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Autore: 9Pepe4    22/02/2014    2 recensioni
«Non voglio trascorrere la mia vita a compiacerla!» esclamò ad un certo punto, frustrata. «E non capisco cosa vuole che io faccia!»
La mano di Daniel si fermò sul collo del cavallo. «Ed importa qualcosa?»
Regina lo fissò. «Come?»
Una parte di lei, per un attimo, stentò a credere di essere stata interrotta da… da… da uno stalliere.
Non era d’impeccabile discendenza, Regina, ma sua madre le aveva inculcato un’idea ben precisa di chi le era inferiore… E Daniel rientrava decisamente in quella categoria.
Un istante dopo, la ragazza si meravigliò – e si vergognò – dei propri pensieri. Da quando in qua si lasciava influenzare dalle idee ridicole di sua madre?
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daniel, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un rifugio

Quando Regina si precipitò fuori di casa, il vento era freddo.
Lei, tuttavia, se ne accorse a stento, poiché la frustrazione le infiammava le guance e le faceva bruciare gli occhi.
Aveva appena avuto l’ennesima lite con sua madre, e al momento l’ultima cosa che voleva era stare sotto lo stesso tetto di quella donna.
Se solo ripensava alle parole gelide di Cora, si sentiva sommergere da un misto contrastante di rabbia e timore.
Rabbia verso sua madre, che era stata così ingiusta… Timore verso la sua magia, contro la quale lei era completamente, orrendamente impotente…
La ragazza guardò verso l’orizzonte, e sentì i piedi prudere dalla voglia di scappare lontano… La sua testa, però, la trattenne.
Se fosse fuggita, dove sarebbe andata?
Come avrebbe vissuto?
Era sicura che non avrebbe retto due giorni, da sola, e in più c’era suo padre. Come poteva anche solo pensare di abbandonarlo?
Lui le voleva davvero bene, a differenza di Cora.
Regina si mosse sul posto. In fondo al suo cuore, stava iniziando a germogliare un seme di vergogna.
D’accordo, sua madre la costringeva continuamente a fare cose che lei non voleva, ma la ragazza sapeva che Cora voleva il meglio per lei.
Avrebbe dovuto esserle grata, invece di ribellarsi.
Il senso di colpa le serrò il petto, facendole quasi salire le lacrime agli occhi… Regina le cacciò indietro e, innervosita, iniziò a correre verso la stalla che si profilava poco distante, la treccia scura che ballava sulla sua schiena.
Non era vestita signorilmente, almeno secondo sua madre. Ed un paio di braghe ed un giubbotto troppo maschile erano stati un pretesto più che sufficiente per una lite.
Regina cercò di non pensarci… Il ricordo del tono insofferente di sua madre la agitava e bastava per farle salire un sapore amaro in bocca.
In quel momento, la stalla appariva ai suoi occhi come un nascondiglio, un posto dove potersi rifugiare sinché non avrebbe recuperato la calma.
Non si aspettava di trovarvi qualcuno.
Il loro giovane stalliere dai capelli color mogano, però, era lì, intento a rigovernare un purosangue dal manto scuro, l’ultimo acquisto dei genitori di Regina.
La ragazza si bloccò sulla soglia, il respiro affannoso.
Daniel, dal canto suo, sollevò lo sguardo. Anche se parve stupito di vederla, non fece domande, limitandosi a rivolgerle un cenno del capo. «Milady…»
Si girò di lato, come per cercare un luogo dove posare la spazzola, ma Regina disse bruscamente: «Continua pure a fare ciò che stavi facendo. Rimarrò solo un istante».
Lui non commentò e la guardò di sfuggita, tornando a dedicarsi al cavallo.
Regina, da parte sua, trasse un respiro profondo, cercando di calmare il cuore che ancora le martellava tra le costole.
Avanzò appena all’interno della stalla e, a dispetto delle proprie parole, si scoprì riluttante ad andarsene… Anche se nelle scuderie c’era un odore di cavallo non proprio idilliaco, quel luogo le sembrava di gran lunga preferibile alla propria casa.
