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Autore: Pandizzo    02/03/2014    1 recensioni
A qualcuno è mai successo di avere qui sogni così strani, ma così belli, da ricordarseli tutti, addirittura da sognarli ogni notte? A me è successo. Ed è stato così bello che non ho fatto che pensarci per una settimana. Poi mi sono detta, forse significherà qualcosa. Ed eccomi qui a scrivere. è solo un prova, non so nemmeno se la finirò, ma voglio provarci. Per quel che vale, per quel che riesco, voglio scriverla per voi. Buona lettura.
Dal testo:
"Nonostante molti non ci credano, i draghi originari erano di indole benevola e gentile. Quando anche l’uomo iniziò a diffondersi nel mondo, i draghi, impietositi dalle enormi fatiche che quest’ultimo doveva affrontare per riuscire a sopravvivere, decisero di aiutarlo. Strinsero un patto con esso, donando alcuni dei loro poteri ai loro figli, affinchè imparando a dominarli potessero aiutare la loro famiglia a vivere, riprodursi e colonizzare tutta la terra. "
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 1: AGAIC

Come ogni anno ad Agaic stava per ricominciare la scuola. Tutti i ragazzi della regione veniva convocato nel comune, dove il capo-villaggio consegnava in persona il rotolo dove era stato scritto il loro destino, in base a quanto avevano dimostrato l’anno precedente. La scuola non era tra le cose più importanti per gli abitanti dell’Agaic. Questa era una regione immensa, la più grande tra le cinque del mondo, ma non era ricca; essa comprendeva il nord, diviso tra piccoli villaggi, boschi e ghiacci. I giovani potevano continuare gli studi solo se dimostravano grande impegno l’anno precedente. La gran parte di loro riusciva ma spesso erano le famiglie che impedivano comunque la carriera scolastica: servivano braccia forti per sorreggere tronchi d’alberi da spaccare e per andare a caccia, non certo una mente piena di idee. Vi erano sempre casi eccezionali, in cui era il capo-villaggio stesso a far visita alle famiglie per convincerle. E raramente ci riusciva. Quei ragazzi poi erano destinati a ricoprire ruoli importanti all’interno della società. Addirittura, circa cinquant’anni fa, uno di loro era stavo eletto capo-villaggio. Ma tutto ciò interessava a pochi, e di quei pochi uno o due credevano che sarebbe successo sul serio.

In ogni villaggio poi, circa ogni mille abitanti, nascevano dei ragazzi con poteri particolari, dei doni. Essi potevano nascere sia da famiglie normali, che da genitori come loro, potevano avere sia doni già conosciuti che doni mai scoperti, ma non tutti si rivelavano sin dalla nascita. C’era chi durante l’infanzia, facendo uno starnuto, iniziava a cacciare fuoco, chi durante la vecchiaia, dopo una vita tranquilla, scopriva di poter passare attraverso i muri.  Non era il caso a scegliere. Era lo spirito dell’uomo che risvegliava il dono in un momento di emozioni intensa.  Per tutti loro esisteva una scuola speciale, un collegio che si trovavi poco fuori la capitale, in mezzo ai boschi, ma di solito iniziavano gli studi solo se i loro poteri si risvegliavano entro la maggiore età. All’interno di questa scuola i possessori venivano accolti e istruiti, fino al completo padroneggiamento delle loro abilità. Alla fine del percorso essi tornavano al villaggio di origine e si mettevano al servizio della comunità.Questa scuola si chiamava Skolskeji e i ragazzi che si addestravano lì erano conosciuti come “Dragoitte” ovvero “portatori del drago”. 

Era fine agosto, una giornata assolata ma pur sempre breve, Harìa stava seduta sull’altalena attaccata al grande abete bianco piantato di fianco a casa. Quell’altalena l’avevano costruita suo padre e suo fratello, quando lei aveva 5 anni, come regalo di compleanno. Ricordava ancora la gioia di quando suo fratello le aveva chiuso gli occhi per poi farle quella sorpresa. Seduta su quella panchina pensava proprio a lui. Domani sarebbe partito per Skolskeji, era il suo ultimo anno. Era contento perchè era certo che finalmente quest’anno avrebbe ricoperto una carica importante all’interno della comunità studentesca e perchè stava per rivedere la sua fidanzata dopo un mese di vacanza. Quanto la odiava! Eppure suo fratello era perso, un giorno le aveva persino confidato che alla fine degli studi le avrebbe chiesto di sposarla. Idiozie! Se solo ci fosse anche lei in quella scuola, le cose andrebbero diversamente. Ma purtroppo i draghi avevano deciso che non avrebbe ricevuto doni. Certo, sperava sempre che si trattasse solo di un ritardo, che con il passare degli anni si sarebbero rivelati, ma ormai aveva perso le speranze. Aveva 18 anni, i suoi coetanei “dotati” si trovavano già a studi quasi completati. Lei non era destinata a grandi cose come suo fratello, a lei toccava cucinare, lavare i panni, pulire casa e aspettare altri tre anni per la maggiore età e il matrimonio.Che prospettiva orrenda!

