Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Midnight the mad    12/03/2014    2 recensioni
"Insomnia" perché sì. Perché è roba scritta in notti insonni e momenti del cazzo.
Canzoni perché sì. Perché sono più reali della vita.
Parole perché sì. Perché è l'unico modo di gridare.
Cose diverse tra loro, che vengono un po' quando vogliono. Se volete leggere, leggete.
1. Redundant
2. Basket Case
3. She's a Rebel
4. Uptight
5. Die young
6. Pompeii
7. St. Jimmy
8. Gli anni
9. X-Kid
10. Show must go on
11. Cry to heaven
12. '74-'75
13. Knockin' on heaven's door
14. The forgotten
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un altro pezzo della mia storia... per la persona che mi ha tolto il nome e mi ha dato la possibilità di vivere.
SHE’S A REBEL

She’s a rebel...
 
Where is the pride?” recita la scritta sullo specchio, subito sotto l’immagine della bandiera italiana in fiamme. L’ha dipinta lei, anni prima, in una domenica pomeriggio di quelle da buttare. Si aspettava una bella ripassata per questo, sua madre andava sempre fuori di testa quando usava le tempere in camera, prima. Ma, questa volta, non aveva avuto niente da ridire. Chissà se perché ormai si era arresa, oppure perché era perfettamente d’accordo. Dove cazzo è finito l’orgoglio? Quello della gente, quello della sua nazione, del mondo intero. Dove cazzo l’hanno buttato?
Magari l’hanno perso. Magari se lo sono dimenticato. O magari sapevano benissimo cosa stavano facendo quando l’hanno gettato nel cesso e hanno tirato lo sciacquone, ma pensavano che non ci fosse nient’altro da fare.

...she’s a saint...
 
Lei non sa perché tutti abbiano deciso di buttarlo via, l’orgoglio. Non lo sa, sa solo che è una reazione a catena e lei non ha idea di come sia iniziata. Magari con la crisi: si sa che la disperazione porta le persone ad abbassarsi a qualsiasi cosa. Ma non è stata proprio la mancanza di orgoglio che ha trasformato la società in un mondo piatto e basato sui soldi?
Forse, quindi, non è una reazione a catena. è solo un circolo vizioso.
Che però, anche quello, chissà da cosa è cominciato.
Forse era destino che le cose finissero così. Forse non è colpa di nessuno, forse tutti loro – tutte le persone – hanno solo avuto la sfortuna di nascere proprio in questo momento e tutta la colpa di quel crollo verrà addossata a loro dai fantasmi e da chi verrà dopo, sempre che dopo venga qualcuno e che il mondo non finisca qui, così e ora.
Ma in realtà lei non ci credere. Non esiste il destino, perché dovrebbe? Per quale motivo qualcuno si dovrebbe scomodare a fare un progetto della vita di ogni persona del mondo? è molto più semplice lasciare tutto al caso; tanto poi a chiunque sarebbe stato capace di scrivere il destino fregherà poco, lui non verrà mai toccato da tutto questo.
Chissà se quel qualcuno è Dio. Non esiste Dio, ma magari potrebbe essere lui. Magari le persone ci hanno creduto così tanto da farlo comparire, alla fine. Dopotutto, le cose esistono finché la gente ci crede, finché le considera. La realtà, se non è guardata, è solo realtà.
Chissà se Dio è crudele, menefreghista o semplicemente stupido, per lasciare tutto così com’è.
Forse tutte e tre le cose. Dopotutto, Dio è Dio. Può permettersi di essere come vuole.
Mentre sembra che, secondo lui, al mondo debbano essere tutti dei fottuti santi.
Un’ultima occhiata allo specchio. Sguardo a se stessa, sfuggente. Tanto la vera se stessa è quella che lo specchio non può mostrare.
E poi via.
 
...she’s salt of the Earth...
 
Siamo la sorpresa dietro ai vetri scuri,
siamo la risata dentro il tunnel degli orrori...
 
