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Autore: Neverlethimgo    01/03/2014    16 recensioni
Era bastata una notte a far cambiare tutto e tre parole a far nascere decine di domande. Era solo un assassino, o era addirittura pazzo?
Dai capitoli:
Erano passati tre anni dall'ultima volta che misi piede fuori dall'istituto, avevo rimosso ogni cosa del mondo esterno, fatta eccezione per la luce del sole, sebbene la vedessi di rado ultimamente.
Sapevo che avrei dovuto trascorrere soltanto altri due giorni in quella prigione, sapevo che mancava così poco alla fine, eppure non percepivo il desiderio di sentirmi libero. Non ero mai stato libero davvero.

A Jason McCann story.
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jason McCann, Miley Cyrus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vi consiglio di ascoltare questa canzone mentre leggete.


Prologo: the prelude.

 
Il pavimento della cucina era, in buona parte, macchiato di rosso. Gli occhi color nocciola del ragazzo erano puntati sulla macchia più grande, accanto al tavolo e alle sedie. Era rimasta tale, non si era ridotta, o assorbita, era rimasta la stessa.
Il lieve spiraglio di luce, che filtrava dalla finestra della cucina, rifletteva su quella pozza rossastra, rendendola quasi profonda ed era raccapricciante, ma ciò non lo spaventava affatto.
Era immobile, sull’uscio di quella stanza, da ormai un’ora. Niente, se non il suono dei suoi respiri pesanti, aveva osato rompere quel silenzio tombale.
Il suo sguardo si spostava ripetutamente dalla macchia di sangue più grossa alla finestra di fronte a lui, dalla quale fino a poco tempo prima filtrava ancora il sole. Se una volta quei suoi occhi sembravano colmi di luce, in quel momento erano spenti, tristi e davano l’idea che si sentisse totalmente smarrito.
La sua carnagione era ancor più chiara del solito, fatta eccezione per i due aloni violacei che gli contornavano gli occhi.
Non aveva chiuso occhio la notte scorsa, né lui, né buona parte del vicinato.
Era calata la sera e lui nemmeno se n’era accorto. Non era l’unica cosa che aveva ignorato nelle ultime ore.
 
Improvvisamente sentì scattare la serratura della porta d’ingresso e si voltò, incrociando lo sguardo di un uomo che non aveva mai visto prima. Il suo sguardo era serio, ma non cattivo. La divisa che indossava era scura, sembrava nera, ma forse era solo perché il resto del soggiorno aleggiava nel buio più totale. Tutto, all’interno di quella casa, era avvolto dall’oscurità: le tende erano tirate, fatta eccezione per le finestre della cucina, sembrava quasi che nessuno ci abitasse da tempo, ma non era così.
Non mi aspettavo di trovarti ancora qui” mormorò l’uomo, avanzando verso di lui e lasciando la porta aperta. Il suo tono di voce sembrava sorpreso. Il ragazzo non rispose, lo fissò, studiando attentamente ogni particolare che lo caratterizzava, a cominciare dalla targhetta color oro recante la dicitura Agente Dean.
C’è qualcun altro oltre a te?” la voce di quell’uomo riecheggiò ancora nella stanza.
Il ragazzo scosse il capo e, con quel gesto, scostò dalla fronte il ciuffo di capelli color del grano. Ignorando completamente quell’estraneo che ora muoveva alcuni passi lungo il soggiorno, Jason riportò lo sguardo all’interno della cucina, fissando nuovamente la macchia di sangue. Iniziò a muovere qualche passo verso di essa, ma una mano stretta attorno al suo braccio gli impedì di andare oltre.
Non puoi più restare qui” gli disse Dean con tono duro, costringendolo a seguirlo fuori da quella stanza. “Vieni con me” questa volta, la sua voce non sembrò affatto rigida, ma più gentile.
Senza proferire una sola parola, il ragazzo lo seguì fuori da quell’abitazione e l’uomo richiuse la porta alle loro spalle. Non appena il suo sguardo si posò sulla volante della polizia, parcheggiata a pochi metri da dove si trovava lui, ebbe un lieve sussulto, ma non per questo oppose resistenza e continuò a camminare, sentendo la stretta attorno al suo polso farsi sempre più accentuata.
Non si voltò fino a che non salì in macchina, accanto al lato del guidatore, solo allora i suoi occhi si posarono sulla piccola villetta, illuminata appena dalla luce dei lampioni.
Sul suo viso aleggiava un’espressione di indifferenza, chiunque avrebbe avuto difficoltà a capire come si sentiva, persino lui avrebbe avuto difficoltà a spiegarlo.
Dentro di sé incombeva il vuoto più totale, esattamente come se fosse stato privato di ogni emozione e, forse, era esattamente così.
Nella sua mente vi era solo confusione, immagini sfocate che si contrapponevano ad altre leggermente più nitide. Ricordi confusi e lontani erano gli unici elementi alla quale si sarebbe potuto aggrappare per ricostruire il passato, ammesso e non concesso che – un giorno non lontano – avesse voluto farlo.
 
