Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Hatsumi    22/06/2008    1 recensioni
Londra, Inizio '900. William e Ravi sono due bambini, uno inglese, uno indiano, un padrone ed un servo: un'amicizia destinata a durare ... Un sentimento che muterà negli anni, che acquisirà forza, che supererà bariere ed ostacoli... di anno in anno fino ad una data: 1915 ... NB Ho dato un rating alto perchè con lo sviluppo della storia i temi si fanno delicati^^
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Giochi d’infanzia

Risate, sorrisi e sguardi
Segni di amicizia e di complicità.

William frequentava quotidianamente lezioni di algebra, di letteratura e di scienze con il suo insegnate privato, il burbero signor Adam McBrown. Durante queste lezioni, tuttavia, il pensiero era uno soltanto: andare a giocare con il suo nuovo amico.

Era passato un anno quasi dall’arrivo di Ravi, ormai i due bambini erano diventati inseparabili. Melinda, la madre di William, non vedeva di buon occhio quell’amicizia. A suo parere, Ravi era sempre uno schiavo e in quanto tale non si meritava la compagnia di suo figlio.
William aveva sempre nutrito una grande stima. Voleva molto bene a sua madre, non avrebbe mai fatto nulla per ferirla od offenderla, tuttavia, non aveva ma avuto un amico e Ravi, da subito, si era rivelato il candidato perfetto per tale ruolo.

-Ravi! Vieni a giocare come dai!

Gridava William dal terrazzo della sua stanzetta, cercando di attirare l’attenzione dell’amico, intento a svolgere qualche lavoretto in giardino o ad assistere lo stalliere con i cavalli.

-William! Devo lavorare! Non posso adesso.

William non accettò mai una risposta negativa da parte di Ravi.

-Ti prego Ravi! Non voglio stare da solo! Vieni a giocare!

Di solito, il giovane conte, era solito insistere finché l’amico, ormai stanco di sentirsi pregare, accettava lasciando il proprio lavoro a metà e suscitando fastidio e rabbia nel giardiniere Preston o nello stalliere.
-Eh va bene William. Aspettami, arrivo.

Nel giro di pochi istanti Ravi raggiungeva William e i due iniziavano a ridere, scherzare e giocare con i giocattoli di William oppure se ne stavano semplicemente sul pavimento ad inventare storie o raccontarsi sogni fanciulleschi.
Quel pomeriggio di maggio, William decise di inventare un nuovo gioco. I due bambini stavano sdraiati a terra, ad osservare l’alto soffitto, finché William si alzò.

-Ravi, sono un po’ stanco di questo gioco.
-A cosa vorresti giocare allora William? Alle carte? A scacchi? Con il cavallino?

Propose Ravi, cercando sempre di proporre i giochi preferiti da William.

-No, niente di tutto questo. Oggi voglio fare un gioco nuovo. Vieni con me

I due bambini si alzarono. Ravi seguì William lungo il corridoio, il bambino si fermò soltanto una volta trovatosi di fronte alla porta della stanza da letto della madre. Il piccolo Ravi non era mai stato in quella stanza, sapeva comunque chi fosse il proprietario.

-Ma William, cosa facciamo qui? Questa è la stanza di tua madre!

William annuì.

-Si esatto. E’ qui che giochiamo oggi!

Ravi storse il naso. Era a conoscenza dei pensieri della madre di William, sapeva che Melinda mal tollerava la sua presenza. Sapere di lui nella propria camera da letto, l’avrebbe sicuramente infastidita, peggiorando la situazione.

-Io non posso entrare qui. Io sono sempre uno schiavo William! Uno schiavo non può insudiciare la stanza da letto della propria padrona. Potrei essere frustato di nuovo per questo!
William non voleva sentire ragioni. Aveva deciso che sarebbe stata quella la loro stanza dei giochi quel giorno e niente gli avrebbe fatto cambiare idea.
-No, non è vero. Finché mio padre è via io sono l’uomo di casa e se dico che puoi entrare puoi farlo! Mia madre è in città tutt’oggi, non lo può sapere se entriamo!

