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Autore: Martina3    28/02/2014    4 recensioni
Becky Greene è una sedicenne di Holmes Chapel. Da un po' di tempo ha una cotta folgorante per un ragazzo della classe affianco alla sua. Harold Styles. Peccato che, però, egli non la degni di uno sguardo, perché attratto solo da una ragazza, Rachel Smith.
Passano tre anni e Harold diventa solo un ricordo, nonostante sia diventato una star. Becky ha anche un ragazzo, Jake. Ma un giorno, nonostante i suoi sforzi, la ormai diciannovenne non può sfuggire al destino e si trova a un palmo di naso nientemeno che Harry, Harry Styles.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DICIANNOVESIMO

 

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Esausti, appena entrammo in casa ci buttammo di peso sul divano. «Stancano le sorprese.», sospirai.

«Sono d'accordo.», disse Harry.

«Doccetta?»

«Assolutamente sì.»

«Il che significa che devo trovare la forza di alzarmi, giusto?»

«Almeno che la doccia non venga qui, mi sa proprio che non ti resta via di scampo.»

Mi alzai a fatica: «Ti aspetto lì.»

Harry annuì: «Arrivo.»

Mi diressi verso il bagno e mi sciolsi i capelli. Mi tolsi poi i vestiti e li appesi sull'appendiabiti attaccato alla porta. La doccia era molto ma molto spaziosa, con le porte in vetro e il getto largo. Aprii l'acqua calda e lasciai che scorresse sul mio corpo e si insinuasse tra i miei capelli. Un denso vapore comparve nel vano, appannando i vetri.

Dopo poco sentii Harry entrare e sfilarsi i vestiti. Mi girai di spalle e lasciai che entrasse nella doccia. Con le grandi braccia mi circondò il ventre e mi diede dei morbidi baci sul collo, fino ad arrivare alla spalla. Mi voltai per bagnargli per bene i capelli, mentre lui teneva le mani posate sul mio bacino. Gli circondai il collo con le braccia e baciai le sue labbra carnose; un brivido mi scese lungo la schiena. Gemetti quando provai un po' di dolore sulla ferita e lui si allontanò scusandosi. «Sta' zitto e vieni qua, sopporterò..». I suoi baci mi facevano andare via di testa, mi narcotizzavano, non facendomi capire più nulla. L'acqua scorreva sui nostri corpi stretti l'un l'altro e si fondeva nel nostro bacio. Harry strinse la presa e mi fece addossare al muro freddo con la schiena. Sussultai e lui mi morse leggermente nell'incavo del collo, facendomi provare un leggero dolore. Feci una risatina: «Vieni qui.», presi lo shampoo, me ne misi un po' sul palmo della mano e glielo misi tra i capelli, iniziando a massaggiali con movimenti circolari: «Ho sempre sognato di poterti lavare i riccioli.». Harry rise: «Sempre sognato? Addirittura?»

«Dai tempi della cotta.», precisai.

«Fantasticavi?», mi provocò.

«Smettila di costringermi a farti dei complimenti, lo fai solo perché ti piace sentirti desiderato.», feci finta di nulla, continuando a giocare con la soffice schiuma.

«Perché, non lo sono?», continuò.

Risi: «Finiscila, idiota.»

«Beh, anche tu sei desiderata, molto direi.», disse in tono sensuale, premendo il suo petto contro il mio seno.

«Ah si?»

«Ho voglia di fare l'amore con te.», mi sussurrò all'orecchio.

«Questa notte. Ti prometto che sarà una delle più belle. Devi soltanto aspettare qualche ora.», gli risposi con aria provocatoria.

«Tu hai del potere su di me, bimba, questo non va affatto bene.»

«Lo so e così dev'essere.»

«Dai, solo un pochino...», mi implorò.

Lo presi per le spalle e lo cacciai sotto il getto della doccia: «Ho deciso che si fa così.»

Harry aprì la bocca per prendere fiato e scosse la testa: «Dopo vedi, stronzetta.», disse sciacquandosi i capelli. Mi insaponai anche io e finimmo di farci la doccia tra baci e sberleffi. Di sicuro non capitava tutto i giorni di fare la doccia con Harry Styles. Non mi potevo di certo lamentare.

