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Autore: metaldolphin    27/02/2014    5 recensioni
"Arrampicata sulla scaletta per raccogliere i mandarini maturi, faticavo già abbastanza a mantenere il mio già precario equilibrio, messo a dura prova dal moto ondoso seguito dalla nave, ed ero abbastanza nervosa anche senza le domande idiote di Zoro."
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Comunque insieme'
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Poche volte l’avevo visto così e rimasi con gli occhi sbarrati a fissarlo, mentre lasciava andare i miei polsi, sussurrava un: -Mi dispiace- e poi si alzava per correre ad arrampicarsi sulle sartie per andare a rinchiudersi in palestra.

Rimasi distesa sul ponte a rimuginare su cosa avevo realizzato: Zoro aveva paura.
Forse di morire, forse che morissi…. o di entrambe le cose, non lo sapevo.
Non ancora almeno.

Passai l’indice sul labbro e guardai la lieve traccia di sangue che lo velava.

Non lo seguii, dovevo sbollire quel calderone di sentimenti contrastanti che mi avevano invaso, permeando completamente il mio animo; mi incamminai verso la camera, poi ci ripensai e mi sdraiai sul divano a fissare il grande acquario che occupava la parete.

Il sole che attraversava il vetro spesso formava strani giochi di colore: i raggi, parzialmente scomposti nei colori che li componevano, davano vita ai più svariati toni che l’occhio umano poteva vedere. Era qualcosa che potevo osservare spesso, ma a differenza di altre volte, rimasi a fissarli, fino a che un’idea improvvisa balenò nella mia mente, quindi mi alzai, recuperai un particolare oggetto in camera e mi fiondai sulle sartie per raggiungere la palestra.

Sporsi il capo sull’ambiente circolare, pensando che avrei trovato Zoro ad allenarsi, invece era sdraiato a fissare il soffitto con lo sguardo spento.
Senza nemmeno guardarmi, mi chiese cosa volessi, visibilmente di cattivo umore.

Prima di rispondergli, mi guardai attorno, individuai il punto più adatto a ciò che avevo intenzione di fare e mi avviai con passo deciso proprio vicino alla vetrata da cui entravano luminosi raggi di sole.

Attirai la sua attenzione chiamandolo con un tono più neutro possibile; ero ancora irritata, ma volevo spingerlo a capire.
Si voltò verso me con sguardo interrogativo ed io tirai fuori l’oggetto che ero passata a prendere prima di spingermi fin lassù. Era un piccolo prisma di cristallo, limpido e senza imperfezioni.
Lo tenni a mezz’aria, così che la luce lo attraversasse e, obbedendo a precise leggi fisiche, si scompose in un colorato spettro di colori che rallegrò l’ambiente.

Zoro sbuffò e lamentò: -Non mi piacciono i giochi per bambini- e da vero duro cercò di ignorare l’ipnotico gioco di luci colorate intorno a noi.

Mi ero aspettata una reazione del genere, quindi non mi arrabbiai troppo e proseguii con il mio esempio: -Zoro- lo richiamai, e lui si girò nuovamente, di mala voglia.

-Vedi questi colori? Siamo noi. La Ciurma, intendo. Ognuno è come una tonalità diversa di colore che, messe insieme, formano l’equipaggio della Sunny, il raggio di sole. Se ne mancasse uno, il raggio non sarebbe più uguale, si noterebbe la differenza, ma ci sarebbe sempre.
Mi guardò con la fronte corrugata, perplesso… non aveva ancora capito dove volessi arrivare, allora proseguii: -Sai quando tutto diventa nero, Zoro?

Si mise seduto, con le gambe incrociate e le braccia distese verso dietro, con le palme delle mani aperte sul legno del pavimento a sostenere il busto.

Mi fissò, prima di rispondere.
-Se manca la luce- disse.

Gli sorrisi e corsi ad abbracciarlo.

Aveva capito.

La mancanza di qualcuno sarebbe stata dolorosamente avvertita, ma saremmo comunque andati avanti, anche per colui che non sarebbe stato con noi.

Ma se a me fosse mancato lui…

-Sei la mia luce.- gli mormorai sulle labbra, prima di baciarlo.
-E tu la mia.- rispose, stringendomi forte a sé.
   
 
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