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Autore: Lisey91    03/03/2014    3 recensioni
Tutti conosciamo la storia del famoso Harry Potter e dei suoi migliori amici, Hermione Granger e Ronald Weasley, e di come essi sconfissero il malvagio Lord Voldemort. Ma pochi conoscono quella di tre ragazze speciali, senza le quali forse non avrebbero potuto farcela... Questa storia non l'ho scritta io, ma una dolcissima ragazza con un lieve ritardo mentale ma con una fantasia a dir poco stratosferica che l'ha terminata dopo 5 anni che ci lavorava. Spero che piaccia a voi quanto è piaciuta a me.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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3.19 Il Bacio del Dissennatore



-Non dovresti essere troppo dura con lui- Marion sobbalzò, alzando il viso su Emily. Arrossì mordicchiandosi il labbro inferiore
–Non.. non sono arrabbiata- La rossa alzò un sopracciglio, scettica
–No, davvero. Io.. non è rabbia, è più..- s’interruppe un secondo, per cercare di trovare le parole giuste –Io ho sempre creduto che tra me e lui ci fosse un rapporto di fiducia. Ero convinta di essere il suo supporto almeno quanto lui è il mio e invece.. Sono.. delusa direi-
Emily sembrò soppesare le sue parole per qualche secondo prima di rispondere
–Non credo non te l’abbia detto per mancanza di fiducia. Penso sia più per paura. Sai no? Come Melen che è convinta di essere un mostro. Credo che tuo padre abbia un complesso simile- la castana fece una smorfia
–Questa è mancanza di fiducia no? Non credeva che io avrei potuto accettarlo! Mi ha sminuita e..- si fermò notando che l’amica la guardava con una sorriso triste
–Tu non capisci Mary. Il fatto è che lui per primo non si accetta. E’ difficile credere che gli altri possano accettarci per quello che siamo quando neanche noi ci riusciamo- le fece cenno di abbassarsi e Marion eseguì pensierosa.
Era strano che fosse proprio Emily a farla riflettere, parlava come se sapesse cosa si provava ma non riusciva proprio ad immaginare come fosse possibile. Em era sempre circondata da amici, era così franca e sincera! Le aveva sempre invidiato quella leggerezza disarmante, la sua facilità nell’accettare tutto, anche quello che sembra strano o spaventoso o sbagliato, era questo che attraeva di lei. Eppure ora..
Il tunnel risalì verso l’esterno. La rossa uscì per prima e le tese una mano, aiutandola ad issarsi fuori senza toccare la steccatura che Mirice le aveva fatto apparire sul braccio. Evidentemente Grattastinchi aveva già premuto il nodo sul tronco dell’albero immobilizzando il Platano Picchiatore, poiché i suoi rami impazziti non cercarono di ucciderle. Si voltarono ad aiutare anche Ron e gli altri e, in breve tempo, erano tutti fuori. Melen aspirò l’odore della notte. Un lieve sentore di pioggia aleggiava nell’aria e nuvole gonfie coprivano il cielo a tratti, troppo poche per procurare più di uno scroscio di pioggia fino al mattino comunque, giudicò sollevata poiché l’unica cosa che mancava a quella serata era proprio una doccia gelata. Al suo fianco Minus piagnucolava e ansimava, contorcendosi ma senza osare fare movimenti troppo bruschi. Sentiva i suoi occhi terrorizzati posarsi su di lei a tratti ma decise d’ignorarli. Che quel bastardo avesse paura di lei andava solo a loro vantaggio, poiché avrebbe evitato di fare mosse azzardate. Mirice le si affiancò e la fissò stupita
–Sirius voleva parlare con Harry a quattr’occhi- spiegò con un sorriso. Aveva la bacchetta in mano, pronta ad intervenire in caso di bisogno. I prati immersi nell’oscurità erano perfettamente silenziosi, fortunatamente non incontrarono Dissenatori sulla loro via, pareva che, per una volta, tutto si sarebbe risolto in modo semplice. Poi una nuvola si spostò e sul suolo le loro ombre si allungarono alla luce luminosa di una splendida luna piena. Lupin, che fino a quel momento era rimasto in un silenzio meditabondo a fissare la schiena di sua figlia, s’irrigidì alzando immediatamente gli occhi al cielo
–Mary.. portate..via- riuscì a macinare tra i denti mentre cadeva in ginocchio, l’intero corpo scosso da tremori violenti. Il suo viso si allungava, il corpo s’incurvava mentre le mani diventavano zampe e il pelo fulvo ricopriva velocemente l’intero corpo dell’uomo.

