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Autore: Eos BiancaLuna    03/03/2014    1 recensioni
[Shakespeare, Opere teatrali]
[Shakespeare, Opere teatrali][Shakespeare, Opere teatrali] Romeo e Giulietta decidono di sposarsi ma il giorno del matrimonio lei conosce Mercuzio e improvvisamente si rende conto di non volersi più sposare. Scritta a 4 mani da me e una mia amica che adoro, basta sul gdr che ci ha fatto conoscere.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo Terzo

                        

Il conte Enrico Capuleti si era alzato all’alba ed era uscito per fare una passeggiata a cavallo, al suo ritorno aveva ordinato ai paggi di fermarsi un attimo a riempire le borracce dell’acqua nella grande fontana in piazza.

“Messere…” sibilò una giovane donna che gli si era avvicinata e che non doveva avere più di 20 anni. Il conte la guardò da cima a fondo senza rispondere al saluto, perché era vestita di stracci per lo più strappati. “E’ vero quello che si dice in giro?” disse lei ridendo, e siccome lui si ostinava a non aprire bocca aggiunse “Vostra figlia ed il giovane Romeo Montecchi…”. “Ma insomma basta farneticare! Chi siete? E che volete? Andatevene!” tuonò lui e rimontò a cavallo lasciandola ridere malvagiamente.

Tornò a casa che il sole era già alto, ma ad attenderlo c’era una sorpresa tutt’altro che gradita... Affidò il cavallo alla servitù e inveì contro la donna che gli era apparsa dinanzi.” Voi?” per poco gridò, lei lo salutò poi alzò altrettanto i toni “Sono venuta a riprendermi mio figlio, cosa credevate?”.

Giulietta era sveglia da un po’ e contemplava il suo amore ancora dormiente tra le braccia di Morfeo, o dalla regina Mab…Gli  accarezzò il viso dal bambino e giocherellò un po’ con i suoi corti capelli scuri.

“Sveglia ragazzi!” ordinò la balia col fiatone da fuori la porta. Giulietta capì subito che c’era qualcosa che non andava, si alzò e aprì la porta. “Tuo padre Giulietta…” continuò la donna cercando di riprendere fiato, “Sta venendo in camera…”. La ragazza la fece entrare e accostò la porta. “Presto svegliamolo…” disse quasi a se stessa e si avvicinò al letto.

La nutrice lanciò un urlo mentre la porta della camera fu sbattuta violentemente dal conte. “Allora è vero!” urlò rivolto alla figlia, “Tu!” le si avvicinò minaccioso seguito dalla signora Montecchi che la guardò con un disprezzo immenso. La nutrice si intromise fra loro “Signore! Vi prego, calmatevi”, ma lui la scansò con una mano. In quel momento Romeo aprì gli occhi e appena si accorse di quello che stava succedendo saltò giù dal letto.

“Come hai osato?” gridò ancora il conte “Come hai potuto concederti a lui?, li guardò entrambi e anche se Giulietta era in camicia da notte e lui vestito normalmente continuò “Sei la mia maledizione tu!”.

 La figlia scoppiò a piangere e Romeo corse ad abbracciarla. La moglie del conte entrò di corsa della stanza chiedendo ad alta voce “Marito cosa c’è?”. Incontrò lo sguardo della madre del ragazzo e cambiò subito espressione “E voi cosa ci fate qui? Andatevene!” gridò ma l’altra la ignorò con superbia.

“Come osate ‘voi’?” rispose Romeo al conte, “Io non l’ho toccata vostra figlia perché la rispetto!”. “Basta cosi Romeo, torna a casa!” s’intromise sua madre e lo afferrò per un braccio, in quell’istante giunse anche Tebaldo furioso più che mai seguito dai servi “Tu maledetto!” gridò a Romeo, “Di nuovo qui! Ma io ti uccido!” e gli si avventò contro scatenando una rissa.

