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Autore: Nembayo    18/02/2014    4 recensioni
Alicante.
Valentine Morgenstern è soltanto un ragazzo con molte idee, che intrattiene dialoghi con ragazzini esagitati, che fa battere il cuore alla maggior parte delle altre cacciatrici, che appare misterioso agli occhi della maggior parte dei suoi coetanei (tra questi, Robert Lightwood).
Robert cerca di tenersi il più possibile alla larga da quel Morgenstern con gli occhi neri, ma quando, ogni giorno fuori dall'Accademia, e dentro, e a casa di chi o chi altro, Valentine inizia a parlare di conquistare il mondo, di purificare gli Shadowhunters, di combattere contro Nascosti e demoni e diventare famosi, Robert inizia a prestare orecchio alle sue ciance.
E tra un sorriso a Maryse, un grugnito alle battute squallide di Michael, un interrogatorio mancato da parte dell'Inquisitrice, Robert entrerà a far parte del, come chiamato da Valentine, Circolo di Raziel.
|storia della creazione del Circolo|
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Il Circolo, Robert Lightwood, Stephen Herondale, Valentine Morgenstern
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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||SHADOWHUNTERS: THE CIRCLE OF RAZIEL||





 

Di risate, belle mutande e compiti di latino


Alicante.
A Robert avevano detto più volte che esistevano tante città, nel mondo, talmente belle da togliere il fiato. I suoi genitori erano stati i direttori dell'Istituto di Londra, città considerata senza eguali, da loro. Avevano visitato Madrid, Tokyo e Los Angeles, e chissà quanti altri posti. Robert non ne ricordava uno. Non vi era mai stato, e non avevano importanza. L'unica città che avesse importanza per lui, era Alicante. La città dalle torri di cristallo. La città degli angeli. La città dei Nephilim.
Inspirò l'aria limpida, uscendo di casa a corsa e chiudendosi il portone alle spalle. Si ritrovò sulle strada piastrellata, la cartella di cuoio alla spalla, gli occhi chiari socchiusi a pararsi dal sole.

-Robert.- una voce familiare lo richiamò da dietro. Si fermò aspettando che l'altro lo raggiungesse, senza voltarsi. Quando sentì i suoi passi proprio alle spalle, riprese a camminare.

-Ciao, Michael.- disse, sorridendo.

-Stai veramente andando in Accademia?- sbuffò il suo parabatai, scostando con una mano un ciuffo di capelli castani da davanti agli occhi.

-Ieri non ci sono andato.- si giustificò l'altro, categorico.
L'Accademia era la scuola dei Nephilim di Idris. Di quelli che non studiavano a casa con i genitori o un tutore, almeno. E non era nemmeno obbligatoria dopo i sedici anni. Robert, avendo diciassette anni, avrebbe potuto benissimo saltarla definitivamente. Ma sua madre Phoebe lo costringeva ad andare e studiare, quasi ogni giorno. Non che lo avrebbe mai ammesso davanti a Michael o agli altri. A loro diceva semplicemente che aveva voglia di imparare. E così ogni settimana si ritrovava a studiare demonologia, latino, erbe mediche, movimenti delle stelle, tiro con l'arco o con la fionda, insieme a quel piccolo studioso di un Hodge.
Hodge Starkweather era un piccoletto tutto ossa, con gli occhiali enormi sul naso, gli occhi grigi e i capelli castani pettinati ordinatamente. Si vestiva sempre di tutto punto, con completi scuri il doppio più grandi di lui (probabilmente appartenenti a suo padre), ed aveva sempre, inequivocabilmente, una borsa piena di libri dietro. Pareva che preferisse studiare che cacciare e combattere, e Robert aveva il timore che sarebbe diventato un Fratello Silente. Li odiava, quei tipi lugubri della Città Silente.
-Oh, andiamo! Non ci va mai nessuno. Ti ritroverai ben presto a fare lezione con quelli di quindici anni, non è patetico?- sbuffò il suo migliore amico.

Robert roteò gli occhi, decidendo che ignorarlo sarebbe stato meglio che rispondergli.

