Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: anqis    26/02/2014    3 recensioni
È venerdì, ci sono quattro amici imbottigliati in una vecchia auto. Al volante c’è Louis, con una patente stropicciata nel portafoglio della tasca dei jeans e una notizia importante da annunciare. Seduto accanto a lui, Niall ride, beve perché non tocca a lui guidare e parla di come si farà trovare nell’armadio di Leslie dopo la doccia – «Nialler, davvero esilarante, ma ti vorrei ricordare che lei è mia sorella» «Lo so amico, mi copro gli occhi, promesso». Zayn dorme dietro, il cappuccio calcato sulla testa e tanti mh che Bethan proprio non sopporta. Liam canticchia pensando a come si divertiranno questo weekend tutti e cinque insieme. Perché c’è anche Harry in viaggio su un’altra auto. Si è addormentato – senza permesso – sulla spalla minuta di una nervosa Ethel che non dice nulla, perché va bene così. C’è Leslie che continua a lamentarsi perché sono costrette a convivere sotto lo stesso tetto per novantasei ore con quegli idioti. Non si accorge di Bethan che arrossisce, sbanda e sbaglia strada ogni volta che nomina Louis e la sua pessima abitudine di dormire solo in boxer. «A volte se ne dimentica e si presenta così a colazion- Bethan, ti avevo detto di girare a destra!»
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie '96 hours.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
96 Hours.

Lunedì.

 
Louis chiude la porta della casa di montagna dove ha trascorso il suo ultimo weekend con gli amici (e sua sorella) prima della partenza. Gira la chiave nella toppa ed osserva la porta verde scuro dove lo hanno investito di palle di neve e che racchiuderà per un po’ di tempo il fuoco del camino attorno a cui si sono addormentati, i divani che hanno sporcato con le schifezze peggiori e la cucina dove Niall ha davvero tentato di cucinare qualcosa – perché nessuno si degnava di soddisfare i suoi poveri bisogni, così aveva affermato – finendo con il bruciare quasi il microonde perché leggere le istruzioni sul retro del pacco dei popcorn è considerato un’optional. Sperando che nessuno dei ragazzi lo noti, appoggia la fronte sul legno vecchio, ma robusto, e sospira piano perché è difficile da ammettere, ma tutto questo gli mancherà. Tanto, troppo per dirlo ai ragazzi, perché lui è Louis Tomlinson, quello insensibile che non si commuove neanche guardando Bambi – sei un mostro, Lou! – quello che i sentimenti li rifugge quasi ne fosse allergico. Quello che quando ha saputo della morte di suo nonno, non ha pianto una sola lacrima fino a quando ha raggiunto la sua camera dove si è rinchiuso e solo allora, si è lasciato andare. Louis non può assolutamente dire ai ragazzi che gli mancheranno o almeno non a parole: è anche per questo che li ha invitati a trascorrere il Natale e il compleanno da lui, insieme. E sempre per questo motivo che sua madre lo ha permesso e così i genitori dei suoi amici perché infondo Natale lo si trascorre in famiglia, ma per Louis e per la sua partenza si poteva fare un’eccezione.
Si stringe nelle spalle e reprime tutti quelle cavolate sentimentali e si volta verso i ragazzi che lo stanno guardando in silenzio. Devono aver capito. Liam è al suo fianco e «Ci siamo divertiti, eh Tommo?» chiede posandogli una mano sulla spalla che stringe forte.
«Sì» risponde Louis con un sorriso e gli occhi lucidi perché è ancora presto e lui ha sonno.
«Da rifare.»
«Certo» concorda e lo ringrazia, ringrazia i ragazzi per non aver reso tutta questo storia della partenza una tragedia. «Ma ora non cominciare» scherza scompigliandogli i capelli che nell’ultimo anno sono ricresciuti e sono tornati morbidi come una volta. «C’è ancora capodanno ed abbiamo ancora tante cazzate da fare insieme.»
Liam annuisce vigorosamente con la testa e prima che Louis possa dirgli di smetterla, quello lo stringe di slancio e «Ti voglio bene, Tommo» mormora sulla sua spalla e sì, ciao, non una tragedia, giusto?
«Liam!» grida Louis e Zayn gli viene in soccorso staccandoglielo di dosso. «Cos’ho detto? Non cominciare» lo ammonisce con la fronte aggrottata in una smorfia che di arrabbiato però non ha nulla. Solo tenerezza e un po’ di tristezza. «Okay?»
Liam sembra titubante, ma Zayn gli sorride incoraggiante e «Okay» mormora alla fine.