La nutrice trascinò Giulietta in un angolo, e mentre i due giovani si azzuffavano e le rispettive madri avevano preso ad insultarsi, il conte ordinò “Ora basta! Maledetti Montecchi!” scrollò Tebaldo da Romeo e lui lo spinse via dalla stanza “Andatevene e non tornate mai piu!”. I servi scortarono Romeo e sua madre fuori mentre la signora Capuleti trattenne Tebaldo.

“Sciagurata!” tuonò ancora il conte a Giulietta, “Tu giovedi vai in chiesa e sposi Paride come già ti avevo detto…”. Lei lo interruppe liberandosi dalle braccia della nutrice “Padre mio no, ascoltatemi. Vi supplico…”. Lui la buttò a terra “Stai zitta! Non parlare, non replicare!” continuò. “Tutti fuori!” gridò agli altri che immediatamente sparirono. Rimase sulla soglia della porta a guardare la figlia in lacrime sul pavimento e prima di uscire aggiunse con tono freddo “Fino al giorno del tuo matrimonio non uscirai di qui”.

Giulietta rimase chiusa a piangere tutto il giorno. “Perché?” ripeteva guardando il soffitto, “Perché? Che cosa ho fatto di male per meritare questo? Mio Dio perché…”. Verso sera la nutrice le portò qualcosa da mangiare e la ragazza subito le buttò le braccia al collo. “Figlia mia…” bisbigliò la donna accarezzandola e baciandola sulla fronte “Perdonami, tuo padre mi ha impedito di vederti tutto il giorno…”. Stettero per un po’ cosi abbracciate, la balia la cullò finché Giulietta non prese sonno. In quell’occasione capì quanto quella donna ci tenesse davvero a lei, proprio come una vera madre.

Mercuzio corse più in fretta che poteva… Arrivò alla dimora dei Capuleti e scavalcò il muro che dava sul giardino aiutato dall’oscurità. Riconobbe facilmente il balcone con quella grande finestra illuminata dalle candele; vicino c’era un’altissima pianta rampicante che sembrava proprio invitarlo a salire.

Sorrise fra se e sé e non ci pensò due volte; agile come un gatto si ritrovò sul balcone ma prima di bussare si fermò con le mani sul vetro: le tende dentro erano spostate e l’immagine che i suoi occhi stavano ammirando era quella della ragazza più bella che avesse mai visto. Non capì subito se stesse dormendo o se fosse semplicemente distesa sopra le coperte in camicia da notte. Bussò in maniera decisa.

Lei scattò in piedi e corse ad aprire la finestra “Amore!” gridò ma rimase di stucco quando non si trovò davanti Romeo. “Uh ma quanta confidenza adesso!” Mercuzio rise ed entrò senza permesso spostandola un po’ “Giulietta…” la salutò. Lei sbuffò sdegnata “E adesso anche voi vi ci mettete!” ricominciò a piangere e si voltò. Mercuzio chiuse la finestra e le si avvicinò resistendo alla tentazione di sfiorarla. “So tutto di oggi” annunciò con un filo d’orgoglio.

Lei rimase in silenzio ad asciugarsi le lacrime. “Su, via, che non è il caso di allarmasi, troveremo una via d’uscita…” continuò il ragazzo e iniziò ad esplorare la camera. Sul tavolo c’era un vassoio con dell’uva, ne staccò un chicco e lo mangiò. Giulietta lo guardò diffidente, le sembrava un felino in gabbia pronto all’attacco, e che felino…Il giovane aprì l’armadio e diede una sbirciatina, poi si sedette alla toletta e dopo aver guardato e accarezzato la spazzola la usò sui suoi capelli. La ragazza s’infuriò e corse a strappargliela di mano “Avete finito di giocare con le mie cose?”, lui la lasciò fare e ridacchiò “Giulietta, cara, perché non ti calmi?”, la guardò.