 

Ci stavamo preparando per uscire – chiaramente dove non lo sapevo, dato che era tutto una sorpresa – ed io mi ero appena asciugata i capelli.

«Becky.», Harry mi chiamò dalla cabina-armadio.

«Sì?»

«Ti sei già vestita?»

«No, perché?»

«Vieni qui, ti devo dare una cosa.»

Perplessa, andai nella stanza adiacente alla camera da letto. Lui indossava solamente i pantaloni ed era a petto nudo; cercai di tenere a freno i miei ormoni.

Mi sorrise e mi porse una scatola quadrata color rosa antico con un grande fiocco di raso. Lo presi cercando di indovinare cosa potesse essere e tirai un capo del nastro per sciogliere il fiocco. Quando tolsi il coperchio i miei occhi divennero lucidi. Era il famoso vestito blu notte che avevamo visto in vetrina i primi giorni in cui ci eravamo conosciuti. Mi stupiva sempre di più, era un regalo magnifico. Fu in quel momento che mi ricordai che mi doveva ancora fare gli auguri. Forse nella sua famiglia non si usava, che so.

«Io non... non è possibile, non so che cosa dire, non so come dirti grazie, come farti capire quanto significhi...», mormorai.

Mi accarezzò la guancia: «Sono felice che ti piaccia. Ti starà d'incanto.»

«Dannazione, non puoi farmi rovinare il trucco, l'ho appena fatto!», mi tamponai la parte inferiore dell'occhio con l'indice e risi: «E'... davvero sorprendente. Tu, lo sei.»

«Su, indossalo.», Harry lo tirò fuori dalla scatola e lo mise in modo che io potessi infilare le gambe all'interno. Con le mani appoggiate alle sue spalle, lasciai che me lo infilasse e, quando me lo chiese, mi voltai scostando i capelli dalla schiena per tirare su la cerniera. Mi guardai allo specchio. La forma a sirena metteva in risalto le mie curve e rendeva le spalle proporzionate al corpo. Feci una piccola piroetta e restai a guardarmi. Era bellissimo per davvero.

Vidi Harry deglutire: «Fino a stanotte hai detto?», chiese con aria preoccupata.

Risi e mi avvicinai per schioccargli un bacio sulle labbra, con i palmi sulle sue guance: «L'attesa aumenta il desiderio, ricordatelo.»

Finimmo di prepararci. Mi acconciai i capelli, mi truccai – riuscii a nascondere abbastanza il taglio sul labbro con dei cerottini appositi - e abbinai una clutch argentata ma non troppo vistosa. E lui... lui era da shock anafilattico. Una cosa da perder la testa. Camicia bianca, completo grigio scuro, cravatta sottile e stivaletto in pelle. Cercai invano di tenere a bada il rossore e, come al solito, lui se ne accorse ma non commentò.

«Pronti per andare?», mi chiese, dopo che avemmo indossato le nostre giacche.

«Sempre e comunque, capo.», annuii sorridendogli.

«Ho chiamato Jim, ci porterà lui al ristorante.»

«Perfetto.»

Uscimmo di casa, il grande suv era già posto davanti al cancello. Le persone erano diminuite rispetto a prima, ma c'era ancora qualcuno con telecamere e microfoni. Riuscimmo a montare in auto senza troppi problemi. «Buonasera, Jim.», salutai l'uomo al posto guida.

«Buonasera a te, dolcezza.»

Harry scherzò: «Che fai, Jim, ci provi con la mia ragazza?»

«Se non fosse perché a casa mi aspettano una moglie incinta e due figli, potrei anche farci un pensierino, sai?». Ridemmo entrambi.

«Sei il solito idiota. Parti pure.»

L'autista mise in moto e partimmo, diretti chissà dove. «Non devo neanche tentare di indovinare, giusto?», chiesi.

«Stai imparando.», mi sorrise lui. Pochi attimi dopo gli squillò il telefono: «Mamma.»

«Ciao tesoro! Come stai?», sentii la voce di Anne dall'altro capo della linea.

«Molto bene, grazie. Voi come state?»

«Solito, tutto a posto. E Becky?»

«Te la passo?»

«Magari, così le faccio gli auguri.»

Harry mi porse il telefono. «Pronto?»