-Mi stai ascoltando?- lo sgridò Michael, afferrandolo per un polso. Robert si voltò e incrociò i suoi occhi azzurri con quelli verdi di Michael.

-No, preferisco ignorare le tue ciance. E se proprio vuoi rimanere ignorante, fai pure.- replicò, alzando un sopracciglio scuro.

-Ciance? Oh, le mie parole sono arte, sappilo. E, per inciso, non sono ignorante: se vuoi posso parlarti in latino, italiano, e persino in ceco.- gli fece l'occhiolino, lasciando la presa dal suo polso. Robert si mise a camminare a passo più svelto.

-Non ci crederò mai, che sai parlare in ceco.-
-Certo che sì, invece!-
rispose, indignato dal dubbio sulle sue doti da parte del parabatai, Michael -So dire “belle mutande”, ovvero krásné spodní prádlo. E anche “vieni a letto con me?“, ovvero přišel se mnou do postele? Visto?- gonfiò il petto orgogliosamente, scatenando un borbottio indistinto da parte di Robert. -Come dici?- la sua faccia ghignante gli si parò davanti, e Robert dovette fermarsi roteando gli occhi.

-Dico, caro Michael, che non potevo aspettarmi altro da te.- gli tirò una spinta affettuosa e continuò per la sua strada, imperterrito.

-Ok, visto che oggi ho voglia di stare con te,- iniziò Michael (Robert si sentì morire dentro a quell'affermazione: una giornata intera con il suo parabatai egocentrico? Non poteva sopportarlo) -verrò all'Accademia con te.-

-Non ti disturbare, vado da solo.- Robert gli sorrise, finalmente, e accellerò ancora il passo. Michael quasi corse per stargli dietro.

-Ah no, tranquillo.-
Il profilo dell'Accademia si stagliò davanti a loro, appena svoltato l'angolo della casa dei Trueblood. L'edificio non era diverso da tutti gli altri di Alicante, con le sue pareti a mattonelle color ocra alternate a muri verniciati di azzurro e bianco e il tetto spiovente. Robert, appena varcato il cortile, si arrese al fatto che Michael gli avrebbe rotto le scatole per tutta la giornata.
Con loro sorpresa, nel cortile incontrarono Valentine Morgenstern, che discuteva animatamente con il piccolo Hodge. Il primo parlava in modo deciso e marcato, con un lieve accento tedesco (o italiano, Robert non sapeva dirlo). Il secondo lo interrompeva con qualche “sì, ma“ e con una serie infinita di gesti con braccia e mani. Poteva staccarglisi un braccio da un istante all'altro.

Si avvicinarono agli altri due, Robert sistemandosi nervosamente la cintola della cartella sulla spalla, Michael con aria baldanzosa e sicura.

-Così caverai l'occhio a qualcuno*.- affermò Michael, fermandosi di lato a Hodge, e afferrandogli un braccio per fermarlo. Il ragazzino si voltò, le labbra contrite e gli occhi sgranati.

-Ehi.- protestò, sfilando il braccio dalla presa di Michael. -Che cosa vuoi, Wayland?- chiese con una punta d'astio nella voce.
Le cose stavano così: Michael, quando aveva undici anni, aveva deciso di prendere di mira qualcuno, in classe. E quel qualcuno era stato Hodge. Gli aveva fatto passare i peggiori due anni della sua vita, tra scherzi, prese in giro e chi più ne ha più ne metta, prima che quel piccolo e innocente atto di bullismo scherzoso gli venisse a noia. Hodge non l'aveva ancora dimenticato, e ogni volta che incrociava il giovane Wayland, era tutto una punta di acidità e veleno, come se l'altro potesse morderlo da un momento all'altro (cosa che, pensò Robert, non era del tutto escludibile).
-Solo evitare che uno dei miei meravigliosi occhi verdi venga ucciso da te.- spiegò, scostandosi una ciocca di capelli da davanti agli occhi.

Hodge gli fece una smorfia, e si voltò nuovamente verso Valentine. Il ragazzo era rimasto silenzioso, con un'espressione beffarda e tranquilla sul volto marmoreo e affilato.