Per lo meno, lì non c’erano gli occhi di sua madre che la seguivano come quelli di un falco che scruta la preda.
Quando il suo respiro si fu calmato, Regina occhieggiò Daniel. «È…» Mosse un passo in avanti, esitante. «È il cavallo appena acquistato dai miei genitori, vero?»
Lo stalliere incrociò il suo sguardo e annuì. «Un buon acquisto, se volete la mia opinione».
Dal canto suo, il cavallo sbuffò, scrollando appena la criniera.
Regina abbozzò un sorriso. «È veloce?» domandò, siccome non aveva ancora avuto occasione di montarlo.
E, forse, non ne avrebbe mai avuta l’opportunità. Sua madre, infatti, intendeva rivenderlo – o forse consegnarlo in dono a un qualche nobiluomo, Regina non ne era sicura.
Poco male. In fondo lei aveva Ronzinante…
Allo stesso tempo, però, non poteva negare che le sarebbe piaciuto fare almeno una cavalcata su quel purosangue…
«Veloce e resistente» confermò Daniel. «Sembra cocciuto, ma un po’ di cocciutaggine non ha mai fatto male a nessuno…»
La ragazza distolse lo sguardo e serrò le labbra. “Dillo a mia madre…”
La sua reazione non passò inosservata.
«Perdonatemi» disse Daniel, aggrottando la fronte. «Vi ho offeso?»
Regina si girò a guardarlo. «No, non mi hai offeso» replicò, onestamente. «Ho solo… pensato che probabilmente mia madre non sarebbe d’accordo».
Subito dopo aver parlato, si morse le labbra.
«Scusami» si affrettò ad aggiungere, «quanto ho detto non era opportuno…»
«Non preoccupatevi, Milady» la rassicurò subito il giovane. «È difficile che uno stalliere come me sappia cos’è opportuno o meno».
Regina rimase interdetta e lo scrutò, senza capire se stesse scherzando o meno.
Daniel, invece, abbassò per un momento gli occhi sul cavallo. «Per fortuna di vostra madre» disse quieto, quasi contenuto, «l’ostinazione non è una malattia».
La ragazza inarcò un sopracciglio. «Per fortuna?»
«Sì» disse Daniel, tornando ad incontrare il suo sguardo. «Altrimenti avrebbe appena acquistato un purosangue malaticcio, mentre lui è in piena salute».
Regina si lasciò sfuggire un sorriso.
Il giovane lo ricambiò, dopodiché tornò ad occuparsi del cavallo.
Il silenzio calò, rotto soltanto dai movimenti delle bestie nei loro box, dai loro sbuffi soffocati, ma Regina non si sentì a disagio.
Tutt’altro: era passato molto tempo, dall’ultima volta in cui aveva percepito una simile pace.
Qualcosa la spinse ad avanzare di un altro passo verso Daniel. «Non credo» disse, incrociando le braccia sotto il seno, «che mia madre pensi ai cavalli… ma a me».
Si chiese se era andata troppo oltre, ma lo scudiero le rivolse un impercettibile cenno del mento, per segnalarle che la stava ascoltando.
Allora, Regina si sentì come se una diga si fosse rotta dentro di lei, ed iniziò a parlare dei balli e dei ricevimenti a cui avrebbe dovuto partecipare, di tutti i fronzoli che avrebbe dovuto indossare ogni santo giorno.
Daniel strigliava il cavallo con mano esperta; quando la bestia mostrava segni di impazienza, la quietava con un mormorio, o con una pacca gentile.
Intanto, però, rivolgeva a Regina uno sguardo attento al di sopra della criniera.
Lei si rese conto di non aver mai visto occhi come i suoi.
Gli occhi che conosceva le chiedevano sempre qualcosa… Quelli di suo padre chiedevano il suo perdono, quelli di sua madre le chiedevano troppo.
Gli occhi blu di Daniel, invece… non le chiedevano niente.
