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Autore: S t o n e r    02/03/2014    1 recensioni
Il Dottore esiste, e con lui anche Hogwarts, la città di Panem, il Campo Mezzosangue e molti altri luoghi.
Non ci credi? Questa è la mia storia.
Dal primo capitolo:
Il mio nome è Henrietta Hoops, ho diciotto anni e questa non è una favola.
Pensate di sapere tutto, ma non è così.
Siete cresciuti con l’idea del “mondo normale” solo perché i vostri genitori (e i loro genitori a loro volta) vi volevano tenere all’oscuro di quello che c’è al di fuori del nostro pianeta.
Se state bene così come state, ottimo, chiudete questa pagina.
Ma se invece volete dare una svolta alla vostra vita, come me, allora continuate.
Il Dottore arriva sempre.
Sempre.
Questa è la mia storia, e sono certa che tra qualche tempo avrò il piacere di leggere anche la vostra.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Dottore, cosa possiamo fare?” Sussurrai, tenendo gli occhi chiusi.
“Henry, devi tenere gli occhi umidi.” Mi ordinò il Dottore.
“Ti assicuro che questo non è un problema!” Affermai io, sentendo un’altra lacrima scivolarmi sul volto.
“Sei grassa!”
“Come?!” Sbarrai gli occhi, rivolgendogli un’occhiata truce.
“Devo farti piangere.”
“Questo non mi farà piangere! E poi, sto già piangendo!”
“Dottore, si può usare la magia?” Domandò ad un tratto Hermione.
“Dovrebbe, sì.”
Hermione mi si avvicinò cautamente, impugnando la bacchetta e dicendo chiaramente “Aguamenti”, e un getto d’acqua mi si scagliò sul viso.
Tossii, battendo più volte le palpebre.
“Guardate!” Esclamò Hermione, allontanandosi.
“Cosa c’è?” Chiese il Dottore, continuando a guardarmi.
“Un ornamento del Ballo del Ceppo!” Disse.
“E tu in un momento simile pensi agli ornamenti del Ballo del Ceppo?” Gridai, furibonda.
“Aspetta.” Il Dottore si raddrizzò, voltandosi e raggiungendo Hermione.
Estrasse il cacciavite sonico e lo puntò contro l’ornamento.
“Lo sapevo…” Sussurrò, stringendo una mano a pugno.
“Sapevi cosa?” Domandò Hermione, scrutandolo.
Ma il Dottore si voltò, mi raggiunse e mi afferrò per un braccio.
“Dobbiamo andare.” Non disse nient’altro. Era sempre così misterioso.
“Dove? Cosa sta succedendo?” Gli domandai terrificata. Le cose sembravano andare di male in peggio.
“Bombe.” Sussurrò il Dottore.
“Bombe?” Ripetemmo io, Hermione e Ron, confusi dal suo intervento fuori luogo.
“Gli ornamenti. Sono tutte bombe.” Io e Ron sbarrammo gli occhi, mentre invece Hermione si lasciò sfuggire una risatina alquanto fastidiosa.
“Dottore, è assolutamente impossibile. Le misure di sicurezza ad Hogwarts sono eccellenti, e di certo Silente non l’avrebbe mai permesso.” Un largo sorriso si espanse sul volto di lei, certa di aver contraddetto il Dottore.
“Siete così adorabili.” Sorrise il Dottore, facendoci uscire dalla Camera dei Segreti, la sua mano ancora stretta attorno al mio braccio. “Non è ovvio? Albus Silente è stato ‘posseduto’.”
“Questo è impossibile!” Hermione sembrava non voler proprio cedere.
“Allora lo scoprirai da sola tra meno di due ore.” Disse schietto il Dottore, dirigendosi all’esterno di Hogwarts.
“Cosa accadrà tra due ore?” Domandò Hermione, incrociando le braccia.
“Le bombe esploderanno, e magicamente il corpo di Albus Silente verrà ritrovato –se ci saranno superstiti- a qualche miglia di distanza, intatto, ma senza vita.” Riuscii a sentire qualcosa nel tono di voce del Dottore mutare; sembrava preoccupato, o perlomeno agitato.
“Quindi? Che si fa?” Chiese Ron, lanciando di sfuggita delle occhiate a Hermione.
“Nel TARDIS.” Esclamò il Dottore.
“Dove?” Chiesero Ron e Hermione, un po’ confusi.
