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Autore: Jolly Camaleonte    09/03/2014    2 recensioni
Sherlock Holmes se n'è andato da Londra, ma non è nel Sussex, nè sta scrivendo un manuale di apicoltura.
Watson non lo sente da due anni.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La telefonata che avrei voluto farti.

La telefonata che avrei voluto farti

 

Credo che nell’81 i miei tentativi di rappresentare con una figura astratta la mente umana fossero sciocchi, per non dire ingenui.

Se la mente umana fosse realmente come una soffitta, non mi troverei  in questa stravagante situazione, a discutere internamente sul ottativo desiderativo greco.

Sono in un angolo buio, davanti a un ufficio postale, di notte, in America e l’unica cosa a cui riesco a pensare è che solo ora mi è chiaro perché i greci fossero così tediosamente specifici nelle loro subordinate.

Di per sé, una sorta di ottativo desiderativo lo possediamo anche noi inglesi, difatti non mi è stato difficile apprenderlo –e subito dopo cercare di dimenticarlo- ma ciò che mi ha sempre fatto un po’ alterare da ragazzo era l’eccessivo zelo con cui i greci lo usavano.

Bastava che cambiasse una sola desinenza, un minimo tempo verbale, e il significato mutava, assumeva sfumature usate probabilmente quattro volte in tutta la letteratura antica.

I greci e le loro astrazioni, un’intera società basata sull’effimero che rappresentano i sentimenti.

Ti sarà facile immaginarmi appena dodicenne –aggiungendo alla tipica arroganza di tale età quella mi appartiene di natura- davanti a un’inutilità del genere.

Facendo qualche rapido calcolo, credo di non averci dedicato più di due ore in tutta la mia vita, quindi perché ora, in questo preciso contesto, è risalito dai meandri del passato?

Penso sia colpa del fatto che corra l’anno 1913, che non ci sentiamo da due anni e che ieri fosse il sette Luglio.

Facendo nuovamente qualche rapido calcolo, tutto indicherebbe come colpevole la tua persona, mio caro Watson.

Nient’altro al mondo potrebbe far viaggiare tanto incoerentemente i miei pensieri, nient’altro al mondo mi immobilizzerebbe così ferramente a terra, a un desiderio tanto sciocco.

Sciocco perché non sarebbe mai potuto accadere nulla di simile.

Non avrei mai potuto scassinare piano la serratura, con la tensione che fluiva nel mio corpo.

Non avrei mai potuto scivolare con il favore delle ombre fino al telefono, sentendomi peggio di un bambino alla sua prima marachella.

Non avrei mai potuto prendere subito la cornetta in mano e digitare quei numeri che avevo imparato a memoria prima, nel momento stesso in cui me li avevi consegnati.

Non avrei mai potuto aspettare con le labbra serrate in un'unica, penosa linea finché il tuo pronto non mi avesse colmato dolcemente le orecchie.

«Vecchio mio, quanto tempo! Ha cinque minuti da dedicarmi?» non avrei mai potuto sussurrare sottovoce, cercando di eliminare il tremore che mi avrebbe preso alla gola.

Non ci sarebbe mai potuto essere un attimo di silenzio e non io sarei mai potuto rimanere immobile, immaginandomi fin troppo nitidamente il tuo viso corrucciato distendersi in una così genuina espressione di sorpresa.

«Sherl…» non avresti mai potuto cercare di dire, con gli occhi spalancati, tinti di quell’azzurro che tutt’ora fatico a trovare nel cielo.

«Sherry, dici? Amico mio, da quando la mia sola voce ti provoca un’irrefrenabile voglia d’alcool? Sei peggiorato, due anni fa era la mia vista a determinare tale effetto.» non ti avrei mai potuto prendere in giro, con un sorriso tremulo sul volto.

Tu non avresti mai potuto sospirare e sorridere di riflesso, senza neanche rendertene conto.

«In effetti avrei voluto tendere la mano alla bottiglia, ma solo per scaraventarla in testa a chi sveglia tutta la casa a quest’ora indecente della notte.»

Io non avrei mai potuto ridacchiare, sentendo tremare il cuore in petto.

«Su, su, non faccia così, miei erano nobili motivi, sa?» non avrei mai potuto dirti, cercando di non crollare su me stesso, sulla mia codardia. «Bisogna pure che qualcuno conservi le tradizioni.»

«Tradizio—?»

«Auguri, vecchio mio.» non ti avrei mai potuto interrompere bruscamente, cercando di ascoltare meno possibile la tua voce e al tempo stesso bramandola. «Oggi…» non avrei mai potuto cercare di dire con la gola troppo secca «Oggi è l’otto di Luglio, ieri era il tuo compleanno e… e non posso esimermi da farti gli auguri in ritardo.»

Tu non saresti mai potuto rimanere in silenzio, non avresti mai potuto stringere la cornetta più forte, intuendo il mio stato d’animo.

Non avresti mai potuto respirare piano, abbassando gli occhi e ponendoti quei perché che ti colorano sempre gli occhi di blu.

E io –stupido, ottuso, insulso- non ti avrei mai potuto canzonare per il tuo silenzio, sostenendo che fosse tutto stupore, non mi sarei mai potuto nascondere da me stesso, incurvando piano le spalle sotto il peso di quei due anni di silenzio.

Non sarebbe mai potuto accadere.

Non accadrà.

 

Eppure io sono qui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***Angolino del cambia-colore***

Uhm, salve.

Non oso neanche contare da quanto tempo è che non vengo in questo fandom, e neanche oso contare da quanto tempo non ci scrivo sopra. Sì, perché in verità quello che state leggendo ha un paio di anni, non è neanche completo, la fine l’ho dimenticata. Non ho però dimenticato il mio Watson (che ho anch’io lontano ma essendo io un po’ Holmes!Downey la stalkero anche in lontananza) e quando le ho fatto leggere questo pezzettino l’ha molto apprezzato, mi ha detto di pubblicare e chi sono io per andare contro il mio romanziere d’appendice preferito? Forse anche per una sorta di tributo, una sorta di “ehi, sei ancora un angolo caldo e caro del mio cuore”, non lo so, ma avevo voglia di pubblicarlo.

Non penso necessiti di molte spiegazioni, è ovviamente ambientato in quel gap temporale che Holmes spende in America prima del suo ritorno, prima dell’ultimo caso, prima che il vento soffi da est. E no, se ve lo state chiedendo, no, le chiamate intercontinentali non erano possibili all’epoca tecnologicamente parlando, e sì, ovvio che Holmes lo sa, ma se si parla di Watson certe cose le dimentica per un attimo pure Holmes, colto da quella orrenda bestia grammaticale che è l’ottativo desiderativo greco. La quale bestia ho invano cercato di riprodurre con il condizionale+mai+potuto+infinito, piuttosto pesantuccio, nh? Chiedo venia, mai stata brava in greco.

Quindi niente, scusate il pistolotto qui sopra e grazie per aver letto fin qui.




   
 
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