Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Artemisia89    21/06/2008    1 recensioni
L’uomo guardò la sua mano destra.
Adagiato su di essa, brillava uno splendido orecchino d’argento.
"Caro,
qui non riesco a comprendere il tempo. Sembriamo condannati ad eterne giornate di fine estate. Scrivimi, mi dicesti. E in due mesi non ho spedito neanche una delle lettere che ho scritto per te, ma sappi che ti scrivo ogni giorno caro, ogni giorno ti scrivo parole che non leggerai...
"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chiara

 

 

L’orecchino d’argento

[Onda]

 

Capitolo uno

 

 

<< Davvero, davvero è finita così poi? >>

Un paio di brillanti occhi blu avvolsero la donna seduta sull’elegante sedia in vimini del porticato in stile coloniale. Era un pomeriggio inoltrato di fine settembre, e loro si trovavano nella campagna inglese di proprietà di Sir Dome Boathington, ricco e noto commerciante al servizio di Sua Maestà d’Inghilterra.

Il bambino che stava davanti alla donna e al libro che teneva stretto tra le mani, non era altro che suo figlio, Jhoann Dome Boathington. Dodici anni, capelli neri come la pece e occhi blu come il cielo d’estate che brillavano d’intelligenza, noto divoratore di libri e, non per ultimo, erede dell’impresa e del patrimonio Boathington.

<< Andiamo Jhoann, ne avevi forse qualche dubbio? >> la donna chiuse il libro accarezzandone quasi la copertina e sistemandosi lo scialle sulle spalle, guardò con occhi divertiti il piccolo che non si era ancora tolto dal viso una piccola “o” di sorpresa.

<< Eppure Holmes ha seguito una pista chiara a molti, perfino a…Watson. Il quale, Dio benedica Conan Doyle e la regina, non brilli di particolare acume per quanto i suoi servigi si siano rivelati molte volte particolarmente indispensabili. >>

Jhoann sbuffò e saltò giù dalla sedia,aggirando il basso tavolino su cui erano posati biscotti e frutta per avvicinarsi alla sua tutrice. Sibyl Brown lo aspettava sorridendo, accavallando le lunghe gambe con un fruscio del vestito chiaro e piegando il volto con gli occhi grigi verso il bambino.

Un bambino tremendamente infastidito, notò divertita.

<< Holmes fa conclusioni strampalate, è impossibile seguire il filo dei suoi ragionamenti. Andranno anche tanto di moda nei salottini, laggiù a Londra, ma a me non piacciono i libri di questo tipo. >> concluse con lo sguardo accigliato e il volto rosso.

<< Questo tipo, illustrissimo signorino Boathington, è sir Arthur Conan Doyle. >>

All’udir queste parole, Jhoann si voltò verso la casa e Sibyl si alzò, cercando la figura del padre del ragazzo che si avvicinava a loro.  Nemmeno li raggiunse, che il ragazzo gli corse incontro correndo e gridando. L’uomo lo accolse tra le proprie braccia sorridendo teneramente.

Sibyl concluse che doveva essere appena rientrato dal suo ultimo viaggio: il cappotto nero era ripiegato sul suo braccio, ma il cappello con cui in quel momento stava giocando Jhoann era ancora ben calato sulla fronte, e la valigia era rimasta solitaria nella parte più interna del porticato. La donna sorrise vedendo quella scena, lasciando che le labbra si piegassero anche oltre il giusto.

I due si avvicinarono e Sibyl accennò un inchino per poi stringere la mano al suo nuovo datore di lavoro.  Era stata assunta come tutrice del piccolo lord, relativamente da poco tempo. Appena due mesi.

Aveva risposto all’annuncio per posta, inviando il suo curriculum, e sempre attraverso delle missive le era stato risposto che aveva ottenuto il posto. Avrebbe insegnato a Jhoann letteratura, storia e geografia, ma anche scienze naturali e le basi della chimica, senza naturalmente tralasciare lo studio delle arti del disegno, della musica e della matematica. La matematica, la materia basilare per un ometto destinato a dirigere in futuro l’impero del padre.

Il bambino, ancora teneramente accostato a fianco del padre, guardò con occhi brillanti Sybil che aveva accennato un inchino, per poi piegare il volto e accarezzargli il capo.

<< E’ la prima volta che ho il piacere di incontrarla, Miss Brown, per quanto abbia già avuto modo di conoscerla per via indiretta. I suoi docenti universitari parlano di lei in modo, come dire…sublime? >>

Sybil sorrise, distogliendo lo sguardo.