La musica le brucia nelle orecchie mentre guarda dritta davanti a sé. Qualcuno sta spiegando, qualcosa di importante, magari, ma lei non sta ascoltando. Non sa nemmeno che cazzo c’è andata a fare, in quella stupida scuola. Avrebbe potuto smettere di studiare un bel po’ di tempo fa. Tanto quello che le insegnano qui è totalmente inutile, almeno per la vita vera. Tutto è inutile per la vita vera. E, se anche fosse utile, lei non ce l’ha neanche, una vita vera. C’è molta più vita nella sua testa che nella realtà. Anche molta più morte, probabilmente, ma chi se ne frega. Magari tutte quelle cazzate che ti dicono ai funerali tipo: “La morte fa parte della vita” non sono poi così false.
Si passa una mano tra i capelli. Rossi. Rossi come il sangue. Ha cambiato colore un sacco di volte, ma alla fine è sempre tornata lì. Al rosso che è la vita che le scorre nelle vene. Una vita che lei non ha intenzione di lasciar prosciugare, non ancora. Probabilmente non sarà mai pronta a lasciarla andare via, a lasciar andare via se stessa. Probabilmente finirà pazza.
Oppure finirà geniale, chi lo sa. La pazzia e la genialità sono esattamente la stessa cosa. Tutti i pensieri sono uguali, sono le persone che li valutano in modi diversi.
Ridacchia, la risata dentro il tunnel degli orrori che è la realtà. Qualcuno la guarda male. Lei si limita a sorridere con freddezza. Sa di essere sale, sale sulla ferita aperta che è per tutti la realtà.
E le va bene così, alla fin fine. Basta gentilezze, ne ha le scatole piene da un bel po’.
L’unica cosa che vuole è urlare come una stronzetta scotennata.
Per questo alza ancora di più il volume. Inizia a pensare che sia una cazzata che la musica può capirti. La musica di per sé non è niente, è lei che ci mette le idee dentro, ce le ficca a forza anche quando non ci stanno bene.
Ma vaffanculo. Tanto prima o poi si muore tutti, tanto alla fin fine non si paga, per niente, e neanche si merita. Alla fine non ce n’è per nessuno, proprio di niente.
 
...and she’s dangerous...
 
Crocefisso.
Non sa neanche perché c’è entrata, nella chiesa. L’unica cosa che sa è che adesso non riesce a smettere di fissare l’immagine di Gesù attaccato a quella cazzo di croce. Chiunque abbia inventato quella storia deve essere un vero coglione. E se la storia è vera, allora Gesù è più coglione di tutti. Ma che cazzo ti sacrifichi per un mondo così di merda? vorrebbe chiedergli.
E glielo chiede. Così, tanto per sapere. Anche perché lei non lo farebbe mai. Si sacrificherebbe per quello in cui crede, sì, ma per il mondo e basta? Nessuno che non crede nel mondo si sacrificherebbe per il mondo. Siamo tutti egoisti.
Sente qualcuno che ride, mentre i bigotti sparsi sulle panche la guardano con orrore. Si gira, squadrando quel tipo da capo a piedi.
Capelli scompigliati piuttosto corti, con un rasta lungo a un lato della testa. Stupido maglione rosso e nero, un quintale di quegli stupidi braccialettini che ti vendono illegalmente a ogni angolo della strada per un euro l’uno ma che nessuno paga mai, alla fine praticamente te li tirano dietro.
E poi occhi. Occhi marrone scuro, occhi quasi luccicanti. Un ghigno dai denti un po’ storti. Una risposta.      
- Perché è un enorme idiota. –
Lei sbuffa. – Che cazzo vuol dire “idiota”? – domanda. – Siamo tutti idioti. –
Altro ghigno. Il ragazzo scrolla le spalle. – Allora è esattamente come tutti noi. E questi qua sono davvero patetici ad adorarlo come una specie di dio. –
Stavolta, lei sorride.
 
...She’s a rebel,
vigilante...
 
