Nutella e punizioni.
Una rosa non
ha bisogno di predicare. Si limita a diffondere il proprio profumo.
Mahatma Gandhi
-Il secondo anno… si è
successo proprio quell’anno.-
Il paiolo magico era
affollato, Ron poteva sentite il rumore del cucchiaio che nel tavolo vicino tintinnava
contro la tazza del caffè.
Quel posto l'era sempre
piaciuto, aveva un’atmosfera di pace e famigliarità.
Quando era lì non si sentiva
mai fuori posto.
Un dolciastro odore di briosce
e miele lo inebriò, ricordava molto la colazione che preparava sua madre ogni
mattina.
-Non ci posso credere... io
non ne sapevo niente. Quello era il mio sesto anno e sinceramente non m'interessavano
molto le imprese del famoso Harry Potter.-
La ragazza seduto di fronte
a lui, rideva mentre giocava con una ciocca dei capelli castani.
-Sisi è stata un’idea di
Hermione, sai quella della polisucco.-
Il volto di Ron si rabbuiò
un attimo, ricordandosi che in quel momento mentre lui rideva e scherzava con
Diletta, Hermione era ancora sdraiata nel letto del San Mungo.
Sentì una dolorosa fitta al
cuore.
-L’ami molto, eh?- la voce
della medimaga sembrava rassegnata.
-Non sai quanto.-
E quella dopotutto era la
verità, Ron non aveva mai smesso di amare Hermione. La loro storia non era
sbocciata come si era ripromesso.
Gli avrebbe confessato i
suoi sentimenti appena la guerra fosse finita, questo si ripeteva sempre. Peccato
che adesso non ci fosse più tempo.
-Invece tu?- Ron cambiò
subito discorso.
-Oh bhè che vuoi che ti
dica, non ho avuto una vita avventurosa come la vostra.- Diletta rise per poi
continuare.
-Bhè
ero una Tassorosso, e da solo un anno sono una medimaga. Questo è tutto, come
ti ho detto la mia vita è piatta come una tavola da surf.-
-Una
tavola da che?- chiese Ron mentre mescolava il suo caffè.
-Scusa,
avvolte dimentico che voi purosangue non sapete niente sui babbani.- rise di
nuovo.
-Comunque
il surf è uno sport babbano.- spiegò dopo.
-Ah,
sei una nata babbana?- domandò il rosso curioso.
La
ragazza annuì.
Ron
aprì la bocca per poi richiuderla, voleva chiederle se c’erano novità sullo
stato di salute di Hermione, ma poi ci ripensò. Glielo avrebbe chiesto più
tardi.
-Ehm,
adesso devo andare. Il turno m'inizia fra pochi minuti. Arriverò in ritardo.-
sbottò Diletta alzandosi dalla sedia.
-Miseriaccia,
scusa è colpa mia. Ti ho trattenuto troppo.- sentenziò Ron rosso in volto.
-Oh
non ti preoccupare, sarei arrivata in ritardo lo stesso. Il capo ogni volta si
lamenta di me. Sono una ritardatrice cronica.- rise di nuovo, e Ron non poté
impedirsi di pensare che la ragazza avesse un sorriso meraviglioso.
-Ehm…
allora ci vediamo.-
Inutile
dire che le orecchie di Ron avevano lo stesso colore dei suoi capelli.
-Certo.-
disse Diletta avvicinandosi al ragazzo per scoccargli un bacio sulla guancia.
Ron
sgranò subito gli occhi, l’essenza di briosce e miele che prima l’aveva
catturato altro non era che il profumo di Diletta.
Sorrise
mentre vide la figura della mora scomparire, confondendosi con gli altri maghi
che uscivano dal locale.
Harry
Potter era famoso in tutto il mondo magico, questo era un dato di fatto.
La
sua cicatrice era il suo dono e la sua maledizione contemporaneamente.
Il
bambino sopravvissuto è così che lo chiamavano.
Eppure
quando stava con Ginny riusciva a ricordarsi che lui prima di essere l’eroe del
mondo magico era anche Harry.
-Harry
non mi prendi.- disse la Weasley fra le risate correndo tra le piccole viuzze
del bosco. Sentiva il rumore della ghiaia che sotto i suoi piedi si muoveva, i sassolini
a ogni suo passo si spostavano ostacolando la sua corsa.
