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Autore: Marti Lestrange    25/02/2014    1 recensioni
[STORIA SOSPESA]
1° settembre 2022: inizia un nuovo anno scolastico alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Un anno che sconvolgerà parecchi equilibri, e parecchie vite, riportando a galla incomprensioni, antipatie, malcontenti, gelosie e amori vecchi e nuovi, mentre qualcuno trama segretamente nell'ombra per alimentare litigi e misunderstandings. Intanto, sembra che sia stato escogitato un "complotto" per gettare "qualcuno" nel fango... riuscirà a rialzarsi e a dimostrare la sua innocenza?
{Dal testo:
« La pagheranno, lui e Scamandro e tutti i loro amici Serpeverde dei miei stivali » sussurrò Lucy.
Albus la guardò. A volte sua cugina sapeva spaventarlo.
Le sorrise. Annuì. }
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Ava Thomas sembra avere problemi a casa: suo padre Dean ha come "migliore amica" la bottiglia di Firewhisky e Ava non è tranquilla. Scorpius Malfoy sente qualcosa per Octavia Montague, ma il bacio che Rosalie Greengrass gli ruba alla festa organizzata dai Serpeverde complica le cose, quando Octavia li vede, scappa via sconvolta e i due litigano pesantemente.Sembra che Rosalie abbia fatto tutto per gelosia: a quanto pare, il suo segretissimo ragazzo Evan Rosier aveva bisogno di una svegliata. Intanto, sembra che Ophelia Nott abbia fatto sesso con James Potter nel capanno di Villa Conchiglia, durante la festa di fine estate a casa dell'amica Dominique Weasley. Peccato che lei esca con Xavier Pucey. Alexander Baston è piuttosto protettivo nei confronti di Dominique e sembra non gradire la relazione di lei con Benjamin "l'Irriducibile" Corner, spezzacuori di professione e indefesso donnaiolo. Lorcan Scamandro - il gemello cattivo - bacia Rose Weasley, la ragazza del suo gemello buono, Lysander. Combina sempre guai, Lorcan. Intanto, tra una zuffa Serpeverde vs Grifondoro e l'altra, tutti attendono la festa di Halloween, che non porti altre "disgrazie".
 
 
 
 

CAPITOLO 5
FILLES ATOMIQUES
 
 
 
 
 
"Boy I'm just playing
Come here baby
Hope you still like me
If you hate me
My persuasion can heal the nation
In this hour our love we can devour
You'll do anything for me.
 
Who run the world? Girls."
 
 
 
 
 