-Hodge, suvvia, smettila. Non ti aiuterò con il compito di latino, perché, come stavo dicen..-

-Sì, ma..- replicò Hodge, afflosciandosi.

Valentine gli lanciò un'occhiataccia, sicuramente per il fatto di essere stato interrotto. Era uno che si faceva rispettare, Valentine. Tutti lo stavano sempre ad ascoltare, e nessuno osava contraddirlo o interromperlo. Hodge si afflosciò ancora di più alla sua occhiata. Gli occhi neri del Morgenstern erano così penetranti da sembrare quasi demoniaci. Quasi.

Robert emise una mezza risata, battendosi il pugno sul petto per interrompersi. Gli altri si voltarono verso di lui. Avvampò immediatamente.

-No, insomma, volevo dire che il compito di latino, sempre se lo vorrai fare, poi, è una cosa semplicissima.- biascicò, scrollando le spalle.
Valentine tese un braccio muscoloso verso di lui, come a volergli dare ragione. Le sopracciglia chiarissime gli si alzarono, in un segno che sapevo molto di “Oh, vedi che qualcuno mi dà ragione, nanetto?".

-Oh insomma.- sbottò Hodge. Michael rise.

In quel momento Robert udì una serie di brusii e risatine, e si voltò verso casa Trueblood.
Maryse, Jocelyn e Amatis se ne stavano sedute sul muretto, e additavano il grupetto davanti all'Accademia. Robert si sentì avvampare. Valentine rise, camminando verso le ragazze.

-Fatti una vita, Starkweather.- disse, afferrandolo per una manica decisamente troppo lunga e tirandoselo dietro.

Robert si soffermò ad osservare Maryse Trueblood. Aveva i capelli lunghi neri sciolti sulle spalle, incurvate all'indietro. Indossava una camicetta azzurra a righe, e una gonna decisamente troppo corta.
Michael, al suo fianco, ghignò e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.

-Eh?- chiese Robert, voltandosi verso di lui.

-Per Raziel, oggi non mi ascolti proprio!- gridò esasperato l'altro, per poi riabbassare la voce. -Ho detto, comunque, che più Maryse cresce più le sue gonne diventano corte. Ora, hai intenzione di andare là e dirglielo, o vuoi rimanere qua come un ebete?-** ghignò, e Robert arrossì fino alla punta delle orecchie, passandosi una mano tra i corti capelli neri.

-Non vado a dirglielo, decisamente. Sei pazzo?- bofonchiò. Michael grugnì contrito, e si avviò a grandi passi a seguire Valentine e Hodge. A Robert non rimase altro che accodarsi.

Alzò lo sguardo su Maryse, e la trovò intenta a ridere, spostandosi i capelli dietro un orecchio. La gola gli si seccò e avvampò ancora di più. Cercò di riprendere il controllo di sé, nascondendo tutti i sentimenti in un broncio contrito, le mani infilate in tasca.
-Ragazzi.- li salutò Amatis, saltando giù dal muro per abbracciarli. Jocelyn fece loro un cenno. Maryse li ignorò, concentrata a parlare e ridere con Valentine. Le gambe snelle e nude si incrociarono, mostrando..
-Krásné spodní prádlo, Maryse!- esclamò Michael, ridendo.
Maryse abbassò lo sguardo su di lui, poi sulle sue gambe, e poi scrollò le spalle in un movimento naturale, senza smettere di sorridere.

-Ti sei deciso ad imparare il ceco dopo che quello stregone ti ha fatto secco con il malese?- rise -Come si chiamava? Ragnor?-

-No, Ragnor è quello verde.- la corresse Jocelyn -Quello era Magnus Bane.- sorrise sotto un mare di lentiggini.
-Oh, giusto.- Maryse si batté una mano sulla fronte, ridendo ancora di più.

Robert notò Valentine avvicinarsi ad Amatis, e sussurrarle qualcosa all'orecchio. Lei annuì seriamente, rispondendogli con qualcos'altro.

