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Autore: Shikayuki    01/03/2014    3 recensioni
Dal Cap 1
Mi arresi e uscii allo scoperto, fronteggiando un paio di occhi verde smeraldo incastonati in un volto delicato dalla pelle pallida e le labbra sanguigne e piene.
Il suo sorriso si spense:-Oh mio dio, ma tu sei…-
-Vuoi diventare turnista della nostra band?- non le diedi il tempo di chiacchiere inutili, avevo deciso, e quando Synyster Gates decide nessuno puo’ discutere.
*I capitoli da 1 a 6 sono in revisione, ma non verranno apportate modifiche alla struttura della storia*
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maybe it's an end, maybe a new beginning




*ROXY’S POV*
Fissai per un attimo il cellulare che tenevo stretto in mano non sapendo cosa pensare. Non riuscivo neanche a capire se fossi preoccupata o dispiaciuta, non lo so, so solo che sentivo che Brian non stava bene e se stava così sicuramente era successo qualcosa di serio. Meditai qualche altro secondo, ma il cellulare mi annunciava a caratteri cubitali che mancava meno di un quarto d’ora all’appuntamento con il piercer, così mi riscossi e, senza pensarci su troppo, chiamai Arin.
-Ehy Rox, buongiorno!- dal suo tono potevo quasi immaginarmelo sorridente, con uno dei suoi soliti sorrisi radiosi e sinceri. Sorrisi a mia volta, anche se lui non poteva vedermi.
-Hey Ar, scusa se ti disturbo, sei impegnato?-
-No, non disturbi affatto, dimmi tutto!-
Sorrisi.

-Mason? Puo’ accomodarsi nello studio!-
La voce del piercer riscosse me ed Arin da una discussione su quale cd degli Avenged fosse il migliore, così sorridendoci per porre fine alla nostra stupida discussione (io sostenevo Waking the fallen, lui Avenged Sevenfold) ci alzammo dalle poltroncine di velluto nero e seguimmo il piercer. Mi accomodai un po’ ansiosa sulla poltrona di pelle nera e Arin si sedette su una sedia girevole accanto a me.
-Allora signorina, vedo che ha appuntamento per degli snake bites…-
-Si, ma ho cambiato idea, vorrei fare piuttosto un nostril e se possibile un tatuaggio minuscolo…-
-Per il piercing non c’è problema, per il tatuaggio devo vedere se il collega ha un buco, controllo subito!- e detto questo uscì dallo studio per andare a consultare il collega nello studio di fronte.
Sentii lo sguardo di Arin addosso.
-Come mai questo cambio di programma?- chiese curioso.
-Uhm… mi sono sempre piaciuti gli snake bites, ma effettivamente dopo sarei troppo una Zacky al femminile… già sono mora e con gli occhi verdi, piccolina e vesto simile a lui…-
-Già, non hai tutti i torti…-
-Appunto!-
-E cosa vorresti tatuarti?-
-Sorpresa!- gli risposi facendogli l’occhiolino.
-Sei cattiva!- mise su un broncio finto.
-Si, lo so che sono una bestia!- gli feci la linguaccia.
-Ah, ma non preoccuparti, mi vendicherò!- rispose lui facendomi un occhiolino che non prometteva niente di buono.
Sbiancai, non essendomi ricordata che avremmo praticamente passato tutti i giorni insieme e che quindi avrebbe potuto vendicarsi in qualsiasi momento del giorno o della notte: ero fregata.
-Dai su, tra un po’ lo vedi, no?- cercai di addolcirlo facendogli gli occhioni dolci.
-Signorina Mason, non mi convincerà così facilmente!- rise lui.
Stavo per ribattergli, ma il piercer ci interruppe, tornando nello studio.
-Allora signorina, purtroppo al momento non c’è spazio, ma oggi pomeriggio c’è solo un ragazzo, quindi se puo’ ripassare per le quattro puo’ fare tutti i tatuaggi che vuole!-
-Perfetto, allora ripasserò per quell’ora, così nel frattempo posso anche cambiare idea e sceglierne uno più grande!-
-Allora la segno?-
-Arin, ti va di tenermi compagnia tutto il giorno o sei impegnato?-
-No, sono libero come l’aria, i miei bagagli sono già stati ritirati!-
-Perfetto, allora mi segni!-
-Okay, vado e torno subito, così la buco!-
Appena fu uscito dallo studio mi voltai verso Arin.
-Ti prego, stringimi la mano e non lasciarla fino a quando non avrà finito!-
Mi rispose sorridendo e stringendo la mia mano piccola nella sua grande e calda.

