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Autore: faith84    06/03/2014    10 recensioni
Forse Molti di voi conosceranno l'opera del grande Bardo "Molto rumore per nulla" (Much ado about nothing)... immaginate se Shakespeare fosse stato giapponese e i protagonisti della vicenda fossero stati Ranma Akane e i loro amici e familiari! Di sicuro il rumore sarebbe stato MOLTO, conoscendoli! L'opera presenta alcuni punti in comune con l'originale e anche alcune frasi direttamente riprese da Shakespeare. Spero di avervi incuriosito e invogliato a leggere questa mini serie.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Atto III


I giovani signori avevano terminato il loro pranzo e stavano scambiandosi opinioni sulla rete appena intessuta assieme al loro anfitrione, l'esimio Tendo, quando notando che il giovane Saotome si stava avvicinando, cambiarono discorso.

“Ranma, mio buon amico! Ti vedo di buon umore!” esordì il conte, ridendo.

“Avrà alzato il gomito... non credo che quell'espressione estasiata sia dovuta a qualche fanciulla...Un così convinto sostenitore del celibato non è soggetto da essere preda d'amore!” scherzò il duca Mousse.

“Sì, scherzate pure e fate i furbi! Ehm.. onorevole Tendo permettete che scambi due parole con voi, senza questi buffoni tra i piedi!” disse Ranma leggermente accigliato per le burle degli amici. Detto questo, abbandonò la sala da pranzo insieme allo Shogun, che sembrava sprizzare gioia da tutti i pori.

“Scommetto tutte le mie terre che va a parlargli di Akane!” commentò il conte Ryoga. Da lontano notò Ukyo fargli un gentile cenno con la mano e senza pensarci le sorrise.

La compagnia di gentiluomini fu poi raggiunta da Akane che si inchinò in una riverenza.

“Miei signori... ecco io volevo sapere... insomma a proposito del barone Saotome...”

La giovane si sentiva terribilmente impacciata. I giovani la fissarono e lei non ebbe il coraggio di continuare, troppo spaventata di sentirsi dire che quella storia fosse tutta frutto di un fraintendimento. Così si scusò e chiese commiato.

Si avvicinò a lei, dopo che si era ormai distante dal gruppo di nobili, il principe Kuno in pompa magna.

“Perdonate l'ardire... Ho udito dolce Akane vi stavate interessando a quello scostumato del barone.”

Akane prese fuoco per l'imbarazzo e rimase in silenzio.

“Mia signora, sono certo che appena vi avrò messo al corrente di quanto so, non vorrete più vedere il suo volto. Venite con me e vi narrerò tutto quanto. Preferisco che quei signori non ascoltino, se vogliono mantenere un minimo di stima del loro... amico... So mia dolce Akane, che se non fosse per le pressioni di vostro padre non lo prendereste nemmeno in considerazione: voglio mettervi in guardia così che non vi sentiate costretta ad interessarvi a un uomo di siffata vergogna!”.

La giovane sgranò gli occhi, confusa e seguì il principe Kuno, lasciando i tre gentiluomini esterrefatti a osservare la scena.

“Ma per i Kami... Cosa succede? Cosa vuole il principe Kuno dalla piccola Tendo?” Ryoga non sapeva che pensare.

“Non riesco a capacitarmene!” aggiunse il duca.

Il principe non proferì parola, chiedendosi cosa suo cugino avesse di così importante da dire alla giovane figlia dello Shogun.

 

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Ranma era assai soddisfatto del colloquio con il venerabile Tendo: il barone gli aveva riferito che, con estremo piacere avrebbe portato avanti garbatamente la sua amicizia con la più giovane delle sue figlie e che poi... chissà.... forse l'ipotesi di un loro fidanzamento non sarebbe stata poi così remota. Il nobile Tendo era prima scoppiato in calde lacrime di commozione, mentre un servo spuntato da chissà dove, lanciava intorno a loro petali di rose, poi lo aveva cinto in un abbraccio mortale urlandogli in un orecchio di chiamarlo padre!

In qualche modo, il giovane Saotome era riuscito a sfuggirgli e, proprio quando si stava beando dei risultati, fu raggiunto da Sasuke.

“Mio nobile signore! Ho inavvertitamente udito che pensate di corteggiare la giovane Akane!”

“Beh eh eh eh.. corteggiare è un termine impegnativo!” arrossì violentemente il barone Saotome.