Marion era paralizzata. Gli occhi spalancati dal terrore, le gambe molli. Voleva correre ma non ci riusciva.
–NON HA PRESO LA POZIONE STASERA!- esclamò Hermione poco dietro di lei –E’ PERICOLOSO!-
Melen si liberò dalle manette e afferrò Minus per la gola, gli occhi le brillavano temibili sul viso serio dandole un aspetto assolutamente spaventoso. Affondò i denti nel collo dell’uomo che s’irrigidì con un singulto, ma non bevve il suo sangue. Non voleva nulla di quel viscido traditore dentro di se
–Ho inoculato il mio veleno dentro di te, “Crosta”. Ora non ho tempo per occuparmi di te ma con questo..- un sorriso incurvò le labbra gocciolanti di sangue mentre lasciava la presa e l’uomo cadeva ai suoi piedi con uno squittio terrorizzato –Con questo ti troverò anche all’inferno- Non si curò del corpo dell’uomo che mutava, ne del topo che correva via terrorizzato, al momento avevano problemi più grandi. Solo Mirice e Hermione avevano notato il veloce scambio avvenuto tra Minus e Melen. Gli altri erano stati troppo impegnati a fissare terrorizzati la trasformazione del signor Lupin. A nulla erano valsi gli avvertimenti di Sirius di scappare. Nonostante Mirice aveva sistemato le ferite di Ron e Marion, gli arti erano ancora indolenziti e non rispondevano come avrebbero dovuto. Il ragazzo era caduto a terra imprecando e nel tempo che era occorso ad Harry e Hermione a riuscire ad issarselo sulle braccia la trasformazione di Remus era completa e il licantropo era partito all’attacco. Sirius era mutato e lo aveva attaccato, cercando di respingerlo verso la foresta. Gli era già capitato di avere delle lotte con lui, in genere per gioco, ma mai aveva visto così poco dell’amico nel Lupo. Quello che aveva davanti non sembrava avere il minimo segno di ragione o coscienza, proprio come il mostro delle favole.
–E’ la pozione- mormorò Marion. Emily la strattonava per farla allontanare e si rendeva conto che il suo comportamento metteva a rischio anche l’amica ma non riusciva a staccare gli occhi da suo padre
–La pozione tiene a bada la maledizione ma oggi non l’ha presa.. è come se dovesse recuperare per tutte le volte che non ha potuto avere totalmente effetto su di lui-
-Marion non possiamo fare nulla per lui se non scappare! Lascialo a Sirius lui..-
-Lui perderà! Non può vincere io devo fare qualcosa!- cercò di divincolarsi ma la rossa era decisa a non mollarla.
-E' troppo pericoloso, non ti permetterò di farlo- Marion strinse la bacchetta in una mano voltandosi verso di lei
–Scusami Em.. PIETRIFICUS TOTALUS!- il corpo della ragazza s’irrigidì e lei riuscì a sfuggirle agevolmente dalla presa.
–MARION!- Harry, che stava risalendo i prati diretto al castello lasciò il braccio di Ron correndo loro incontro, ma lei era più avanti, diretta verso Sirius e suo padre. Melen la vide correre verso di loro e digrignò i denti in una smorfia
–Porta via i ragazzi e il professor Piton- disse a Mirice –Io aiuterò Sirius. Lo porteremo lontano- la donna parve un po’ dubbiosa –Melen il morso di un licantropo è..- iniziò, ma lo sguardo deciso della ragazza fermò sul nascere le suo proteste.

