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Autore: lamogliediPaddy    20/02/2014    1 recensioni
Sua moglie Rebecca invece ha un legame molto bello con i figli, e in particolare con Paolina. Se li porta dietro quasi tutte le volte che esce e se lui le propone di fare un viaggio senza di loro lei rifiuta. Gli capita di invidiarla, per questo. Ci sono momenti in cui anche lui vorrebbe avere un figlio prediletto, qualcuno che fosse come lui e che a lui guardasse per diventare qualcosa di meglio. Un essere umano verso il cui futuro nutrirebbe un interesse speciale, che andasse oltre l'apprensione che deriva dall'essere semplicemente padre, un futuro che un giorno diventerebbe il centro del suo
Genere: Generale, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Novecento/Dittature
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- Questa storia fa parte della serie 'Non si stava così male.'
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Agosto, 1922*


Hanno detto che lo sciopero è finito ed in effetti sembra che sia proprio così: nella campagne la maggior parte dei braccianti è tornata al lavoro. Tuttavia ci sono ancora tafferugli qua e la, per questo Erminia si è fermata a dormire da lei con la figlia: il marito che è via per lavoro non si azzarda a prendere il treno. Comunque non le da fastidio anzi, l'ha fatta sentire più sicura avere in casa qualcuno in questi giorni di disordini, tanto più che suo marito pur essendo tornato da Roma è sempre a Milano, diviso tra l'ospedale e la politica. Le notizie che arrivano al paese sono frammentarie e discordanti, alcuni dicono che i rossi hanno devastato la città, altri dicono che i fascisti hanni riportato la calma e altri ancora che ci sono degli scontri in corso, ma che la situazione è sotto controllo. Questo stato di insicurezza ha snervato tutti e in particolar modo Rebecca: se Erminia e le altre donne che hanno gli uomini in città o lontani per lavoro possono consolarsi sapendoli trincerati in una pensione o una bottega, lei deve fare in conti con l'idea del marito in prima linea insieme a Vittorio. O almeno, così crede e non pensa di sbagliare molto.

Il fatto che lui non sia stato al suo fianco nei giorni precedenti, sostenendo che con Erminia in casa e in un paese piccolo come il loro non correva pericolo, aggiunge rabbia alla sua preoccupazione: due braccianti e un fascista sono rimasti uccisi, i carabinieri hanno presidiato le strade e lei ed Erminia si sono trovate senza cibo, e sono state costrette a uscire di casa e affrontare le vie semideserte del paese.

Dal suo viaggio a Roma la situazione non è cambiata quasi per nulla se non forse in peggio, e Vittorio continua ad essere una presenza costante nella vita del marito, che oltre ad avere preso la tessera del fascio ha iniziato a bazzicare frequentemente i circoli di ex arditi e sansepolcristi del ragazzo. A volte pensa che sarebbe stata in grado di farlo tornare casa se anche il mondo non avesse congiurato contro di lei: forse senza fascismo, senza lotte, senza tutto questo ad alimentarne l'ambizione, lui si sarebbe ritirato in buon ordine con la fine del suo mandato.

Nel silenzio del pomeriggio si sentono alcuni spari sporadici, sono i carabinieri che sparano alle bottiglie di vetro per passare il tempo. Rebecca sospira e si chiede come finirà tutto questo.

 

 


 

 

Il giorno in cui i socialisti hanno proclamato lo sciopero ad oltranza, Vittorio non si è scomposto e gli ha detto che quei fessi stavano facendo loro un favore, e che li avrebbero rimandati così al governo quanto prima. Un'opinione azzardata che in queste settimane si è rivelata azzeccata: lo scioperissimo si è dimostrato un grosso fallimento che ha logorato i nervi della popolazione e permesso alle camicie nere della futura milizia di dare una prova di forza non indifferente. La sconfitta dei rossi è stata schiacciante: in pochi giorni centinaia di leghe e sezioni del partito socialista sono state spazzate via, e inoltre hanno perso l'appoggio della popolazione, che teme il bolscevismo.