Lei si lamentò ed esasperata di sdraiò di nuovo sul letto. “Ah Mab non vi ha ancora fatto visita? Oh, Piccolo fiore delicato…” disse lui avvicinandosi lentamente. “Chi è Mab?” sbottò lei e non ottenne subito una risposta. Il ragazzo si sedette sul letto “E’ la regina delle fate che viene di notte a disturbare i vostri sogni…” si sdraiò accanto a lei “Su una carrozza, è minuscola… avvolte un po’ strega, altre un po’ folle”.

Giulietta fissò il baldacchino del letto. “Ed è grande così” disse Mercuzio imitandone la statura con due dita. Lei rise e lo guardò “Ma allora è una fatina!”. Lui si girò verso di lei e le loro fronti si toccarono “Ah ah sono riuscito a farvi sorridere finalmente!” esclamò. Giulietta annuì poi tornò a guardare il baldacchino. “State un pò meglio?” le chiese lui. “Non lo so neanche io…” fu la risposta.

Restarono cosi vicini per un po’ a ridacchiare delle battute di Mercuzio finché lui si alzò “Venite” disse “Adesso provo a tirarvi su il morale anche col cibo”. Giulietta gli lanciò un’occhiata interrogativa. “Su” le porse la mano “Vi hanno portato dell’uva squisita” sorrise, lei accettò e lo seguì fino al tavolino mano nella mano e lui occupò l’unica sedia facendola accomodare sulle proprie ginocchia.

“Sentite che buona!” le offrì un chicco, lei non era ancora convinta. “Guardate che me la mangio tutta io” disse lui serio. Giulietta scoppiò a ridere e la assaggiò “Si, avete ragione, è davvero squisita!” esclamò lei. “Mia cara, ma io ho sempre ragione…”rispose lui e le porse l’ennesimo chicco, stavolta però lo appoggiò sulle sue labbra. La ragazza avvampò ma non lo diede a vedere, “Non serve che mi imboccate” gli disse ironica dopo averlo mangiato.

“Ah non vi preoccupate” replicò lui, “Piuttosto” allungò una mano al catino pieno d’acqua e dopo aver intriso il panno li vicino le sollevò il viso “Togliamo queste lacrime, non voglio che piangiate”. Lei scrutò tutti i suoi movimenti mentre le ripuliva il viso, socchiuse gli occhi e sentì qualche goccia d’acqua fresca scivolarle sulle labbra che lui prontamente accarezzò per asciugarle. Riaprì gli occhi e lo vide sorriderle e poi distogliere lo sguardo per rimettere apposto il panno umido.

Si alzò e si allontanò da lui, ma cosa le stava passando per la mente? Per un attimo aveva avuto voglia di… baciarlo?

“Che succede?” chiese lui preoccupato e la raggiunse afferrandole la mano che lei strinse. “Perché fate questo per me?” chiese Giulietta seria. Il ragazzo decise di tornare a fare l’ambiguo “Povera piccola…se mi è permesso chiedere, voi dovreste essere abituata, Romeo…”. “Non vi azzardate a nominarlo!” sbottò lei, lui la fissò divertito. “So che avete dormito insieme. Solo dormito” disse tutto d’un fiato. In lei si accese di nuovo quella rabbia “Voi non sapete nulla! Nulla!” rispose.

Lui le sollevò la mano sinistra e sospirò “Forse…” sussurrò “Fra di voi…” la guardò negli occhi “Non c’è… abbastanza passione” incrociò le loro dita e lei si infuriò ancora di più, provò a dargli le spalle e mollare la presa ma lui la trattenne e rise come quando lo aveva visto sotto la pioggia. Giulietta provò ancora a divincolarsi ma invano.

Lui l’attirò a se dicendo “Vieni qui” e l’abbracciò forte. Le loro mani erano ancora intrecciate. Le tenne la testa sotto il suo mento e lei poté assaporare tutto il suo profumo. Alla fine lei cedette e gli passò la mano libera sulla schiena. I pochi secondi di silenzio che trascorsero sembrarono a Mercuzio maledettamente pochi ma se li godette a pieno.