-Ti sta davvero bene, sai?-
-Dici?- gli chiesi titubante mentre incrociavo gli occhi per cercare di vedermi il naso.
-Certo che si, il tuo naso ha una forma particolare e trovo che il nostril lo risalti!-
-Arin, mi fai troppi complimenti!- gli risposi arrossendo. Stava per rispondermi ma arrivò la cameriera a prendere le ordinazioni, interrompendoci e tenendoci occupati per qualche minuto.
Avevamo passato il resto della mattinata a zonzo, girovagando per dei vicoletti caratteristici di LA pieni di negozi di nicchia molto particolari, con il risultato che io mi ero caricata di buste di vestiti, scarpe e accessori vintage e gotici, ma Arin non era stato da meno e dietro mio consiglio aveva acquistato un nuovo paio di Ray-ban vintage e qualche nuova maglietta.
Accaldati ma felici avevamo deciso di fermarci per pranzo in una tavola calda stile anni cinquanta, con tanto di cameriere sui pattini vestite da pin-up, e ci eravamo scontrati in quel momento di imbarazzo, salvati in corner dalla sorridente cameriera che affabile prese le nostre ordinazioni.
-Allora, dicevamo…- iniziò Arin dopo che la ragazza se ne fu andata.
-Che cosa facciamo fino alle quattro?- chiesi io facendo un po’ la finta tonta.
-Potremmo… ehm…- non sembrava essersi sconvolto troppo del mio cambio di argomento, effettuato con una nonchalance assurda.
-Negozio di musica?- chiedemmo in sincrono l’uno all’altra, per poi scoppiare a ridere mentre la cameriera tornava con le nostre ordinazioni.
-Okay, vada per il negozio di musica, avrei proprio bisogno di un nuovo spallaccio per la chitarra, il mio ha deciso di spirare giusto l’altro giorno!- sorrisi prendendo un rinfrescante sorso di coca.
-E io vorrei vedere un paio di bacchette nuove…-
-Ma non ne hai già a bizzeffe, soprattutto con gli sponsor?-
-Baby, dovresti sapere che per un batterista le bacchette non sono mai abbastanza!- mi rispose serio, facendomi scoppiare a ridere.
-Okay, okay, potresti aver ragione…-
-Hey, io ho sempre ragione!-
Quella frase mi gelò, facendomi tornare in mente Brian e la sua voce abbattuta. Meditai in silenzio per qualche secondo, poi decisi di mettere a parte dei miei pensieri anche Arin, che si era accorto del mio repentino cambio di umore e mi stava fissando in attesa: aveva già capito come funzionavo e la cosa mi stupiva non poco.
-Sai, sono preoccupata per Brian…-
-Onestamente? Lo sono anch’io.- asserì lui, stupendomi –Non lo conosco da molto e soprattutto non lo conosco bene come gli altri, ma da quando Zacky ci ha lasciato il suo umore è peggiorato sempre di più e si è chiuso… ormai lo vedo vivo solo quando lavora con te, ed è per questo che ha speso tanto tempo ed energie a creare Roxy, la sostituta forse momentanea, forse fissa, della sua spalla storica.-
Lo fissavo in silenzio, meditando sulle sue parole, ma dato che non rispondevo lui riprese il discorso.