«Ciao Becky, buon compleanno!»

«Grazie mille, signora.»

«Anne.», ridemmo entrambe.

«Come vuole, Anne

«Come ti sta trattando il mio ometto?». Sentii Harry borbottare qualcosa.

«Direi magnificamente. Una delle giornate più belle della mia vita.»

«Ti sta portando a cena fuori?»

Mi strinsi nelle spalle: «A quanto pare. E' tutto una sorpresa.»

«Vedrai che sarà proprio un bel lieto fine.»

«Non ne dubito affatto.», sorrisi tra me e me.

«Allora buona serata, tesoro. Divertitevi.», mi salutò con tono materno.

«Arrivederci Anne, grazie di cuore.»

Ridiedi il telefono a Harry: «Hai sentito Gemma? Mi ha detto che voleva chiamarti ma avevi il telefono staccato.», gli chiese sua madre.

«Veramente no.»

«Sai che a lei fa piacere sentirti. Chiamala appena puoi, ve bene?»

«Va bene, mamma, lo farò.»

«Bene. Buona serata amore, rendila felice, mi raccomando.», rise.

«Non ti deluderò.»

«Un bacio grande tesoro, ci sentiamo.»

«Un bacio anche a voi, a domani.». Stava per attaccare quando Anne disse: «Ah aspetta un attimo. Senti, so che è molto ma molto imbarazzante, sono stata giovane anch'io. Non ho alcuna intenzione di farmi gli affari vostri, di sapere quando, da quando, come, dove e perché, ma sai come sono le cose, l'entusiasmo a volte gioca brutti scherzi, io non vorrei...»

Harry la interruppe in tempo: «Mamma usiamo il preservativo, sta' tranquilla.»

Io e Jim scoppiammo a ridere. Allora i miei non erano gli unici fissati e iperprotettivi. Harry riattaccò: «Perdonala, ha fatto lo stesso con Gemma, quindi prima o poi me l'aspettavo.»

«Pensi che mia madre non abbia fatto lo stesso?». Pochi istanti dopo squillò il telefono anche a me. Tutti in quel momento? «Pronto? Daisy!», risposi con entusiasmo.

«Becky, tanti auguri!»

«Grazie. Come va?»

«E lo chiedi a me? Tu, piuttosto. Sei a Los Angeles con un pezzo di figo assurdo stramiliardario.», disse con la sua voce squillante.

Arrossii paurosamente quando vidi la faccia divertita di Harry. «Daisy...», risi sotto i baffi.

«Dove ti ha portata? State andando a cena?»

«Ti racconterò tutto nei minimi dettagli. Promesso.»

«Non vedo l'ora. Non è che mi può presentare qualcuno?»

Mi rivolsi a Harry: «Daisy chiede se hai buone conoscenze.»

«Finché vuole.», rispose lui.

«Becky, scherzavo! Che figure mi fai fare.», mi rimproverò lei.

Risi: «Non morde, tranquilla.»

«Ti devo fare le mille raccomandazioni o ci ha già pensato tua madre?»

Harry scoppiò a ridere: «Incredibile.»

«Oh no, ti prego. Anche tu no.», dissi esasperata.

«Okay, scusa, scusa... mi assicuravo solo. Va be', ti lascio col tuo principe, amica. Ci sentiamo presto, Becky.»

«Grazie per la telefonata Daisy, a presto.»

Una volta che ebbi riattaccato, poggiai la testa al sedile, esasperata. «Come non detto.»

«Non si fidano molto di noi, che dici?»

«No, credo di no.»

Cercavo di capire dov'eravamo diretti, ma il senso dell'orientamento non era proprio il mio forte. Capii dove mi aveva portata soltanto quando Jim accostò davanti ad un ristorante in riva al mare, con vetrate e una grande terrazza con dei tavoli. Si sentiva soltanto il leggero vociare dei clienti e il rumore delle onde. Il sole doveva ancora tramontare e tingeva l'acqua di una luce rossastra. Sull'insegna lessi “The Lobster”; molte volte ne avevo sentito parlare, era infatti uno dei ristoranti più rinomati di Los Angeles. Scendemmo dalla macchina e Harry, dopo avermi preso per mano, mi portò all'interno del ristorante. Tirai un sospiro di sollievo quando vidi che c'erano solamente adulti e che quindi avrebbero avuto la clemenza di non saltarci addosso. Un uomo in camicia e papillon ci accolse: sembrava già sapere chi fossimo. «Buonasera.», ci accolse cortesemente.