Giulietta si staccò brusca e lui non oppose resistenza. Si guardarono come due soldati che patteggiano a fine battaglia. Il ragazzo aprì la finestra, lei istintivamente lo seguì. “Ci vediamo presto” disse lui senza guardarla. Entrambi sapevano che quella frase voleva dire “Se vuoi che resto ancora un po’ devi dirmelo ora”. Lui scavalcò sena problemi e scese giù dal balcone. Lei con la voglia di gridargli di non andare  si affacciò e non lo vide neanche allontanarsi per il buio.

Il giorno del matrimonio con Paride arrivò troppo in fretta. Giulietta aveva passato 3 giorni di solitudine stando a letto in lacrime, solo la sera le era concesso vedere la balia per cenare in camera e le mancava terribilmente Romeo, ma di più Mercuzio. La mattina di quel fatidico giovedì si era alzata alle prime luci dell’alba e aveva contemplato la spazzola che lui aveva usato; ci erano rimasti 2 o 3 capelli biondi. Li aveva raccolti e poggiandoseli sul cuore si era detta “Amore mi dia forza, e forza mi dia aiuto”.

La balia ed altre serve erano corse da lei dopo il bagno, per la cerimonia della vestizione. Quella mattina il padre le aveva finalmente concesso anche la colazione, e lei era uscita dalla sua stanza col viso velato ed un espressione carica di rabbia che il padre percepì ma ignorò. Arrivarono in chiesa per le 11 e la nutrice già piangeva, tutte le damigelle corsero a farla scendere dalla carrozza per sorreggerle lo strascico.

Sulle scale della chiesa la madre le aveva baciato la fronte ed il padre l’aveva presa sotto braccio per accompagnarla all’altare. Quando avevano varcato la navata scorse Paride tutto impettito che la guardava con desiderio, provò un senso di nausea; non le era mai piaciuto. Di fronte a Frate Lorenzo il conte le sollevò il velo e lei lo guardò dura con astio per un momento lunghissimo, dopo un cenno al frate si allontanò lasciandola sola al suo destino.

 Paride le prese la mano che lei ritirò subito. Il frate li guardò entrambi incerto poi cominciò la cerimonia “Volete voi conte Paride prendere la qui presente Giulietta Capuleti…”, “Lo voglio” rispose lui secco. I commenti della gente e le risate si diffusero in sala.

“E vuoi tu Giulietta prendere il qui presente conte Paride come tuo sposo per amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita,nella buona e nella cattiva sorte, finché morte non vi separi?”, la frase non la toccò minimamente, infatti rimase in silenzio. I presenti mormorarono ancora di più. Frate Lorenzo ripeté la domanda più lentamente. Calò un silenzio di tomba. Giulietta guardava il frate ma non rispondeva.

Paride iniziò ad agitarsi. “Andiamo di di si!” pensò Enrico stringendo i pugni. La figlia lasciò il buquet di fiori sull’altare. Frate Lorenzo tossì poi ripeté la domanda ancora più lentamente “Nobile Giulietta Capuleti…vuoi tu prendere il qui presente conte Paride… come tuo sposo?”.

“No, non vuole!” urlò una voce dall’ingresso.

Tutti si voltarono.                               

Paride andò su tutte le furie. La nutrice svenne e Giulietta corse subito da lui ignorando le urla del padre di protesta. Si guardò con Mercuzio per un attimo, come se gli avesse letto nel pensiero si mise dietro la sua schiena e lui  sguainò la spada contro Paride che era corso da loro col pugnale in mano. “Per l’amor del cielo siamo in un luogo sacro!” gridò il frate.

“Conte Paride state indietro!” gli intimò Mercuzio, lui lo ignorò e cercò di aggredirlo ma il giovane coi boccoli biondi fu più rapido e gli fece cadere il pugnale con un colpo. “Come osate farabutto! Giulietta è mia, io vi sfido a duello!” sbraitò Paride fuori di se ed Enrico si intromise fra i due “Mercuzio per l’amor di Dio non fate sciocchezze…”.