Ravi non era molto convinto eppure, decise di obbedire.

William estrasse dal taschino del suo piccolo giletuna chiave d’orata e la inserì nella toppa della porta. Una volta dentro Ravi iniziò a guardarsi in giro estasiato. Osservò il sontuoso baldacchino, vero protagonista della stanza da letto, il maestoso armadio alla sinistra del letto e la luminosa finestra che attribuiva alla stanza una luce bianca e luminosa. Si soffermò poi sulla specchiera in oro massiccio della contessa, ricca di boccette di profumo colorate e contenitori di ogni tipo di trucco.

-Ma è bellissima questa stanza William! Anche più della tua!

William sorrise e si chiuse alle spalle la porta della stanza.

-Lo so. Un giorno, quando sarò grande anche la mia stanza sarà così! E ne farò costruire una anche per te.

Ravi sorrise dolcemente. William gli prometteva spesso molte cose per futuro. Stanze maestose, pranzi domenicali e altri piccoli particolari. Nonostante fosse solo un bambino, Ravi, non credeva molto a quelle promesse.
A differenza del giovane William era solito tenere i piedi ben piantati a terra, sapeva che la sua condizione di servo e schiavo non aveva scampo, sapeva che William non avrebbe mai avuto un grande potere sulla residenza, almeno fino alla morte della madre. D’altronde Ravi era nato e cresciuto nella povertà, non c’era molto spazio per la fantasia in India, contando le carestie, le pestilenze e le vessazione da parte della corona Britannica.

-Vieni qui vicino a me Ravi!

William si sedette in ginocchio sullo sgabello della specchiera della madre per potersi osservare interamente allo specchio ed inizio a tastare i trucchi su di essa appoggiati, aprendoli e osservandoli.

-Tua madre tiene molto al suo aspetto William! Mia madre non passerebbe nemmeno un istante seduta qui a truccarsi! Non possiede nessuno di questi oggetti e … non credo li possiederà mai. Devono essere molto costosi …
-Sai, vengono da tante terre lontane, terre che forse un giorno visiterò!

William prese una grande boccetta di profumo ed iniziò a spruzzarla.

-Ma cosa fai? Tua madre si arrabbierà!

Lo rimproverò Ravi.

-Non mi importa! Lo sai Ravi, lei dice sempre che non bisogna lasciarsi sfuggire nemmeno una goccia profumo! Io cerco di non farlo, prova anche tu! Senti questo profumo! Fa che non esca mai da questa stanza, fa che resti
solo tra me e te.

Ravi inizio ad ispirare profondamente, cercando di inalare tutto il profumo possibile. Era un profumo molto dolce e piacevole.

-Adesso il gioco continua così …

William prese un rossetto della madre e tolse tappo. Lo passò poi a Ravi, dandogli delle precise indicazioni.

-Mettimelo sulle labbra! Piano però!

Ravi storse il naso. Non era molto sicuro di ciò che gli era stato appena detto.

-Sicuro che questo si può fare?

William annuì col capo.

-Ti ho detto di mettermelo!

Ravi, indugiante, inizio passare il rossetto sulle labbra rosee e sottili dell’amico. Nonostante la sua attenzione, il rossetto sbavò, uscendo dai contorni delle labbra.

-Va bene così?

Chiese, sicuro di aver fatto uno splendido lavoro.

-Ma no Ravi! Sei un disastro, guarda!

William cercò di aggiustare con le mani il rossetto fuori dai contorni, peggiorando però la situazione.

-E adesso? Lo metti tu a me?

Chiese Ravi, con insicurezza.

-Ma no! Tu non lo puoi mettere! Io sono la tua dama e tu sei il mio cavaliere! I cavalieri non mettono il rossetto!

Ravi era piuttosto confuso. Non fece però alcuna domanda. Intanto William aprì il portagioie della madre e ne estrasse una bellissima collana di perle. La mise al collo poi scese dallo sgabello della specchiera.

-Ecco! Adesso possiamo fare finta di essere dama e cavaliere!

Esclamò.

-E cosa dobbiamo fare ora?

Chiese Ravi incuriosito

-Adesso dobbiamo ballare!