«Buonasera.»

«Styles, giusto?»

Harry assentì. Il cameriere fece una spunta sul grosso librone posto su una sorta di leggio. «Prego, seguitemi.». Facemmo come ci aveva detto ed io mi guardai intorno. Quel posto era davvero uno spettacolo, l'eleganza nella sua forma più pura. Mi sorpresi quando scendemmo una scala di legno, per poi camminare su una passerella sopra la spiaggia. Poco dopo giungemmo su un molo e, quando ebbi guardato alla fine di esso, mi venne un tuffo al cuore. Un tavolo per due era apparecchiato proprio lì in fondo, con candele e stoviglie luccicanti, e lo champagne era già in fresco. Guardai Harry strabiliata e lui mi strinse la mano più forte. Una volta giunti alla fine del molo, il cameriere ci scostò la sedia perché prendessimo posto. «Ecco qui i menu.», ci porse due fogli elegantemente stampati e ci versò il vino. Quando ci ebbe lasciati soli mi guardai intorno. Ci trovavamo sull'acqua, accarezzati dalla brezza marina, insieme, innamorati più che mai. Mi chiesi cos'altro avrei potuto desiderare. «Credo che tutto questo sia semplicemente incredibile.», mi limitai a dire.

«Possiamo considerarlo un buon lieto fine allora?»

«Altroché. Non so a quanti sia capitato di fare tutto ciò in un solo giorno, a dire il vero.»

«Diciamo che siamo fortunati.»

Allungai la mano sul tavolo per accarezzare la sua: «Mi sembra così inverosimile. Un sogno, in cui tutto è perfetto... Dammi un pizzicotto, magari mi sveglio.»

Harry mi diede un piccolo pizzicotto sul dorso della mano, mentre io stavo ad occhi chiusi. Li riaprii quando mi resi conto di essere ancora lì, su quel molo, con il mio ragazzo, li riaprii: «Cavolo, tutto vero.»

Sorrise spostando lo sguardo in basso. Quelle fossette. Dio.

Sfogliammo il menu e dopo qualche minuto il cameriere si presentò al nostro tavolo speciale. «Siete pronti per ordinare?»

«Prendiamo il misto di pesce per due persone.», rispose Harry.

«Benissimo.», ritirò i menu e si voltò per andarsene.

Consumammo la nostra romantica cena. Mi ero ritrovata a dover maneggiare attrezzi mai visti prima, come pinze per togliere le chele al granchio o mangiare l'aragosta. Dovevo esser stata davvero comica, perché avevamo riso fino ad aver il mal di pancia. Avevamo scherzato sul fatto che non smettevo di bere champagne o che ero un pozzo senza fondo. Il pesce era stato davvero ottimo, qualcosa di sublime. Harry sembrava essere un esperto anche in quest'ambito, tanto per cambiare.

Una volta pagato il conto, mi propose di fare una passeggiata sulla spiaggia. Potevo rifiutare? Direi di no. Intrecciò la mia mano con la sua mentre percorrevamo il molo. «Quand'è? Il tuo compleanno? Il primo febbraio giusto? Beh, ho ancora tempo per pensare a qualcosa all'altezza di questa giornata. ...O che ci somigli almeno lontanamente.», mi schiarii la voce imbarazzata.

Harry si mise a ridere e mi strinse a sé baciandomi sulla testa.

«Che c'è?», domandai con un lamento.

«C'è che se non la finisci ti butto in acqua.»

Risi: «Sei troppo gentile per farlo. Non lo faresti mai.»

«Hai ragione. Ma posso essere cattivo, lo sai?»

«Ah si?», lo presi in giro.

«Sì.». Con un rapido movimento mi issò in spalla e mi ritrovai a testa in giù con il busto sulla sua schiena. Gli tirai una pacca sul sedere: «Mettimi giù, vomiterò il mondo!»

«Te l'avevo detto che non dovevi sottovalutarmi, bimba.»