Marion si era fermata davanti a suo padre. Sirius la fissò con un ringhio sul muso ferito, come ad avvertirla di stare indietro, ma lei lo ignorò
–Papà, sono io- le tremava la voce, gli occhi gialli che la fissavano famelici non erano quelli che conosceva ma cercò di farsi forza. Fece un passo avanti, il lupo era acquattato in posizione d’attacco ma non si muoveva. Sembrava che qualcosa in lei lo confondesse. “il mio odore. Riconosce qualcosa di se stesso in me” realizzò allungando lentamente la mano verso di lui.
–MARION STAI ATTENTA!- la vampira volava nel cielo poco dietro di loro e, vedendola così vicina al lupo, si gettò in picchiata per proteggerla. Lupin sembrò riconoscere in Melen un odore nemico e si avventò su di lei a zanne aperte, mirando alla giugulare. Nello stesso momento Sirius si buttò avanti tornando umano e coprendo con il suo corpo quello di Marion. L’impatto fu terribile. La vampira aveva deviato l’attacco del licantropo con una poderosa ginocchiata alla mandibola, facendogli perdere l’equilibrio e ricadere a terra pesantemente, cosa che parve farlo arrabbiare ancora di più. Black mutò nuovamente cercando di fermarlo ma una zampata lo sbatté contro un albero con violenza. Lo scrocchio di qualcosa che si spezzava risuonò secco nella notte mentre il corpo del cane ritornava umano e rotolava privo di sensi al di là del pendio, vicino alle acque del lago nero.
–PAPA’ FERMO!- urlò Marion buttandoglisi addosso, il fiato del lupo sul collo. Non sentì quasi l’urlo di Melen mentre le zanne le squarciavano la carne della spalla. Il dolore era fortissimo e ricadde a terra mentre un urlo le scivolava fuori dalle labbra prima che potesse trattenerlo. La Black si buttò su Lupin, riuscendo a staccarlo da Marion che scivolò a terra con un tonfo portandosi le mani alla ferita. Sentì la carne viva sotto lo dita mentre il sangue scorreva a fiotti, senza che lei potesse minimamente bloccarlo. Era il dolore più acuto che aveva mai sentito ma, benché sentisse ogni cellula del suo corpo ribellarsi, cercò di alzarsi. Sapeva che suo padre l'avrebbe ascoltata. Sapeva che non era colpa sua, loro avevano un contatto. Allungò la mano verso le ombre sfocate che si muovevano al di là del buio che la opprimeva e provò a chiamarlo, ma le uscì solo un singulto tremante. Le palpebre le tremarono mentre il corpo veniva scosso da una convulsione che le tolse ogni forza. L'erba odorava di sangue mentre vi appoggiava il viso e sveniva.

Sentì le zampe della bestia graffiarle il petto e squarciarle i vestiti e la pelle ma resistette, imprigionandolo in una morsa con le braccia e lanciandolo contro una grossa quercia. Approfittò dello stordimento del professore mordergli il petto, spingendolo più in profondità nella foresta, lontano dall’odore fresco del sangue di Marion e Sirius. Una parte del suo cervello si rendeva conto che Lupin stava reagendo, aveva sentito le fauci chiudersi più volte sulla sua carne. Sentiva i morsi bruciare come ferite infette e sapeva che presto non sarebbe più riuscita a muoversi ma doveva portarlo più lontano o gli altri sarebbero stati in pericolo. Un lampo di luce rossa abbatté un albero poco distante. La voce di Mirice pronunciava una serie di incantesimi complicati e presto intorno a loro si alzò uno muro di fiamme che sembravano non toccare la foresta ma stringersi minacciosamente attorno al licantropo che guaì sconfitto, correndo al riparo della vegetazione. La donna le si avvicinò di corsa
–Marion è.. più grave- disse Melen con il respiro affannoso
–Melen se non intervengo subito tu..-
-Mirice per favore, prima Marion- la donna corrugò le sopracciglia scontenta. Le puntò addosso la bacchetta e mormorò qualche parola prima di correre dove le aveva indicato. La vampira sentì il suo corpo diventare leggero, intorpidito, il dolore era sparito e con lui tutti i suoni della foresta. Sentì un gelo pungente sfiorarle la pelle ma non vi diede peso, crollò a terra mentre i suoi occhi si chiudevano e il suo respiro rallentava.