<< La prego, Sir. Non credo che i miei docenti mi abbiano adorato poi così tanto: non sono state poche le volte in cui li ho costretti a rimanere in aula oltre l’orario di lezione. >>

<< Questo – concluse Sir Boathington – non fa che renderle merito, Miss. >>

Sybil si profuse in un altro accenno di inchino, per poi rivolgersi a Jhoann, indicandogli che si avvicinava l’orario per la lezione di musica, il piccolo, schioccando un sonoro bacio sulla guancia del padre, si allontanò verso una sala interna dotata di pianoforte, lasciando i due adulti nel porticato.

La ragazza si voltò a guardare sit Boathington: l’uomo sembrava essere in attesa delle parole giuste con cui iniziare la conversazione. Non arrivavano.

<< Non è affatto un ragazzo difficile, sir, se è questo quello che stava per chiedermi. Sperando di non peccare di superbia, deve essere stata colpa delle tutrici che mi hanno preceduto >>

L’uomo, fissandola con i suoi piccoli occhi neri, stava ad ascoltarla in silenzio, con ancora il cappotto sotto braccio. Sybil parlava con una disinvoltura e una pacatezza che tuttavia, non riuscivano a smorzare la sua enfasi.

<< Jhoann ha un’intelligenza sicuramente fuori dal comune, e il suo fisico si piega a questa peculiarità che, beh…molti considererebbero controproducente. Ma sir, se incanalata nella giusta direzione, renderà di suo figlio, un uomo capace di forgiare il proprio futuro nel migliore dei modi. >>

Dome Boathingtone la fissò negli occhi.

<< Mi creda Sir. >> Sybil ricambiò senza scomporsi lo sguardo, per poi vederlo alzare le spalle.

<< Ha la mia piena fiducia Miss. Ma ora si sbrighi…non vorrà che il suo alunno la attenda. >>

Sybil Brown sorrise, e poi frettolosamente si avviò verso l’interno della casa, sentendo già qualche nota sgraziata sul pianoforte. L’uomo invece, dopo averla seguita con lo sguardo, raggiunse la valigia e tornò in casa.

Il sole, nel cielo, tingeva di rosso tutto quanto, senza discriminazioni.

 

Jhoann aspettava diligentemente, già in posizione. Aveva impeciato l’archetto e aveva messo un panno bianco sul collo, per evitare che il sudore andasse ad irritare la pelle. Pizzicava le corte, per verificare la loro accordatura, mentre controllava che tutti gli spartiti fossero al loro posto. Quando Sybil entrò, registrò con uno sguardo quanto la situazione fosse cambiata rispetto a qualche mese prima: le bastava pensare che Jhoann, prima che lei arrivasse e prima ancora di stabilire il rapporto che invece avevano ora, guardava alla musica con occhio semplicemente annoiato. Vedeva troppo doveroso studio per una disciplina che aveva catalogato sotto l’etichetta di “piacevolmente inutile”.

Fu un piacere vederlo cambiare idea, ricordava Sybil, mentre sistemava la veste dietro lo sgabello.

Jhoann aveva saputo rimettere in piedi tutti gli studi svogliati che aveva compiuto durante gli anni: bastava avergli riacceso la fiammella dell’entusiasmo. Era stata sufficiente una piccola spinta, e subito il ragazzo aveva trovato nel violino il suo strumento congeniale. Sentiva il suo suono sotto la pelle, gli diceva, e Sybil sorridendo, annuiva complice.

Quel giorno, lavoravano su una suite. Sybil non parlava mai di autori, o di titoli. Era un accordo che avevano stabilito il primo giorno: era nel fermo interesse della ragazza che Jhoann apprezzasse la musica senza pregiudizi su questo, o quell’altro personaggio. Avrebbe avuto una vita per farsi influenzare, in fin dei conti.

Sybil diede l’inizio al pianoforte: un inizio deciso, energico, ma sottotono, finchè Jhoann non cominciò a seguirla.

Aveva un modo di suonare puro. Ingenuo quasi: sembrava leggere lo spartito con un occhio di vergine. Si derideva quando gli capitava di sbagliare, premunendosi di non ripetere però lo stesso errore più di una volta. Si rivolgeva a Sybil come un avido scolaretto: non gli capitava mai di sporcare uno studio, a costo di non rispettare i tempi e il ritmo. Aveva un metodo lento, ma deciso; un po’ come le onde del mare. Cupo a volte, pensieroso, malinconico. A Sybil piaceva: niente a che vedere con un violino che lei ricordava fin troppo bene.