Sabato 24 settembre 2022 – Hogwarts
{ - 37 giorni ad Halloween }

 
Quella notte, Ava aveva dormito come una bambina. Durante il giorno, il pensiero di casa la faceva scattare per un nonnulla, e la tensione che quel silenzio da parte di suo padre le procurava era estenuante. Si ripeteva che andava tutto bene, ma raramente si convinceva. I suoi stessi pensieri le turbinavano nella testa impazziti e la sera si ritrovava troppo stanca anche solo per tenere gli occhi aperti. Faceva i compiti quasi fosse un automa, seduta in sala comune, in compagnia di Roxanne, e poi fuggiva a letto. Durante la notte si svegliava di sovente, per rimanere sveglia delle ore. E la mattina tutto ricominciava. Quella notte, invece, aveva dormito. Il venerdì aveva ricevuto una lettera da Angelina, la madre di Roxanne, che la tranquillizzava su suo padre. Lei e suo marito George erano andati a trovarlo molto spesso e l’avevano visto bene, tranquillo e sereno come non lo vedevano da tempo. Un macigno di incommensurabile peso si era all’improvviso sollevato dal petto di Ava, liberandola di tutte le preoccupazioni, almeno per un po’. Almeno fino al prossimo silenzio.
Quella mattina si alzò presto, nonostante fosse sabato e avesse tutto il tempo del mondo. Scese in Sala Grande per la colazione, lasciando la sua amica Roxanne ancora nel mondo dei sogni. Ogni tanto le piaceva passare del tempo da sola e Hogwarts durante i weekend era stranamente silenziosa. Gli studenti se ne stavano nelle loro sale comuni o in biblioteca, a studiare e fare i compiti, e i pasti erano piuttosto scaglionati. La colazione diventava un lusso per pochi, visto che quasi tutti si alzavano ad orari tardi e facevano che saltarla bellamente per poi abbuffarsi come maiali a pranzo. Ava entrò in sala e avvistò alcune ragazze al tavolo di Corvonero che parlottavano tra loro, alcuni ragazzi Tassorosso piuttosto silenziosi e qualche testa tra i Serpeverde, tra le quali quella di Cassandra Zabini, seduta da sola a sorseggiare caffè e a leggere un libro, e quella biondissima di Ryan Pucey, anche lui da solo e alle prese con l’edizione domenicale de "La Gazzetta del Profeta". Alzò lo sguardo dal giornale non appena la vide e rimase ad osservarla mentre si dirigeva al suo tavolo, dove una solitaria Dominique Weasley sedeva al capo opposto all’ingresso e rimescolava svogliata i suoi cereali. Non sembrava particolarmente felice. Ava le si avvicinò e le si sedette di fronte.
« Posso? » chiese.
Dominique alzò il viso dalla sua tazza e la guardò, con un’espressione a metà tra la sorpresa e “ormai ti sei seduta, quindi”. Scrollò le spalle.
« Fai pure » aggiunse.
Ava la osservò per un momento, accigliata. « Che è successo? »
Lei e Dominique non erano quello che si può definire “migliori amiche”. La Weasley passava più tempo con la sua inseparabile amica Ophelia Nott di Serpeverde, ma ogni tanto si univa a lei e sua cugina Roxanne e la sua presenza era sempre così eterea e tranquilla che non costituiva un problema, per Ava, che mal sopportava le galline bisbetiche e le oche e le primedonne. Soprattutto le primedonne.
Dominique assunse la sua tipica espressione sorpresa alla “perché, ti sembro scossa?”, e sbatté le palpebre. « Cosa dovrebbe essere successo? »
« Non lo so, dimmelo tu. »
La bionda scosse la testa. « Niente di particolare. Sto bene. »
Ava non ne era particolarmente convinta, ma evitò di insistere. In fondo, non era un’impicciona e non era nemmeno così aggressiva, comportamento che avrebbe assunto con tutto il resto del genere umano, in altri frangenti, ma con Dominique si sentiva in qualche modo protettiva, come se un ben celato gene di dolcezza mista a comprensione le si attivasse da qualche parte e le impedisse di fare la stronza.