“E’ una lunga storia.” Feci io, interrompendo il Dottore. Se non l’avessi fatto avrebbe cominciato a vantarsi e a parlottare per ore e ore, e di certo non avevamo tempo da perdere.
Dopo circa dieci minuti ci ritrovammo davanti al TARDIS.
“Una cabina telefonica?” Chiese Hermione, con tono beffardo. “E cosa dovremmo farci?”
“Entrarci.” Il Dottore le rivolse un sorriso.
Aprì la porta e mi trascinò dentro con lui, attendendo che Ron e Hermione facessero lo stesso.
“Ma…” Cominciò Ron.
“E’ più grande all’interno!” Finì Hermione, e il Dottore sfoggiò uno splendido sorriso.
“Hanno tutti questa reazione la prima volta, vero?” Sussurrai al Dottore, facendomi scappare un sorrisetto.
“La tua è stata la più divertente.” Mi disse, e si girò affinché io non lo vedessi ridere al ricordo della mia imbarazzante prima visita nel TARDIS.
“Dottore, dove andiamo adesso?” Domandò Hermione, avvicinandosi al centro di comando e osservando tutto molto attentamente.
“A prendere Harry Potter.” Esclamò, e sentii Hermione e Ron sussultare, come se si fossero dimenticati del loro migliore amico.
“E dopo? Se gli ornamenti sono bombe, perché non abbiamo distrutto quello nella Camera dei Segreti?” Hermione parve innervosita.
“Vanno distrutti in contemporanea.” Annunciai d’un tratto io, e riuscii a sentire i loro sguardi poggiati su di me, quello del Dottore entusiasta.
“Come fai a saperlo?” Mi domandò, e non riuscii a non sorridere alla vista del suo sorriso.
“Leggo molti libri fantasy. La mia è stata solo una supposizione.” Incrociai le braccia.
“Ed hai ragione, Henrietta Hoops.” Cominciò a darsi da fare con gli ingranaggi del TARDIS; ci fu un lieve tremolio, un rumore lievemente assordante e poi il silenzio.
“Quando usciremo ci troveremo dove?” Domandai.
“Torre di Astronomia. E adesso ascoltate il piano.” Il Dottore si sfregò le mani, guardando prima me, poi Ron, poi Hermione e poi ancora me.
“Prima di tutto andate a trovare Harry. In seguito dovrete andare a cercare sette maghi fidati in grado di fare un incantesimo medio-alto.”
“Ma così poi saremmo in undici.” Lo interruppi io.
“Non essere sciocca Henry, non puoi fare alcun incantesimo. In un certo senso adesso sei per il 22% alieno. Il tuo incantesimo potrebbe rafforzare l’ornamento, anziché distruggerlo.” Mi spiegò il Dottore.
“22% alieno? Fantastico!” Mi morsi le labbra, trattenendo a fatica le lacrime.
“Coraggio, andate! Prima le distruggete, meglio è. Alle 17:00 in punto, dovrete sferrare l’attacco.” E ci spinse fuori dal TARDIS.
“E tu cosa farai?” Chiesi io, prima che richiudesse la porta.
“Non lo so.” Sorrise, e poi sparì insieme al TARDIS.
 
16:30
Dopo un quarto d’ora di ricerca riuscimmo a reclutare altri sette maghi; Fred, George, Ginny, Neville, Dean, Seamus e Angelina, che accettarono di aiutarci senza una vera e propria spiegazione, e di questo gliene fui enormemente grata.
Ron scomparve per dieci minuti, e quando tornò con lui c’era Harry, lo sguardo un po’ confuso.
“Gli ho un po’ spiegato la situazione, ma non penso abbia capito.” Mi sussurrò Ron.
“Sarà il Dottore a spiegarglielo, ma non ora.” Risposi, ma poi mi bloccai all’improvviso.
“Cosa succede?” Mi domandò Ron, e lo vidi spostare lo sguardo da me a Hermione; evidentemente entrambe ci stavamo porgendo la stessa, identica domanda.
“Non sappiamo dove sono.” Iniziai io.
“Dove sono cosa?” Chiese Ron, guardando prima noi poi i reclutati, che erano alquanto confusi.
“Gli ornamenti.” Finì Hermione, cominciando a camminare avanti e indietro.
“Miseriaccia…” Sussurrò Ron, assumendo improvvisamente un’espressione sconvolta.