-Già!- esclamò Robert, indicandoli -Come sta Lucian?*** Ha ancora la febbre?- chiese.
Lucian era il fratello di Amatis ed il parabatai di Valentine.

Amatis si voltò verso di lui, gli occhi di un azzurro tenue, più chiari dei suoi ma più scuri di quelli di Maryse.

-No, Rob. Stasera verrà addirittura al ballo a casa di Stephen, indetto da sua madre. Voi venite?- li invitò, sorridendo.

-Un ballo a casa dell'Inquisitrice? Siete pazzi! E se dovesse arrestarmi perché bacio suo figlio?- esclamò Michael.

-Perché dovresti baciare Stephen?- Amatis aggrottò un sopracciglio.

-Beh, se mi ubriacassi potrei non rispondere delle mie azioni.- replicò l'altro.
-Oh, andiamo, sarà divertente.- Maryse si sporse in avanti, e una cascata di capelli nerissimi le incorniciò il viso.

-Ok, ma non dovrei arrivare al punto da chiedere a qualcuno di venire a letto con me in ceco. Se mi vedrete in quello stato avvertitemi, salvatemi, o uccidetemi.- rise, accompagnato dalle risate degli altri.





*citazione di Hermione Granger, Harry Potter e la Pietra Filosofale
**citazione presa da una dei disegni di Cassandra Jean, che posterò più sotto perché sì, assieme al disegno del Circolo
***se non ve lo ricordaste, il vero nome di Luke è Lucian Graymark, anche se in tutti i libri di TMI viene chiamato Luke (probabilmente lo userà pure io, come soprannome, idk)



 

**Angolo di One**
Rieccomi qua, eh già. E rieccomi qua niente po' po' di meno che con un'altra long. Lo so, LO SO! Devo scrivere e continuare “The perks of being a Shadowhunter“, ma giuro che, per quanto possibile, riuscirò a portarle avanti entrambe. Saranno entrambe delle long abbastanza lunghe, per quanto ho in mente, ma cercherò di non fare casini e di non troncare a metà scrittura, lasciandovi in sospeso (sempre se c'è qualcuno da lasciare in sospeso).
Questa long mi è venuta in mente in un momento di ispirazione improvvisa (ok, sto mentendo: ce l'ho in testa da tempo, ormai) e volevo provare a scriverla, e questo capitolo è il primo di una, speriamo, lunga serie. Volevo solo provare a rendere quelli che sono i creatori del Circolo, quei personaggi che mi fanno morire nei feels e di cui Cassandra non ha detto praticamente niente (possibile impazzire nei feels per colpa di personaggi di cui si sa pochissimo?).
By the waaay, non ho assolutamente idea se i personaggi siano IC, anche perché, appunto, la Clare non ci ha detto niente di loro. Mi sono immaginata Robert un po' come Alec, solo più burbero. Maryse è una specie di Isabelle. Valentine già sappiamo più o meno com'è. Michael l'ho fatto simile a Jace, il che non sarebbe giusto dato che non è veramente suo padre, ovvio, ma dai disegni fatti da CassieJ mi sembra abbia un carattere simile a quello del nostro Jace. Hodge penso sia un po' OOC, anche perché è, sì, un po' insicuro, ma non così. È più un tipo serio e solitario, e nella mia storia non gli rendo abbastanza giustizia. Magari farò in modo che cambi col tempo, più avanti. Gli altri personaggi li definirò più avanti, quindi abbiate pazienza. (dovrò anche studiarmi gli alberi genealogici per vedere i nomi dei loro genitori, per scoprire ipotetici fratelli e altra gente da inserire insieme a loro, gente fuori dal Circolo)
Ok, mi sto dilunguando. Vi lascio a questa sottespecie di capitolo, e vado a vedere una partita di basket in tv, sempre se c'è (sì, lo so, sono sempre a vedere partite di basket, wow)
Ah, ovviamente le traduzioni italiano-ceco sono merito di Google traduttore (non chiedetemi perché questa cosa del ceco, non ne ho idea)
One



 

Questo è il circolo, by Cassandra Jean:

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Questa è l'immagine di Robert e Michael, by Cassandra Jean:
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