-Ah
si? Io non credo proprio.- rispose maliziosamente Harry.
Facendo
pochi passi annullò subito la distanza fra lui e la sua ragazza.
-Ti
ho presa.-
Strinse
la vita di Ginny in un abbraccio mentre affondava la testa fra i suoi capelli
rossi.
Era
stata una trovata di Ginny quella di staccare un po’ la spina. Stare tutto il
giorno al San Mungo faceva solo del male a lui e a lei. Per quanto volessero bene a Hermione non potevano
continuare a soffrire così tanto. I medimaghi avevano parlato chiaro, dopo la
sua ultima crisi.
Nessuno
sapeva se si sarebbe ripresa.
La
medicina magica non era mai precisa, i medici non potevano dirgli la data in
cui si sarebbe ripresa, sempre se l’avrebbe fatto, dovevano solo aspettare.
E
per quanto ci provassero aspettare era sempre un tormento. Sapevano di non
poter far nulla e questo sopratutto per Harry era davvero atroce, aveva salvato
le vite di tutto il mondo magico ma non riusciva invece a salvare la vita della
sua migliore amica.
Era
questo il destino che incombeva sulle persone che gli stavano accanto? Sarebbe
successo la stessa cosa a Ginny? O a Ron?
Ancora
la notte continuava a pensarci, se non avesse acconsentito il desiderio di
Hermione forse in quel momento sarebbe stata lì con loro a scherzare.
Invece
no, lui aveva acconsentito. Aveva deciso di far partecipare anche lei alla
spedizione per trovare gli ultimi mangiamorte in libertà.
Fra
cui anche Bellatrix Lestrange.
E
poi tutto era successo all’improvviso, l’attacco a sorpresa che avevano
organizzato gli si era andato contro.
Le
scene dell’ultima battaglia s'infrangevano nella sua mente come gocce d’acqua.
Quegli
uomini incappucciati di nero, come se fossero gli aiutanti della morte. I loro
visi coperti da maschere elaborate e le bacchette puntate contro di loro.
E
come ultima scena Hermione che cadeva per terra, quasi come se fosse morta.
I
suoi occhi vitrei erano impressi nella sua mente. Indelebile.
L’urlo
strozzato di Ron e la donna incappucciata che dopo aver fatto il suo lavoro
scompariva erano i protagonisti dei suoi incubi.
E
infine tutto era stata una corsa in discesa. Due auror morti, un mangiamorte
catturato e Hermione in un letto d’ospedale.
Harry
strinse Ginny più forte, voleva che il suo corpo si fondasse con il suo. Voleva
dimenticare tutto e tutti.
-Ehy
va tutto bene?- domandò Ginny mentre accarezzava quei capelli spettinati che
adorava tanto.
-Stavo
solo pensando.- rispose sospirando Harry.
Ginny
continuò a pettinargli i capelli con la mano mentre degli occhi azzurri
continuavano a guardare la scena in silenzio.
Hermione
Granger strascinava il suo carrello fra i reparti del supermercato.
Non
l'era mai piaciuto fare la spesa, anche da piccola per quanto ricordava, aveva
sempre odiato andare a far compere con sua madre. Camminare avanti e indietro
per compare cose che secondo il suo modesto parere erano inutili era davvero
noioso.
E
ancora adesso a diciassette anni non aveva cambiato idea.
Andare
a fare la spesa era davvero noioso.
Prese
da uno scaffale qualcosa d'indefinibile e con aria annoiata lo posò malamente
sul carrello. La stessa sorte toccò ad altri barattoli e a qualche bottiglia d’acqua.
In
quel momento, per essere sinceri, Hermione non c’era completamente con la
testa.
I
suoi neuroni erano concentrati sempre sullo stesso argomento.
La magia.
Ogni
mattina quando apriva gli occhi sperava arduamente che tutto quello che aveva
vissuto in quella settimana fosse solo un sogno.
Ma
quella ingenua speranza ogni volta si sgretolava.
Stava
camminando nel reparto zucchero e cerali quando…
Bum.