“Ci dev’essere una soluzione. Se il Dottore ci ha lasciato questa missione significa che lui sapeva che noi sapevamo. Noi dobbiamo saperlo!”Ad un tratto mi ricordai di quello che mi aveva detto non appena arrivammo a Hogwarts.
“Sì… Dovrebbe funzionare…” Dissi tra me e me.
“Cosa?” Mi domandò Hermione.
Ma io non le risposi.
Expecto Medicus!” Esclamai, e  per un attimo temetti che quello fosse solo uno scherzo del Dottore.
Ma invece sentii la sua voce.
“Dottore? Non ti vedo!”
“Sono nella tua mente, in un certo senso.” Disse. I reclutati mi guardavano come se fossi pazza, mentre Harry, Ron e Hermione innervositi, così ne dedussi che non ero l’unica in grado di sentirlo.
“Dottore, non sappiamo dove sono gli ornamenti!” La mia voce era un grido, ma da parte del Dottore, solo una risata.
“Cara, dolce, adorabile Henrietta Hoops. Tu lo sai bene. Lo sai.” La sua invece era una voce calma.
“Dottore, sono seria! Tra poco esploderemo tutti, io stessa contribuirò nel farlo… Non abbiamo tempo da perdere! Fai il serio!” Le mie gambe tremavano, eppure lui non mi rispose. O meglio, così credevo. Un indizio, seppur piccolo, contiene ugualmente una parte della risposta.
“Impara, Henrietta Hoops. Impara e Ama. Tu lo sai. Impara, Henrietta Hoops. Impara e Ama.” Fu l’ultima cosa che disse, poi il segnale scomparve.
“Che cosa vorrebbe dire!” Urlai, saltando dall’ira. Mi sentii addosso gli sguardi di tutti, ma poco mi importava.
Hermione mi si avvicinò. “Imparare e amare, ha detto.” Si portò una mano dinnanzi alle labbra, meditando.
“Sono indizi troppo va…distruggere Hogwarts con il Dottore.
Tutti mi rivolsero uno sguardo sconvolto.
“Cosa succede?” Feci io, guardandomi alle spalle.
“Hai appena…” Cominciò Harry.
“Dobbiamo sbrigarci, il tempo sta finendo.” Lo interruppe Hermione, dandosi dei lievi colpetti in testa. “Ma certo!” Gridò ad un tratto.
“Sai dove si trovano?” Chiesi io, stupita.
“Noi sappiamo. Dobbiamo imparare. Dobbiamo amare.” Hermione scandì attentamente ogni singola sillaba.
“Noi sappiamo che uno dei dieci ornamenti si trova nella camera dei segreti. E siamo ad uno.” Ben venti orecchie ascoltavano attentamente tutto ciò che Hermione diceva.
“Dobbiamo imparare. Le classi! Le lezione obbligatorie, quelle fino al terzo anno. Otto classi, otto ornamenti. E siamo a nove.” Continuò lei.
“E amare?” La interruppi io.
“Bèh, in realtà quello non riesco a decifrarlo.” Confessò, mortificata.
“Ah, non importa. Dobbiamo sbrigarci, manca davvero poco! Dividiamoci!” Il mio tono di voce si fece autoritario.
“Ron andrà nella Camera dei Segreti, Harry nel Campo da Quidditch, Hermione nell’aula di Trasfigurazione, Ginny nell’aula di incantesimi, Neville nella serra, Dean nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure, Seamus nell’aula di Storia della Magia, Angelina nell’aula di Pozioni, George nella torre di Astronomia.” Man mano che li nominavo, si separavano dal resto del gruppo ed uscivano, diretti dove gli era stato detto.
“Alle 17:00 in punto. Niente dovrà distrarvi dal vostro obbiettivo.” Avevo detto all’inizio, e tutti parvero aver compreso perfettamente.
“E Fred… Tu verrai con me.” Deglutii.
“Dove?” Mi chiese lui, a metà tra il sorpreso e il divertito.
“Nel cuore di Hogwarts, no?”
 
16:50
“La Sala Grande?” Mi domandò Fred, che parve non aver notato il mio nervosismo nello stare sola con lui, oppure pensava lo fossi solamente per la situazione.
“Sì, il cuore di Hogwarts.” Sorrisi.
“Sei sicura che quello intendesse proprio la Sala Grande?”
“Lui è il Dottore.” Lo corressi io. “No, in realtà non ne sono sicura. Ma non aver paura.” Aggiunsi, sempre meno convinta delle mie parole.
