. «Si può sapere dove sei stato? Ti ho aspettato per tutto il giorno! Non ti sei mai fatto sentire, nemmeno per dirmi se sei ancora vivo! Mi hai fatto preoccupare, e non pensare che solo perchè sto cucinando per te io non sia arrabbiato con te, anzi, ti odio!», gridò con un po' di rossore sulle morbide guance.
Harry aveva capito benissimo cosa Louis avesse voluto dirgli, anche a lui era mancato tanto.
Dalla bocca del liscio uscirono soprannomi come coglione, stupido... mentre il riccolo si sorrideva e gli si avvicinava sempre di più, fino ad essergli così vicino da farlo balbettare e fargli aumentare nuovamente i battiti del cuore. Passò una mano fra i suoi scuri capelli e lo baciò. Ricambiò il bacio e avvolse le braccia attorno al collo del più alto.
«E' inutile che mi baci, io continuo ad odiarti.», ribattè appoggiando la fronte al suo petto.
«Ti amo anche io, piccolo mio.», disse per poi far combaciare di nuovo le loro calde labbra. Fosse stato per lui l'avrebbe baciato per tutta la vita.
Aprirono leggermente le bocche, quanto bastava per far entrare la propria lingua nella bocca dell'altro, ma proprio quando si toccarono furono costretti a separarsi a causa dell'acqua che era fuoriuscita dalla pentola. Il più grande diminuì il fuoco e tornò a far mescolare il celeste dei suoi occhi con il verde smeraldo del ricciolo e facendo formare sul viso un sorriso così grosso da far quasi male alle guance. Erano fermi, l'uno davanti all'altro, am era come se stessero facendo l'amore.
Una volta cotta la pasta i due innamorati cominciarono a mangiare e a bere, bindando a loro.
«Ti chiedo scusa per tutto: per non esserti stato davvero accanto, come avrei dovuto fare, per averti fatto preoccupare inutilmente...»
«Stai zitto e mangia. Ti amo.»
«Ti amo anch'io e adesso...apri la boccuccia.»
«Co...»
, non fece in tempo a concludere che Harry gli mise in bocca una forchettata di spaghetti al ragù.
Louis provò di nuovo a parlare, ma il più piccolo lo imboccò di nuovo. Alzò gli occhi al cielo, ma lo lasciò fare, il suo amato si stava divertendo, e l'importante era quello.
Dopo aver terminato e pulito la cucina i due piccioncini si spostarono sul divano tornando a baciarsi, a coccolarsi, a ripetersi quanto si amassero, dimenticando quasi completamente di addobbare il verde abete posto vicino al televisore.
«Non voglio più che ti fai male.», disse afferrando le sue braccia per baciargli i profondi tagli.
«Te lo prometto, ma... l'albero?»
«Giusto! Hai tirato fuori anche le palline?»

Louis scosse la testa, così Harry si alzò e portò nella stanza l'enorme scatola. Piano piano la pianta cominciò a prendere colore, e ad ogni pallina che appendevano si lasciavano un bacio sulle labbra. Mancava solo il puntale. Veniva messo sempre dal ricciolo, ma non quella volta, voleva metterlo il maggiore, l'unico problema era che l'albero era più alto di lui, per metterlo avrebbe dovuto usare una sedia o... Harry lo alzò prendendolo in braccio e la pianta fu finalmente pronta. I due amanti tornarono a sdraiarsi sul sofà di pelle riprendendo a baciarsi con foga, con passione, con dolcezza come avevano la prima volta, dopo che si erano dichiarati. Da quel giorno il più piccolo promise a se stesso che sarebbe cambiato, sarebbe stato un marito migliore, perchè il suo Loulou non meritava di soffrire.

«Tu sei un essere speciale, ed io avrò cura di te.»
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Jacksonnie