Qualcosa
o meglio dire qualcuno si era scontrato contro di lei, sentì la voce dell’essere
che le aveva procurato un dolore atroce sul fondoschiena lamentarsi e maledire
qualcuno.
Alzò
gli occhi e quello che vide la fece imprecare.
Ci
mancava solo lui, adesso si che la sua giornata era completamente rovinata.
-Oh
Granger stai attenta quando cammini.- rispose la persona misteriosa, che altro
non era Draco Malfoy, ehm scusate, Walker.
-Vedi
che è stata colpa tua.- sbottò irritata la riccia, facendosi leva con le mani
per alzarsi.
-Certo
Granger non sono io quello che guarda il vuoto quando cammina.-
Hermione
sospirò, avrebbe tanto voluto che Malfoy scomparisse ma quell’essere continuava
a guardarla.
Lo
sguardo di Hermione si posò prima su Draco che indossava un paio di jeans e una
maglietta a mezze maniche nere. Hermione si sorprese di vedere che i vestiti
babbani gli donavano parecchio. La riccia continuò a guardarlo per un po’ fino
a quando si decise di spostare il suo sguardo sul suo carrello. Era pieno di
scatole di cereali di tutti i tipi. Cioccolato, integrali, alla frutta secca e
al miele. Hermione non riuscì a trattenere una risata.
La
risata naturalmente non sfuggì a
Draco.
-Che
hai da ridere Granger? Prima mi fissi come se non mi avessi mai visto e dopo
scoppi a ridere.- ruggì irritato il ragazzo.
In
risposta Hermione arrossì imbarazzata.
-Ma
tu mangi solo cerali?- disse riferendosi al suo carrello.
-Mmm…
può darsi. E anche se fosse non sono affari tuoi.-
Hermione
borbottò qualcosa.
-Malfoy
stavo solo cercando di parlare, ma vedo che con te è impossibile.- disse
avvicinandosi allo scaffale e prendendo un barattolo di nutella.
-Allora
io vado. A mai più rivederci Malfoy.- disse Hermione allontanandosi da Draco
che continuava a guardarla.
-Ah
un consiglio, prendi anche la nutella. E’ davvero buona.-
-Tzè,
non ho bisogno dei tuoi consigli- brontolò Draco.
Hermione
sollevò le spalle, per poi andare verso la cassa.
Quando
la Granger scompari dalla visuale del biondino, Draco prese senza farsi vedere
un barattolo di nutella nascondendolo sotto le scatole di cereali.
Sophie
White era una ragazza alla moda, pronta ad aiutare tutti e con un sorriso
sempre sulle labbra.
Anche
se alcune persone continuavano a definirla futile e superficiale.
Le
critiche però le scivolavano addosso senza scalfirla.
Le
persone potevano pensare di lei quello che volevano.
Posò
le buste piene di vestiti appena comprati per terra, prese la chiave dalla
borsa e dopo averla infilata nella toppa della porta l’aprì.
Ad
aspettarla c’era suo padre, seduto su una sedia. Leggeva il giornale ed era
vestito di tutto punto. Daniel White era il ritratto della perfezione.
Perfezione
che dava la nausea a Sophie.
-Papà
sono tornata.- sussurrò la ragazza.
-Mmm.-
borbottò il padre. –Spero che tu sia andata in qualche biblioteca a studiare.
Ti ho già detto che ti hanno accettato in una delle università migliori della
città?- continuò il padre, continuando a fissare il giornale.
Sophie
s'irrigidì e un sorriso amaro comparse sul suo viso.
Di
nuovo, quante volte doveva rivivere quella scena?
Non bastava la realtà a tormentarla,
anche quell’illusione doveva rovinarla.
-Quanto
hai pagato stavolta?- domandò ironicamente Sophie.
-Non
sono affari tuoi. Io penso solo al tuo futuro visto che tu non ci pensi
minimamente.-
-Non
hai mai pensato che questo non sia il mio futuro, hai mai pensato che io avessi
altri progetti per la mia vita?- urlò Sophie, irritata della falsa gentilezza
del padre.
-Ne
riparliamo un’altra volta.- rispose brusco Daniel.
-Certo,
come sempre papà.- rispose Sophie abbassando la voce, ricordandosi che quella
non era la realtà.