Percorsero diverse vie, alcune delle quali furono totalmente nuove per Jason, ma poco importava, non avrebbe obiettato, non lo faceva mai. All’interno di quell’abitacolo si alternavano momenti di silenzio a momenti in cui, dalla radio, provenivano voci disturbate da un paio di uomini e, solo talvolta, Dean replicava.
Preparati ad una lunga serie di domande” mormorò poi, svoltando a destra e superando l’ingresso della centrale di polizia.
Jason spostò lo sguardo su di lui per qualche istante, dopodiché lo riportò avanti a sé.
L’auto rallentò e si fermò del tutto solo quando affiancò un’altra vettura dei medesimi colori: bianco e nero.
Dean scese dall’auto e fece il giro di essa, precipitandosi ad aprire la portiera del lato passeggero. Con un cenno del capo, intimò al ragazzo di scendere e non se lo fece ripetere due volte.
Lo seguì all’interno dell’edificio, in silenzio come aveva fatto finora, attraversarono diversi corridoi, nei quali echeggiavano soltanto i rumori dei loro passi. Era estenuante, ma Jason apprezzò quel silenzio, aveva sempre detestato la confusione.
L’uomo arrestò i suoi passi solo quando fu d’innanzi ad una porta grigia apparentemente chiusa a chiave, bussò un paio di volte ed aspettò pazientemente che quella s’aprisse.
Dovrai rispondere a tutte le domande che ti verranno poste e dovrai essere sincero. Più dettagli darai e meglio sarà.
Nell’istante esatto in cui Dean terminò di parlare, la porta s’aprì, mostrando la figura di un altro uomo, apparentemente più vecchio di lui.
Il ragazzo seguì l’uomo all’interno di una stanza spoglia e fredda ed il suo sguardo si posò sul tavolo in metallo, posto al centro di essa, e sull’uomo seduto dall’altro lato.
Per essere una stanza di pochi metri quadrati, era fin troppo affollata.
Siediti” gli ordinò quest’ultimo e così fece.
Voglio che tu mi dica tutto quello che sai su ciò che è successo la scorsa notte.
Il ragazzo si sporse leggermente in avanti, posando i gomiti sul tavolo e congiungendo le mani avanti a sé. Uno strano luccichio attraversò il suo sguardo, donandogli quella luminosità che prima sembrava essere del tutto sparita.
Tutti i presenti, Dean compreso, si aspettavano un elenco confuso di fatti, persone, oggetti e ricordi, ma dalla bocca del ragazzo uscirono soltanto tre parole.
Sono stato io.
 
 

***

 
Chiunque avesse deciso la sua sorte, non era assolutamente consapevole del fatto che concedergli la libertà sarebbe stato un bene.
Durante il terzo giorno che seguì la notte della tragedia, una decisione venne presa.
Jason non venne accusato soltanto di aver ucciso i suoi genitori, ma, oltretutto, venne considerato pazzo.
Credo sia troppo presto per trarre conclusioni così affrettate” mormorò Dean, il quale si sentiva contrapposto tra l’idea di difenderlo e quella di renderlo totalmente colpevole e far in modo che l’accaduto non si ripetesse più.
Presto?” lo incalzò l’uomo seduto alla sua destra, “sono già passati tre giorni, dobbiamo prendere una decisione entro tre ore. Non possiamo tenere quel ragazzo chiuso in una cella come quella per una settimana.
Tutti i presenti nella stanza, tranne Dean, annuirono.
Dico solo che non abbiamo le prove per considerarlo pazzo. Io credo che-” Dean parlò, ma venne subito interrotto dall’uomo sulla cinquantina che aveva di fronte.
Cosa potrà avere di normale un ragazzo di sedici anni che uccide entrambi i genitori nel bel mezzo della notte?
Le labbra di Dean si schiusero, ma da esse non uscì alcun suono, al che sembrò rassegnarsi a ciò che il resto del corpo poliziesco aveva deciso.
So che dall’altro lato della città c’è un istituto per… ragazzi difficili” mormorò l’uomo seduto alla destra di Dean.
È un ospedale psichiatrico” ribatté Dean indispettito.
Chiamalo come credi, ma è lì che andrà. Tenerlo dietro le sbarre non lo salverà, né tanto meno lo cambierà. È la scelta giusta.
Eppure, secondo Dean non era affatto pazzo come gli altri credevano.
E per quanto tempo dovrà restarci?
Tre anni” rispose semplicemente l’altro. “Tre anni saranno sufficienti.







 



Spazio autrice.

Inizialmente avrei voluto aspettare di terminare l'altra storia che ho in corso prima di iniziare a postare questa, poi però ci ho riflettuto e eccomi qua.
Il fatto che io abbia scelto di utilizzare 'Jason McCann' come nome del personaggio non è casuale. Siccome le regole del sito impongono di non far apparire Justin come un assassino, mi sono dovuta adattare di conseguenza, ma questa è la parte meno importante.
Il resto dei capitoli sarà narrato per lo più dal punto di vista di Jason e credo che metterò una canzone diversa ad ogni capitolo. (Sono  fissata, lo so. lol)

Bene, non aggiungo altro e vi chiedo solo di farmi sapere che cosa ne pensate, giusto per sapere se vi incuriosisce :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia

@Belieber4choice on twittah and instagram
Se avete domande, qui c'è il mio ask.


 

   
 
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