Aspettavano soltanto, e Regina, quasi senza rendersene conto, si trovò a sfogarsi davvero, parlando apertamente di sua madre, dei suoi standard impossibili e della sua eterna disapprovazione.
«Non voglio trascorrere la mia vita a compiacerla!» esclamò ad un certo punto, frustrata. «E non capisco cosa vuole che io faccia!»
La mano di Daniel si fermò sul collo del cavallo. «Ed importa qualcosa?»
Regina lo fissò. «Come?»
Una parte di lei, per un attimo, stentò a credere di essere stata interrotta da… da… da uno stalliere.
Non era d’impeccabile discendenza, Regina, ma sua madre le aveva inculcato un’idea ben precisa di chi le era inferiore… E Daniel rientrava decisamente in quella categoria.
Un istante dopo, la ragazza si meravigliò – e si vergognò – dei propri pensieri. Da quando in qua si lasciava influenzare dalle idee ridicole di sua madre?
«Avete appena detto che non volete compiacerla» osservò Daniel, riportandola al presente. «Se è così, perché mai dovreste fare ciò che vuole?»
Regina rimase interdetta. «Io…»
Per un lungo istante, rimase senza parole.
Davvero aveva detto di non voler compiacere sua madre?
Avrebbe dovuto, invece. In fondo, Cora le aveva spesso ripetuto di aver fatto sacrifici su sacrifici, per lei, di non volere altro che il suo bene…
La vergogna le punse di nuovo lo stomaco, ma la ragazza si sentiva così confusa che quel sentimento non riuscì ad imporsi come di consueto.
«Non lo so» ammise infine.
Il giovane sorrise appena, abbassando gli occhi sul manto lucido del cavallo.
Regina non seppe come reagire, ma alla fine fu lui a toglierla dall’imbarazzo.
Diede una pacca al cavallo e si voltò, andando a recuperare sella e redini. A quel punto, si rivolse a Regina: «Desiderate cavalcare, milady?»
Lei esitò. Non era l’orario delle sue lezioni di equitazione, e per di più non era sicura che Cora avrebbe approvato, visto che il purosangue doveva servire ad altri scopi. «Non so se a mia madre farebbe piacere…» iniziò, per poi bloccarsi.
Daniel indugiò. «Capisco» disse, scrutandola quasi curiosamente, «ma voi? Cosa desiderate, voi?»
«Io…» Regina rimase nuovamente interdetta. «Mi piacerebbe molto» confessò quindi, con tutto il cuore.
«D’accordo» disse Daniel, provvedendo a sellare il cavallo.
Sconcertata, Regina lo osservò in silenzio. Una parte di lei pensò di ribadire che avrebbe dovuto chiedere il permesso a Cora, che… Ma qualcosa dentro di lei si ribellò.
Se non fosse salita su quel cavallo adesso, non l’avrebbe fatto mai più.
Con cautela, mosse un passo verso lo stalliere. «Non credete che mi darà problemi… vista la sua indole?»
Daniel sistemò le staffe con un gesto esperto. «No, ve la caverete egregiamente» disse, con sicurezza.
La ragazza soffocò un sorriso, ma dentro di sé si sentiva grata e lusingata al contempo.
Non solo per il complimento implicito nell’affermazione dello stalliere… Il fatto che, finalmente, ci fosse qualcuno che non voleva farle fare ciò che voleva sua madre, ma ciò che voleva lei… era stranamente liberatorio.
Come riprendere a respirare dopo aver corso tanto da sentir bruciare i polmoni.
«Ehi… Daniel?» chiamò Regina, dopo un istante.
Lui alzò la testa e la guardò. «Sì, milady?»
La ragazza sorrise appena. «Ti ringrazio».














Note:
Ebbene sì, scrivo ancora di Daniel e Regina.
Probabilmente farebbe meno male se non li amassi più, ma purtroppo per me al cuor non si comanda (d’oh!).
In ogni modo, non ho messo la nota Het perché, anche se tutti sappiamo come finirà tra questi due (male ;_;), per ora non c’è niente di romantico di mezzo.
  
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