Dita che volano sulle corde di una chitarra. Una soffitta tutto intorno. Una stupida festa al piano di sotto.
Lei osserva quelle mani così dannatamente maldestre, e il rasta che quasi si impiglia nelle corde. Non sa che ci faccia lui qui, ma dopotutto è contenta di averlo trovato. Adesso può smettere di fingere e stare ad ascoltare quegli accordi distorti e stonati.
Lui le lancia un’occhiata. Si fissano, uno sguardo lunghissimo.
 
Musica seria, luce che varia,
pioggia che cade, vita che scorre...
 
canta lui. è stonato, terribilmente stonato, ma chi se ne frega, va bene così. è questa la musica vera, la musica bella. è la musica cantata ad alta voce per sovrastare il casino di una festa. Musica in cui si crede.
Per questo anche lei si mette a cantare. All’inizio cerca di tenere il tono giusto, poi lascia perdere e canta e basta. Il risultato fa schifo, ma per lei non potrebbe essere più bello.
 
Cani randagi, cammelli, re Magi...
Forse fa male, eppure mi va
di stare collegato,
di vivere d’un fiato,
di stendersi sopra al burrone e di guardare giù.
La vertigine non è
la paura di cadere
ma la voglia di volare...
 
Si guardano. Lei sente qualcosa di strano, qualcosa che non sentiva da un sacco. E poi la canzone continua.
 
Mi fido di te.
Mi fido di te.
Mi fido di te.
Cosa sei disposto a perdere?
 
- Proprio niente. – rispondi, senza pensarci. All’inizio pensava che non gliene fregasse niente di niente, che avrebbe potuto mollare qualsiasi cosa e basta. Invece no. Invece non è disposta a rinunciare proprio a nulla, perché ha finito di essere una brava ragazza. Adesso è soltanto una ribelle stronza egoista.
Lui sorride, di nuovo quello strano ghigno. – Sai, tu mi sai tanto di una che non ha paura. –
- No che non ho paura. Tanto lo so già che finirà male, e tanto lo so già che non rinuncerò proprio a niente di me stessa. Mi porterò tutto nella tomba e andrò a rompere i coglioni agli angeli, se esistono. –
- Allora hai davvero voglia di volare. – osserva lui.
- Sì, cazzo. Voglio togliermi anche il resto di queste stupide catene di dosso e andare via da questa merda di vita, ecco cosa voglio. Voglio cambiarla, la vita. E sarò un’idealista, ma personalmente non me ne frega proprio nulla. Adesso sto volando, ma sono sempre legata a terra, in qualche modo. –
- Non so quanto ci si possa slegare del tutto, sai. Siamo troppo umani. –
- Certo che si può. – ribatte lei. – Basta impazzire. –
 
...missing link on the brink
of destruction...
 
Lui la guarda. Lei si lascia guardare. Anche dentro, perché tanto ormai non gliene frega più nulla di quello che pensano. Da piccola aveva paura a far vedere i propri pensieri, adesso li urla. Li urla perché così, magari, qualcuno prima o poi la sentirà.
Il ragazzo allunga una mano. Prende in mano il plettro che lei tiene al collo. Ce l’ha da anni, da quando ha deciso che bisognava cambiare le cose.
Lui legge ad alta voce quello che c’è scritto.
- The show mustn’t go on.
Già, è ora di smettere di recitare. Di fingere.
è ora di spaccare un paio di musi a pugni, è ora di impazzire sul serio. Tanto alla fine non ci sarà più nulla. Né questo mondo che continua a subire gli esseri umani, né questi stupidi umani che si autodistruggono, imperterriti, e neanche quei poveri pazzi rinchiusi in una soffitta, che finiranno bruciati tra i loro stessi pensieri.
Ormai è scoccata l’ora della distruzione.
 
...From Chicago
to Toronto,
she’s the one that they call Old Whatsername...
 
