Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: pickingupwords    04/03/2014    2 recensioni
Lily Evans aveva sempre odiato James Potter.
Remus Lupin aveva sempre mentito.
Sirius Black si era promesso che non si sarebbe mai innamorato.
Mary MacDonald era sempre stata invisibile.
Amelia Williams si era sempre nascosta.
Nina Clarks non aveva mai avuto paura.
"Se fossimo soltanto io e te a cercare di trovare la luce?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic










James.


“Ti prego, Felpato, non cominciare”
“Io comincio quando voglio”
“No, Sirius”
“Zitto, tu, Lunastorta”
“Sei peggio di un bambino”
“Io? Chi è che mi ha rubato l’anello d’argento?”
“Nessuno, dannazione!”
“L’avevo al dito prima e ora non c’è più: volete prendermi per cretino?”
“Come se non lo fossi…”
“Non fare il sarcastico”
“Evita”
“No, evita tu”
“Gli dai corda?”
“Ti sarà caduto”
“L’avevo in biblioteca!”
“E ti sarà caduto in biblioteca!”
“Mi è diventato largo da un giorno all’altro?”
“A chi hai stretto la mano l’ultima volta?”
“A nessuno”
“Allora ti è caduto, se non te l’hanno fregato”
“Non ci provino nemmeno”
“Sta crollando il mondo, per questo?”
“Era il mio anello preferito!”
“Ne hai altri quattro, direi che non ti manca nulla”
“Solo perché tu hai solo uno stupido anello al pollice, Lunastort-…”
“Non chiamare stupido il mio meraviglioso anello, chiaro?”
“Ah! Vedi che mi capisci?”
“La volete finire?”
“Taci, James” dissero all’unisono zittendo l’amico, che alzò le mani in segno di resa.
Era tutta la mattina che Sirius andava avanti facendo congetture su chi potesse avergli rubato il suo anello, come se ne avesse bisogno: ne aveva altri quattro; ma quello era il suo preferito, probabilmente l’aveva perso, come aveva ipotizzato Remus, ma no, impossibile, l’anello era troppo affezionato al padrone!
“Buongiorno!” salutò Amelia schioccando un bacio sulla guancia a Sirius e sedendosi accanto a lui, sorrise a James, salutò Remus con un rotto ‘ciao’, anche se si sforzò di sorridergli ed evitò accuratamente lo sguardo di quest’ultimo. Era da un mese che si rivolgevano a stento la parola, da quando Mary aveva detto una bugia e nessuno dei due lo sapeva, da quando Amelia l’aveva visto in sua compagnia e aveva pensato di essere stata una totale stupida.
In compenso, il rapporto tra Mary e Remus si era fatto sempre più intenso, mentre quello tra lei e lui sembrava essere ormai sparito: tutte le cose che avevano vissuto insieme, tutte le risate, tutti gli abbracci, tutti i sorrisi scambiati per caso… Erano svaniti, non c’erano più, era come se non ci fossero mai stati.
“Ciao” rispose Sirius con tono tombale prendendo dei croissant, James scosse la testa sconsolato.
“Felpato…” iniziò a rimproverarlo.
“No! Zitto James, tu non capisci! Pure quell’idiota di Lunastorta mi comprende” lo rimbeccò con una smorfia.
Amelia fece passare lo sguardo da James a Sirius. “Cosa succede?”
“Il mio anello!” gemette lui, portandosi le mani nei capelli con fare disperato.
“Cos’ha?” chiese sottovoce a James, facendo un cenno rivolto all’amico.
“Ha perso il suo anello preferito” rispose con lo stesso tono quello, sventolando la mano in aria con fare noncurante.
“Dov’è Peter?” alzò un sopracciglio la ragazza, guardandosi intorno, accortasi dell’assenza di un Malandrino.
“Dov’è Lily?” James si sistemò gli occhiali.
“Dov’è Nina?” chiese Sirius come rinvenuto.
“Cosa?” domandarono tutti in coro.
“Nina” ripeté.
“Da quando ti interessa Nina?” si sporse verso di lui Remus, gli occhi assottigliati.
“Me l’ha fregato lei l’anello, me lo sento” disse sommessamente; gli altri sbuffarono annoiati.
“Non dire cavolate” sospirò Amelia.
“Quella mi odia!” esclamò lui come se fosse ovvio.
“Per me sei solo cretino” commentò a bassa voce James, imburrando del pane e beccandosi un’occhiataccia dall’amico.
Posò gli occhi su Remus, per poi ritirarli immediatamente: stava ripassando, evitando lo sguardo di tutti.
C’era qualcosa in lui che non lo convinceva, non che il suo amico lo convincesse spesso, ma era più evidente, più reale; era da un mese, più a meno, che si comportava in modo strano, non palesemente, ma c’era qualche dettaglio fuori posto; ad esempio: il modo con il quale si poneva nei confronti di Sirius era diventato più freddo, quasi distaccato, rideva di rado alle sue battute e passava moltissimo tempo da solo a studiare, isolandosi dagli altri.
Diceva che era per i M.A.G.O.: aveva bisogno di concentrarsi; peccato che nessuno ci credesse. Anche Sirius iniziava ad essere sospettoso, tanto che propose a James di parlargli chiaro, una volta, ma l’amico rifiutò, sapendo che Remus si sarebbe confidato quando ne avrebbe sentito il bisogno. Faceva così, aveva sempre fatto così; si chiese se Mary c’entrasse qualcosa o se fosse davvero solo nervoso.
Non parlava molto con Amelia da un pezzo e questo preoccupava sia Sirius che James, abituati a vederli confabulare qualche volta, a vederli sorridersi: troppo timidi ed introversi per mostrare apertamente quello che provavano davvero; perché ormai avevano capito da un pezzo che quei due si piacevano a vicenda, ma allora cos’era successo?
Odiava non comprendere, non sapere cosa stesse accadendo ai suoi amici. Per James i Malandrini erano una famiglia e si sa che in famiglia non ci devono essere segreti; erano sempre stati uniti, una cosa sola e adesso? Remus era indisposto verso Sirius, anche se in modo poco notevole, lasciando tutti senza una motivazione per i suoi comportamenti.
I pensieri di James furono interrotti dall’entrata in scena delle altre ragazze: Emmeline, Alice e Lily arrivarono, intente in una conversazione. Sorrisero ad Amelia e si accomodarono vicino a lei, Lily salutò calorosamente Remus, che ricambiò con un gran sorriso e le diede un bacio sulla fronte.
James notò che Amelia aveva distolto lo sguardo.
E c’era qualcosa che non quadrava, qualcosa che non quadrava affatto in tutta quella situazione.
“Potter” lo salutò Lily distrattamente sporgendosi verso di lui per prendere del Succo di Zucca, lui le fece un cenno.
“Evans” le sorrise raggiante scacciando i brutti pensieri. “Luce dei miei occhi: come andiamo oggi?” inclinò appena la testa per osservarla meglio e pensò che fosse la ragazza più bella sulla terra.