Quindi, «Siamo pronti per partire?» domanda a gran voce il più grande dei cinque.
«Le ragazze sono andate a recuperare le loro auto» lo informa Zayn.
«No!» Louis chiude gli occhi senza il coraggio di ascoltare Niall che ha esclamato quella negazione con due mani sulla fronte. «Mi sono dimenticato i calzini fortunati!»
«Niall..» Louis sta già per spiegargli dove può infilarsi gentilmente i suoi calzini fortunati, ma questo scoppia a ridere con le mani sulla pancia e i ragazzi tirano un respiro di sollievo perché è tutta la mattina che li cercava e non hanno l’intenzione di tornare dentro per un’altra spedizione di ricerca che si sarebbe conclusa con il ritrovamento dei suddetti calzini in una delle tasche delle valigie già pronte.
«Scherzavo» ride il biondo sgambettando qua e là vivace in modo inspiegabile per quell’ora della mattina, lui che a malapena si ricorda del proprio nome prima della colazione.
«Idiota» borbotta Harry nella grossa sciarpa con cui si è fasciato metà viso e che fino a quel momento è rimasto in silenzio con il borsone ai piedi degli scalini dov’è seduto e lo sguardo un po’ perso.
Un maggiolino rosso compare nella loro visuale un istante prima che la palla di neve di Niall indirizzata a Harry colpisca il bersaglio andando a schiantarsi contro il finestrino dell’auto che si arresta all’improvviso. La neve si sbriciola sul vetro e possono vedere tutti e cinque chiaramente il viso di Leslie deformato in una smorfia poco attraente – perché sprecare il trucco se i soggetti sono quelli? – e rassicurante. I ragazzi deglutiscono, escluso Niall che già ride e corre verso il veicolo con le braccia spalancate e i guanti bagnati di neve.
«Che cosa ha intenzione di fare quello?» domanda Leslie spaventata alternando lo sguardo tra le sue amiche che già ridono e Niall sempre più vicino.
«No, seriamente, cosa vuole fare?»
Niall che apre la portiera.
«Non oserà-» e invece l’ingenuo ragazzo osa e con un sorriso simpatico e divertito sulle labbra posa i guanti umidi e freddi sulle guance della ragazza che si dimena imprecandogli contro. «Niall, io ti-»
«L’amore» commenta Bethan slacciandosi la cintura di sicurezza ed uscendo.
Ethel sorride e la segue, mentre in auto continua la semi-rissa che stranamente ha in vantaggio Niall. Molto strano, pensa osservandoli di traverso perché a questo punto Leslie avrebbe già avuto la meglio e non si lascerebbe sicuramente abbracciare così dall’irlandese. Sta per arrivare ad una conclusione quando sente qualcosa di freddo posarsi sulla sua fronte. Solleva lo sguardo e scopre che è il dito  di Harry quello che le ha toccato la fronte. Per farle un dispetto o attirare la sua attenzione? Ethel lo osserva perplessa, ma ogni sua domanda sembra evaporare all’aria insieme al suo respiro quando lui solleva le guance. Capisce che sta sorridendo nonostante sia coperto dalla sciarpa, perché gli occhi si socchiudono e spuntano le rughe che ha imparato ad apprezzare senza neanche accorgersene. Oggi sembrano azzurre, le iridi.
«Buongiorno» biascica da sotto la sciarpa pesante che gli avvolge il viso.
«’giorno» ricambia lei.
«Se aveste finito di farvi gli occhi dolci, qui avremmo un po’ di cose da caricare su» Louis e la sua solita delicatezza. Come sorpresa sul luogo del misfatto, Ethel distoglie lo sguardo e raggiunge gli altri. Ma a Harry non sfugge il suo sorriso. A Harry non sfugge nulla di lei.
Ci impiegano circa dieci minuti per riuscire ad infilare le valigie e i borsoni nei portabagagli, altri quindici per tirarli fuori e recuperare lo zaino che Niall doveva tenere sul sedile nel caso gli venisse fame.
Harry si stanca dopo i primi due minuti. Lascia il borsone nelle mani di un Louis troppo distratto a lamentarsi con Niall per accorgersene ed entra nel maggiolino rosso dove sa c’è già che lei, che il freddo lo sopporta poco, soprattutto appena sveglia. Lo sa perché le ha dovuto lasciare le coperte la mattina che si sono svegliati vicini.