“Non dovrei essere io a tranquillizzarti?” Ammiccò lui, ed io mi sentii avvampare.
“S-Senti, ammetto che accetterei di flirtare con te per il resto dei miei giorni, ma se non ci muoviamo a trovare l’ornamento moriremo tutti.” Abbozzai un sorriso, e lui scoppiò a ridere.
“Nessuna riesce proprio a resistere al mio fascino, èh?” Alzò le sopracciglia, rivolgendomi un sorriso splendente.
“Senti…” Cominciai. “Quando tutto questo sarà finito…” Ma lui mi interruppe, come leggendomi nella mente.
“Vuoi venire al Ballo del Ceppo con me?” Mi domandò, e un istante dopo la sua mano afferrò la mia, con dolcezza.
“S-Sì…” Tutto il resto parve scomparire. “Certo…” La paura, la preoccupazione… Non c’era più nulla. Solo io e lui.
Fino a quando il mio cuore non si fece più pesante. Letteralmente. Un istante dopo il dolore e la pesantezza passò alla mano, e qualcosa all’interno d’essa mi punse, ed evidentemente anche Fred riuscì a sentirlo, perché fece scivolare la sua mano dalla mia, e qualcosa d’argentato cadde a terra.
“Cosa…” Feci io, chinandomi.
“Ma questo è…” Io e Fred restammo a bocca aperta; era il decimo ornamento del Ballo del Ceppo.
Ama…” Pensai, ricordando gli indizi del Dottore e sorridendo. La risposta era davvero sotto il nostro naso.
“Quindi ora ci resta da fare una cosa sola.” Disse Fred.
Annuii.
“Distruggerli.”
 
17:00
Strinsi la mano di Fred, e lui puntò la sua bacchetta sull’ornamento. Insieme al battito del mio cuore, riuscii a percepire anche quello degli altri. Tutti noi avevamo paura, ma eravamo anche intenzionati a proteggere un luogo, una casa a cui tutti eravamo legati.
Vidi le labbra di Fred muoversi, ma non riuscii a sentirlo pronunciare l’incantesimo.
La mia mano si staccò dalla sua, e venni scaraventata via.
 
E un attimo dopo non ero più lì. Mi trovavo dinnanzi al Dottore.
“Dottore!” Gli sorrisi, ma subito dopo mi accorsi di non aver parlato. Il suo sguardo era serio, e d’un tratto mi puntò contro il cacciavite sonico.
“Cosa succede…?” Ma ancora una volta non riuscii a dare voce ai miei pensieri.
Eppure sentii le corde vocali vibrarmi, e mi sentii muovere la mano. Ma non era la mia mano.
“Anche se mi hai scoperto, non riuscirai a fermare tutto. Ho fatto posizionare dieci bombe in questa scuola, e tu non sai come distruggerle.” Queste parole uscirono dalle mie labbra, ma non con la mia voce, non con la mia volontà.
E infine capii.
Ero in un certo senso Albus Silente.
“Oh, sono stata posseduta…” Pensai, sentendomi d’un tratto assurdamente pesante. Una lacrima mi rigò il volto, o quello che era rimasto di me. Ma quello che sentii dopo, mi fece sussultare.
“Una… Lacrima? Perché sto piangendo?!” Chiesi io/Albus l’alieno.
“Non temere, Henry Hoops.” E sorrise.
“Henry Hoops? Cosa diavolo stai farfugliando?!” Urlò Albus l’alieno.
“Te lo spiego subito; Il ‘capo’ della loro razza si è impossessato del corpo di Albus Silente, per cui tra di te e lui si è creato un legame fisico. Non so ancora come, sei finita al suo interno, ma non temere. Ora ti tirerò fuori.” Mi sorrise un’ultima volta, poi strinse tra le dita il cacciavite sonico.
“Basta! Cosa stai dicendo? Dimmi cosa sta succedendo!” Domandò ancora Albus l’alieno, indietreggiando d’un passo.
“Dieci ragazzi si sono radunati” Cominciò il Dottore.
“No…” Sussurrò Albus l’alieno.
“Si sono divisi…” Continuò il Dottore.
“Non è possibile…”
“Alle 17:00 in punto.”
“Come hai…?”
“Come l’ho scoperto? Sono il Dottore.”
Non so cosa o come fece, ma il corpo di Albus Silente venne scaraventato all’interno del pensatoio, ed io con lui; mi sentii tremare, annegare, risucchiata da qualcosa, poi buio.
 
  
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