Lei fece una smorfia. “Bene, tu?” chiese disinteressata.
“Oh, benissimo, grazie per averlo chiesto” bevve un sorso di caffè. “Cos’hai intenzione di fare oggi, mia cara?”
“Pensavo di andare a lezione e tu, mio caro?” stette al gioco lei, facendo spallucce e una smorfia buffa che fece ridere James.
“Io pensavo di seguirti ovunque andrai” le rispose poi, puntando i suoi occhi in quelli di lei e la sua voce uscì più seria di quanto avesse voluto, facendo arrossire Lily che distolse subito lo sguardo, fissandolo sul piatto, diventato, inaspettatamente, particolarmente interessante.
Odiava quando James la metteva in quelle situazioni scomode, dalle quali non sarebbe riuscita a sfuggire mai, odiava quando le diceva la verità e quando le mentiva, odiava doversi scontrare direttamente con i suoi sentimenti senza sapere come rispondergli, odiava guardarlo negli occhi e pensare che fossero bellissimi, odiava quando le sorrideva e quando non la guardava, odiava sapere che senza di lui, probabilmente, non avrebbe saputo a chi dar fastidio, con chi prendersela, con chi litigare, con chi sfogare la rabbia… Odiava essere consapevole del fatto che James fosse entrato nella sua vita e perderlo le avrebbe potuto far male o farla star bene, in ognuno dei due casi, si sarebbe sentita triste: perché, felice o meno, l’avrebbe perso.
Dopo anni di torture, James era cambiato, era diventato se stesso senza fronzoli e questo la spaventava, saperlo più determinato a conquistarla, più sincero… Più James; non portava a nulla di buono.
“Credo che dobbiate smetterla di flirtare in nostra presenza” annunciò in una smorfia disgustata Sirius. “Niente di personale, Ramoso, ma le tue perle d’abbordaggio tienile per te” scosse la testa velocemente. “E comunque” aggiunse. “Io sono più bravo”
“Oh, posso garantire” intervenne Amelia annuendo. “A volte mi ha detto di quelle frasi… Ah, non potete capire. I brividi” commentò sarcastica.
“Sfotti?” rise Sirius dandole una leggera spallata e facendola sbilanciare leggermente, mentre la ragazza rideva di gusto. “C’è un motivo se tutte le ragazze di Hogwarts a parte te mi vogliono nel loro letto” constatò.
“Io passo” annunciò tempestivamente Lily.
“Io anche, sono fidanzata, Black” aggiunse Alice fingendosi sinceramente dispiaciuta.
“Qualche nuova esperienza non ti farebbe male, mia dolce ed adorabile Alice” si sporse verso di lei.
“Giù le mani” gli diede uno scappellotto Frank, arrivato all’improvviso al seguito di Peter, per poi avvicinarsi alla sua fidanzata e lasciarle un bacio leggero a fior di labbra.
“Quanto siete noiosi: io stavo scherzando” si passò una mano sulla nuca Sirius.
“Lo spero per te” lo rimbeccò Amelia, dandogli una gomitata.
“Gelosa?” le chiese ironico.
“Scherzi? Certo che sì!” lo squadrò dall’alto al basso, fingendosi sconvolta.
“Lo sai che il mio cuore appartiene solo a te” le sussurrò all’orecchio, facendola sorridere divertita.
Remus serrò le mascelle e osservò la scena come pietrificato, si trattenne dall’andarsene senza dire una parola. Gli faceva male vederli insieme, gli faceva male vedere quanto lei fosse emotivamente presa da questa storia, vedere quanto lui tenesse a lei, quanta complicità ci fosse fra loro; anche se era meglio così, come si ripeteva ogni giorno, lui era oscuro, mentre lei brillava di luce pura: l’avrebbe solo rovinata.  Distolse immediatamente lo sguardo e cercò di riconcentrarsi sul libro di Antiche Rune che stava leggendo. Amelia restò per un po’ ad osservarlo, il bicchiere di caffè a mezz’aria e gli occhi persi a contemplarlo.
Il tutto fu interrotto dall’arrivo brusco di Mary, che schioccò un sonoro bacio sulla guancia a Remus, sotto lo sguardo geloso di Amelia e quello incredulo di Lily.
“Ciao” lo salutò.
“Ciao” le rispose lui, leggermente spiazzato.
“Mi aiuti a ripassare, per favore? Non capisco una cosa e oggi andremo avanti… insomma, non mi va di restare indietro con le lezioni” alzò e riabbassò le spalle velocemente. Gli altri restarono in attesa di una sua risposta.
“Sì, certo” le sorrise disponibile lui alzandosi e raccogliendo la sua roba. Guardò Amelia. “Ci vediamo” fece un cenno agli amici per poi avviarsi lontano con Mary.
Amelia appoggiò la testa sopra le braccia distese sul tavolo, sfinita. “Li odio” sussurrò con voce tetra.
Lily le accarezzò i capelli. “No, non li odi” osservò con una voce dolce. “Lo sai che non li odi”
“No, li odio, invece” ribatté l’altra sempre con lo stesso tono. “Odio lei e odio lui, ma odio di più lui”
“Ma se ne sei cotta marcia e/o quasi innamorata” constatò Sirius inarcando le sopracciglia.
“Lo odio!” Amelia quasi gridò e si alzò di scatto, facendo spaventare tutti. “Non dirlo mai più!” puntò poi un dito verso Sirius, che restò allibito. “Mai più!” ma la sua voce era rotta, spezzata, incrinata; prese la sua borsa e, lasciando la colazione a metà, si avviò fuori dalla Sala Grande.
“La raggiungo” disse subito Lily, facendo per alzarsi, ma Sirius la bloccò.
“Ci penso io” la rassicurò. “A dopo” disse agli altri, camminando velocemente per raggiungere l’amica.
James lanciò un’occhiata preoccupata a Lily, che ricambiò: Amelia non aveva mai perso le staffe, non in quel modo, per lo meno; era sempre stata una riservata, introversa, anche e sembrava che in pochi giorni si fosse trasformata in qualcun altro.
“Andiamo in classe?” propose poi.
“Vengo io, Potter” rispose Lily riponendo i suoi libri in borsa velocemente e si alzò, seguita dal ragazzo. “A dopo” fece un cenno agli altri e si avviò fuori con lui.
“Te sai che è successo?” gli chiese mentre camminavano per andare alla Serra, lui le lanciò uno sguardo interrogativo. “Tra Amelia e Remus” specificò Lily.
“Oh, quello” annuì sicuro. “No, nulla” rispose infine.
“Quelli ci stanno nascondendo qualcosa, dobbiamo scoprirlo”  scosse la testa.
“Hai usato il soggetto ‘noi’, Evans?” la guardò allibito James.
“Non esiste nessun ‘noi’, Potter, non ti montare la testa” fece una smorfia Lily.