“Per i Kami! Il padre vuole obbligarla a sposarvi, ma lei in realtà è sempre stata innamorata del mio padrone, il principe Kuno! Gli spediva lettere per informarlo di quanto vi avesse in odio e come vi avrebbe sempre apertamente manifestato il suo disgusto!”

A Ranma crollò il mondo addosso. Allora cos'erano quei discorsi che aveva udito dalla bocca dei suoi compagni? Forse Akane aveva perso la testa per quel traditore e il padre tentava in tutti i modi di separarla da lui, per evitare la terribile onta. Però...

“Hai le prove di quanto dici, Sasuke?” strinse i pugni il barone.

“Beh proprio ora io e Gonsunkugi, l'altro fidato servo del mio padrone, siamo stati allontanati dalle sue stanze perché la giovane Tendo gli stava facendo compagnia! E mi è stato ordinato di tardare molto nel ripresentarmi al cospetto del principe Kuno! Le lettere invece sono state distrutte per volere della stessa Alane, per evitare che il padre potesse venirne a conoscenza: sapete dei ehm, malintesi tra il mio padrone e il principe Tofu... lo Shogun non vedrebbe di buon occhio questa relazione. Lo dico a voi perché la vostra magnanimità è cosa nota e so che non rivelerete la notizia. Sono certo che non obbligherete quella povera sventurata a sposarvi, sapendo che ama ardentemente un altro uomo.”

A Ranma ribollì il sangue per la rabbia... così tutti lo avevano ingannato. Eppure voleva vedere con i propri occhi.

“Conducimi vicino alle stanze del tuo padrone, Sasuke. Appurerò la verità.”

“Bene, mio signore! Seguitemi!” sorrise soddisfatto il servitore.

 

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“Allora principe. Cosa volevate dirmi riguardo al barone?” disse Akane impaziente, ignorando tutte le sviolinate del nobile Kuno.

Il giovane le servì del sakè sorridendo.

“Mia dolce Akane, quell'...uomo... non vorrei essere io a dirvelo, ma sapervi infelice per un matrimonio da voi non desiderato e per di più con un così turpe sciupafemmine...”

“Venite al sodo, vi prego!” scalpitò Akane.

“Lui si intrattiene con la vostra compagna... la signorina Shampoo!” disse in un soffio il principe.

“Si... intrattiene?” mormorò Akane.

“Avete compreso benissimo cosa voglio dirvi! Per di più, questi incontri si tengono nelle vostre stanze durante la vostra assenza! So che recentemente dormite in un'altra ala del castello, in compagnia delle vostre sorelle. Entrambi quei traditori si fanno beffe di voi!”

“Io non posso credere che...” Akane sentì un grosso groppo salirle alla gola. Possibile che le sue sorelle mentissero per soddisfare il desiderio del loro padre di farla sposare a tutti i costi?

“Se non credete alle mie parole, venite nei pressi delle vostre vecchie stanze a mezzanotte e avrete le prove di ciò che dico!” Quindi c'erano delle prove.

Alla ragazza montò dentro una rabbia cocente e iniziò a declamare ad alta voce.

“IO LO ODIO CON TUTTA ME STESSA! MALEDETTO BARONE SAOTOME! MIO PADRE NON MI COSTRINGERA' MAI A SPOSARLO!”

 

Fuori dalla stanza del principe, intanto Ranma aveva sentito forte e chiaro queste ultime inequivocabili parole, senza afferrare nulla del resto del discorso. Senza nemmeno prendere commiato da Sasuke, se ne andò con un diavolo per capello.

 

 

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In giardino intanto si era riunita tutta la compagnia.

“Ma si può sapere dove si sono cacciati Ranma e la dolce Akane?” disse Ryoga.

“Beh mia sorella, se vi interessa saperlo conte, si è chiusa in una stanza del castello che non usiamo mai, dicendo che vuole stare sola perché si sente indisposta. Ha espressamente chiesto di non disturbarla!” disse Nabiki “E dalla faccia che aveva direi che è saggio fare come ha detto!”

“Anche il nobile Ranma si è chiuso nelle sue stanze. L'ho incrociato un istante per i corridoi del palazzo e non ha quasi degnato di un saluto, prima di rintanarsi in camera sua!” disse Ukyo, sospettosa.