« Beh, se c’è qualcosa che non va lo sai che puoi sempre chiedermi aiuto, no? » concluse versandosi del caffè.
Dominique le sorrise. « Lo so, Ava, e ti ringrazio. Sei sempre gentile, con me. »
Ava annuì, come a voler chiudere il discorso. Ricevere complimenti la indisponeva sempre. Non che non se li meritasse, ma si sentiva in qualche modo in difetto, come se troppe belle parole le dessero la nausea.
« Come mai tutte sole, signore? »
Ava alzò il viso dalla sua tazza e incontrò lo sguardo attendo di Ryan Pucey, che si sedette accanto a Dominique, di fronte a lei, un gomito poggiato al tavolo e un’espressione furba dipinta in viso.
« Come mai il tuo cane da guardia non c’è, Pucey? » replicò Ava. « Hai lasciato Zabini nella sua cuccia? »
Dominique rise sotto i baffi, senza però avere il coraggio di farlo in faccia a Pucey. Lanciò un’occhiata ad Ava, che però era troppo impegnata a gustarsi il fastidio di Ryan alle sue parole.
« Non fa ridere, Thomas » continuò lui.
« Infatti non era una battuta. »
Si guardarono per un momento, poi Ryan scoppiò a ridere, facendo voltare i Tassorosso e le ragazze Corvonero. Cassandra Zabini, al suo tavolo, continuava a leggere, indifferente.
« Sai cosa penso, Thomas? »
« Perché, pensi? »
Ryan la ignorò – e ignorò anche i sussulti di Dominique, che cercava di trattenere le risate.
« Penso che dovremmo andare insieme alla festa di Halloween. Che ne dici? In fondo, abbiamo del potenziale inespresso, tu e io. »
Ava si aggrappò con tutte le sue forze al massiccio tavolo di legno, incredula e quasi sorpresa dalle parole del Serpeverde. Andare insieme alla festa? Lei e lui? Ma era forse impazzito? E quale potenziale e potenziale… l’unica cosa con del potenziale tra loro era l’Anatema che Ava gli avrebbe spedito contro di lì a poco.
Probabilmente sbarrò gli occhi per la sorpresa, perché Dominique smise di contorcersi in preda alle risate, manco le avessero spedito contro una Tarantallegra, e si limitò a guardarli in silenzio.
« Non credo di aver capito bene… » replicò Ava scuotendo la testa.
« Ryan ti ha appena chiesto di andare con lui alla festa di Halloween » intervenne l’altra ritrovando la parola. La sua voce aveva un che di incredulo. Non ci credeva nemmeno lei, in fondo. Ava la guardò, desiderando, per la prima volta nella sua vita, che Dominique Weasley scomparisse, forse perché così non ci sarebbe stato nessun testimone della sua profonda vergogna e di ciò che Pucey le aveva tanto arditamente chiesto, ignorando completamente ogni cautela e senso logico.
« Cosa… » cominciò lei. « Tu… » aggiunse guardando Ryan, che attendeva una sua replica. « Sei impazzito, vero? » concluse infine con sommo sforzo.
Il ragazzo la guardò, serio e al tempo stesso ironico.
« No, affatto. Mai stato più serio. »
« Non credo che tu abbia ben capito l’entità della cosa, Pucey. Tu e io, alla festa. Insieme. Non esiste. Non esiste al mondo. »
L’ironia sparì all’improvviso dal volto di Ryan. Si alzò in piedi, impettito e quasi colpito. E affondato?
« In questo caso, la tua risposta mi è ben chiara, Thomas. Mai e poi mai. Capisco. Beh, ti perderai tutto il divertimento, sappilo. »
Ava rimase in silenzio, incredula. Dominique osservò Pucey voltarsi e tornarsene al suo tavolo, dove recuperò la sua copia della Gazzetta per poi uscire dalla Sala Grande, serio e con la sua solita camminata da padrone dell’universo.
La bionda tornò a guardare Ava, gli occhi sbarrati. « Che diavolo gli è preso? »
« Non lo so » rispose lei pensierosa. « Davvero non lo so. »
 