- Serena? – domanda. Sembra quasi sconvolto.
Lo guarda. Non commenta. Anche a lei il suo nome sembra estremamente stupido, e inadatto.
- Non sei una da Serena. –
- Già. – ammette la ragazza. – Mi faccio chiamare “Sere”. – aggiunge. Sere. La sera. Molto più vicina a lei di quanto lo sia la serenità.
- Sì, ma non va bene neanche quello. Tu sei più complicata. –
Ah, davvero? Non si sapeva, guarda.
Dalla sua espressione, lui capisce subito di aver detto una cosa ovvia. – Te ne devo trovare un altro. – decide.
- D’accordo. – risponde lei, tranquillamente. è bello fare queste conversazioni da pazzi in perfetta calma.
Il ragazzo ci pensa. Poi alla fine scrolla le spalle. – Beh, sei troppo per rinchiuderti in un solo nome. Non voglio bollarti, non te lo voglio dare, un nome. Facciamo che da adesso per me tu sei Whatsername. –
 
...She’s the symbol
of resistance...
 
- Li odio! – sbotta, dando un calcio a una lattina sul marciapiede. – Come fanno a pretendere di piegarci così? Credono davvero che imponendosi riusciranno a farci cambiare? Ma sono idioti? –
Sono appena usciti da una nottata in cella. Di certo la ragazza non ha facilitato le cose, quando ha riso in faccia al poliziotto, ma davvero non è riuscita a impedirselo. Stupidi, sono tutti così stupidi. Tutti così convinti di poterla far ingoiare dal sistema. Lo pensavano i suoi genitori, lo pensavano i professori, lo pensavano tutti. Ma adesso lei ha cambiato casa. Ha lasciato perdere le vecchie compagnie false e si è tenuta solo gli amici veri. Ha mollato l’università. Ha mollato il mondo, e adesso vive e basta. Fa quello che vuole. Anche se “quello che vuole” è scrivere un enorme Bullet in a bible sul muro di una chiesa a bomboletta.
Perché non farlo, poi? Per rispetto? Ridacchia di nuovo tra sé al pensiero del discorso che le ha fatto il poliziotto sull’”avere rispetto”. Ma nessuno rispetta nessuno, non in realtà. In realtà non c’è proprio niente da rispettare. è solo un’idea che è stata inculcata con la forza in generazioni e generazioni, ma è estremamente stupida. Il rispetto non esiste. Esiste l’amore, forse, questo sì. Ed è l’amore che ti spinge a comportarti bene, a non tradire, a capire. Non il rispetto. Il rispetto è una cazzata. Può durare fino a un certo punto, ma alla fine no. Alla fine ti rendi conto che ragionare a mente fredda è impossibile, che sarai sempre condizionato da quello che provi.
E lei, in questo momento, prova rabbia. O euforia. O entrambe. Non lo sa neanche.
L’unica cosa che sa è che in questo momento vorrebbe che succedesse qualcosa.
Per esempio la fine del mondo.
 
...and she’s holding on my heart
like an hand grenade...
 
Il ragazzo la guarda. Lui è sempre lì, sempre con lei, anche a fare cose stupide. è convinto che niente sia veramente stupido, che tutto abbia un senso, alla fin fine.
Soprattutto, a quanto pare, pensa che lei abbia un senso. E che valga la pena di starle accanto.
Non ne vale la pena, e la ragazza lo sa, però non ha il coraggio di mandarlo via. Ha bisogno di lui. Gliel’ha detto mesi prima, in quella soffitta.
Mi fido di te.
Non è innamorata di lui. No, questo no. Non sono neanche amici, forse. Però sicuramente non sono niente. Sono qualcosa, e qualcosa di grande.
Perché forse lui è l’unica cosa che può davvero far esplodere la granata che adesso la ragazza ha al posto del suo cuore.
 
...Is she dreaming
what I’m thinking?
Is she the mother of all bombs
gonna detonate?...
 