“Ma cosa sarà mai successo?” intervenne Kasumi preoccupata guardando il principe, che miracolosamente non svenne.

“Vedrete che domani, nell'atmosfera gioiosa del matrimonio, risolveranno le loro incomprensioni! Non datevi inutili pensieri!” disse il rumoroso Soun Tendo, sperando che il giorno doppio le nozze sarebbero state doppie.

“Mmm sarà come dite voi, padre...” fece pensierosa Nabiki guardando Ukyo, anche lei evidentemente dubbiosa.

 

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Le ore sembravano interminabili per Ranma, seduto con le spalle appoggiate al muro, senza nemmeno il chiarore di una candela a rischiare le tenebre della sua stanza.

In poco tempo era sprofondato dal Paradiso all'Inferno. Aveva avuto la conferma che, come aveva detto Sasuke, Akane lo odiava e preferiva la compagnia del principe Kuno alla sua.

Dopo la tristezza, percepì una grande rabbia montargli dentro. Si sentiva preso in giro e aveva anche fatto la figura dell'idiota con sua eccellenza lo Shogun. Tutti, fin dall'inizio avevano cercato di manovrarlo.

Aveva deciso di umiliare Akane il giorno seguente e poi lasciare Okinawa per non farvi mai più ritorno. Sposasse pure quel cialtrone pomposo del principe Kuno se questo la aggradava!

Stava riflettendo, quando sentì un fruscio fuori dalla stanza e vide qualcosa scivolare sotto la porta.

Si mosse subito per vedere cos'era e si accorse che si trattava di una lettera.

 

“Mio buon barone, vi attendo nelle mie stanze a mezzanotte per discutere con voi di faccende di enorme importanza. È da troppo tempo ormai che combattiamo questa battaglia verbale. Vi pregherei pertanto di non disdegnare il mio invito. Firmato Akane Tendo.” Allegata al messaggio vi era una mappa del castello per raggiungere le stanze della minore delle ragazze Tendo.

Quella permanenza a Okinawa si stava rivelando l'esperienza più caotica che il giovane avesse mai vissuto. Quasi quasi rimpiangeva la guerra. Eppure sapeva che se voleva vederci chiaro, una volta per tutte, avrebbe dovuto recarsi all'appuntamento.

Magari lei gli avrebbe detto che era tutto un grosso fraintendimento e che in realtà... ma cosa andava sperando? Si era già crogiolato in fallaci illusioni ed era finito per precipitare nella più buia disperazione: la donna che aveva finalmente ammesso di amare, era legata a un altro uomo che non valeva un decimo di lui! E intratteneva con questo rapporti segreti!

Ranma pensò che, qualsiasi cosa lei avesse voluto dirgli, ne sarebbe uscito con il cuore spezzato, ma forse questo lo avrebbe aiutato a smettere di pensare alla ragazza, una volta per tutte.

In ogni caso sarebbe andato al luogo dell'appuntamento all'ora prestabilita: in un remotissimo angolo del suo cuore, sperava che tutto potesse ancora cambiare.

 

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Il palazzo era ormai immerso nell'oscurità e nel silenzio, così Ranma uscì dalla sua stanza per raggiungere il luogo dell'incontro, ormai certo che non ci fosse più nessuno sveglio.

Si era studiato attentamente la mappa, per cui anche nell'enorme castello gli fu relativamente facile orientarsi, anche se con il solo ausilio di una piccola lanterna.

Vide finalmente la porta giusta e udendo un rumore alle sue spalle, vi entrò senza bussare.

Dentro era ancora più buio e che nei corridoi. Piano piano riuscì a mettere a fuoco un paravento bianco di carta di riso e bambù e delle tende che celavano quello che doveva essere un futon.

Facendo luce davanti a sé con la lanterna, gli sembrò di intravedere una figura femminile. Era lei ed era già lì ad aspettarlo.

Senza altri indugi, spostò le tende e rimase senza fiato per quello che vide oltre esse.

 

 

 

“Avete visto, mia signora?” sussurrò Sasuke.

“Certo che ho visto!” Akane era livida dii rabbia.

Poco prima che arrivasse Ranma, aveva visto Shampoo, che indossava solo una sottile veste che lasciava poco spazio all'immaginazione, entrare nella sua vecchia stanza e ormai era certa di quello che le aveva detto il principe Kuno, il quale aveva preferito farla scortare da Sasuke per, aveva detto, evitare le maldicenze in caso qualcuno li avesse visti insieme. “Voglio evitarvi ulteriori umiliazioni, mia dolce Akane!” aveva concluso il nobile Tatewaki.