“Ma l’hai appena detto” le fece osservare, circondandole la spalle con un braccio e avvicinandosi a lei, che, a contrario delle sue aspettative, non si allontanò né lo scacciò e lui ne restò piacevolmente sorpreso. “Comunque sia” iniziò poi. “Perché dobbiamo preoccuparci degli altri quando ci siamo io e te, oh, dolce e soave angelo caduto dal cielo? Perché, mia Evans, ti preoccupi tanto? ‘Non ti curar di loro, ma guarda e passa’, meravigliosa donna, guarda e passa” le sussurrò all’orecchio, facendola arrossire.
“E’ inutile che citi grandi autori babbani per conquistarmi, non funziona” gli allontanò il viso dal suo con una mano.
“Allora sei arrossita per caso?” le chiese, sfoderando la voce più sexy del suo repertorio.
“Sono arrossita perché dici cavolate, James” scosse la testa per l’ennesima volta in quei pochi momenti, ma lui la osservò, interdetto: l’aveva chiamato James, non aveva usato il suo cognome, aveva usato il suo nome, James. James. Non era mai successo, mai nella storia di quei sette anni e lui si sentì così felice che avrebbe potuto baciarla seduta stante.
Lo stesso dettaglio non sfuggì a Lily, che se ne pentì immediatamente e pensò che avrebbe fatto meglio a non dir nulla, perché chiamarlo con il suo nome, era un modo per sentirlo più vicino, per ammettere che qualcosa era cambiato per sbaglio o per fortuna.
Si scostò da James e continuò a camminare, lanciandogli occhiate preoccupate ad intervalli regolari, mentre lui, mani in tasca e labbra serrate, non staccava gli occhi da lei. Chiedendosi come mai, perché, cosa ci fosse di diverso, ché per lui era cambiato tutto da molto tempo, ma per lei? Lily si stava facendo la stessa domanda, spaventata: cos’era James per lei? Cos’era successo? Insomma, lei, James, l’aveva sempre odiato; ma quando l’aveva visto, il primo settembre, quando le aveva dato ancora fastidio… Si era sentita sollevata, nonostante tutto: perché le era mancato. In quei mesi aveva pensato spesso a lui, era diventato più bello, più sincero e più vero. Non c’erano più maschere e questa era stata una sua scelta, James aveva infatti deciso che non avrebbe mai conquistato Lily fingendosi qualcun altro o facendo lo spaccone, perché a lei, quei tipi non piacevano, allora aveva pensato di essere semplicemente se stesso, il James di sempre, il James malandrino, il James sincero. James, semplicemente James.
Lily accelerò il passo quasi involontariamente: voleva solo scappare; ma lui non le permise di allontanarsi, anzi, le stette di fianco e, inaspettatamente, lei ne fu felice.
Arrivarono alla Serra in religioso silenzio, si guardarono attorno: Frank, Alice, Emmeline e Peter erano insieme a Remus e Mary, che gli era accanto, persa a guardarlo, mentre lui ripassava -ancora- e si fecero la stessa domanda con gli occhi: dov’erano Sirius ed Amelia?
James le fece un cenno verso l’uscita, lei scosse la testa e si avviò dagli amici seguita a ruota da lui, sorpassò Mary senza degnarla di uno sguardo, mentre lei la osservò, sinceramente ferita.
“Dov’è Sirius?” chiese James in contemporanea a lei che, invece, chiese: “Dov’è Amy?”
Gli amici li guardarono straniti. “Si saranno imboscati” borbottò seccato Remus, Mary gli prese una mano e la strinse nella sua, cercando di consolarlo; aveva guadagnato lui con quel pesante litigio di un mese fa, ma aveva perso moltissimo e, solo a volte, pensava che ci sarebbero stati altri modi per farsi notare da Remus John Lupin.
“Come, scusa?” chiese James a Remus, inarcando un sopracciglio e si sistemò gli occhiali.
“Cosa?” domandò innocentemente l’altro.
“Hai detto qualcosa?” gli domandò ancora.
“No” si finse stranito e scosse la testa.
Lily passava lo sguardo da uno all’altro, interrogativa.
“Mi sembrava di aver…” iniziò James. “No, niente” scosse la testa. Era impossibile che Remus avesse detto davvero quello che aveva pensato d’aver sentito.
Insomma, non poteva davvero credere che si fossero imboscati da soli, Sirius ed Amelia! Non era nemmeno immaginabile una cosa del genere, non poteva nemmeno avergli attraversato l’anticamera del cervello.
“Vado a vedere dove s’è cacciato quel cane” sussurrò a Remus, che annuì impercettibilmente.
“Torna in tempo per l’inizio della lezione” gli consigliò, James non rispose, ma si avviò fuori, camminando velocemente.
Sirius era un cretino di prima categoria e poteva aver deciso di saltare le lezioni tranquillamente, ma Amelia no, non l’avrebbe fatto, teneva troppo alla sua istruzione, ed erano spariti da un pezzo, ormai. E quando quei due sparivano insieme, non era mai un buon segno.
“Potter, aspetta!” si voltò immediatamente, Lily correva trafelata verso di lui e quando lo raggiunse si appoggiò al suo braccio, riprendendo fiato. “Okay, ci sono” constatò poi, sistemandosi la gonna.
“Evans?” la guardò inarcando le sopracciglia. “A cosa devo questa corsa contro il tempo per raggiungermi?”
“Amy è la mia migliore amica: non pensare di esserne il motivo” lo fulminò con lo sguardo, lui sollevò un lato della bocca in un sorrisetto.
“Certo che no” disse sarcastico, riprendendo a camminare affiancato da lei. “Sala Comune?” le chiese, lei annuì. Starle vicino gli faceva uno strano effetto, era come se si sentisse a casa: ovunque c’era Lily, c’era un posto dove stare. “Devo dire, però, che non ti facevo una tipa da bagni notturni in déshabillé” ridacchiò, ricordandosi della prima notte, lei avvampò immediatamente.
“E questo cosa c’entra?” si difese incrociando le braccia.
“Nulla, è solo che non ho mai avuto occasione di dirtelo” fece spallucce James, sempre con un ghigno divertito sul volto.
“Era una cosa… una cosa fra noi, voi non dovevate esserci” bofonchiò.
“Io non mi sarei fatto problemi” la stuzzicò, per vedere il suo viso diventare rosso quanto i suoi capelli e cercare di nasconderlo con questi.
Non rispose, ma sentiva lo sguardo di James su di lei e tirò un sospiro di sollievo quando arrivarono a destinazione.
Algabranchia” disse Lily e il quadro si spostò, lasciandoli passare, entrarono, la Sala era deserta, se non per due figure sul divano.
Amelia era stesa, la testa appoggiata sulle gambe di Sirius, che le accarezzava i capelli in silenzio.
“Sirius?” lo chiamò James, l’amico si voltò.
“Abbassa la voce: sta dormendo” sussurrò, i due si avvicinarono, Amelia aveva il respiro regolare.
“Che è successo?” chiese Lily sedendosi sulla poltrona accanto, sporgendosi verso di loro, James si accasciò a terra.