–MIRICE!- la donna alzò gli occhi con una smorfia
–Vi avevo detto di andare al castello!- esclamò esasperata, fissando Emily e Harry correrle incontro con il fiato corto.
–Hermione e Ron sono andati a chiamare aiuto. Dove sono Melen e Sirius?- chiese Harry guardandosi intorno preoccupato. Emily non disse nulla ne si mosse, troppo impegnata a fissare il corpo di Marion riverso in un lago di sangue e una profonda ferita all’altezza della spalla i cui bordi frastagliati tremavano riavvicinandosi l’uno all’altro sotto il tocco della bacchetta della strega.
–Ho fatto l’incantesimo della Pastoia a Melen, questo dovrebbe mantenere stabili le sue condizioni mentre mi occupo di Marion. Non so dov’è Sirius. Quando sono arrivata non..- un urlo di dolore squarciò il silenzio. Mirice impallidì scattando in piedi
–SIRIUS!- strinse i pugni fissando il punto del bosco dal quale provenivano le urla strazianti, per poi ripassarlo sulla ragazza ferita –Ha bisogno d’aiuto, andate da lui- li incoraggiò Emily togliendosi il maglioncino e premendolo sulla ferita come aveva visto fare in tanti film alla televisione –Io.. cercherò di bloccare il sangue- Harry e Mirice non se lo fecero ripetere due volte.
Le urla sembrava provenire dal prato vicino alla riva del lago e i due maghi scattarono in quella direzione senza una parola. Più si avvicinavano più l’aria diventava gelida e Mirice tremò sapendo bene cosa significava. Sirius era in ginocchio, il corpo nudo pareva quasi brillare mentre le ombre scure lo circondavano, offuscando qualsiasi altra cosa.
Aveva assistito altre volte al Bacio. Tutto quello che era, tutto quello che sentiva, tutto quello che amava di lui  sarebbe stato distrutto. Non sarebbe rimasto che un involucro vuoto, un giocattolo rotto incapace di provare qualsiasi forma di calore o gioia. Una punizione peggiore della morte..
–EXPECTO PATRONUS!- urlò alzando la bacchetta e richiamando a se il vivace cane nero che iniziò a cacciare le ombre. Non si fermò a controllare che l’incantesimo fosse riuscito o che i Dissennatori si allontanassero. Vedeva solo lui. Lo rivedeva bambino, con le sue smorfie infantili e li scherzi stupidi, ragazzo dai magnetici occhi grigi e sorriso seducente, uomo piegato ma non ancora spezzato, con le sue buffonerie e la dolcezza con cui pronunciava il suo nome. Si gettò in ginocchio di fianco a lui, stringendolo stretto, carezzandogli il viso.
Il freddo era tornato a pungere, il respiro le usciva in un rantolo formando nuvole bianche. Lui era sempre più freddo.
–expecto patronus- Pensieri felici. I suoi occhi traditi al processo mentre lei lo abbandonava
–expecto.. patronus- la prima volta che lo aveva visto, il viso incavato e le ossa che parevano bucare la carne. La nebbia la circondava coprendo tutto. Non sentiva più nemmeno il freddo. C’erano solo lei e il corpo di Sirius tra le sue braccia.
–Ti amo- sussurrò mentre una lacrima le rotolava su una guancia, congelandosi prima di cadere sulle sue labbra
–Ti…amo…così…tanto…- la sua bocca su quella di lui, i loro respiri che si univano.
E poi le forze l’abbandonarono del tutto.










Sinceramente ho odiato scrivere questo capitolo. Sono stata più volte tentata di cambiare qualcosa ma non l'ho fatto e così ecco qui, beccatevi questa bella cosa deprimente. Partiamo dall'inizio. Credo che Emily parli, effettivamente, per esperienza personale. Da quello che sappiamo da sua madre e da Matt, lei ha avuto qualche problema a tenere nascoste le sue abilità quindi suppongo che abbia sperimentato sulla sua pelle il rifiuto e il sentirsi quella diversa e "sbagliata". O almeno questo è quello che ci ho letto io. Poi... la scena del combattimento è una parte veloce. Ho cercato di dividerla, per renderla più chiara, ma non sono certa di esserci riuscita perciò, in caso non si capisca fatemelo sapere. Non la cambierò ma almeno saprò che non sono l'unica a pensare che ci si dovrebbe rimettere mano U.U Per fare un riassunto: Ron, Hermione e Piton (credo.. me lo sono un po' perso lui ^^') sono andati a chiamare aiuto al castello; Melen e Marion sono ridotte male; Sirius, Mirice e Harry hanno avuto un incontro ravvicinato con i Dissennatori (comincio a capire perché Mirice ha lasciato gli auror. Questa il sangue freddo sa solo che ce l'hanno i rettili =_=) e Emily.. ehm tenta di replicare le manovre di E.R. Come finirà questa tragica nottata? 
 
  
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