Questi i pensieri che poche ore prima lo hanno spinto ad uscire dall'ospedale dove era fermo da tre giorni a rammendare i feriti degli scontri, per seguire Vittorio fino al Municipio che le squadre dei capitani Forni e Vecchi avevano preso e che era ormai il centro dell'azione. Il Vate** avrebbe parlato dal balcone, non potevano mancare! Milano era presa, salda. Ripulita.

Così sembrava davvero: alcuni tram avevano ripeso a circolare, c'erano capannelli di uomini in camicia nera un po' dappertutto e in generale la situazione era calma. Camminare per le strade con un giovane in divisa, armato e inequivocabilmente reduce da uno scontro, non gli sembra pericoloso. L'atmosfera è quella di un trionfo. È inebriato da un misto di sensazioni: soddisfazione, sollievo, entusiasmo per quello che si prospetta un nuovo inizio. Vittorio è altrettanto svagato: dopo tre giorni di scontri ha abbassato la guardia, ha sonno e spera di tornare presto a casa, ora che ha fatto il suo dovere.

È quindi per un colpo di fortuna che alzando gli occhi si accorgono di due giovani con un fazzoletto rosso al collo e un fucile, e che li vedano prima di essere visti. Si infilano in un portone e si nascodono dietro a un muro. Vittorio lo tira per il braccio su per le scale: è una casa di ringhiera e una parte del corridoio da sulla strada, permettendogli di vedere tutta la via. Vedono i due socialisti camminare veloci e gesticolare in modo concitato e preoccupato, è probabile che vista la situazione stiano ripiegando. Dalla loro fretta si capisce come si stiano lasciando alla spalle qualcosa che li inquieta: altri fascisti probabilmente. Il che per loro equivale a un via libera.

Proprio mentre si decidono a tornare in strada succede qualcosa che li inchioda di nuovo al loro posto: i due socialisti incontrano a metà strada un ragazzo in camicia nera, che sembra molto giovane. Tutti e tre sembrano pietrificati: uno dei rossi ha spianato il fucile e il fascista ha alzato le braccia. Dall'alto non si riesce a capire se stiano parlando. Sembra che nessuno sappia cosa fare. Lui non sa che fare. Potrebbe urlare e farli fuggire, ma non è sicuro che funzioni. Sembra che il tempo scorra velocissimo e nello stesso tempo a rilento. Spera che i due non sparino al ragazzo davanti ai suoi occhi: non è che abbia paura di vedere un morto, solo odia sentirsi impotente.

Il tizio col fucile adesso è più agitato, gesticola e parla. Ma dalla sua posizione non riesce a sentire cosa stia dicendo. Perché non se ne vanno e basta? Se sparano attireranno solo l'attenzione di altri squadristi. Sarebbe un errore potenzialmente suicidia. Solo che il tizio non pare pensarla allo stesso modo, è probabile che le cose si mettano al peggio per il giovane in camicia nera. Il fucile torna in posizione contro di lui.

Papà non farglielo fare!

È Vittorio che ha parlato, e ha parlato a lui. Lo fissa pietrificato dal gradino su cui è seduto.

Non farglielo uccidere papà!

Gli si avvicina, gli sfila la pistola e la punta sul tizio col fucile. Non è un tiratore scelto, la distanza e l'agitazione sono contro di lui. Lo colpisce di striscio a una gamba ma tanto basta per convincere lui e il compagno a scappare. Anche il ragazzo in camicia nera scappa, sbandando un po'.

Lui e Vittorio tornano in strada e si affrettano verso il Municipio, tenendosi sottobraccio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


* Una lunga storia in breve: il governo Facta caccia i fascisti dal governo. I socialisti proclamano uno sciopero a oltranza fino a che non verrà restaurata la democrazia. Lo sciopero fallisce miseramente perché la maggiora parte dei cittadini è letteralmente terrorizzata dall'idea di una rivoluzione simile a quella russa, inoltre i fascisti possono contare sull'appoggio dell'esercito e in generale sono molto meglio organizzati. Il 3 di agosto i fascisti prendono possesso di Palazzo Marino e presidiano Milano per circa una settimana. Per farla ancora più breve: la forza acquisita dopo aver represso rivolte un po' in tutta la nazione li metterà in condizione di marciare su Roma ad ottobre. ** Gabriele D'Annunzio.





   
 
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