17
Tristan
si ritrovò in quella cella buia, ancora, dopo
l’ennesimo supplizio che il Granduca
si era divertito a infliggergli. Godeva, Roman Fedar, di quelle
sofferenze che
era autorizzato a comminargli; credeva di schiacciarlo sempre
più a fondo, di
precipitarlo sempre più in basso. Non sapeva,
quell’uomo, che la luce non
lasciava un istante l’animo di Tristan. Ora il mondo si era
raddrizzato, era
tornato al posto giusto. C’era stato un momento, un momento
durato otto anni in
cui, dopo tanta agonia, ciò
che agli
altri era sembrata la verità, in lui si era trasformata in
falsità; ciò che era
stata giustizia per tutti, per lui era diventata ingiustizia.
Aveva
vissuto al contrario, sottosopra, alla rovescio.
E
ora, all’improvviso, il cielo e la terra erano tornati al
posto giusto.
Nessuno
avrebbe più toccato Helaida né avrebbe violato la
sua anima. E nessuno avrebbe
più toccato lui: la sua dignità era salva, il suo
cuore colmo. Portò il polso
al viso, baciando il nastro che portava ancora al braccio.
-
Sii felice, Helaida.
Il
calesse mi scaricò davanti al portone del palazzo e
ripartì all’istante, senza
darmi neppure il tempo di un saluto.
Casa.
Ero
davvero tornata a casa.
Le
grida delle mie sorelle, la voce di mamma, la gentilezza di
papà, la routine
della nostra casa, i fiori del giardino, i gatti sulle scale, la
bellezza delle
nostre terre... Tutto, mi era stato restituito tutto.
Lasciai
scorrere le lacrime, decidendo che quella sarebbe stata
l’ultima –
l’ultimissima – volta in cui mi sarei lasciata
andare al pianto.
Poi
sorriderò, Tristan. Sorriderò pensando a te.
A te, che hai
consacrato la tua vita ad un gesto d’amore e
ora brillerai per sempre nella mia anima.
Pensai
al nastro che portavo nei capelli, alla scritta che ci avevo trovato
all’interno. Doveva aver previsto, Tristan, che avrei pestato
i piedi per
raggiungerlo in carcere, che avrei trovato il modo di salutarlo prima
di
partire. Perché quella scritta era già
lì, quando ero entrata nella sua cella,
era già lì che mi aspettava.
Hai imparato davvero a
conoscermi così bene?
Aveva
deriso, in principio, gli insegnamenti dei miei genitori, ma ora essi
ci
avevano salvati entrambi: avevano salvato me, che avevo seminato bene e
del
bene avevo raccolto, infine.
Ma
avevano salvato anche lui, anche Tristan. Riportandolo a dare un senso
alla sua
vita, a guardare di nuovo in faccia se stesso con rispetto.
Era
così, perché se così non fosse stato,
non mi avrebbe lasciata sorridendo.
Non
mi avrebbe lasciato scritto sul nastro quell’unica,
confortante parola.
“Grazie”.
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Allora... da dove comincio?
Ringraziando le tantissime persone che hanno messo questa storia nelle Seguite, Ricordate e Preferite?
Sicuramente, un enorme grazie se lo meritano!
O incensando tutti coloro che hanno impiegato parte del loro tempo a lasciare una recensione?
Anche voi avete tutta la mia gratitudine!
E poi... 2 parole a chi è rimasto deluso dalla reazione di Helaida, perché si sarebbe aspettato un suo disperato tentativo di salvare Tristan.
Helaida non è una combattente. Helaida crede nell'amore ad ogni costo, nel sacrificio, nel rispetto e nella dignità. Il gesto di Tristan le spezza il cuore, ma capisce che
è ciò che lo salverà dalla disperazione e lo accetta. Non è che sia felice, intendiamoci, ma ne capisce il senso e sa, in coscienza, che ciò che è accaduto ha un significato profondo per lei e per Tristan.
Tolto questo, prima che mi uccidiate per questo finale...
... vi confesso...
...
...
...
che Tristan non è morto.
Ebbene sì... in realtà il Granduca non lo ucciderà e lui ed Helaida, un paio di anni dopo, avranno modo di ricontrarsi.
Non ho scritto il seguito, ma ho in mente qualcosina. Non so se raggiungerà mai la carta, però volevo rassicurarvi del fatto che questo finale è meno tragico di
quanto appaia. :)
E ora, rinnovandomi i miei infiniti ringraziamenti, mi smaterializzo nella notte!!
Addiooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo.................
phoenix_esmeralda