William si avvicinò a Ravi e gli prese le mani.

-E come si fa?

Domandò il bambino, il quale non aveva mai assistito a nessun tipo di danza.

-Devi solo muoverti, avanti e indietro. Come faccio io!

Ravi imitò l’amico. I due iniziarono uno strano movimento altalenante che assomigliava ben poco ad una danza.

-Sai, di solito c’è la musica!

Spiegò William.

-E non si può ballare senza?

-No! Però possiamo fare finta che ci sia!

Dopo circa altri cinque minuti di quell’assurdo balletto William si stancò.

-Basta adesso dobbiamo riposarci! Mettiamoci sul letto!

Entrambi i bambini salirono sul letto. Un letto vastissimo enorme e arricchito da preziose coperte di seta bordeaux e numerosi cuscini ricamati.

-Com’è morbido questo letto! Vorrei tanto dormire anch’io in un letto così morbido. La mia branda è così fredda e dura in confronto a questo letto. Sembra di stare su un batuffolo di cotone!

Esclamò Ravi, sempre più meravigliato.

-Te l’ho detto Ravi! Un giorno l’avrai anche tu e … un giorno porterai anche tu dei bei pantaloni di lino, anziché quelle braghe di tela! Porterai anche tu una bella camicia bianca e una cravatta di seta! Proprio come il mio papà! E anch’io con te avrò quei vestiti! E poi andremo in calesse per le campagne e con l’automobile in città! Forse ne faranno di più belle quando io e te saremo grandi! Te lo immagini Ravi?

Esclamò William, sempre più sognante e fantasioso.

- Si … sarebbe bello, un giorno …

Ripeté Ravi, molto meno convito dell’amico, con un pizzico di malinconia, pensando al fatto che molto probabilmente non avrei mai avuto nulla di tutto ciò.

-Sai cos’altro sarebbe bello Ravi?

Domandò William.

-Che cosa?
-Che io fossi veramente la tua dama. Se fossi la tua dama, potrei sposarti! E potremmo stare insieme per sempre! Potrei portarti ad uno di quei balli di classe e potremmo danzare insieme tutta la notte senza mai stancarci! Vivremmo in una casa grande come questa e avremmo dei bambini e un paio di cani da caccia … io starei con loro tutto il giorno, non sarei mai fuori città e lasciano a casa i figli! E tu … tu torneresti sempre la sera. Non andresti mai lontano casa senza di me. Non mi lasceresti mai solo …

Ravi capì che William si stava riferendo ai propri genitori, alla loro attitudine ad andarsene e lasciarlo sempre solo con i domestici. Sua madre amava la vita mondana e come detto, il padre era per la buona parte dell’anno all’estero. William era piccolo, fragile e bisognoso d’affetto.
Aveva ogni qual tipo di vezzo si potesse desiderare, nessun suo capriccio veniva mai ignorato eppure, gli sarebbe bastato poter vedere più spesso i suoi genitori per essere veramente felice. Questo, nessuno l’aveva compreso, eccetto Ravi.

-Vero che non mi lasceresti solo Ravi? Mi prometti che se fosse così, non lo faresti, non partiresti mai?

Continuò il bambino. Suscitando l’affetto e la comprensione del piccolo Ravi, il quale prese la piccola mano bianca e sottile dell’amico e la strinse più forte che poteva, in segno di affetto, di complicità.

-Mai e poi mai. Te lo prometto William.

Continua

**
Ed eccomi ancora ad assillare con i miei commenti post storia^^. Allora, sono stata puntuale una settimana precisa precisa........ ringrazio innanzitutto Red Robin unico commento (inziamo bene....)!!
E poi niente... due paroline sul capitolo? Ho riletto ciò che ho scritto fin ora (4 capitoli e mezzo) e mi sono accorta che il primo e il secondo (questo) sono noiosetti, sarà forse perchè non succede niente di che... Il terzo lo trovo il migliore fin'ora ma vabbè, leggerete voi e mi saprete (speriamo) dire nei commenti. Saluti alla prossima settimana!!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Hatsumi