 
* * *
 
 
Domenica 25 settembre 2022 – Hogwarts
{ - 36 giorni ad Halloween }

 
Quella notte, Lucy aveva dormito come una bambina. La sera prima si era trattenuta fino a tardi in sala comune in compagnia di Chris. Prima aveva bellamente mandato al diavolo il tema di Difesa contro le Arti Oscure per il professor Gordon, che era finito tra le fiamme del camino, e poi aveva lanciato via “Pozioni Avanzate”, che era caduto in testa ad un ragazzino del secondo anno. Sua cugina Rose l’aveva guardata con disapprovazione, ma era sabato sera e nemmeno lei aveva voglia di sgridarla, così era rimasta in silenzio, continuando la sua partita a Sparaschiocco con Lysander. Siccome Lucy non era tipa da giochi da salotto, aveva trascinato Chris nel suo dormitorio e avevano passato la serata a modo loro, spalmati sul pavimento freddo della stanza mentre tutto il resto dei loro compagni faceva casino al piano di sotto. Si era trattenuta nella stanza di Chris fino a quando suo cugino James non aveva preteso di andare a letto. Lucy gli aveva lanciato un’occhiatina furba mentre sgusciava via e se ne tornava nel suo dormitorio. Così, quella mattina di domenica, Lucy si alzò piuttosto tardi. La colazione era ormai un lontano ricordo, così decise che si sarebbe abbuffata a pranzo. Delle sue compagne di stanza – sua cugina Rose ed Alice McLaggen – non c’era traccia, così fece una doccia in tutta tranquillità, godendosi la pace del bagno, e poi scese in Sala Grande. Non sapeva cosa fare riguardo a Chris e al loro “rapporto”. Non si trattava di una storia seria e lei non era tipa da relazioni. Assolutamente no. Il problema era insorto quando, la sera prima, Chris l’aveva chiamata “tesoro”. Okay, magari gli era anche scappato, ma Lucy non poteva esserne completamente certa e non poteva rischiare che Chris interpretasse il loro “divertirsi” con qualcosa di più serio di una relazione puramente fisica.
Le urla la raggiunsero ancora prima di arrivare al pianerottolo del primo piano. Qualcuno stava avendo una burrascosa discussione in sala d’ingresso, da quel che poteva intuire. Incuriosita, affrettò il passo, per poi scoprire le protagoniste di quella “lotta tra gatte”: Ophelia Nott e sua sorella Sophia. Un capannello di studenti assisteva alla scena.
« … lo so, ma magari avresti dovuto dirmelo, Sophia, che ti piaceva Xavier, invece di fare la bambina » gridava Ophelia.
« Avresti dovuto intuirlo, sei mia sorella » replicò l’altra con le lacrime agli occhi.
« Oh, certo, avrei dovuto intuirlo. Per tutta l’estate non hai fatto altro che passare il tuo tempo con la tua amica Rosemary, siamo state pochissimo insieme, come avrei fatto ad intuirlo, sentiamo? Xavier e io ci siamo scritti per tutto il tempo e tu non hai mai fatto una piega, sorellina. Cosa avrei dovuto capire, visto che sei tanto furba? »
« Hai sempre fatto così, Ophelia. Da che sono nata. Hai sempre voluto tutto tu. Sei un’egoista. »
« Ah, e così dovrei lasciare Xavier perché possa stare con te? Magari nemmeno ti vuole, ci hai pensato? »
Sempre la solita stronza, Nott, pensò Lucy.
Nauseata, le superò ed entrò in Sala Grande. Trovò Chris seduto al tavolo a pasticciare alcuni pancakes, svogliato. Le sorrise non appena la vide, ma la sua ilarità si spense di fronte all’espressione di Lucy.
« Che c’è? » le chiese.
Suo cugino Albus le sorrise dall’altra parte del tavolo e Lucy agitò una mano verso di lui. Tornò a guardare il ragazzo di fronte a sé.
« Dobbiamo parlare, Chris. »
 