Akane oltre alla rabbia sentì qualcosa spezzarsi dentro di lei e senza aggiungere una parola, decise di far ritorno alle stanze che condivideva con le sorelle.

Il barone l'avrebbe pagata cara, per quell'ennesima umiliazione.

 

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Il giorno seguente c'era un gran via vai di servi e ancelle che stavano preparando tutto per il matrimonio della dolce Kasumi con il valente Tofu.

Il giardino era stato riempito di fiori bianchi e un lungo tappeto dello stesso colore conduceva vicino all'albero dove il principe, il conte e il duca avevano intessuto la loro tela per intrappolare l'orgoglioso barone Saotome. Il piccolo laghetto coperto di ninfee, completava il bellissimo scenario, intriso di profumi.

Tutti gli invitati stavano prendendo posto e attendendo che comparisse la sposa, mentre il principe Tofu, imbarazzatissimo in abito da cerimonia era un fascio di nervi all'ombra del grande albero. I suoi fidati amici erano al suo fianco, pronti ad intervenire nel caso il loro signore avesse nuovamente perso la testa per la troppa gioia.

Kasumi finalmente fece la sua apparizione al braccio del padre, seguita dalle sorelle e dalle ancelle.

Incredibilmente, alla vista della futura moglie il principe riuscì a non svenire.

La giovane Kasumi fu condotta dal suo sposo ed entrambi si inchinarono dinnanzi al monaco che li avrebbe uniti finalmente in matrimonio.

Tutti erano completamente rapiti dalla scena, anche se due figure ogni tanto si scambiavano sguardi gelidi e risentiti.

La cerimonia giunse al termine e il principe, al momento di prendere le mani alla moglie, infine svenne.

“Mi pareva che avesse resistito fin troppo a lungo!” disse Ranma mentre aiutava i servitori a far rialzare il felicissimo Tofu. Fu allora che Kasumi si fece avanti e si fece passare un braccio del marito sulle spalle e lo sostenne. Il principe la guardò e riuscì a sorriderle.

Ranma allora disse ai servi che potevano andare. Il suo signore era in ottime mani.

Gli sposi, abbracciati in questa maniera non proprio consona, si diressero verso il gazebo sotto cui sarebbe stato servito il pranzo, seguiti dalla folla festante.

“Beh Ranma? Cos'è quella faccia scura?” chiese il conte Ryoga che non aveva più visto l'amico dal giorno precedente.

“Niente... pensavo che finito il matrimonio partirò subito per Edo! È tempo che torni da mio padre... inoltre anche mia madre sarà ansiosa di vedermi, dopo tutto questo tempo!”

“Ah capisco! Vai dalla nobile Nodoka per darle la buona notizia!” sorrise Ryoga.

“Ma che buona notizia vai cianciando? Voglio solo lasciare al più presto questo luogo!” alzò la voce il barone.

“E perché mai? Non c'è più nulla di vostro gradimento, signore? Avete già posato le mani su tutto ciò di cui potevate godere?” chiese Akane, che a pochi metri da loro stava ascoltando quei discorsi.

“Per i Kami, ancora voi?”

“Quando vi ho chiamato maniaco avreste dovuto prenderlo come complimento! Siete un depravato senza vergogna!”

“E io inizio davvero a pensare che siate pazza!” le urlò il giovane barone.

“Ho visto benissimo con i miei occhi voi e la vostra... non so nemmeno come definirla... Shampoo entrare nelle mie vecchie stanze con propositi assai evidenti!” gridò di rimando Akane paonazza e furibonda.

Ranma arrossì a sua volta. Il conte e il duca sentendo quelle parole vennero circondati da aloni di forza combattiva estremamente minacciosi.

“Tu... hai... fatto... cosa?” urlarono a una voce i due compagni d'armi.

E senza aspettare risposta iniziarono a picchiarlo selvaggiamente.

“A... aspet... aspet...” in un qualche modo il barone, completamente pesto riuscì a divincolarsi e a saltare sull'albero.

“Come hai potuto umiliare così la dolce Akane Tendo! Scendi e comportati da uomo, Ranma!”

“Hai violentato la mia Shampoo!” urlò il duca distruggendo un altro albero lì vicino.

“Ma mi volete lasciar parlare, razza di idioti! Non è successo assolutamente nulla. È vero, sono andato in una stanza e ho trovato Shampoo che mi aspettava ehm... nuda...!”

“Scendi che t'ammazzo come il cane che sei!” urlarono all'unisono i due amici, salendo sull'albero a loro volta.

“Mi raccomando non date modo alle persone di discolparsi eh?” rispose Ranma, saltando ancora più in alto.

“Dicevo che dopo averle chiesto cosa ci facesse lì, dato che ehm... stavo aspettando qualcun altro lei mi è saltata addosso senza darmi spiegazioni, MA IO SONO RIUSCITO A SCAPPARE DALLA FINESTRA!” riuscì a finire il discorso un attimo prima che un calcio del conte lo raggiungesse in faccia.

“È vero!” una voce si erse in difesa del giovane barone... Ukyo.

“Io ho visto Shampoo confabulare con un uomo e poi ieri notte andare nelle vecchie stanze della mia signora! E ho anche visto il signor barone fuggire dalla finestra, proprio come l'ha raccontato a voi!” svelò la giovane ancella.

Shampoo che fino a un istante prima aveva dipinta sul volto un'espressione di trionfo, pensò che era il momento di tornare dentro il palazzo.

Akane era esterrefatta... se Shampoo aveva ordito un inganno, chi aveva inteso incontrare il barone? Forse...

“Poi voi Akane siete davvero l'ultima a potermi fare la morale, dato che fate visita al principe Kuno!” disse il barone spaccando un grosso ramo, semplicemente stringendo la mano a pugno.

“Incontrare il principe di nascosto... IO?” la risposta della piccola Tendo non tardò a farsi sentire: diede un calcio fortissimo all'enorme albero che vibrò in maniera preoccupante.

E forse sarebbero andati avanti così tutto il giorno se Nabiki non fosse intervenuta.

“Posso dare io una spiegazione a tutta questa intricata vicenda... per un prezzo ragionevole si intende!”

Soun Tendo, che per non smentirsi stava piangendo come una fontana dall'inizio della giornata, prima per la felicità per la figlia più grande, poi di sconforto per quella più piccola, diede a Nabiki dieci pezzi d'oro e la esortò a parlare.

“Tutto questo piano è stato ordito dal malvagio principe Kuno e dai suoi servi!”

fece un cenno e si presentarono alcune guardie, conducendo in ceppi Kuno, Sasuke e Gonsunkugi.

I tre furono costretti a raccontare tutto.

“Nessuno può tramare sotto il tetto di Nabiki Tendo senza che la sottoscritta lo sappia!” concluse la sorella mezzana.

Ranma guardò Akane dall'alto dell'albero, poi chiese “E potremmo sapere perché questo verme avrebbe fatto una cosa così contorta?”

Nabiki mostrò la mano tesa e il padre, esasperato, le diede altri dieci pezzi d'oro.

“Mi sembra ovvio, barone... Per separare voi due testardi orgogliosi e fare in modo che non vi sposaste mai! Direi che sanno dell'insana passione di questo idiota per mia sorella e per ogni donna che respira, aggiungerei, in ogni provincia del Giappone!”

I due orgogliosi arrossirono all'istante. Poi Ranma con un balzo agilissimo scese dall'albero proprio davanti ad Akane.

“Posso sapere, signora perché eravate così arrabbiata quando credevate che me la intendessi con Shampoo?”

Akane di nuovo rossa in viso per il fatto di averlo così vicino, fu però molto irritata dal tono saccente del giovane.

“E voi che diritto avevate di interessarvi a quali persone dedico il mio tempo, stupido arrogante!”

“Ah! E per fortuna secondo i miei compagni e vostro padre eravate pazza del sottoscritto!” le disse Ranma.

“Veramente siete voi, stando alle mie sorelle e Ukyo, ad aver perso la ragione per me!”

“Questa è bella!” disse Ranma, nascondendo a fatica l'imbarazzo. “Ehm... Quindi non mi amate?”

“NO... cioè... chiarito questa controversia forse potremmo suggellare una casta amicizia!Perché? Voi forse mi amate?” disse Akane.

Si sentì un Crack sospetto e il umore come di stoppino che prendeva fuoco.