- Tu hai mai pensato di cambiare il mondo? –
La ragazza solleva la testa, sentendo quella domanda. Sospira. – No. Perché, credevi che era questo che volevo fare? –
Lui scrolla le spalle. – No. Non l’ho mai pensato. Era solo per... essere sicuro. –
Lei raccoglie le ginocchia al petto. – Non ho mai voluto essere un’eroina, una rivoluzionaria. Non ho mai voluto cambiare le cose. Ho solo voluto vivere. – Si attorciglia una ciocca di capelli attorno al dito. Rossi, sono sempre rossi. è passato più di un anno da quando li tiene tinti di questo colore, ma da quando ha incontrato lui non li ha mai cambiati. Perché lui la sa far sentire viva, davvero senza limiti. Forse questo trasforma automaticamente lui in un limite, però non le importa poi così tanto. Alla fine, comunque, un limite c’è per tutti. E per quanti limiti tu possa oltrepassare, te ne troverai sempre un altro davanti. – Tanto non credo che le cose si possano davvero cambiare. Non davvero, non a questo punto della storia. E poi non sarebbe giusto. Perché le cose devono cambiare come voglio io e non come vuole chiunque altro? – Si blocca. Dopotutto, alla fin fine, non è poi davvero così egoista. Oppure sì. Già, perché sa benissimo che, comunque, cambiare le cose sarebbe inutile. Quando si fanno cambiamenti, alla fine si ritorna sempre al punto di partenza.
Sorride. – è assurdo pensare a quante cose non so ancora di te. –
- Eppure la vera me stessa l’hai vista. La vedono tutti quelli che vogliono vedere. –
- Sì, ma è difficile imparare a vedere. –
Già, ha ragione. è difficile, lo è sempre stato. Anche lei ci ha messo anni, per farlo. E guarda com’è finita. Ad aspettare che tutto questo mondo esploda, portandosi dietro l’ipocrisia e i limiti.
Sì, decisamente, a conti fatti è davvero un’egoista.
 
...Is she trouble
like I’m trouble?...
 
- Me la spieghi una cosa? –
- Dimmi. –
- Se davvero pensi di non voler cambiare nulla, perché urli? Perché pensi che ne valga la pena? –
- Me lo sento, più o meno. E poi, perché no? –
- Perché quelli come me si fanno un sacco di problemi. E anche tu sei così. Scommetto che te lo chiedi, ogni tanto. –
- Ok, d’accordo, hai ragione. –
- E quindi... cosa ti sei risposta? –
- Solo che una parte di me forse spera ancora che ci sia qualcosa da salvare. Ed è una parte estremamente stupida, lo so. Però c’è, e non voglio cambiarla, alla fin fine. La speranza era l’unica cosa che mancava al puzzle della felicità. –
- Quindi tu sei felice? –
- Sì, alla fin fine penso di sì. Anche perché sarebbe stupido non esserlo, visto come finirà. –
- Come finirà? –
- Già. Finirà e basta, e poi non ci sarà più nulla. Non proverò dolore per aver perso qualcosa, quindi. Né essere infelice mi faciliterà più di tanto le cose. Se fossi infelice sarebbe peggio, in effetti. Sentirei di non stare vivendo, e avrei paura. Io invece non ho paura. –
- Mi stupisco sempre di come sei... sicura di quello che dici. Come fai a sapere che andrà così? –
- Perché lo penso. E la realtà non è davvero la realtà, ma il modo in cui la vediamo noi. –
 
...Make it double,
twist of fate...
 
- Sono felice anche per un altro motive, sai? – dice la ragazza, all’improvviso.
Lui la guarda. – Quale? –
- Beh, si parla tanto di... metà. E io ho trovato la metà che mi mancava. Quella meno macabra, quella meno... sera. Meno sera e più giorno. Meno nascosta. Più leggera. – Prende un respiro. – E sei tu. – Batte le palpebre, poi continua prima di permettergli di parlare. – Sai qual è la cosa più bella, secondo me? –
- No, dimmi. –
- è che... tu non cerchi di salvarmi. Di proteggermi. Sai... quando ero più piccola, una volta litigai con mio padre. Gli dissi che mi teneva troppo... al guinzaglio, e che era un idiota. Non capivo perché lo facesse. Poi però mi sono ritrovata a portare a spasso il mio cane, e quando lo slegavo lui correva via e rischiava di finire sotto le macchine... e continuava a farlo ogni volta. