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Autore: Fiamma Erin Gaunt    10/03/2014    1 recensioni
Tre momenti della storia di Evan e Dorcas, legati in qualche modo al Girasole e ai suoi significati.
1# Il Girasole rappresenta Apollo e l’amore non corrisposto;
2# Il Girasole è eliotropico;
3# Il Girasole è portatore di luce.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Evan Rosier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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If You are my sunbeam then I’m your sunflower

 

 

 

 

 

- Mettilo giù, Rosier! –

Una voce indignata raggiunse le orecchie del ragazzo, spingendolo a voltarsi verso di lei. Eccola lì, Dorcas Meadowes, la protettrice di imbranati e Mezzosangue. Doveva ammettere che l’estate le aveva fatto bene; della quindicenne pelle e ossa dell’anno precedente non era rimasto quasi più nulla. Era sbocciata, mettendo su un gran bel corpo, considerò, scoccando un’occhiata in tralice alla lieve trasparenza della camicia e alle gambe messe in risalto dalla gonna della divisa.

- Tutto quello che vuoi, Meadowes. – replicò, spedendo il ragazzino che stava facendo volteggiare per aria dritto dentro al Lago Nero.

Il piccoletto, un ragazzino che doveva essere al massimo al secondo anno e possedeva tutte le caratteristiche tipiche dei Tassorosso, riemerse sputacchiando e si trascinò lentamente a riva.

- Bel tuffo, aveva un certo stile. – commentò ironicamente Rico, appoggiato sotto al solito albero che era diventato un po’ il loro punto d’incontro.

Dorcas raggiunse il ragazzino, asciugandolo rapidamente con piccoli colpi di bacchetta e fulminando i Serpeverde lì intorno con un’occhiataccia.

Erano sempre i soliti, non riuscivano proprio a fare a meno di prendersela con qualcuno.

- Si può sapere perché facevi levitare Boots? –

Evan si accigliò leggermente, - Facevo levitare chi? … Ah, il marmocchio. –

- Sì, Rosier, lo so che sto parlando del marmoc … ehm, del bambino. – si corresse prontamente, assumendo un’espressione corrucciata davanti alla risata del Serpeverde.

- Stavo solo insegnando a Boots che bisognerebbe guardare dove si va, invece di investire le persone. – ribattè serafico, volgendo gli occhi blu sul dodicenne tremante, - Non è così, ragazzino. –

Boots annuì, in modo per niente convincente, - Sì, Prefetto Meadowes, non è successo nulla di grave. –

Poi, evidentemente desideroso di sfuggire a qualsiasi altra domanda, sgattaiolò tra la folla degli spettatori e prese la direzione del castello.

- Hai visto, l’hai fatto scappare. – ironizzò Evan, avvicinandolesi lentamente.

Per riflesso incondizionato, si ritrovò a puntargli contro la bacchetta.

- Sta indietro, Rosier. –

Incurante, proseguì la sua avanzata fissandola negli occhi.

- Rilassati, raggio di Sole, stavo solo ammirando il panorama. –

Perplessa, finì con il seguire il suo sguardo e capì a cosa si stesse riferendo. La leggera camicia della divisa, illuminata in pieno dai raggi del sole, rivelava il casto reggiseno bianco che indossava. Avvampò, incrociando risolutamente le braccia al petto e lanciandogli un’occhiataccia che l’avrebbe fulminato su due piedi se non avesse avuto la pellaccia resistente.

- Va’ all’inferno, Rosier. – sbottò, rinfoderando la bacchetta e girando sui tacchi. Percorse la strada che la separava dal castello a passo di carica, voltandosi leggermente solo quando ebbe messo una considerevole distanza tra lei e quell’insopportabile borioso.

Lo trovò ancora intento a osservarla e persino da lì riusciva chiaramente a vedere quel suo sorrisetto allo stesso tempo soddisfatto e arrogante.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Sdraiata sul letto a baldacchino del suo dormitorio, fissava il soffitto in attesa di prendere sonno. Stava giusto per scivolare nel dormiveglia quando un insistente picchiettare attirò la sua attenzione. Raggiunse la finestra, aprendola quanto bastava per far entrare il barbagianni che volteggiava lì fuori. Lo riconobbe come il gufo di Rosier, facilmente distinguibile da tutti gli altri per via del suo piumaggio candido e di quell’aria altezzosa che sembrava aver ereditato dal proprietario.

Slegò il nastro che aveva alla zampa, mettendo da parte la lettera e concentrandosi momentaneamente sull’altro oggetto: un girasole. Sorrise, portandoselo al volto e inspirandone il profumo.

Il barbagianni prese a mordicchiarle il dito, come per esortarla a leggere il messaggio che accompagnava il dono.

“Temo che non ti libererai facilmente di me, Meadowes. Ricordati: se tu sei il mio raggio di Sole, allora io sono il tuo girasole.”

Non era firmato, come se fosse palese l’identità del mittente. Arrogante, ma allo stesso tempo veritiero.

Accarezzò distrattamente la testa del gufo, riportandolo alla finestra e spronandolo a riprendere il volo. Lo osservò dirigersi verso la guferia, incapace di trattenere un sorriso.

Quel Rosier avrebbe finito con il farla impazzire prima o poi.

 

 

 

 

 

 

 

[655 parole]

  
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