“Io... amare una fanciulla violenta come TE... ehm voi? !Mi trovate d'accordo su una bella e mascolina amicizia...” sospirò Ranma. E AKane sul “mascolina” lo incenerì con lo sguardo.

“Se posso intromettermi... mio caro barone... non avevate forse detto che avreste volentieri trascorso mooolto tempo con mia figlia per approfondire la vostra conoscenza e che non era così remota la possibilità di sposarla, se lei vi avesse voluto?” si intromise lo Shogun.

Ranma iniziò a saltellare qua e là, viola in volto, urlando “No, no, no no...”

“Quel testardo di Ranma ci ha intontito di chiacchiere sul vostro conto, dolce Akane, per tutta la durata della guerra!Era smanioso di rivedervi, anche se cercava di nasconderlo dietro parole di derisione! E inoltre ho trovato questo tra i suoi bagagli, a dimostrazione di ciò che dico!” e il conte estrasse un piccolo dipinto che ritraeva proprio la bella Tendo.

Ranma avrebbe voluto avere le ali, quando Akane gli piantò addosso quei suoi profondi occhi color notte. Quella vipera di Nabiki! Aveva venduto quel piccolo ritratto a un suo servo, che lui aveva mandato, prima di partire per la guerra, giusto per mantenere l'anonimato. Peccato che il servo di ritorno, avesse portato “i sinceri ringraziamenti della nobile Nabiki Tendo AL VALENTE BARONE SAOTOME!” E gli aveva pure scucito cento pezzi d'oro, la maledetta!

Ora, ovviamente (e probabilmente dietro compenso!) aveva svelato a Ryoga quel suo piccolo segreto.

“E tu sorellina, prima che il barone tornasse dalla guerra non c'era notte che nel sonno stessi senza mormorare il suo nome.” si aggiunse la suddetta serpentiforme Nabiki.

Akane distolse lo sguardo. Anche lei meditava seriamente la fuga o lo strangolamento della sorella più grande.

Ranma, bloccatosi nel suo saltellamento senza pace, tornò a piazzarsi di fronte a lei, la guardò e sentì un sorriso stamparglisi sul bel volto.

“Ehm... beh direi che date... le circostanze.. potrei anche considerare di sposarti... ma credimi, se dico che lo faccio per salvare un altro uomo da una donna così pericolosa! Poi come ho già detto, sono l'unico ad aver fatto l'abitudine alla tua mano pesante!” disse il barone tormentandosi le dita.

“E io potrei... ehm... accettare... ma solo perché così eviterei che tu ti strugga per tutta la vita sul mio ritratto! Sarebbe assai imbarazzante! Faccio un' opera buona, per non averti sulla coscienza!” rispose Akane, distogliendo imbarazzata lo sguardo dai penetranti occhi blu del barone.

“Ci sarà pure un modo per tapparti quella bocca!” disse Ranma con un sorriso ancora più ampio, dopo di che l'afferrò e la baciò davanti a tutti. Akane rispose con altrettanta passione.

I due si separarono, un po' sconvolti dalla loro stessa audacia, non appena tutti i presenti iniziarono a battere le mani di fronte a quella scena.

 

“Allora Ranma? Come si sente ora l' UOMO RESO SCHIAVO DA UNA ONI?” rise il principe Tofu, tendendo finalmente per mano senza imbarazzo la sua incantevole Kasumi. Akane allungò al fidanzato una gomitata micidiale allo stomaco.

“Prendetemi pure in giro principe! Ma sono giunto a una conclusione.... Troppo spesso orgoglio e testardaggine rischiano di privarci di quanto di più bello possiamo trovare nelle nostre vite. E io stesso stavo per cadere vittima di questo errore.” si massaggiò l'addome ridendo e poi strinse a sé la giovane Akane che sorrideva felice tra le braccia di quello stupido e adorabile ragazzo che sarebbe di lì a poco diventato suo marito.

“Cosa ne facciamo del principe Kuno e dei suoi degni compari?” chiese Ranma, mutando la sua espressione.

“Ci ho già pensato io!” intervenne Nabiki “Mi sono fatta firmare dei documenti in cui entro in possesso di tutti i suoi averi! Inoltre questi tre saranno al mio servizio vita natural durante, in modo che non possano più nuocere a nessuno! O questo... o la morte per harakiri” affermò con uno scintillio di avidità nello sguardo la sorella mezzana. Ranma non riusciva a immaginare pena più severa che essere alla mercé di quella fredda calcolatrice della futura cognata. Forse lui avrebbe optato per il suicidio rituale! In ogni modo, quella soluzione sembrò soddisfare tutti.