-Come ben sai, prima di essere il loro batterista ero un loro grandissimo fan, soprattutto di Jimmy, e li seguivo in ogni singola cosa e vedevo sempre Brian e Jimmy così affiatati e felici di vivere la vita insieme, tanto che non si curavano di nulla e nessuno e affrontavano sempre ogni cosa con il sorriso. Io li ho sempre visti così e questo mi è stato confermato dagli altri della band, quando sono entrato a farne parte. Vedevo Brian depresso, che suonava per inerzia, senza metterci passione, che sorrideva, ma di sorrisi che non arrivavano mai agli occhi. Iniziai a fare domande e tutti mi rispondevano la stessa cosa: siamo tutti amici qui, ma l’amicizia tra Brian e Jimmy era diversa, loro erano più che semplici amici, erano anime gemelle e come tali erano inseparabili, ma il destino è bastardo e li ha separati, lasciandone uno mutilato nello spirito.
Allora ho capito che Brian cercava di annullarsi per non provare dolore.- fece una pausa per bere e tirare un poco il fiato –Passò il tempo e aiutato dai ragazzi, dai fan e da Michelle pian piano si è ripreso, aveva ricominciato a sorridere timidamente, a fare battute e non piangere più mentre suonava So far away, ma adesso anche Zacky lo ha lasciato, senza troppe spiegazioni, e qualcosaltro in lui si è rotto…-
-Credo si sia sentito tradito…- lo interruppi –Quando cadi dopo aver perso una persona a te cara ti aggrappi con tutte le forze a quello che pensi possa essere il suo sostituto, ma se anche quello ti ‘tradisce’ in un qualche senso, perdi la fiducia nella vita stessa, ed inizi a vivere i tuoi giorni in totale apatia, sperando solo che passino il più velocemente possibile.-
-Parli come se avessi provato tutto ciò anche tu…- mi disse lui sommesso.
-Forse…- risposi evasiva e lui fu delicato e decise di non insistere.
-Comunque credo che questa mattina possa aver avuto una ricaduta, dato che domani partiremo per il tour e della formazione originale non restano che tre anime spezzate.-
-Già… meglio lasciarlo riposare allora, non voglio disturbarlo in quest’ultimo giorno di relax prima che inizi la follia.- dissi sovrappensiero, forse tralasciando trasparire troppa ansia.
-Hey Rox, ascoltami: non posso dirti di non preoccuparti, perché ci sono passato anch’io e so cosa ti sta passando adesso per la mente, ma posso dirti che è una cosa che passa in fretta e fatto il primo concerto, man mano diventerai una drogata e ne vorrai sempre più!-
-Grazie Arin, se non ci fossi tu impazzirei! Gli altri non mi capiscono: ormai hanno dimenticato cosa vuol dire esibirsi per la prima volta davanti a centinai di persone!- gli sorrisi grata.
-Prego Rox e non essere in ansia per Brian, vedrai che domani sarà tornato il solito Gates di sempre, sbruffone e prepotente, pronto a comandarci a bacchetta!- al che fece un’imitazione comica della faccia da despota di Brian e io scoppiai a ridere rumorosamente.
-Grazie.- gli dissi semplicemente di nuovo.
-Prego.- rispose lui guardandomi sincero –E adesso via al negozio di musica e poi dal tatuatore!-
Esultai e raggiante lo seguii verso l’uscita, recuperando tutti i pacchetti.
L’ansia per Brian però era sempre presente e mi martellava in testa senza tregua.