Sybil suonava il tema principale ipnotizzata: aveva la fortuna di avere un simile allievo, poi! Si abbandonava alla musica, lasciando che solo un orecchio ascoltasse lo scivolare dell’arco sulle corde del vecchio violino francese. L’altro orecchio, ricercava i suoni della marea.

 

Le ultime note, suonate quasi indipendentemente dalle sue mani, le ricordarono che ormai la loro ora di lezione era finita. Conclusero con una cascata di suoni alti che venne accolta con un applauso da Eveline.

Eveline, la piccola e dolce Eveline.

I riccioli biondi venivano fermati sul capo dal solito fermaglio ormai annerito dal tempo e dalla crestina dell’uniforme, candida come il grembiulino che spiccava come una luna sulla sua ampia gonna nera. I suoi occhi azzurri brillarono di felicità quando vide Sybil e Jhoann inchinarsi verso di lei: battè le mani più forte, più forte dei battiti del suo cuore.

<< Signorino, diventa sempre più bravo! >>

Jhoann fece un altro inchino, senza riuscire a nascondere il sorriso che gli stirava le labbra. I polpastrelli delle dita gli pulsavano, le spalle gli dolevano un poco. Ma cosa gli aveva fatto suonare questa volta?

<< Sono venuta ad annunciare la cena, Miss Brown. Tra dieci minuti sarà pronto in tavola e il signore tiene affinchè si ceni tutti insieme alla stessa ora >>

Sybil lasciò che Eveline portasse con se Jhoann mentre lei, con mano veloce, sistemava nella custodia il violino e chiudeva il pianoforte, per poi dirigersi in casa, verso le sue stanze.

 

Le sue stanze erano situate nella parte più a Est della casa: sembravano puntare dritte verso Londra. Ampie vetrate facevano risplendere di luce ogni mobile: il letto, il tavolo con le sue sedie, lo scrittoio, libri e lettere.

In bagno, lavò le mani con acqua fresca e si deterse il viso, si guardò allo specchio.

Gli occhi grigi, avevano un bagliore metallico.

Chissà come sta, si chiedeva. L’acqua scorreva lungo il suo viso, la stoffa spugnosa dell’asciugamano passò come vento e asciugò tutto.

Si voltò verso il soggiorno: una lettera incompiuta giaceva sul piano dello scrittoio, come addormentata. Poche righe vergate con la sua solita calligrafia ferma ma svolazzante, una grafia talmente femminile da essere quasi scontata.

La carta, era bianca con nessuna intestazione.

 

 

Remenham hill

Boathington House

 26 Settembre 1915

 

Caro,

qui non riesco a comprendere il tempo. Sembriamo condannati ad eterne giornate di fine estate. L’autunno tarda ad arrivare e la temperatura resta relativamente calda, sebbene la zona sia sempre molto ventilata. È bello qui, molto. Anche il mio datore di lavoro, che non conosco ancora. Ma il bambino caro, il bambino.

Caro, a volte penso alla tua voce. Scrivimi, mi dicesti. Le lettere che ricevo hanno sempre un unico mittente. Scrivimi. E in due mesi non ho spedito neanche una delle lettere che ho scritto per te, ma sappi che ti scrivo ogni giorno caro, ogni giorno ti scrivo parole che non leggerai.

Oh, caro. Il bambino, ti piacerebbe.

Hai sentito dei furti che hanno…

 

 

Un lieve bussare alla porta, le fece chiudere la lettera in fretta. Sistemò velocemente un ricciolo che era sfuggito al fermaglio e raggiunse Eveline sul pianerottolo della stanza.

<< È in tavola, Miss >>

<< Si, grazie Eveline. Non riuscivo a trovare alcune cose, ho impiegato più tempo di quanto avevo previsto. Sir Boathington è già a tavola? >> chiese, camminando svelta attraverso il lungo corridoio che, dopo averla portata al piano di sotto, l’avrebbe condotta nella sala da pranzo in cui si cenava, puntualmente, alle 7:30 p.m.

una bambola rotta [come un contenitore che porta in giro se stesso]."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

word to html converter html help workshop This Web Page Created with PageBreeze Free Website Builder  chm editor perl editor ide

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Artemisia89