Così come Ethel sa che Harry non sopporta gli sbalzi di temperatura e sorride quasi nel vederlo slacciare il giubbotto e liberarsi della sciarpa che cade in silenzio tra la portiera che ha chiuso e una sua gamba. Si ritrova a seguire ogni suo singolo gesto, dal levarsi il berretto al passarsi le dita lunghe tra i riccioli ancora più disordinati la mattina presto e che già profumano il piccolo ambiente. Dal modo in cui  allarga appena il collo della felpa marrone, sospira e si inumidisce le labbra rosa. Come le piega all’insù in un sorriso sghembo, e la guarda inclinando appena il viso come un felino.
«Mh?»
Ethel sente le guance scaldarsi, strabuzza gli occhi senza però abbassarli. «Niente» mormora, ma sta già guardando la spalla di Harry su cui lui ha appoggiato una mano per massaggiarla. «Niente» ripete scuotendo la testa per sottolinearlo.
Ma Harry sorride, perché ha notato quello sguardo e «va bene» dice dopo un po’ con voce roca, ma gentile, che Ethel ha spesso origliato di nascosto passando di fronte alla porta di camera di Louis e che ha desiderato qualche volta le rivolgesse un saluto.
«Sì?» domanda mordicchiandosi il labbro inferiore.
Harry annuisce, si mette comodo e si stringe la spalla come per invitarla. Ethel non se lo fa ripetere due volte, sospira con un sorriso: non è riuscita a chiudere occhio la notte scorsa e questo è il modo migliore con cui restituirle quelle ore di sonno sottratte per pensarlo.
Quando le portiere si chiudono, stanno tutti sospirano di sollievo, tranne Niall che ride e «accidenti, le cuffie!» esclama ad un tratto facendo partire a tutto motore Louis. Non si accorge così delle diverse disposizioni, se non a qualche minuto dalla baita, quando Leslie si allunga da dietro i sedili e «avete solo musica dozzinale?» chiede con la solita voce saccente facendolo sterzare per la sorpresa.
«Tu!» esclama guardandola dallo specchietto, gli occhi di Louis sgranati e quelli di Leslie che già mandano scintille. «Cosa ci fai qui? E Zayn?!» domanda rendendosi conto dell’assenza dell’amico che spera vivamente di non aver dimenticato sulla strada.
Leslie si sistema meglio sul sedile, la spalla che scivola a contatto di quella di Niall che la guarda con le sopracciglia inarcate. Incrocia le braccia magre al petto e «Mi ha chiesto lui di fare cambio» spiega lei per poi aggiungere «E Niall non mi ha lasciato modo di decidere visto che mi ci ha trascinato.»
Louis si morde una guancia, le mani che si stringono un po’ troppo forte al volante sotto gli occhi un po’ tristi, ma consapevoli di Liam seduto al suo fianco. «Quindi Zayn è in auto con le altre?» domanda per accertarsene con lo sguardo puntato sulla strada, forse per evitare quello di sua sorella che è troppo stupida per capire.
«Sì» mastica lei, tirando una gomitata a Niall che ha cominciato a brontolare sul fatto che non è stato lui ad averla costretta a salire. «Ha detto di conoscere la strada, quindi l’ho lasciato fare. Ah, e c’è anche Harry» si ricorda e sbuffa con gli occhi al cielo perché Niall è davvero fastidioso, lui e il suo profumo di menta che è ancora più intenso in quello stretto abitacolo.
«Leslie, una volta che non ho fatto un’accidenti-»
La castana, stufa e conosciuta per la poca pazienza si volta di scatto verso di lui, gli occhi blu che lo trapassano da parte a parte. «Lo so che non hai fatto niente» mormora a bassa voce per non farsi sentire dagli altri due ragazzi. «L’ho inventato, okay?»
Niall, si sa, non è un genio dell’intuizione. Sbatte le ciglia d’orate, quasi trasparenti e inclina appena il viso in una muta domanda. E Leslie lo odia perché quella smorfia di finta ingenuità – finta, perché non può essere così tonto! – è anche tenera e lei ha ancora in mente il ricordo di quel bacio che si sono scambiati. Le prudono le mani, l’aria sembra essersi fatta più calda e un gemito di frustrazione le sfugge dalle labbra screpolate per tutti i morsi che si è inflitta per resistere. Inutile perché Niall le prende una guancia tra le mani, preoccupato, e «tutto okay?» domanda.
Leslie chiude gli occhi, ringhia dentro e dopo un’occhiata allo specchietto lo prende per le spalle e finalmente lo bacia, di nuovo, di sua iniziativa, maledizione! Si gode il sapore del cioccolato rimasto sulle labbra dell’altro e inspira forte, giusto perché tanto peggio di così non può andare. O forse sì, pensa, quando lo sente sorridere e ricambiare, una mano fredda che le stringe il ginocchio come per dire che ora ha capito.