*BRIAN’S POV*
Rimasi a fissare il cellulare poggiato sul tavolo di fronte a me, sperando forse in una richiamata di Roxy o in una chiamata di Michelle, ma i numeri sul display continuavano a cambiare, avvertendomi che il tempo stava scorrendo via senza che niente si risolvesse.
Dopo un’ora di contemplazione del cellulare decisi finalmente di alzarmi da lì e mi diressi al piano superiore per dirigermi in bagno.
Passando davanti alla porta della camera da letto non potei far altro che provare una fitta al cuore: negli ultimi tempi, precisamente dal matrimonio, le cose tra me e Michelle erano cambiate, tanto che ero stato portato a dubitare dei miei sentimenti per lei, ma adesso non ero più sicuro di nulla. Non riuscivo a capire se l’amavo ancora oppure no, non lo capivo e la cosa mi frustrava. Da quando gli avevo messo quel fottutissimo anello al dito lei era cambiata, era diventa il perfetto prototipo di moglie americana perfetta: organizzava feste alle quali invitava tutte le persone più in che a loro volta la invitavano ai loro party esclusivi, ai quali il sottoscritto veniva puntualmente trascinato, aveva insistito per riarredare casa, prendere una domestica e cambiare tutti i nostri guardaroba e inoltre passava il suo tempo a curarsi: parrucchiere, estetista, palestra…
Non la riconoscevo più e sicuramente non era più la ragazza metallara, con i capelli sempre tinti in modi improponibili, le cinture borchiate, il trucco pesante e le maglie a rete, la ragazza sempre allegra e pronta ad ubriacarsi con il sottoscritto per poi addormentarsi abbracciati in spiaggia ed essere svegliati dai primi raggi del sole con un post-sbornia epico, la ragazza che viveva alla giornata seguendomi in quei tour all’arrembaggio, quando ancora gli Avenged Sevenfold erano un’incertezza, piuttosto che una certezza.
Era cambiata e forse questo mi aveva spinto verso Roxy. Lei era così spumeggiante, intelligente, una che sapeva tenermi testa anche se dava l’impressione di eseguire ogni mio ordine. Aveva carattere e poi non si curava di chi fossi o non fossi, per lei ero Brian e voleva rapportarsi a lui come tale, Synyster Gates per lei era solo un qualcuno da sfoggiare sul palco, e questa cosa mi rendeva felice. Finalmente c’era di nuovo qualcuno che si curava di Brian, accantonando il mio alter ego per dare spazio al mio vero io.
Riflettendo su questo la mia confusione aumentò, così mi sbrigai a farmi la doccia, vestirmi e a recuperare la mia amata e vecchia acustica malandata, compagna di molti falò in spiaggia e serate felici, per poi uscire e dirigermi nel mio posto speciale.
Camminai per una mezzora buona e finalmente raggiunsi quel minuscolo lembo di sabbia incastrato tra due lingue di rocce che nessuno frequentava, essendo troppo piccolo ed isolato, ma che io amavo appunto per questo. Scendendo dalle rocce con attenzione, finalmente raggiunsi la calda sabbia e lasciando la chitarra in un angolo riparato mi spogliai, restando in costume, per poi gettarmi in acqua. Nuotai per una mezzora, sgombrando la mente per poi uscire e, ancora grondante d’acqua, recuperare la chitarra ed iniziare a suonare.
Suonavo melodie a caso, fino a quando sovrappensiero, le mie mani suonarono quella melodia che ogni tanto mi faceva visita, presentandosi e poi sparendo dalla mia mente in un lampo. Di nuovo ebbi quegli scorci di colore che non sapevo spiegarmi.
Frustrato sbattei la chitarra sulla sabbia accanto a me e mi rannicchiai su me stesso, cercando di soffocare i pensieri che continuavano ad affollarmisi in testa senza tregua. Il sole mi scaldava fin dentro le ossa, il rumore delle onde mi cullava e presto mi appisolai, ottenendo finalmente la meritata pace che desideravo.

