If You are my
sunbeam then I’m your sunflower
-
Mettilo giù, Rosier! –
Una
voce indignata raggiunse le orecchie del
ragazzo, spingendolo a voltarsi verso di lei. Eccola lì,
Dorcas Meadowes, la
protettrice di imbranati e Mezzosangue. Doveva ammettere che
l’estate le aveva
fatto bene; della quindicenne pelle e ossa dell’anno
precedente non era rimasto
quasi più nulla. Era sbocciata, mettendo su un gran bel
corpo, considerò,
scoccando un’occhiata in tralice alla lieve trasparenza della
camicia e alle
gambe messe in risalto dalla gonna della divisa.
-
Tutto quello che vuoi, Meadowes. – replicò,
spedendo il ragazzino che stava facendo volteggiare per aria dritto
dentro al
Lago Nero.
Il
piccoletto, un ragazzino che doveva essere al
massimo al secondo anno e possedeva tutte le caratteristiche tipiche
dei
Tassorosso, riemerse sputacchiando e si trascinò lentamente
a riva.
-
Bel tuffo, aveva un certo stile. – commentò
ironicamente
Rico, appoggiato sotto al solito albero che era diventato un
po’ il loro punto
d’incontro.
Dorcas
raggiunse il ragazzino, asciugandolo
rapidamente con piccoli colpi di bacchetta e fulminando i Serpeverde
lì intorno
con un’occhiataccia.
Erano
sempre i soliti, non riuscivano proprio a fare
a meno di prendersela con qualcuno.
-
Si può sapere perché facevi levitare Boots?
–
Evan
si accigliò leggermente, - Facevo levitare chi?
… Ah, il marmocchio. –
-
Sì, Rosier, lo so che sto parlando del marmoc …
ehm, del bambino. – si corresse prontamente, assumendo
un’espressione
corrucciata davanti alla risata del Serpeverde.
-
Stavo solo insegnando a Boots che bisognerebbe
guardare dove si va, invece di investire le persone. –
ribattè serafico,
volgendo gli occhi blu sul dodicenne tremante, - Non è
così, ragazzino. –
Boots
annuì, in modo per niente convincente, - Sì,
Prefetto Meadowes, non è successo nulla di grave. –
Poi,
evidentemente desideroso di sfuggire a
qualsiasi altra domanda, sgattaiolò tra la folla degli
spettatori e prese la
direzione del castello.
-
Hai visto, l’hai fatto scappare. –
ironizzò Evan,
avvicinandolesi lentamente.
Per
riflesso incondizionato, si ritrovò a puntargli
contro la bacchetta.
-
Sta indietro, Rosier. –
Incurante,
proseguì la sua avanzata fissandola negli
occhi.
-
Rilassati, raggio di Sole, stavo solo ammirando il
panorama. –
Perplessa,
finì con il seguire il suo sguardo e capì
a cosa si stesse riferendo. La leggera camicia della divisa, illuminata
in
pieno dai raggi del sole, rivelava il casto reggiseno bianco che
indossava. Avvampò,
incrociando risolutamente le braccia al petto e lanciandogli
un’occhiataccia
che l’avrebbe fulminato su due piedi se non avesse avuto la
pellaccia resistente.
-
Va’ all’inferno, Rosier. –
sbottò, rinfoderando la
bacchetta e girando sui tacchi. Percorse la strada che la separava dal
castello
a passo di carica, voltandosi leggermente solo quando ebbe messo una
considerevole distanza tra lei e quell’insopportabile
borioso.
Lo
trovò ancora intento a osservarla e persino da lì
riusciva chiaramente a vedere quel suo sorrisetto allo stesso tempo
soddisfatto
e arrogante.
*
Sdraiata
sul letto a baldacchino del suo dormitorio,
fissava il soffitto in attesa di prendere sonno. Stava giusto per
scivolare nel
dormiveglia quando un insistente picchiettare attirò la sua
attenzione.
Raggiunse la finestra, aprendola quanto bastava per far entrare il
barbagianni
che volteggiava lì fuori. Lo riconobbe come il gufo di
Rosier, facilmente
distinguibile da tutti gli altri per via del suo piumaggio candido e di
quell’aria
altezzosa che sembrava aver ereditato dal proprietario.
Slegò
il nastro che aveva alla zampa, mettendo da
parte la lettera e concentrandosi momentaneamente sull’altro
oggetto: un
girasole. Sorrise, portandoselo al volto e inspirandone il profumo.
Il
barbagianni prese a mordicchiarle il dito, come
per esortarla a leggere il messaggio che accompagnava il dono.
“Temo
che non ti libererai facilmente di me,
Meadowes. Ricordati: se tu sei il mio raggio di Sole, allora io sono il
tuo
girasole.”
Non
era firmato, come se fosse palese l’identità del
mittente. Arrogante, ma allo stesso tempo veritiero.
Accarezzò
distrattamente la testa del gufo,
riportandolo alla finestra e spronandolo a riprendere il volo. Lo
osservò
dirigersi verso la guferia, incapace di trattenere un sorriso.
Quel
Rosier avrebbe finito con il farla impazzire
prima o poi.
[655
parole]