 
* * *
 
 
Domenica 25 settembre 2022 – Hogwarts, qualche tavolo più in là
 
Quella notte, Cassandra aveva dormito come una bambina. Le piaceva alzarsi presto, anche la domenica. Soprattutto la domenica. Se il sabato mattina a colazione la Sala Grande era quasi deserta, la mattina del giorno dopo lo era a tutti gli effetti. Erano davvero pochi gli studenti che mettevano piede fuori dal dormitorio – e dal letto – prima delle undici.
La sera prima l’aveva passata in compagnia di Trevor: avevano finito un tema di pozioni in programma per lunedì, in modo da avere la domenica libera, e poi avevano commentato insieme le ultime notizie di Quidditch pubblicate dall’Eco della Sera e infine avevano giocato a scacchi magici. Diciamo che Trevor aveva tentato di insegnarle, con scarsi risultati. Una serata tranquilla, insomma.
Il giorno successivo, all’ora di pranzo, Cassandra era una delle poche che non stava ancora facendo colazione. Non vide Octavia, così come quella mattina non l’aveva vista a letto, che era vuoto. Molto probabilmente era sparita in biblioteca per starsene da sola. Rosalie invece sedeva accanto ad Ophelia Nott, ancora sconvolta per il litigio con sua sorella Sophia. Anche Trevor era seduto accanto a lei. Di Pucey e di suo fratello Owen non c’era traccia. Che strano, sembravano tutti scomparsi, quel giorno. Cassandra avvistò Lorcan entrare nella Sala Grande a passo lento, le mani buttate nelle tasche dei jeans che di solito indossava il weekend, quando nessuno di loro era costretto nelle divise della scuola. Aveva il volto teso e vagamente afflitto, con una strana espressione che Cassandra gli aveva notato cucita addosso pochissime volte. Non appena lui alzò gli occhi, gli fece segno di raggiungerlo. Le si sedette accanto con un sospiro e un mesto « ehi, Cass. »
« Mamma mia, Lorcan, che è successo? I Puddlemere hanno perso il campionato? »
Lorcan le lanciò un’occhiata senza rispondere.
« Okay, è morto il tuo Basilisco da guardia, ho capito » concluse lei girando nel piatto alcune carote.
« Non è successo niente di speciale » disse lui finalmente. Cassandra lo guardò. Il tono di voce era basso e cupo, cosa molto strana per l’esuberante Lorcan Scamandro.
« Se non calcoli che ho fatto una grande ed emerita cazzata » concluse lui.
« Cosa è successo? »
Lorcan sospirò.
« È successo tutto qualche giorno fa » iniziò. « Ho baciato Rose Weasley, Cass. »
Per un momento, Cassandra pensò di non aver capito bene. Magari stava diventando sorda oppure aveva contratto una strana ed esotica malattia con strani effetti distorsivi del suono. Okay, non aveva capito. Guardò Lorcan, confusa.
« Non penso di aver capito… » disse scuotendo la testa, il tono interrogativo.
Lorcan alzò gli occhi al cielo. « Hai capito bene, invece. Ho. Baciato. Rose. Weasley. »
Scandì per bene le ultime quattro parole, cosicché Cassandra non poté far altro che credergli. E no, non era affatto malata. E sì, aveva capito bene. Lorcan Scamandro aveva baciato Rose Weasley e dal suo stato d’animo attuale dedusse che la cosa non fosse proprio andata bene.
« Credi di aver capito bene, questa volta? O devo ripetertelo? »
Cassandra annuì, ancora incredula. Che diavolo gli era preso, al suo amico? Cercò di riprendere fiato e di formulare qualche parola di senso compiuto.
« Non c’è bisogno di fare lo spiritoso » replicò. « Pensavo di aver capito male, tutto qui. Insomma, non è una cosa che mi sarei mai aspettata di sentirti dire, lo sai? Non è stato facile metabolizzarla. »
« Posso immaginare… »
« Credo che tu possa, sì. E quindi cosa è successo? Tu l’hai baciata e… e lei… »
Cassandra lo guardò, interrogativa, aspettando che lui terminasse la frase al posto suo. Pensare a Lorcan che baciava Rose e lei che lo ricambiava le faceva un effetto strano. Non che gliene importasse qualcosa: Lorcan aveva avuto parecchie ragazze, in quei sei anni, e ne aveva baciate altrettante, se non di più, la maggior parte delle quali assolutamente inadeguate, delle vere e proprie oche giulive senza un minimo di cervello e cognizione. Certo, Rose era senza dubbio una brava ragazza, bella e anche intelligente, questo doveva riconoscerlo, ma insomma, era una Grifondoro. Lorcan non era mai uscito con una Grifondoro, prima. Senza contare quella stupida pomiciata con Alice McLaggen, ma non la considerava poi così importante.
« Lei mi ha respinto, ovviamente » concluse alla fine Lorcan davanti al suo silenzio.
Cassandra annuì, sospirando. Scosse la testa, accantonando definitivamente le carote, ormai fredde e insipide.
« Mi dispiace, Lorcan » disse solo tornando a guardarlo e mettendogli una mano sul braccio. Lorcan le sorrise.
« Insomma, non avevo capito niente, sai? » aggiunse lei scuotendo ancora la testa. Le sembrava di essere appena uscita da una centrifuga. « Non avevo capito ti piacesse… beh… lei. »
« Non ne ero certo nemmeno io, finché non l’ho baciata. E ho rovinato tutto. Avevamo avuto una conversazione normale, lei e io. Avevamo anche scherzato amichevolmente e l’avevo riaccompagnata al suo dormitorio. E poi l’ho baciata e lei mi ha allontanato e all’improvviso ha detto che non sapeva nemmeno se eravamo amici. Capito? Ho fatto la figura dell’imbecille e rischio anche che lo vada a raccontare a Lysander e non voglio immaginare il casino che scoppierebbe con mio fratello. Senza contare che non riesco più a guardarmi allo specchio e- »
Cassandra lo interruppe. Lorcan non aveva mai parlato così tanto e seriamente in tutta la sua vita.
« Rose non mi sembra una che corre a raccontare i fatti suoi. Sono sicura che non dirà nulla a Lysander. Siete fratelli e sa che scatenerebbe una guerra senza senso. Ne sono certa, non lo farà. Per quanto poco la conosca, eh… magari poi è capace di stupirci in peggio. E sono sicura che la fiducia in te stesso tornerà presto. Sei Lorcan Scamandro, cosa sarà mai un rifiuto? »
Lorcan le sorrise. « Trovi sempre le parole giuste. Come fai? »
« Siamo amici da tanto tempo, mi viene naturale. »
Cassandra ricambiò il sorriso e aggiunse: « La cosa importante qui è un’altra. Tu come stai? Cioè, l’hai presa male, ma quanto male? Malaccio, malissimo, in quale grado? Non è che sei sull’orlo del suicidio, eh? »
Lorcan ridacchiò e Cassandra si unì a lui.
« Non ho intenzione di togliermi la vita, no. Però ci sono rimasto di cacca, lo ammetto candidamente. Non che mi aspettassi una dichiarazione di amore eterno, capisco che sarebbe impossibile e improbabile, però… » fece una pausa. « Non so cosa mi aspettassi di preciso, ecco. »
« Beh, io non capisco che cosa Rose ci trovi in tuo fratello, senza offesa. Per cui penso che si pentirà amaramente di averti respinto con tanta facilità. »
« Sei certa anche di questo? »
Cassandra annuì. « Piuttosto certa, sì. Non pienamente fiduciosa, ma io ci voglio credere. Ma non ti aspettare che lei te lo venga a dire di persona. »
Lorcan rise di nuovo.
« Non preoccuparti, Cass. Non mi aspetto più niente da nessuno, ormai. »
 