“Si aprano le danze!” disse infine lo Shogun.

Ryoga diede un ultimo sguardo alle coppie felici, poi si fece largo tra la folla e raggiunse una figura di donna, seduta su una panca, che stava osservando l'allegria generale.

“Volete darmi il braccio per questo ballo, Ukyo? È anche grazie a voi se questa faccenda si è conclusa per il meglio! Permettetemi di essere il vostro devoto cavaliere!” le sorrise sincero e galante il conte.

La ragazza sollevò lo sguardo e i suoi occhi si illuminarono, poi disse “Con vero piacere, mio caro conte Hibiki! Vi requisisco volentieri!”

I presenti furono disturbati da dei forti rumori provenienti dal palazzo.

“Mettimi giù Mousse!” stava urlando Shampoo tra le braccia di Mousse, il quale la stava rapendo in grande stile.

 

Wuryamu Naginata, il giovane menestrello alla corte dello Shogun,mentre suonava per allietare i presenti, pensava che tutta quella vicenda sarebbe stata perfetta per una commedia... certo avrebbe dovuto cambiare qualcosa, magari tacere del carattere fin troppo esuberante della combattiva Akane, della stupidità del principe Kuno, eccessiva anche per una storia di fantasia... e forse persino trasformare il principe Tofu in un uomo tutto d'un pezzo, che non svenisse semplicemente guardando la ragazza di cui era innamorato, non gli sembrava un'idea malvagia... e poi chissà... ambientarla in un luogo esotico... la terra italica gli pareva davvero un'ottima scenografia... magari sempre su un'isola...

 

Akane e Ranma si erano un po' distanziati dagli altri.

“A quanto pare arriverai all'altare con la faccia pesta, eh Ranma?”

“Purché non siano così tutti i giorni della nostra vita insieme!” sorrise un po' spaventato il barone.

“Non lo so... dipende da come ti comporterai!” scherzò la ragazza.

“Con una moglie violenta come te, non mi resta altro che rigare dritto, se non voglio rimetterci le penne! D'altra parte siamo troppo orgogliosi per amarci con saggezza!” ironizzò lui.

Entrambi pensarono fosse di nuovo il caso di tapparsi la bocca a vicenda, prima di sfociare in un nuovo scambio di battute. Avevano sperimentato che il bacio era un passatempo molto più piacevole. Avrebbero poi avuto tutta la vita per darsi addosso con battute di spirito, ma soprattutto, per amarsi in un modo tutto loro.

 

 

 

Fine.

 

 

Note di Faith.

 

Inanzi tutto voglio ringraziare le meravigliose fanciulle che mi hanno supportato e sopportato durante questa breve avventura.

Vorrei sottolineare (come mi ha fatto notare il mio puntiglioso moroso scrittore) che i titoli nobiliari che ho utilizzato fanno parte della tradizione europea. Non si tratta di una svista, ma utilizzare il termine damyo sarebbe stato fuorviante poiché si tratta di una carica successiva al periodo e che indicava quei nobili in aperto conflitto con gli Shogun e che cercavano di costruirsi regni indipendenti. Insomma, avrei fatto confusione storica, così ho optato per una confusione di tipo culturale... brava Faith, complimenti!

Poi... vorrei proporvi un piccolo quiz... non so se avete fatto caso a un piccolo particolare verso la fine... sono curiosa di vedere quanti di voi hanno notato la cosa... indizio... il termine NAGINATA indica un tipo di LANCIA giapponese...

ih ih ih ih... nella mia follia dilagante ho inserito questo giochetto.

Poi un'ideuccia che mi ha dato Gretel... provate a rileggere l'atto che riporta la scena del giardino e l'ultima parte della narrazione, con in sottofondo la canzone Sigh no more, ladies. Non volevo pilotare troppo la lettura, ma vi assicuro che fa il suo effetto. Io stessa ho scritto la storia ascoltando la canzone a ripetizione.

Ancora grazie, mie carissime! E se, ad alcune di voi, è venuta voglia di leggere o rileggere l'opera originale, ecco per me questo è il complimento più bello.

Vi adoro!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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