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Autore: I_am_sherlocked    17/02/2014    1 recensioni
«Pensi di aver visto tutto? Beh, pensa di nuovo. Fuori da queste porte, potremmo vedere qualsiasi cosa. Potremmo trovare nuovi mondi, terribili mostri, cose impossibili. E se vieni con me, niente sarą pił lo stesso.»
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Jane vattene. Scappa. Fa qualcosa, ma non rimanere lì, impalata a fissare la misteriosa cabina blu. Ma no. Lei non ascoltava mai quello che le diceva la sua mente. Per questo si prendeva costantemente cotte per uomini più grandi, o peggio.. Famosi. Certo, era davvero tanto intelligente come ragazza, ma le emozioni riuscivano a offuscare la ragione, che in quel caso le serviva. Però la curiosità era troppa. Se in quel momento fosse scappata e tornata a casa avrebbe passato tutta la notte a chiedersi come fosse arrivata là quella cabina e perché al suo interno si sentivano strani rumori.
 
Scosse la testa e tornò alla realtà, cercando di essere razionale. Doveva per forza esserci una spiegazione. Qualcosa che potesse comunque spiegare la comparsa della cabina proprio lì.
La ragazza si rialzò, fregandosene del fatto che si fosse sporcata gran parte dei vestiti, e alzò lo sguardo.
 
Non avrebbe dovuto farlo. Sentì il cuore iniziare a battere velocemente, forse troppo e per un momento si chiese se stesse morendo. Aveva l’impressione che il cuore le sarebbe uscito dal petto prima o poi. Che succede Jane? Riprenditi.
 
Il suo sguardo si posò sul cravattino e vagò per tutto il suo corpo: dal ciuffo color nero, alla camicia un po’ sgualcita fino alle carpe. Rimase in quella posizione per circa un minuto, finché l’uomo spazientito le posò un dito sulla fronte.
 
«Sei viva, vero?» Chiese lui sorridendo.
 
Ogni secondo che passava sembrava durare un’eternità. E quegli occhi verdi erano ancora posati sul suo volto. Per la prima volta Jane provava imbarazzo.
 
«Sì. Penso proprio di sì.» Rispose cercando inutilmente di nascondere l’imbarazzo. Ormai era diventata color paonazzo.
 
Il sorriso sul viso dell’uomo si allargò fino a diventare una vivace risata. Sembrava quella di un bambino, in netto contrasto con quei occhi stanchi e vecchi.
 
«E comunque scusa.» Aggiunse.
 
Jane alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi, ma si ritrovò a doverlo abbassare nuovamente. Non le era mai capitato e anche se non voleva ammetterlo, era terrorizzata.
 
«I vestiti li posso lavare. Stia tranquillo.» Cercava di essere il più naturale possibile, anche se la bocca si era improvvisamente seccata, così come la gola. Anzi no. Sentiva la gola prendere fuoco. Le bruciava tutto e Dio.. Era tutta colpa sua. Di quel buffo uomo con un cravattino e un sorriso sempre stampato sul volto.
 
«Giusto. Beh, io non li lavo mai. E neanche mi piacerebbe.» A quella frase assunse un’espressione simile a una smorfia.
 
Lei rimase immobile. Avrebbe voluto ridere, ma per educazione non lo fece, forse anche perché con la gola in quello stato non ci riusciva. Che poi.. Per quale motivo le bruciava la gola?
 
«Ma non mi sono presentato! Ah che sbadato. Scusami, la vecchiaia inizia a farsi sentire. Sono il Dottore e tu sei..?» Si passò una mano sul ciuffo, tentando di aggiustarselo. Cosa che fece anche con il cravattino poco dopo.
 
«Beh..» Niente. Le parole le morirono in bocca.
 
«Fantastico! Ho sempre desiderato incontrare qualcuno che si chiamasse Beh! Mi piace!» E detto questo prese a gesticolare.
 
E Jane inutilmente cercò di spiegargli che il suo nome non era quello, ma alla fine si arrese. Era una battaglia persa già dall’inizio poiché lui non smetteva neanche un secondo di parlare. Iniziò a raccontare di avventure fantastiche, di quanta gente famosa aveva conosciuto e poi di compagne. Si soffermò su quel termine per un bel po’ e cominciò a ripetere di quanto erano state fantastiche. Nei suoi occhi si poteva intravedere un misto di malinconia e dolore.
 
«Dovrei rientrare a casa.» Dovresti Jane, dovresti. Ma perché resti lì? E’ come se il tuo corpo non volesse muoversi, vero?
 
In effetti era vero. Non aveva nessuna intenzione di andarsene. Quell’uomo riusciva a incuriosirla a tal punto di spingerla verso l’interesse. Perfetto. Ti sei innamorata, vero? Stupida. Lo sai come finirà.
 
 
Quanto era passato? Un’ora? Sì, probabile. Ormai la giovane si era lasciata andare ai racconti del Dottore. Ogni frase, ogni parola, ogni singola lettera era musica per le sue orecchie. Sarebbe rimasta volentieri ad ascoltarlo per tutto il giorno. Ovviamente non poteva.
 
«E’ grave essere diversi?» Se ne uscì improvvisamente lei.
 
Lui si voltò verso la giovane con un triste sorriso sulle labbra.
 
«E’ grave sforzarsi di essere uguali.» Era come se avesse capito tutto, così rimase a guardarla per qualche secondo negli occhi con aria paterna. Dopotutto poteva essere la nipote di sua nipote. Insomma, lui era sicuramente troppo grande e lei troppo innocente.
 
Si limitò a guardarla. Quello sguardo le disse tutto quella che c’era da dire. Jane, smettila di torturarti l’anima per un uomo che neanche conosci. Eppure le sembrava di conoscerlo da una vita.
 
Lui le aveva spiegato tutto. Del suo vero essere, della cabina, delle sue vecchie rigenerazioni. Quella parte non l’aveva ben capita, ma non le importava. Neanche si chiese perché stesse parlando con un alieno. Che poi non lo era. Non agli occhi di Jane.
 
Se dobbiamo essere strani facciamolo insieme.”
 
Lei si morse un labbro per non dire cose di cui poi si sarebbe pentita e con un veloce movimento della mano si spostò una ciocca di capelli dal pallido viso. Tante volte le chiedevano se era un vampiro. Tanto per prenderla in giro. Però al momento non voleva pensarci. C’era lui e questo le bastava.
 
Il Signore del Tempo invece sembrava molto deciso a non lasciarsi troppo andare. In verità non lo faceva mai, beh.. Quasi mai. Si aggiustò più volte il cravattino, forse per imbarazzo, o forse solo perché gli andava. Erano ben dieci minuti che nessuno dei due parlava, ma alla fine lui si decise ad aprir bocca.
 
«E tu cosa fai nella vita?»
 
Mi deprimo. Bello, eh?

 
  
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