«Va' al diavolo. Quando morirò soffocata sarà troppo tardi. E verrai pervaso dal senso di colpa. E non dormirai più la notte.»

Eravamo arrivati sulla riva della spiaggia, ma Harry non si decideva a mettermi giù. «Basta Harry... voglio scendere.»

«Mi piace di più il mio nome quando lo pronunci tu.», mi posò a terra con grazia, io mi sistemai il vestito e mi tolsi le scarpe.

Misi le mani sul mio petto, mentre lui teneva le sue sui miei fianchi. «Harry.», gli sorrisi.

Chiuse gli occhi: «Dillo ancora.»

«Harry... Harry io ti amo. Sono innamorata di te, dell'affetto che mi dai in ogni istante, del tuo sorriso che riesce sempre a far sorridere anche me, di ogni tuo piccolo gesto, di ogni tuo prego e di ogni tuo difetto. Quando ti guardo mi scoppia il cuore, non vorrei lasciarti mai, per nulla al mondo. Se mi chiedessero di scegliere tra la mia vita e la tua vita, sceglierei certamente la tua, perché senza di te la mia non sarebbe degna di questo nome. Perciò ti ringrazio per aver dato un senso ad ogni mia giornata, ad ogni mia azione e ad ogni mio sentimento. E ti giuro che in questo sarà tuo fino a quando lo vorrai, al di là dei litigi, delle incomprensioni e di tutto quelle volte in cui crederemo che sia finita. Per sempre, è una promessa.»

Mi accarezzò la guancia quasi fossi fragile come il cristallo: «Amore mio. Non sai quanto mi sia difficile riuscire a spiegarti che ti appartengo. Mi sento tuo, solo tuo e di nessun'altra donna al mondo. Mi chiedo come sia possibile amare una persona incondizionatamente, come sia possibile che ogni cosa perda importanza quando sono con te. Se ho te ho tutto. Mi basti tu, non ho bisogno di nient'altro. I litigi, le incomprensioni e tutto il resto si supereranno, perché io sono disposto a lottare fino alla fine della mia esistenza per vivere con te, anche a costo di soffrire. E la mia vita la vedo con te. E basta. Non riesco ad immaginarmi con nessun altro perché sembri nata per essere mia. Hai detto che tutto questo sembra un film e a questo punto lui le chiederebbe di sposarlo. Ma io non ti chiedo di sposarmi e di avere dei figli ora, perché siamo troppo giovani e non voglio farti prendere decisioni forzate ed affrettate. Piuttosto ti dico “viviamo oggi come se non ci fosse un domani”. La vita è lunga, avremo tempo per goderci la nostra vecchiaia insieme, seduti su una sedia a dondolo, sfogliando l'album di fotografie e accarezzando la fede al dito. Ti amo, Becky.»

Sorrisi e posai il capo nell'incavo del suo collo. «Balliamo.»

Sentii il suo petto vibrare un una breve risata: «Senza musica?»

«Senza musica.»

«E che canzone ti piace?»

«Imagine di John Lennon.»

Harry mi invitò a prendere la posizione del lento, la mia mano sulla sua spalla e la sua sul mio fianco. «Imagine there's no heaven. It's easy if you try...»

Lasciai che mi cullasse, al suono della sua voce e delle onde che si infrangevano sulla riva.

«No hell below us... above us only sky...»

Era buio. Scorgevo soltanto la luce dei suoi occhi e i riflessi dei suoi capelli scuri dati dalla luna piena.

«Imagine all the people... living for today...»

A quel punto lo baciai, interrompendo quel canto. Mi dispiacque di averlo interrotto, ma lo desideravo più di qualsiasi altra cosa. Le sue grandi braccia circondarono il mio busto, mentre le nostre labbra si fondevano in una cosa sola, il suono dei nostri baci si aggiunse a quello del mare. Me ne fregai del leggero dolore che provavo a causa del taglio. Passai le mani attorno al collo della sua camicia per sfilargli la sottile cravatta e lasciarla a terra. Mi irrigidii quando fece premere il mio bacino contro il suo, tenendo la mano sulla parte bassa della mia schiena. Dopo qualche istante, senza staccare le sue labbra dalle mie, mi prese in braccio e, una volta accasciatosi al suolo, mi fece distendere sul suo corpo ormai a petto nudo. Si staccò un attimo dal mio viso: «Credi davvero che mi fossi dimenticato?», mi sussurrò.