 
* * *
 
 
Poggiò la piuma d'oca sul ruvido piano in legno, riflettendo. Un sorrisetto teso increspò il suo volto in ombra. Poteva andare. Aveva terminato.
Dopo che l'inchiostro ebbe asciugato, ripiegò con cura il foglio di pergamena e lo fissò per un istante. Era pronto per essere duplicato. Il giorno dopo, tutti avrebbero saputo ciò che gli altri celavano dietro spesse cortine fatte di segreti e sussurri. Nessuno era al sicuro.
 
 
 
 
Continua...
 
 
 
NOTE
  • Il titolo è tratto dalla canzone dei Nous Non Plus, "Fille Atomique".
  • I versi iniziali arrivano invece da - lo avrete capito anche da soli - "Run the world. Girls" di Beyoncé.
 
 
 
Scusate per il ritardo con il quale aggiorno, sono davvero pessima. Purtroppo, il "blocco da long" ogni tanto mi costringe a fermarmi e ciò comporta lunghe pause nella pubblicazione. In ogni caso, prima o poi l'ispirazione torna, scrivo un capitolo in due ore e sono pronta. E la paura sparisce XD
Detto ciò, spero che questo capitolo vi abbia minimamente incuriosito, anche perché sostanzialmente non succede niente di speciale, è piuttosto di transizione, ecco. Il finale però è parecchio misterioso, non trovate? Chi sarà il/la misterioso/a autore/autrice della famosa "pergamena incriminante"? Lo scopriremo...
 
Ringrazio come sempre tutti coloro che seguono la storia, leggono e recensiscono.
 
A presto.
 
Marti
 

 
   
 
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