-Oggi
andiamo da tua madre.- continuò il padre, tralasciando l’ultima affermazione
della figlia.
Sophie
chiuse gli occhi e respirò di nuovo.
Era solo un’illusione ma faceva male lo
stesso.
-Io
non vengo.-
-Tu
invece verrai.-
-Ho
detto di no papà. Ho diciannove anni posso decidere da sola oppure no?-
-Faresti
felice tua madre.- rispose il padre posando il giornale.
Sophie
rise istericamente.
-E’
morta. Come potrei farla felice?-
-Non
parlare così, fila subito in camera tua.-
Sophie
gettò le buste per terra e corse verso la sua stanza, rifugiandosi fra quelle
quattro mura.
Aprì
di corsa il cassetto e prese una piccola bottiglietta, se la portò fra le
labbra ingerendo il contenuto.
Chiuse
gli occhi e aspettò di ritornare alla realtà, che forse era ancora più dura.
-Mi
dispiace Blaise, hai perso. Poker di regine.-
Il
ragazzo guardò il viso sorridente di Pansy e sorrise a sua volta.
-La
fortuna dei principianti.- rispose Blaise incrociando le braccia.
La
ragazza mise il broncio e Blaise la trovò adorabile.
Si
trovavano ancora nella stanza due del San Mungo, Theo continuava a camminare
avanti e indietro nella stanza.
Blaise
trovava la presenza del moro abbastanza fastidiosa ma non poteva dire niente
anche perché Pansy l’avrebbe divorato per colazione.
L’unica
che mancava all’appello era Daphne che non si vedeva da alcuni giorni, aveva
detto di aver gia visto abbastanza e che non riusciva a sopportare il corpo di
Draco disteso in un letto.
Tutte
stronzate pensò Blaise, ci doveva essere per forza qualcosa sotto.
Qualcosa
che a loro non era concesso sapere.
-Blaise
ti sbrighi? Ho una coppia tu invece?- borbottò acidamente Pansy.
-Una
scala.- rispose sorridendo Blaise.
Adesso
erano pari.
-Come
sta Lucas?-
-Va
tutto bene. La Granger e Malfoy?-
-Nessun
progresso…-
Si
sentì Il rumore di un pugno che sbatté sul legno.
-Sei
inutile!-
Lei
tremò.
-Piaciuta
la punizione di oggi?-
Sorriso
sadico.
-No
me la meritavo.-
Occhi
abbassati.
-Invece
sì, non devi più disubbidirmi.-
Le
piaceva dare ordini, si sentiva importante.
Almeno
una volta nella sua vita.
-Puoi
andare.-
Altro
ordine.
-Come
vuoi.-
Sorriso
amaro.
Non costruire
mai castelli di fantasia perché ci sarà sempre qualcuno pronto a distruggerli a
colpi di realtà. Solo la paura di fallire impedisce a un sogno di volare
BreeandBorn
Eccomi tornata dal mio viaggio *.* è stato bellissimo.
Avevo detto che avrei aggiornato giorno 30 ma sono tornata ieri e
avevo già scritto il capitolo quindi ho voluto anticipare ! Non sono una brava
bimba? U.U
Il capitolo per la felicità di molti è un pozzo senza fine d’indizi.
Draco ed Herm si sono incontrati di nuovo, non vi aspettate che la scintilla
scocchi subito perché io sono mooolto mooolto lenta.
Abbiamo scoperto qualcosa su Sophie(Io adoro questo
personaggio è così complessato)…
Domandina come la vedete Diletta per Ron? Io avevo pensato a
un’altra coppia ma adesso mi sono affezionata a questi due… non so!
Forse e dico forse xD nel prossimo capitolo scoprirete chi è
Lucas…
Un grazie a tutti quelli che hanno recensito il capitolo precedente,
mi fanno sempre felice le vostre parole ** e alle 97 persone che hanno aggiunto la mia storia fra i preferiti * me
piange*
Siete fantastici.
Un bacio e scusate se non commento ma devo andare.
PS: Per chi segue la forza
di rialzarsi ho gia scritto tre capitoli, visto che sono parecchio indietro **
posterò domani…