«C-che cosa?»

«E' il tuo compleanno, ricordi?»

«Oh... giusto.»

«Auguri piccola.»

Tacqui. Facemmo l'amore. Forse la volta più bella di tutte. Non l'avrei mai dimenticato.

 

Doveva essere davvero molto tardi quando ci rivestimmo. «Sono tanto presa male?», chiesi preoccupata. Rise a vedere il mio aspetto. Mi sistemai i capelli pieni di nodi: «Credi davvero di essere più a posto di me?»

«Affatto.»

Ci incamminammo verso il ristorante ed io indossai le scarpe col tacco. Quando ci facemmo vivi all'interno della sala calò il silenzio, seguito da brusio e risate sotto i baffi. Ci guardammo meglio alla luce delle lampade e scoppiammo a ridere. Avevamo davvero un aspetto selvaggio. Sgattaiolammo fuori dalla porta d'ingresso. L'auto era già davanti al locale, pronta per riportarci a casa. Una piccola folla si avventò rapida su di noi. Jim scese per aprirci la porta a fatica, ma un giornalista si avvicinò a noi prima che salissimo in auto. «Tutto il mondo parla di voi, Harry. Ci puoi dire di più?», chiese con tono provocatorio.

Harry non rispose e mi tenne stretta a sé. Di nuovo quella scena, un gruppo di persone accalcate verso di noi. «Dicci qualcosa di più, andiamo! Siete venuti a cena per il suo compleanno? Da quanto va avanti la vostra storia?»

Harry allora rispose: «Va avanti da qualche mese, siamo molto felici. Abbiamo passato una bellissima serata, grazie. Per il resto sapete tutto, no?»

Mi mancava il respiro, soffrivo di claustrofobia, e mi girava la testa.

«Non credi sia difficile portare avanti una relazione con la tua fama?», il giornalista si sentiva eccitato perché era riuscito finalmente a strappargli qualcosa di bocca.

«L'amore fa miracoli.», Harry fece l'occhiolino.

Mi sentivo di nuovo le gambe cedere.

«Molte fan credono sia una copertura per il famoso “Larry”. Che ci dici?»

A quel punto mi aggrappai a lui: «Harry ti prego, non ce la faccio più.». Harry non fece a tempo a rispondermi che mi arrivò uno spintone dal giornalista: «Chiudi il becco, stiamo parlando.». Vidi l'espressione di Harry mutare in modo spaventoso. La mascella si contrasse e un'ombra comparve sui suoi occhi. Mi spinse in macchina: «Entra, veloce.», chiuse la portiera. Vidi attraverso il finestrino Harry prendere il giornalista per il bavero della giacca e lo sentii dire, sebbene con suono ovattato, «Non azzardarti a sfiorarla di nuovo con un solo dito, testa di cazzo. Giuro che se ti vedo di nuovo ti spacco la faccia, sono stato chiaro?», lo lasciò con un gesto violento e, prima di entrare affianco a me, aggiunse: «Vale lo stesso anche per tutti voi.»

Ero impietrita, me ne stavo con i pugni serrati e lo sguardo fisso su un punto, il cuore mi batteva all'impazzata. Harry se ne stette con il capo appoggiato al finestrino: «Vai.»

Non dicemmo una parola per tutto il tragitto. Nulla. Quando arrivammo a casa Harry mi prese con forza per il polso per farmi smontare dall'auto ed entrammo velocemente in casa. «Ehi... è stato un incidente. Non capiterà più, davvero.»

Non rispose, mentre si toglieva i vestiti.

«Senti, va tutto bene. Ci siamo promessi un sacco di cose! Capita, Harry!». Non disse nulla nemmeno stavolta. Andammo in bagno a lavarci i denti ed evitai di andare avanti. Era teso. E muto. Quando andammo a letto dissi: «Per favore. Ascoltami.»

«Smettila, Becky, non è sempre tutto come in un film.»

Spense la luce e si girò dalla parte opposta alla mia.



Spazio autore: grazie a tutti coloro che leggono questa storia e che recensiscono. il prossimo sarà l'ultimo capitolo, perciò godetevelo! xx

  
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