“E’ solo stanca” spiegò Sirius guardandola negli occhi. “E’ solo stanca” ripeté rivolgendo nuovamente lo sguardo ad Amelia, per poi darle un bacio sulla tempia. “La mia piccola Amy” disse a voce così bassa che fecero fatica a sentirlo.
Lily lo osservò attentamente e, incrociando le proprie mani e portandosele sotto il mento, pensò che quell’amicizia fosse qualcosa di meraviglioso, un’amicizia vera, sincera, un’amicizia che contava più di qualunque altra cosa. Non aveva mai creduto che Sirius potesse amare una ragazza come amava lei, aveva sempre pensato che per lui le ragazze fossero solo un giocattolo, qualcosa da usare e poi buttar via; ma il modo in cui guardava Amy, il modo in cui si prendeva cura di lei senza chiedere nulla in cambio… Quello era il vero Sirius, quello era lui senza maschere e Amelia era davvero, davvero molto fortunata.
“Dobbiamo capire cosa è successo tra lei e Remus” saltò fuori poi, guadagnandosi uno sguardo interrogativo dai due. “Non ce la faccio a vederla così, mi fa troppo male” spiegò poi in un sospiro, sprofondando nella poltrona.
James e Sirius si scambiarono un’occhiata: sapevano com’era il loro amico, sapevano quanto fosse bravo a mentire e quanto nascondesse agli altri; non sarebbe stato per niente facile, ma, alla fine, decisero di accettare in modo unanime.
“Okay” acconsentì Sirius. “Okay, scopriamolo” annuì alle sue stesse parole.
Amelia gli aveva detto che lei e Remus si erano allontanati per colpa di Mary e che lei, lei che aveva sempre aspettato, si era fatta da parte, per lasciarlo vivere felice, anche se questo implicava vederlo assieme ad una ragazza che aveva sempre considerato come una sorella.
“Sentite, io e Evans torniamo a lezione, diciamo che Amy s’è sentita male e che tu la stai assistendo, va bene?” si voltò verso Lily, che gli fece un cenno d’assenso, Sirius annuì.
“E vedo di parlare con Remus” aggiunse.
“Io con Mary” sussurrò a mezza voce lei; non aveva voglia di rivolgerle la parola, non dopo quello che aveva fatto ad Amelia, alla sua migliore amica: le aveva detto delle cose orribili e questo l’aveva allontanata così tanto da lei che l’idea di parlare assieme le faceva torcere lo stomaco: da Mary non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere.
I due si alzarono, Lily diede un bacio  sulla guancia ad Amelia e sorrise dolcemente a Sirius, che ricambiò, tristemente; James le accarezzò i capelli in un sospiro e uscì con Lily.
Iniziarono a camminare in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
Lily odiava vedere Amelia ridotta in quello stato, James odiava vedere Remus ridotto in quello stato; la cosa più strana era che, probabilmente, Amelia aveva davvero superato il limite, perché non si era mai mostrata debole in tutta la sua vita.
Lily guardò James di sottecchi, James ricambiò. Erano amici di tutti e due, sia di Remus che di Amelia, erano sempre stati insieme, alla fine, nonostante tutto: i Malandrini e le ragazze Grifondoro, nonostante a Lily non piacesse James, lo tollerava, cercava di avere una convivenza pacifica con lui, mentre quello sembrava renderla sempre più complicata e difficile con tutti i suoi tentati abbordaggi.
Arrivarono alla Serra e si diressero vicinioagli amici. “A cosa devo questi dieci minuti di ritardo?” li chiese la professoressa Sprite, gli occhi di tutti si puntarono su di loro, James stava per prendere la parola, quando la professoressa li interruppe. “Ah, no, Potter, niente bugie qua dentro. Vi siete beccati una punizione, oggi, alle cinque, nel mio ufficio e dieci punti in meno a Grifondoro; non si discute!” aggiunse vedendo che il ragazzo stava per protestare. “Due Caposcuola, ah! Cosa mi tocca vedere” borbottò fra sé e sé la donna. “Fatevi spiegare cosa stiamo facendo, non ho intenzione di ripeterlo. Dove sono Black e Williams?” chiese accorgendosi della loro assenza.
“Amelia sta male, signora, Sirius la sta portando in Infermeria” rispose prontamente Lily.
“Oh, bene, allora” bofonchiò quella. “Dai, avanti, avete intenzione di star qui a far nulla? Al lavoro, al lavoro!” esclamò vedendoli ancora con le mani in mano, i due si precipitarono immediatamente da Remus, che stava facendo coppia con Mary, estraendo un liquido da una pianta ancora non specifica.
“Che dobbiamo fare?” si affrettò a chiedere James mentre si metteva il grembiule.
“Prendere il liquido curativo di questa pianta e metterlo in queste boccette in questo modo” spiegò Remus non distogliendo lo sguardo dal suo lavoro, Lily lo imitò, mettendosi all’opera. “Cos’ha Amelia?” chiese, Mary sgranò gli occhi, stupita, pensava non gli importasse più, ormai.
“Cos’avete voi due, se mai, amico” lo provocò piccato James, Lily gli lanciò un’occhiataccia.
“Non adesso” gli sussurrò dura prendendolo per il colletto della camicia e portandolo più vicino a sé.
“Perché no?” replicò lui, con il cuore che iniziava ad accelerare il battito, avrebbe potuto contare le sue lentiggini se lo avesse voluto.
“Mary” rispose semplicemente e lo lasciò andare. “Ha un po’ di febbre, sta bene” Lily rassicurò poi Remus con un sorriso. “Si rimetterà presto”
Lui annuì senza guardarla e continuò con la sua attività, Mary incontrò gli occhi di Lily che erano freddi, impenetrabili; quest’ultima distolse poi lo sguardo, riposandolo sulla pianta e si legò i capelli, lasciando scoperta la nuca.
“Allora, a che punto siamo?” chiese a James.
“Abbiamo appena iniziato, Lily, non pretendere troppo da questa povera piantina” le disse a bassa voce, osservandola attentamente.
“E’ il suo dovere” ribatté lei ridendo appena, lui scosse la testa sorridendo.
Passarono la lezione a lanciarsi frecciatine e scherzare tra di loro, dimenticandosi della punizione che gli era stata assegnata, dimenticandosi del resto delle persone attorno; Lily dimenticandosi di aver a che fare con James Potter.
Il ragazzo che aveva sempre odiato.
 
***

I Malandrini arrivano in Sala Grande all’ora di pranzo, si sedettero al tavolo dei Grifondoro e parlarono del più e del meno, raggiunti poi dalle ragazze, Mary e Lily erano ancora più distanti del solito: si sedettero il più lontano possibile l’una dall’altra e fra le due non ci fu nemmeno uno sguardo.
“Che è successo?” chiese James a Lily, la quale si era seduta vicino a lui.