«Finalmente» sussurra poi scivolando via e poggiando la fronte contro il finestrino freddo, con le guance rosse di imbarazzo e un frammento del suo orgoglio nel palmo della mano di Niall.
Louis nel frattempo ha alzato il volume della musica, forse per sovrastare i pensieri che gli affollano la testa. «Capisco» mormora un po’ in ritardo alla risposta della sorella, un capisco più lontano, rivolto a qualcuno che in quell’auto non c’è.
 

Appena più indietro, un maggiolino rosso arranca sulla loro stessa scia.
Al volante Bethan sembra avere difficoltà e forse il motivo è il ragazzo seduto al suo fianco. Dopo mezz’ora di viaggio non è ancora riuscita a spiegarsi il perché della sua presenza: un attimo stava per chiedere a Leslie quale stazione radio scegliere ed un secondo dopo si era ritrovata ad affrontare gli occhi scuri di Zayn che chiudendo la portiera con un gesto secco si era limitato ad un «Niall ha preso Leslie» ancora poco chiaro.
Era quasi stato sul punto di dire, «Impossibile: Leslie non si farebbe mai prendere da Niall» ma aveva desistito sentendolo borbottare qualcosa come conosco la strada, tranquilla. Non aveva voluto infierire, incerta su cosa dire dopo le ultime parole che si erano scambiati, fredde e incomprensibili, perché Bethan non aveva capito cosa volesse intendere Zayn con Ti sbagli, è proprio perché sto cominciando a capire invece e quello sguardo quasi tormentato con cui aveva accompagnato la frase prima di andarsene e lasciarla da sola in cucina nel buio con i suoi sensi di colpa. Sapeva di essersi comportata male, Zayn non meritava le sue risposte secche e lei non era così di solito.
Incontrano un semaforo e Beth coglie l’occasione per passarsi una mano tra i capelli che con il calore dell’auto sono diventati più vaporosi, indugiando automaticamente su una tempia, dove sente il principio di un mal di testa. Arrossisce appena quando diventa verde e lei è ancora ferma, consapevole che gli occhi scuri del ragazzo stiano seguendo ogni suo movimento: da quando è salito, Zayn non ha smesso un attimo di osservarla senza neanche la decenza di nasconderlo. Una mano contro il finestrino che sostiene una guancia e il viso appena inclinato nella sua direzione.
Trascorrono dieci minuti prima che Bethan si volti e «La smetti?» lo prega gentilmente, con una nota appena acida sulla lingua che non sembra smuovere il ragazzo.
«Di fare cosa?» domanda lui, le spalle rilassate e i capelli corvini che gli ricadono sulla fronte senza però nascondere gli occhi.
Bethan lancia un’occhiata ai ragazzi dietro ed è sollevata nel constatare che stiano dormendo, nonostante avesse sperato di trovare in loro una distrazione e un modo per evitare di trovarsi coinvolta in una conversazione tu-per-tu con Zayn. Ma li perdona, perché sono teneri, uno appoggiato all’altro. Sono due mani intrecciate quelle che intravede riposare tra loro gambe?
Riporta lo sguardo sulla strada e decide di attendere un altro semaforo prima di rispondere. Quando l’auto si arresta di fronte alle strisce pedonali, Beth sospira. «Di fissarmi» sussurra allentando la presa sul volante, «in quel modo» affonda il viso tra le braccia, i capelli che si sciolgono sulle maniche del maglione senape.
Questo stupisce Zayn, ma lei non lo nota con il viso nascosto e lo sguardo che evita il suo. «In che modo?» domanda allora il ragazzo, cauto, nascondendo le mani rigide nelle tasche dei jeans neri.
È una domanda stupida perché entrambi conoscono la risposta, ma Zayn ha bisogno di sentirla dire, così come crede che sarebbe d’aiuto a Bethan, almeno ammetterlo di averlo capito. Il semaforo diventa giallo, poi rosso, ma non c’è nessuna risposta ancora e fortunatamente nessun’auto alle loro spalle.
Verde, ancora verde. «Come se ti aspettassi..» Bethan inspira, solleva il viso e si fa coraggio. «Come se ti aspettassi che da un momento all’altro mi dimenticassi di lui..»
Manca una parte ed è quella che Zayn freme di ascoltare, ma capisce che forse è chiedere troppo. Gli basta il rossore che le intorpidisce le guance, per ora.
«Ma lo sai che non è così facile» continua lei, lo sguardo puntato sulla strada di fronte a sé, sulla sfondo un puntino nero che si allontana pian piano senza di lei.