Mentre pensava a tutto questo qualcuno le mise le mani sugli occhi, sentì un respiro caldo sul collo e una voce che conosceva bene:

- Non sei un po’ cresciuta per andare sull’altalena?-

Era suo fratello, appena le aveva messo le mani sugli occhi Harìa aveva sentito il battito accelerare e le sue guance farsi rosse.

- E tu non sei un po’ cresciuto farmi questi scherzzetti?-

Aveva risposto lei, togliendogli le mani dal viso e voltandosi sorridente verso di lui. 

La stava guardando sorridendo. Lo aveva visto così, illuminato dal sole che tramontava, con i capelli biondi che avevano preso un riflesso ramato, con gli occhi chiusi e con le labbra distese e il suo cuore aveva perso un battito.

- Ha detto la mamma di entrare a mangiare, sta sera dovrò andare a letto presto, voglio passare più tempo possibile con la mia famiglia.-

Ma perché doveva sempre ricordarglielo?! Lo sguardo di Harìa si fece di una tristezza assoluta.

- Ehi, ehi! Non farmi il broncio! Dai entriamo che vi devo dare una bella notizia. -

Aveva sorriso di nuovo; non riusciva a resistergli quando sorrideva! Lo prese per mano ed entrarono in casa.

Lui si sedette vicino a suo padre, mentre lei si avviva in cucina per aiutare sua madre a servire la cena. Coniglio, blea! Ma era abbastanza scontato che avrebbe cucinato il piatto preferito di suo fratello.

Una volta portato tutto a tavola lei si sedette accanto a sua fratello e sua madre accanto a lei, di fronte a suo padre.

Iniziarono a mangiare. - Ci tenevo tanto a questa cena tutti insieme perché vi devo dare una grande notizia- Iniziò Amos - Sapete che quest’anno proverò a candidarmi come Coordinatore degli studenti dell’ultimo anno. Se mi eleggeranno non solo avrò i soliti compiti da coordinatore, ma, essendo dell’ultimo anno, avrò l’ultima parola sulle decisioni dei coordinatori degli altri anni, affiancherò i professori nelle lezioni, farò il discorso finale l’ultimo giorno, a conclusione degli studi. Poiché è un ruolo molto importante quest’anno è stato deciso che una volta avvenute le votazioni ci sarà una cerimonia di premiazione, dove potrà partecipare anche la famiglia del ragazzo eletto. - Poi si volse verso sua sorella sfoggiando un enorme sorriso - Capito? Se mi eleggeranno tra un mese potrai venire a trovarmi a scuola!- 

Il cuore di Harìa era scoppiato. I suoi occhi si illuminarono e senza nemmeno pensarci si buttò sul fratello abbracciandolo e ridendo, poi gli prese le mani e su una musica allegra che esisteva solo nella sua testa iniziò a danzare con lui, che ogni due giravolte la prendeva dai fianchi e la sollevava. 

- Sei può leggera dell’aria.- le disse, mentre la riappoggiava a terra e metteva fine a quella danza. Lei di rimando sorrise, glielo diceva sempre.

Dopo quell’attimo di follia Amos tornò serio e si rivolse ai genitori:

- Tutte le spese sono pagate dalla scuola, il viaggio dovrete farlo voi, ma potrete rimanere con me una settimana dal giorno della premiazione, per vedere cosa significa davvero ricoprire il mio ruolo.- I suoi occhi si infiammarono. - Ce la metterò tutta, sarete orgogliosi di me!-

Suo padre gli diede una pacca sulla spalla :

- Noi siamo già orgogliosi di te. Ora và a preparare la valigia e poi dormi, dovrai partire all’alba.-

Amos annuì e si diresse verso la sua stanza, mentre Harìa rimase ad aiutare sua madre.

Una volta finito di lavare si diresse in camera, si accorse che suo fratello stava già dormendo.  Lo guardò un attimo e poi gli diede un bacio sulla fronte sussurrando:

- So che ce la farai, tu puoi fare tutto. Buonanotte e buon viaggio. -

Poi si mise anche lei a dormire.

 

   
 
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