“Ha fatto la stronza, ecco che è successo” gli rispose secca, guardandola in cagnesco; lui le lanciò uno sguardo interrogativo. “Le ho domandato, gentilmente, se Remus le avesse detto qualcosa, che ne so, di come si sentiva in quel periodo o se era successo qualcosa in particolare con Amy o cose così, insomma, cose da amica, per sapere, per capire, no?” James annuì. “E sai lei che ha fatto?” scosse la testa. “E’ andata sulla difensiva nemmeno l’avessi accusata del più grande crimine mai compiuto nella storia della magia! Ha detto che non mi deve interessare, che sono fatti di Remus, che non devo considerarli miei problemi… E io le ho detto che non era così, che lui è mio amico e che volevo capirlo visto che è da un po’ che non mi parla e sai cosa mi ha risposto?” James scosse nuovamente la testa. “Ha risposto che se non mi parla da un po’ ci sarà un motivo e probabilmente il motivo è che sono una pettegola!” esclamò, sull’orlo dello sconvolgimento.
James la guardò, quasi più sconvolto di lei. “Si sta facendo terra bruciata intorno, solo a me sembra una cosa un po’ da squilibrata?”
“Mi ha dato della pettegola!” ripeté a bocca spalancata, ignorandolo completamente. “E allora io le ho detto che lei, invece, sta diventando una grandissima stronza egoista che pensa solo a raggiungere il suo obbiettivo dimenticandosi delle persone che le vogliono bene” disse orgogliosa di se stessa.
“Il suo obbiettivo?” domandò senza capire James, portandosi il calice alle labbra.
Lily annuì convinta. “Remus” fece spallucce, James sputò il suo Succo di Zucca che aveva appena sorseggiato.
“Ehi!” protestò Peter, al quale la bevanda era arrivata dritta sulla camicia.
“Scusa, Pet” fece James tossicchiando, Lily gli diede qualche pacca sulla schiena.
“Tutto bene?” gli chiese poi, lui annuì.
“Cosa… cosa c’entra Remus?” chiese poi tornando a respirare normalmente e prendendo un pezzo di pollo.
Lily lo guardò stupita per qualche secondo, poi si portò due ciocche di capelli dietro le orecchie. “A Mary piace Remus, James” gli fece notare palesemente. Se n’era resa conto poco tempo prima, quando era stata attenta a come lei si poneva nei confronti di Remus.
E a lui fu tutto, ad un certo punto, più chiaro: era ovvio, certo! Come aveva fatto a non accorgersene prima? Mary era cotta marcia di uno dei suoi migliori amici, ma continuava a non capire come lei potesse essere collegata all’allontanamento dei due.
“Sì, ma Amy? Cioè, perché Mary…? Chi se ne importa se a lei piace Remus, stiamo parlando di Amy e Remus, non di Remus e Mary” osservò con una smorfia.
“E’ questo il punto, Potter” disse Lily. “Mary c’entra qualcosa in tutto questo, ma non riesco a… a collegare” sospirò, sembrava esausta.
“Come fai ad esserne certa?” le chiese, curioso.
“Perché questa vicinanza tra loro non è normale” puntò lo sguardo sui due, che, dalla parte opposta del tavolo –James e Lily erano all’esterno a sinistra, Remus e Mary erano all’esterno, dall’altro lato del tavolo, a destra-, stavano parlando tranquillamente.
James, effettivamente, non poté che trovarsi d’accordo con le parole della ragazza: Remus e Mary non erano mai stati così legati, a stento si rivolgevano la parola.
Le stava per domandare cosa avesse intenzione di fare concretamente per capirlo, ma un arrivo improvviso lo distrasse.
“Mi chiedevo che fine aveste fatto, miei adorati Caposcuola” Nina si avvicinò a Lily e le diede un bacio sulla guancia, mentre regalò un sorriso smagliate a James che ricambiò il gesto. Si sedette di fronte a loro. “Come state? Non vi vedo da un secolo” si portò il palmo della mano sinistra sotto il mento, mentre con la destra giocherellava con la collana che portava al collo.
“Bene, stiamo bene” rispose Lily per tutti e due, sorridendole.
“E tu, Black, come stai? Non si saluta?” chiese al ragazzo, che non si era accorto della sua presenza fino a quel momento e, al notarla, le sorrise scoprendo i denti.
“Clarks!” si alzò e si sedette vicino a Lily, per averla più vicina, si sporse verso di lei. “Diventiamo ogni giorno più belle?” le chiese malizioso.
“Oh, Sirius Black mi ha fatto un complimento, potrei morire sul posto” si finse affannata. “Non hai risposto alla mia domanda, enigmatico cattivo ragazzo” gli fece notare poi, pungente.
“Mi trovi enigmatico?” le chiese a mo’ di sfida.
“Ti trovo misterioso ed enigmatico” gli rivelò.
“Misterioso è sexy” disse Sirius in un ghigno.
“Tu sei sexy, Black e lo sai benissimo” commentò lei.
“Mi trovi sexy?”
“Chi non ti trova sexy?”
“Io” James alzò appena il braccio, intromettendosi nella conversazione.
“Tu mi trovi sexy, Evans?” chiese l’altro a Lily.
“Beh…” lei arrossì appena, guardò James, come chiedendogli aiuto, ma lui la osservò divertito. “Beh” ripeté, odiando Sirius per averla messa in quella situazione imbarazzante: non era sfacciata come Nina. “Sì, beh, sì, insomma, sei un ragazzo molto… molto bello”
“E fu così che Evans preferì il migliore amico allo spasimante storico: la tragica storia di James Potter, signore e signori” annunciò James, alzando il calice pieno di Succo di Zucca.
Sirius, Nina e Lily risero di cuore, facendo ridere, alla fine, anche lui.
“Ramoso, l’hai sempre saputo che sono molto più figo di te” Sirius alzò appena un calice nella sua direzione.
“Oh, certo” James ricambiò il gesto. “Sempre saputo”
“E’ ovvio, amico” fece spallucce l’altro.
James scosse la testa divertito.
“Allora, avete scoperto qualcosa?” cambiò poi drasticamente argomento Sirius, mentre Nina l’osservava interessata.
“Nulla. Stavo giusto dicendo prima a James che Mary mi ha quasi insultata, mentre Remus…” si rese conto che non l’aveva nemmeno lasciato parlare, presa dal suo racconto. “Remus?” si rivolse a James, curiosa.
“Nulla” ammise quest’ultimo, stanco. “Ho cercato di tirargli fuori qualcosa, una minima cosa, ma il signor Black qui presente è irrotto nella conversazione interrompendomi e lasciandomi a bocca asciutta” gli lanciò un’occhiataccia, Sirius alzò le mani a mo’ di difesa.
“Scusa, non lo sapevo, okay?” si giustificò.
“Perfetto!” esclamò poi stanca Lily. “Perfetto, non abbiamo in mano niente!” fece in tono esasperato.
“Non dire così, Evans” la consolò Sirius.
“E cosa dovrei dire, Felpato?” chiese fra i denti.