Zayn annuisce, deglutisce reprimendo la voglia di fumo e smette di giocare con l’accendino. Preferisce poggiare la mano su quella tremante di Bethan sul cambio e stringerla appena.
«Ma può diventarlo» dice e questa volta è lui che il coraggio di guardarla negli occhi non ne ha, come la prima volta che si sono incontrati, quando lui si era appena trasferito e non conosceva nessuno tranne Louis. E lei si era avvicinata a loro con una guancia sporca di cioccolato per la torta che stavano cercando di cucinare e un sorriso tutto denti che Zayn aveva trovato più ancora più dolce. Pensiero che si era tenuto per sé quando Louis le aveva tolto la macchia con l’indice e con lo stesso gentile con cui l’aveva invitato a casa sua, lo aveva leccato via. Aveva capito, in quel momento, che avrebbe dovuto tenere molti altri pensieri per sé, per un altro motivo però. Ma ora, in quell’abitacolo, da soli – finalmente da soli – Zayn sente finalmente la possibilità di essere sincero e con la voce un po’ roca, «Con la persona giusta» sussurra.
 

È un lunedì mattina e ci sono quattro amici imbottigliati in una vecchia auto. Al volante c’è Louis con la solita patente stropicciata nella tasca della tuta e un peso in meno che gli grava sulle spalle minute. Seduto accanto a lui Liam gli parla di come devono assolutamente imitare una pubblicità che ha visto nei giorni scorsi –  «al prossimo semaforo, scendiamo  e ci scambiamo tutti di posto!» «tu non sai guidare, idiota» – strappando all’altro uno sbuffo e un sorriso. Sul sedile posteriore, Niall ride, si lamenta della musica e parla di come si farà trovare nell’armadio di Leslie dopo la doccia. L’altra, seduta accanto a lui, lo zittisce con uno schiaffo sulla nuca e magari qualche bacio, che ha scoperto funzionano meglio. C’è un’altra auto che li segue distante, con al volante Bethan che non riesce a togliere la mano dal volante, forse perché ci sono le dita di Zayn ad impedirglielo oppure «sei tu che non lo vuoi» così ha mormorato lui facendola quasi sbagliare strada. Dietro, Harry si è addormentato, ma questa volta sulla sua spalla riposa la guancia morbida di Ethel che non è mai stata meglio di così.



 
- angolo autore.
Buon pomeriggio a tutte!
Ed eccomi qua con l'ultimo capitolo di questa mini-long! Prima di tutto, chiedo immensamente scusa per la lunghissima attesa che vi ho fatto penare, ma questo epilogo non voleva esser scritto! Ci ho provato più volte, mi sono seduta alla scrivania con tanto di tazza di the e musica dolce di sottofondo, ma nessun risultato. Fino a quando una lettrice mi ha scritto su ask e oltre ad avermelo ricordato, mi ha pure spinto a portarlo a termine - grazie, chiunque tu sia! Presa dai sensi di colpa e dalla consapevolezza che sono sempre stata negata a portare a termine le cose, ho buttato giù questo che.. spero vi sia piaciuto. E' che ho lasciato passare molto tempo e succede che oltre a distaccarmi da una storia, tendo anche a cambiare stile e.. non lo so, ho cercato di rimanere fedele ai capitoli precedenti. Spero davvero di non aver deluso le voltre grandissime - ansia ansia ansia - aspettative, che siete pure in tante a seguirmi! 
Dio, quindi è davvero finita! Ho finalmente concluso qualcosa nella mia vita, ancora non ci posso credere. E' quindi un addio questo ai miei personaggi originali e ai miei One Direction? .. no, ho due one shots e una flashfick sulle coppie ahahahaha quindi niente lacrime! Ringrazio infinitavamente voi che avete seguito la storia, che l'avete aggiunta tra le seguite/ricordate/preferite e soprattutto recensito (rispondo il prima possibile!). La mia amica Gaia per avermi fatto da beta in più occasioni e quel libro che ho trovato in biblioteca dove ho letto casualmente il nome Ethel - che mi ricordo, ora che ci penso, era da maschio ed era un angelo ahahah! - di cui mi sono innamorata (ne ho trovato un altro in questi giorni che userò). Non ho altro da dire se non grazie, grazie, sono davvero, ma davvero felice <33

Anqi.

ps. la nota musicale ad inizio pagina, se l'avete premuta, rimanda ad un sottofondo dell'anime kimi ni todoke, che trovo perfetta da ascoltare durante la lettura di questo capitolo :) si chiama Pure white story e c'è pure la versione chitarra per chi vorrebbe cercarla.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: anqis