“La legge di mio zio è anche la mia legge, quella che tutti devono rispettare” li guardò lui uno ad uno  “E quella che vi impone di trattare le vostre figlie come donne e non come oggetti…” sentenziò e prima di fuggire dalla chiesa con Giulietta si rivolse a Paride con sdegno “Accetto la sfida”.

Salirono a cavallo. Giulietta stava silenziosamente stretta a Mercuzio che sfrecciava velocemente lontano da tutti e da tutti; non aveva aperto bocca da quando lo aveva visto. Oh se solo gli avesse potuto descrivere la gioia che aveva provato nel sentire la sua voce che rispondeva di no al suo posto! Si fermarono vicino ad un ruscello, l’aria era molto calda e il sole splendeva alto nel cielo.

“Io ti salvo di nuovo dal matrimonio e tu che fai?” sghignazzò lui prima di scendere lasciandola senza parole, “Nemmeno mi ringrazi?”. Sorrise e l’aiutò a scendere prendendola in braccio, il velo le scivolò di dosso. Lei lo guardò felicissima e gli diede un bacio sulla guancia mentre toccava terra poi si tolse le scarpe e  corse a bagnarsi i piedi. Mercuzio non si aspettava quel bacio e si toccò per un attimo la guancia, poi la raggiunse in acqua.

 Giulietta si alzò appena i lembi del vestito mentre avanzava oltre la riva, lui entrò senza togliersi i stivali e le tirò un po’ d’acqua “No!” urlò lei divertita e indietreggiò. Per poco non cadde perché lui l’afferrò per la vita e l’avvicinò a se. Su guardarono incredibilmente contenti “Grazie” le disse lei dolce “Per salvarmi cosi spesso”, gli accarezzò i capelli. Si abbracciarono poi lui le prese il viso tra le mani e le baciò la fronte. Si sentiva l’uomo più felice del mondo perché lei era ancora nubile e perché finalmente gli stava sorridendo.

La guardò sedersi sulla sponda ancora scalza e dopo averla raggiunta si accomodò vicino a lei. Giulietta gli mise la testa sulla spalla “Te l’immagini la faccia di mio padre?” scoppiò a ridere seguita da lui “Si…dovresti tornare a casa armata”. Lei guardò il cielo e sospirò “Non me ne importa nulla, ho capito che se non penso io alla mia felicita…”, Mercuzio si sdraiò accomodandosi con la testa in grembo a lei “Puoi sempre contare su di me se ti dovesse costringere ad un nuovo matrimonio”.

Risero ancora insieme. Lui allungò una mano per spostarle i capelli oltre le spalle e lei gli accarezzò la fronte “Sei proprio un amico Mercuzio” gli disse vicinissima al suo viso. Il giovane si risedette vicino a lei e la guardò negli occhi come per replicare.

“Eccovi finalmente!” gridò Benvolio in lontananza.

I due si guardarono ancora poi Giulietta si alzò per prima e Romeo, Benvolio e Arianna le corsero incontro per abbracciarla.  “Giulietta mia” le disse il fidanzato “Finalmente sei di nuovo tra le mie braccia”. Mercuzio li guardò con una fitta allo stomaco e salutò gli altri.

La fanciulla era un po’ confusa, Romeo le spiegò che erano tutti d’accordo sul suo “salvataggio” dalla chiesa e che si erano dati appuntamento li. Poi Benvolio annunciò felice che lui e Arianna stavano assieme. “Congratulazioni!” sghignazzò Mercuzio e lo abbracciò poi andò da Romeo “Allora sei felice che è tornato il tuo sole…?” e fece finta di baciarlo sulle labbra. Risero tutti.

Benvolio ed Arianna decisero di rinfrescarsi in acqua, Romeo li seguì e chiamò Giulietta, “Andate, ora vi raggiungo” gli rispose e si avvicinò a Mercuzio che era in procinto di andarsene.

“Aspetta” gli toccò la spalla “Paride ti ha sfidato a duello” disse seria. “Questo loro non lo sanno…”, continuò. Lui la guardò calmissimo “Sto andando da mio zio a chiedergli il permesso di ucciderlo” la sua espressione divenne divertita ma Giulietta era serissima. “Mercuzio” pronunciò il suo nome in maniera solenne e lo guardò dritto negli occhi “Giurami che non ti succederà niente. Non potrei sopportalo…” abbassò lo sguardo.

 Il ragazzo incuriosito le prese il viso tra le mani, ma poi non le chiese quello che voleva chiederle. “Oh no il mio amico ci guarda…credo sia meglio che vada adesso”. Lei si voltò ma Romeo stava scherzando in acqua col cugino.

Si rigirò e lui non c’era più. Un senso di tristezza si impadronì di lei, cosi si avviò in acqua ma Romeo l’avvisò di guardare nella sacca appesa al suo cavallo “C’è una cosa per te” disse tra uno schizzo e l’altro con gli altri due ragazzi “Da parte sua” indicò Mercuzio ormai lontano, “Cosi ti puoi cambiare!”.

Inizialmente Giulietta non capì quindi staccò il sacco dalla sella e si nascose dietro un albero decisa a cambiarsi. Lo aprì e rimase subito colpita dal colore all’interno: un rosso intenso come quello sullo stemma del suo casato.

Era un abito meraviglioso di seta rossa, lo tirò fuori e le lacrime le scesero dagli occhi. Il corpetto era stringato dietro e davanti, le mezze maniche a palloncino e tanti volant sotto la gonna lunghissima. Abbinato c’era un bellissimo cammeo con un nastro dello stesso rosso intenso. Giulietta decise di non indossarlo per paura che si sarebbe rovinato. Lo ripiegò e lo stava per rimettere nel sacco quando cadde a terra una lettera.

 Riconobbe sulla cera il marchio degli Scaligeri e la aprì lentamente. Si sedette con la schiena appoggiata all’albero e lesse: “Mia adorata, se lo avete aperto oggi nessuno mi impedisce di farmi doppiamente gli auguri per domani vostro quattordicesimo compleanno. Spero sia di vostro gradimento, in caso contrario perdonatemi ed io rimedierò. Siete una creatura dal cuore puro e tenero, vi auguro il meglio per la vostra vita. Con affetto, vostro Mercuzio”.

Scoppiò in lacrime con la lettera tra le mani, la rilesse e accarezzò l’inchiostro dell’ultima frase. “Cosa mi sta succedendo?” pensò, “Ma io amo Romeo” si disse e si alzò di scatto. Chiuse gli occhi per un momento cercando di togliersi dalla testa l’immagine di quei capelli lunghi e dorati ma non ci riuscì.

Romeo apparve alle sue spalle “Giulietta…”, lei si affrettò ad asciugarsi le lacrime e lo abbracciò “Non ti sei tolta questo dannato vestito?”. Lei rispose subito “Sono molto stanca per oggi…”, lui la baciò “Vieni, ti portiamo a casa” e la prese per mano. Tornarono da Benvolio e Arianna che appena li videro si staccarono imbarazzati.

La fanciulla sorrise a Giulietta che ricambiò, Benvolio chiese “E’ già ora di andare?” e visto che tutti lo guardarono in silenzio si disse di si e aiutò Arianna a montare in sella. “Giulietta non vi preoccupate, per qualsiasi cosa potete contare su di noi” disse alla ragazza una volta salito a cavallo anche lui, lei lo ringraziò e tutti e quattro lasciarono quel posto dove Mercuzio aveva capito di provare qualcosa per la fanciulla che aveva salvato da ben due matrimoni.

   
 
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