“Cos’è successo?” s’intromise Nina, curiosa.
“Stiamo cercando di far riappacificare due nostri amici, Clarks” rispose Sirius. “Solo che tutti i tentativi sembrano vani”
“Perché si sono allontanati?” puntò lo sguardo su di lui, che ricambiò.
“E’ quello che stiamo cercando di capire”
Ci fu un momento di silenzio. “Quindi voi volete far riappacificare due persone e non sapete nemmeno perché hanno litigato?” alzò un sopracciglio lei, dubbiosa.
“Sì” rispose James per Sirius.
“Volete un consiglio?” domandò lei, tutti annuirono. “Lasciate perdere” disse sicura.
“Come?” chiese Lily stupita.
“E’ un fatto fra loro, no? Pensate ai vostri problemi e non intromettetevi in quelli degli altri, so che sono vostri amici, so che non è più come prima, ma non ne vale la pena: se vogliono risolvere la cosa, lo faranno da soli” spiegò, tranquillamente.
“Questa situazione potrebbe andare avanti anche dopo i M.A.G.O., tu non li conosci: uno è timido come una ragazzina del primo anno, mentre l’altra è me al femminile, anche se in questo periodo è molto più distrutta del solito, il che equivale ad una bomba a cui mancano pochi minuti per esplodere” le fece notare Sirius.
Nina non rispose, ma lo studiò per una manciata di secondi. “Le vuoi molto bene, vero?”
“E’ come se fosse mia sorella” rispose in modo naturale.
“Beh, allora, da fratello: lasciale il suo spazio, Black; ha bisogno della tua vicinanza, ma non della risoluzione dei suoi problemi da parte tua” affermò tranquillamente. “E questo vale anche per te” indicò Lily. “Ed anche per te” puntò il dito su James. “Sentite, io questa Amelia non la conosco troppo bene, anche se mi piacerebbe molto, perché, da come ne parlate, sembra una delle persone più preziose sulla terra: però, ragazzi, lasciatele tempo” Lily, James e Sirius l’ascoltavano rapiti. “E visto che è come te, Black, rispondi sinceramente: vorresti che qualcuno risolvesse i tuoi problemi al posto tuo?” puntò lo sguardo su di lui, che scosse la testa lentamente, gli occhi socchiusi. “Appunto” constatò Nina.
I tre si guardarono e pensarono che quell’alleanza era stata totalmente inutile; Lily sospirò e si appoggiò a James, che a quel movimento, sussultò, colto di sorpresa.
“Ho litigato con Mary per niente” fece Lily sull’orlo della disperazione.
“Tanto eri già arrabbiata con lei, no?” le fece notare Sirius.
“Cosa c’entra?” gli diede una leggera sberla sul braccio. “Mi comportavo così per dimostrarle che ero dalla parte di Amy, ma non avevamo litigato, non ci eravamo insultate”
“Sì, però, se non le rivolgevi la parola…” iniziò James, ancora non abituato ad averla così vicina.
“No, senti, è diverso” tagliò corto lei. “Spiega” ordinò a Nina.
“Se una ragazza non litiga direttamente con un’altra, non hanno litigato, anche se ci sono dei trascorsi o anche se si sono allontanate: finché non avviene lo scontro, non hanno il diritto di essere arrabbiate l’una con l’altra apertamente; difatti, se notate, Lily ignorava Mary, ma la ignorava in un modo velato: la salutava a colazione o quando la vedeva, se c’era da fare un lavoro insieme a scuola non si tirava indietro… Insomma, convivenza civile nonostante tutto, ora, però, è fatto il misfatto ed eccoci qui” disse con tono paziente.
James e Sirius a quelle ultime parole si scambiarono uno sguardo divertito: usava un linguaggio Malandrino senza nemmeno rendersene conto.
“Capisco” annunciò infine Sirius.
“Io no, ma okay” fece James, causando la risata di Lily, che si appoggiò ancora di più a lui.
Vederla così disponibile nei suoi confronti, lo fece quasi commuovere dalla gioia, le era successo qualcosa, qualcosa che solo lei sapeva ed era che non le importava più chi fosse James Potter o quale fosse il suo nome, si era promessa di vivere quell’anno appieno e quella promessa comprendeva anche farlo entrare nella sua vita, perché qualcosa era cambiato in lui: il modo di porsi nei suoi confronti, la sua sincerità… Voleva provare ad essere se stessa anche lei, insieme a James, lasciarsi andare come lui aveva già iniziato a fare; aveva deciso di smetterla di pensare troppo alle sue azioni quando era in compagnia del ragazzo, ma di essere semplicemente se stessa e di non pensare alle conseguenze.
“Lily, vieni con me a studiare?” le chiese facendola rinvenire Nina.
“Sì, perché no? Arrivo subito” si separò da James, prese la sua borsa e gli sorrise, lanciò un cenno divertito a Sirius e si avviò fuori dalla Sala Grande con l’amica.
“Ramoso, ma che incantesimo le hai lanciato?” chiese Sirius a James dopo qualche secondo di silenzio.
“Nessuno” rispose lui.
“Vuoi dire che la Lily sostenuta si sta trasformando nella Lily vera senza che tu abbia messo qualcosa nel suo Succo di Zucca?”
James annuì, allibito e Sirius non poté far altro se non ricambiare lo sguardo dell’amico, quasi sconvolto.
 
***

Aprì piano la porta, leggermente impacciato, Lily era già lì, stava leggendo un libro, in attesa.
“Ciao” disse piano, lei si voltò.
“Ciao” gli sorrise leggermente, erano le 16:58; ripose il libro nella borsa.
“Sei puntuale anche per andare ad una punizione?” le chiese sarcastico.
“Io sono sempre puntuale, Potter” lo rimbeccò, alzandosi dalla sedia ed andandogli incontro, non sapendo nemmeno perché, si avvicinò a lui, un soffio di distanza l’uno dall’altra.
“Sei diversa, Lily” sussurrò senza nessun senso logico, inclinando appena la testa per vederla meglio.
“Nel senso che sono diventata più brutta?” chiese lei, lui rise scuotendo la testa.
“Sei sempre bellissima, lo sai e –per me e per quanto possa valere- sarai sempre la più bella ragazza di tutta Hogwarts” Lily rise imbarazzata, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore. “Cosa ti è successo, Rossa?”
Lei fece spallucce. “Tutti cambiamo, James; l’importante è non dimenticarsi chi si era prima” lo guardò negli occhi.
“Ma perché?” domandò lui, senza capire.
“Perché no?” rispose lei con un tenero sorriso.
E lui non seppe che ribattere. Cambiamenti come quello lo spiazzavano senza che lui riuscisse a comprenderne appieno il significato, ma lo rendevano euforico come poche cose nella sua vita.
Erano le 17:00, la porta si aprì un’altra volta, facendoli sussultare –e separare-, la professoressa Sprite varcò la soglia e camminò verso la sua scrivania. “Allora” iniziò, catturando la loro attenzione. “Per punizione, ragazzi, sistemerete dei semi in alcune fialette” Lily e James si scambiarono un’occhiata rincuorata: avevano pensato potesse andare molto peggio; ma lo stato d’animo cambiò, quando la professoressa li mostrò i semi da sistemare: erano –su per giù- una tonnellata ed era piccolissimi. “Dovete finire per le otto” li avvertì. “Ci vediamo a cena” disse per ultima cosa e uscì dall’ufficio.
Lily si accasciò alla scrivania, con la bocca spalancata. “Quella è matta!” esclamò passandosi una mano fra i capelli.
“Insegna Erbologia, che ti aspettavi?” cercò di tirarla su di morale James. “Guarda il lato positivo, Evans”
“C’è un lato positivo?” gli chiese sconvolta.
“Ovvio, c’è sempre un lato positivo”
“Ma davvero? E qual è?” incrociò le braccia al petto, alzando le sopracciglia.
“E’ così chiaro, Lily, così evidente” si avvicinò a lei, cauto.
“Non vedo l’ora di sentirlo” continuò sostenuta.
“Ma, ovviamente” si chinò su di lei, la distanza fra i loro volti quasi annullata, appoggiò le mani dietro la schiena di lei, sulla scrivania; sentì il suo respiro farsi leggermente irregolare; deglutì. “Passerai fruttuose ore con lo scapolo più desiderato di Hogwarts” sussurrò alla fine, fissando lo sguardo sulla sua bocca.
“Non era Sirius?” domandò lei, cercando di mantenere un tono di voce normale.
“Okay, sono il secondo scapolo più desiderato di Hogwarts” ammise. “Allora è vero che lo preferisci a me, Evans, mi tradisci così?” ridacchiò.
“Ho detto che Sirius è sexy, Potter, questo non vuol dire che tu non lo sia” sciolse l’intreccio delle braccia e le portò dietro, appoggiandole, senza volerlo, su quelle di James, che fecero presa salda sulle sue, bloccandola.
“Questa potrebbe essere una dichiarazione d’amore, lo sai?” intrecciò le sue dita con quelle di lei.
“Non esageriamo” puntò gli occhi in quelli di lui, che sorrise divertito.
Lui non disse altro, la guardò e basta, mentre lei, liberò una mano dalla sua presa e la portò sulla sua guancia, accarezzandolo leggermente.
Avrebbe potuto baciarla in quel momento, in quell’istante -avrebbe voluto che la baciasse in quel momento, in quell’istante, perché averlo così vicino la stava facendo impazzire senza che ne sapesse il motivo-,  ma non la baciò –ma non la baciò-, pensò che avrebbe dato qualunque cosa per averla –non capiva perché-, Lily era tutto quello che aveva sempre desiderato –perché le faceva quell’effetto-, era a qualche millimetro da lei –se solo avesse potuto comprendere-, e non fece nulla –come mai il rapporto con James fosse cambiato così radicalmente-, perché non era il momento giusto –era spaventata-, sapeva che se l’avesse fatto avrebbe rovinato ogni cosa, ogni minimo progresso che aveva fatto con lei in così poco tempo –ma guardarlo negli occhi rendeva tutto così facile, così normale, così semplice-, si morse una guancia –il cuore iniziò a batterle più velocemente-, avrebbe voluto che quel momento non finisse mai –e capì che era perché in quel periodo James si era mostrato per quello che era: un pazzo, incosciente, simpatico, allegro, naturale, ruggente, leone-, ma finì.
“Abbiamo del lavoro da fare, Potter” si allontanò dal ragazzo, avviandosi verso i semi ed iniziando a metterli nelle fiale.
E lui, senza dire una parola, la raggiunse; perché era così che faceva lui: la raggiungeva, ovunque fosse, ovunque andasse. E non avrebbe mai smesso di farlo.
 
 ***
 
Era passata una settimana dalla punizione con Lily e ogni giorno si avvicinavano sempre di più, sorrisi scambiati per caso, battute dette senza pensarci, risate sempre più frequenti. Il loro rapporto era radicalmente mutato, cosa che lo rendeva ogni giorno più felice.
Arrivò in Dormitorio, Sirius era steso al contrario –e a pancia in su- sul letto: i piedi sul cuscino, la testa al termine del materasso; Peter si stava esercitando in un qualche incantesimo; di Frank non c’era traccia.
Poggiò la borsa per terra, per poi sprofondare nel letto e prendere un gran respiro.
Si diede un leggero pugno sulla fronte, chiudendo gli occhi. Odiava, odiava, odiava quei momenti, quei silenzi; anche se ormai erano diventati una cosa normale, abitudinaria, gli facevano ancora male, quelle notti, ad aspettare.
Si alzò e si diresse alla finestra, la luna iniziava a mostrarsi. “Fra poco ricominciano gli allenamenti di Quidditch” disse piano, senza nessuna logica.
“Davvero? E che farai, Capitano? Una nuova squadra?” gli chiese Sirius, sempre a testa in giù.
Lui scrollò le spalle. “Probabilmente” rispose senza un particolare tono della voce; non vedeva l’ora di tornare in campo, di giocare a Quidditch, da sempre il suo sport preferito e una delle cose –oltre a Lily- che gli avevano impedito di scappare da quella scuola insieme ai Malandrini.
“Che dite, andiamo?” chiese agli altri, Peter diede un’occhiata all’orologio.
“Sì, andiamo” constatò quest’ultimo, infine. “Possibile che Frank continui a sparire?” borbottò poi, mentre si metteva il cappotto.
“Ha ben altro da fare, il vecchio Paciock” commentò con un ghigno malizioso Sirius, portandosi le mani in tasca.
James ridacchiò, prese la Mappa del Malndrino e uscì, seguito dagli altri: il Dormitorio era deserto.
“E tu, Felpato?” domandò all’amico quando stavano per varcare il quadro della Signora Grassa.
“Io cosa?” inarcò un sopracciglio Sirius.
“No, dico, è da un po’ che non vai a caccia e che non hai ben altro da fare” gli fece notare con indifferenza, sistemandosi la camicia, affiancato da Peter, che ascoltava con attenzione. Si avvolsero nel Mantello dell’Invisibilità ed iniziarono a scendere le scale.
Sirius non rispose, per qualche momento restò in silenzio, quasi non si era accorto di quella sua assenza d’interesse per il mondo femminile fino a quel momento e, probabilmente, se James non gliel’avesse detto, non se ne sarebbe nemmeno reso conto. Era da un pezzo che non adocchiava più una ragazza, o che si imboscasse con qualcuna nei corridoi di Hogwarts; probabilmente la faccenda di Amelia lo aveva coinvolto al punto tale da non riuscire a pensare ad altro, o forse era successo qualcosa d’altro, o forse, semplicemente, si era stancato delle ochette che gli correvano dietro qualunque mossa facesse. Magari aveva solo voglia di qualcosa di più serio, qualcosa che implicasse un attaccamento sentimentale; scacciò per pensiero così stupido: non si sarebbe mai innamorato, lui, se l’era promesso, non voleva nessuna relazione amorosa; semplicemente voleva ragazze più mature e non ne aveva ancora trovate. Le uniche mature che conosceva erano la signorina Evans, che non avrebbe ceduto al suo fascino nemmeno sotto tortura e che, comunque, era territorio del suo migliore amico; Amelia, ma era praticamente sua sorella, quindi non se ne parlava e Nina.
