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Autore: Mary CM 93    18/02/2014    0 recensioni
La storia di una ragazza, Angelique, dei suoi drammi famigliari, dei suoi amori e dissapori...di una ragazza bellissima, che vive giorno per giorno, un piccolo dramma dentro di sè...che tenterà di evadere da una realtà che l'ha sempre schiacciata...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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“Che ci fai già qui? Avevi detto che saresti tornata dopo cena!”. Simon mi aprì la porta di casa sua con un’espressione visibilmente perplessa.
 
“Ci sono i tuoi in casa?” - gli domandai, io, risoluta.
 
“No, c’è solo il fidanzato che mi hai chiesto di intrattenere settimanalmente!” – esclamò ironicamente lui, ma lo scansai ed entrai: “Bene, così posso urlare liberamente! Dov’è quell’idiota del tuo amico?”.
 
Simon, con un gesto, m’indicò le scale, che portavano alla sua camera da letto e poi mi seguì mentre io le percorrevo in fretta e furia.
 
Quando Jean mi vide spuntare dal nulla, fu sorpreso: “Amore, ma dove sei stata tutto questo tempo?”.
 
“A trovare dei validi motivi per lasciarti!” – gridai, senza esitare un istante.
 
Jean e Simon si scambiarono uno sguardo accigliato, così decisi d’iniziare quello che sarebbe stato un discorso fin troppo lungo: “Ci sei solo andato a letto qualche volta con Rebecca, vero? Tre anni, tre maledetti anni di fidanzamento! Mi merito di essere presa in giro in questo modo, forse?”.
 
Jean si rivolse immediatamente all’amico: “Gliel’hai detto?”.
 
Tuttavia, prima che Simon potesse rispondere, fui io ad aggredirlo: “Lo sapevi e non me ne hai mai parlato?”.
 
“Non me l’hai mai domandato Angelique” – tentò di difendersi Simon, ma diede decisamente la risposta errata.
 
“Ah, quindi te lo avesse esplicitamente chiesto, tu le avresti spiattellato tutto, anche quando avevi promesso che avresti taciuto? Bell’amico…” – Jean lo aveva appena trattato come se Simon avesse commesso uno dei peggiori reati, così presi le sue parti.
 
“Non è stato lui a dirmelo, Jean! L’ho scoperto da sola!”.
 
“Ti avevo detto di non indagare sul mio passato, ne avevamo parlato più volte, anche ultimamente!” – Mi rispose severamente Jean, nel vano tentativo di farmi sentire colpevole.
 
“Infatti, non sono andata in cerca d’informazioni, mi sono arrivate casualmente, per una serie di eventi ed incontri che non so se definire fortunati o meno!”.
 
Ci fu un secondo di silenzio, poi Jean riprese la parola: “E questi eventi riguardano il mercoledì? Non sono stupido, Angelique, tutti i pomeriggi in cui sparisci e ti fai sentire quando ormai è notte fonda…mi vuoi dire che fai?”.
 
Trassi un profondo respiro: “Vado da una stramaledetta psicologa, di certo non ti tradisco, non come tu facevi con Rebecca, e magari fai anche con me!”.
 
Jean rimase inizialmente senza parole, ma poi si voltò nuovamente verso Simon: “Tu lo sapevi! Per questo ogni mercoledì mi proponi qualche giornata “solo uomini”, non è certo perché hai piacere di stare con me, no, è perché sei occupato a coprire le bugie di qualcun altro. Ma poi si può sapere perché tenermi all’oscuro di una cosa del genere? E soprattutto, perché dirlo a Simon, ma non a me! Credevo di essere importante per te, Angelique! Faccio i miei complimenti ad entrambi, ad un migliore amico ed una fidanzata che si divertono a mentirmi!”.
 
Prima che io potessi urlargli contro, Simon alzò la voce: “Adesso basta! Andate fuori da casa mia a discutere dei vostri problemi di coppia, sembrate due adolescenti isterici, ma soprattutto, non provate mai più ad accusarmi di essere un bugiardo o un pessimo amico, perché se voi non sapete gestire la vostra relazione ed essere sinceri l’uno con l’altra, io non ho colpe, anzi, direi che potete ritenervi fortunati del fatto che io copra sempre tutte le vostre cazzate!”.
 
E fu così che Simon, furente come mai l’avevo visto prima d’allora, ci accompagnò alla porta e ci congedò bruscamente.
 
Io e Jean, invece, avremmo dovuto fare i conti con le nostre menzogne, con le nostre paure, la fragilità, la rabbia ed il rancore, i troppi dubbi mai leniti. Un passato inaspettato, un presente taciuto ed un futuro incerto, dopo la bomba ad orologeria che Maria aveva involontariamente fatto scoppiare. Avrei voluto avere delle risposte, desiderai che si trattasse tutto di un enorme equivoco, ma sapevo con certezza che così non poteva essere. Guardando negli occhi Jean, non potevo far altro che pensare alle sue labbra che si posavano per tre anni su quelle di Rebecca, a tutti i “ti amo”, che parevamo così sinceri nei miei riguardi, ma che, a quanto pare, erano solo alcuni della lunga serie che aveva già pronunciato, veri o meno che fossero. Mi sentii persa, tradita, ferita, persino umiliata e, quel ch’era peggio, fu che a procurarmi queste sensazioni era stata la persona che amavo, e che, nonostante tutto, non potevo smettere di volere accanto a me, neppure per un istante. Tuttavia avevo perso fiducia, mi era bastata qualche fotografia, un breve racconto, e tutto il mondo sembrava essermi crollato addosso. Sentivo il peso di ogni momento passato con Jean, farsi sempre più insopportabile, ipotizzando che ne avesse trascorsi di altrettanto speciali, con qualcuno che non fossi io. Ero gelosa del suo passato o forse mi sentivo delusa dalle sue omissioni, nonostante le domande che più volte gli avevo rivolto. Capii che l’amore è tutto questo, che spesso dietro una tenera carezza si cela una bugia, tra i baci passionali si nasconde un segreto, che quando le sue dita intrecciate alle tue, sembrano appartenersi, tra quel calore, tra quell’affetto, c’è qualche insidia, qualche errore, che non sai se potrai perdonare o perdonarti.
  
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