Era finalmente arrivato il giorno della partenza e l’indomani sera ci saremmo esibiti ad Oshkosh, Wisconsin, per la data di apertura del tour promozionale. Le valigie erano state ritirate la sera prima dai Berry, che per fortuna avevano la copia delle chiavi di casa, dato che io ero rientrato solo a notte inoltrata, quindi dovevo solo recuperare il bagaglio a mano ed ero pronto.
Mi ero svegliato presto dopo una notte tutto sommato tranquilla, tranne che per un incubo confuso che comprendeva una marea di fan imbestialiti, ma al quale non diedi troppo peso. Recuperai lo zaino, controllando che tutti i documenti fossero al loro posto, ed incamminandomi a piedi mi diressi da Matt, dove sarebbe passato a prenderci il pulmino per andare all’aeroporto a Los Angeles.
Erano le sette e mezza di mattina e l’aria era frizzante, farmi a piedi quel breve tratto di strada non mi dispiacque per nulla e mi godetti a pieno l’aria fresca sul volto.
Arrivato a casa Sanders notai che ero il primo arrivato, così suonai alla porta, che si aprì rivelando quel piccolo tornado di River, ancora con il pigiamino ad orsacchiotti addosso, che mi si attaccò alle ginocchia abbracciandomi. -Tio Bee!- urlò con una vocetta acuta. Era bello attivo per essersi svegliato da poco.
-Hey ometto, vieni da zio Brian!- gli sorrisi prendendolo in braccio per poi andare in cucina.
-Buongiorno Famiglia Sanders!- dissi allegro dando un bacio sulla guancia a Val e un cazzotto amichevole sulla spalla a Matt.
-Buongiorno Bri!- mi rispose Val allegra, ma vidi nei suoi occhi una scintilla: sapeva tutto.
Matt invece non sembrava sapere nulla, così decisi di fare finta di nulla.
-Hey Haner, di buon umore?- chiese Matt offrendomi del caffè ancora mezzo addormentato.
-Non senti l’adrenalina addosso?- risposi sedendomi al tavolo mentre facevo solletico a River, che rideva come un pazzo contorcendosi e cercando di sfuggire alle mie dita birichine.
-Più o meno…-
-Hey, cos’è quest’ansia Matt?- Matt preoccupato era un evento più unico che raro.
-Roxy…-
-Capito, ma vedrai che spaccherà, ne sono sicuro.- cercai di rassicurarlo infondendogli sicurezza. Certo che l’eccitazione da concerto stava funzionando tipo una droga per me, mi sentivo su di giri e positivo: avevo anche accantonato tutti i miei problemi per il momento.
-Okay, se lo dici tu mi fido.-
-Devi fidarti!- gli sorrisi per poi tornare a concentrarmi su River, che richiedeva la mia attenzione. Quel bimbo semplicemente mi adorava.
-E tu ometto, quando verrai a vederci?-
-Opomani tio Bee!- disse con la sua vocetta, battendo le manine felice.
-Ah, ma allora zio Bri ti farà sentire come è bravo a suonare la chitarra!-
-Acch’io chitaa!-
-Certo, e ti insegnerò anche a suonarla!- il bimbo iniziò ad urlare felice.
-Brian, non iniziare a traviare mio figlio!- mi ammonì Matt ridendo.
-Geloso che non preferisca il microfono, Shadz?-
-Nahhh, sono sicuro che il mio piccolo saprà fare entrambe le cose, al contrario di qualcun altro che sembra una donnaccia da strada quando canta!- e dettò questo iniziò a ridere.
-Ah si?- chiesi sollevando un sopracciglio, e quando Synyster Gates solleva il sopracciglio, sono cazzi per tutti. –River, vai dalla mamma, lo zio deve fare tante coccole a papà!-
Il bimbo non se lo fece ripetere e scese dalle mie gambe, rifugiandosi tra le braccia di Valary, che ci guardava scuotendo la testa sconsolata, mentre continuava a preparare la colazione.
-Ora mi sentirai Charles!-
Iniziammo ad azzuffarci per gioco, facendo scoppiare River in gridolini felici, ma fummo presto interrotti dal campanello.
-Dovrebbero essere arrivati gli altri… bambini su, basta giocare!- ci riprese Val in tono dolce ma fermo, ponendo fine alle nostre lotte, per poi seguire River, che entusiasta era corso alla porta.
-Tio Ohnny, Tii Beey, Tio Ody!- urlò abbracciando ogni nuovo arrivato.
-Ciao cucciolo!- lo salutarono questi per poi salutare il resto dei presenti e sedersi al tavolo di casa Sanders. -Avete il tempo per un caffè?- chiese Valary iniziando ad imbandire la tavola con dolci e biscotti vari, spremute e altre leccornie.
-Abbiamo sempre tempo per una colazione preparata da Valary DiBenedetto!- rispondemmo tutti quanti in coro per poi scoppiare a ridere.
-E allora che colazione sia!- disse Val per poi iniziare a distribuire caffè.
Finalmente stava per riniziare tutto quanto, finalmente stavo per riavere una scappatoia a tutti i miei problemi. Cosa sarebbe potuto andare storto?



*Schecter's corner*

Ragazzi, credo che dovreste sperare che io mi ammali più spesso dato la produttività che ho quando sono moribonda a letto, scossa da tosse e imprecazioni!XD
Questo capitolo è nato all'una di notte ed ho finito di scriverlo alle 4 di questa mattina, di getto, senza rifletterci troppo e ho deciso di pubblicarlo così com'era! È da un lato di passaggio, dall'altro spiega qualcosina in più, però mi piaceva e credo fosse utile, boh, giudicate voi!XD
Avrei anche un avviso di servizio, ovvero inizialmente avevo deciso che la storia sarebbe stata massimo 15 capitoli, invece adesso ho deciso di lasciarla andare come va, quindi non so quando si concluderà finché non metterò il punto finale!^^
Ok, detto questo, spero vi sia piaciuta e come al solito ringrazio chiunque abbia recensito, preferito, seguito o ricordato e in particolare ringrazio la splendida Longview, che è sempre presente dall'inizio <3

A presto,
Schecter

  
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