Nina. L’intelligente ragazza Corvonero, Caposcuola, sarcastica, simpatica, furba e bella. Molto bella. Sorrise tra sé e sé, gli piaceva quel suo modo di fare sostenuto, la trovava sexy, come trovava sexy il rifiuto nei suoi confronti, rendeva il tutto molto più divertente, il conquistare una donna: era questo che gli piaceva fare, non che le ragazzine gli cadessero ai piedi con uno schiocco di dita, no, a Sirius piaceva giocare, scottarsi, sbagliare e recuperare tutto; a Sirius piaceva rischiare.
“Sai, amico, credo che mi rimetterò in carreggiata” disse alla fine a James, che rise e gli scompigliò i capelli.
“Ah, è questo il cane che mi piace!” esclamò.
“Abbassate la voce, per cortesia? Volete per caso che ci scoprano?” domandò tra i denti Peter.
Sirius rise, piano e gli diede qualche pacca sulla schiena. “Certo che no, Codaliscia”.
Finalmente arrivarono al portone d’entrata, lo aprirono e lo superarono, si tolsero il Mantello ed iniziarono a correre verso il Palatano Picchiatore. Arrivati a destinazione fecero un cenno a Peter, il quale ricambiò e si trasformò in un piccolo topo, andò verso l’albero e si posò sopra uno dei suoi nervi, immobilizzandolo.
Sirius e James lo raggiunsero e si infilarono nella cavità al di sotto delle radici, per poi calarsi in un tunnel, seguiti dal topolino, arrivarono alla Stamberga Strillante e sentirono un ululato e, successivamente, un mobile che veniva scaraventato a terra.
James rispose gli occhiali in una tasca del giubbotto, per poi posarlo a terra, scambiò un occhiata con Sirius e si trasformarono. Immediatamente, un possente e bellissimo cervo, fu affiancato da uno scuro e spelacchiato cane.
Salirono le scale e raggiunsero Remus, che, quando li vide, si bloccò di colpo e James poté giurare di aver visto un barlume d’umanità negli occhi dell’amico, il quale si calmò e li riconobbe; il cervo si fece più vicino a lui, seguito dal cane che iniziò a scodinzolare, felice. Scesero le scale appena fatte, seguiti dal lupo mannaro e uscirono dalla Stamberga, all’aperto, iniziando a correre come facevano poche volte nella loro vita, correvano come se dovessero raggiungere un obbiettivo, una meta, come se ne andasse della loro stessa vita.
Remus iniziò a seguirli, contento di vedere che i suoi amici non lo avessero abbandonato e sentendosi, in qualche modo, libero. Nonostante la maledizione, nonostante tutto, quando era con loro, con i suoi amici, sentiva che le catene che lo tenevano legato a quello che realmente era, ossia, un mostro, si spezzassero; anche quando era in compagnia di Amelia era così. Iniziò a roteare su se stesso su due zampe, ululando ogni tanto, mentre James e Sirius cominciarono a giocare tra di loro, lottando o facendo gare di velocità.
Sirius amava quei momenti, amava correre potendo non fermarsi mai, il vento che prendeva il controllo su di lui, Remus che sembrava felice, anche se probabilmente non se ne rendeva conto.
A James piaceva sentirsi libero, senza confini, senza responsabilità, ma la consapevolezza che fosse lì per far sentire meno solo un ragazzo condannato che considerava un fratello, gli faceva torcere le budella dal dolore che provava. Remus era una delle persone più importanti nella sua vita e la sua condizione lo faceva star male, quindi quando si trovavano insieme, da animali, cercava di pensarci il meno possibile, riuscendo a lasciarsi andare e divertendosi con i suoi amici, i suoi fratelli, la sua famiglia.
Non era stato semplice all’inizio farsi accettare da Remus, il quale era sul punto di ucciderli, non appena li aveva visti raggiungerlo per la prima volta; ma con calma e con continuità, alla fine, il lupo aveva capito che non si trattava di nemici, ma di amici, dei suoi amici: di quelli che vedeva ogni giorno, di quelli con cui passava la maggior parte della sua vita.
Quando aveva saputo del progetto di James, Sirius e Peter di diventare Animagus per fargli compagnia aveva cercato di dissuaderli in qualunque modo e con qualunque mezzo, ma loro avevano insistito così tanto che non aveva potuto far altro se non rassegnarsi.
James si sdraiò a terra, Sirius lo seguì, poggiando il suo muso sulla schiena del cervo, mentre Peter li raggiungeva e si accoccolava tra il pelo del cane; Remus si accorse che si erano appisolati e si avvicinò a loro, accucciandosi al fianco di James.
Quest’ultimo notò che Remus aveva un taglio sulla guancia sinistra e parecchi sulle braccia, probabilmente segni di quando loro non erano ancora arrivati e lui si era dovuto sfogare da solo.
Avrebbe voluto con tutto se stesso che l’amico guarisse dalla condanna a cui era posto, ma purtroppo, non c’era rimedio. Chiuse gli occhi e pensò a Lily, concentrandosi unicamente sul suo viso, per non pensare al dolore di Remus.
E, piano a piano, i quattro Malandrini si addormentarono, in un prato, l’uno vicino all’altro, al chiaro di una luna con un viso crudele.
 


Image and video hosting by TinyPic




flowers's hall.
non chiedetemi con che coraggio pubblico un capitolo così orrendo, perché, davvero, non lo so nemmeno io.
l'ho riscritto così tante volte che mi sono ormai arresa. non ne sono per niente soddisfatta, anzi, potessi mi ammazzerei da sola per lo schifo che vi faccio leggere, vi prego di perdonarmi.
allora: la playlist iniziale, no, non so perché, non ne ho la minima idea, mi era solo venuta voglia di fare una cosa del genere, ma è un esperimento, forse lo farò anche nei prossimi capitoli, forse no, vedremo, fatemi anche sapere che ne pensate.
allora, un trio stroncato sul nascere, eh? c'è stato qualche momento sirius/nina, ma, state tranquilli, nel prossimo sarà pieno; mentre i jily, aw. lily è cambiata moltissimo e potete averlo intuito, credo ahhahah
situazione remus/amy ancora in stallo, fra un po' ci sarà qualche risvolto.
ringrazio tutti infinitamente per aver aggiunto la storia alle seguite/preferite/ricordate e chi ha recinsito, davvero, grazie di cuore.
detto questo, spero non siate morti di ulcera fulminante leggendolo, anche se vi capirei.
un abbraccio ed un bacio sul naso.
rose.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: pickingupwords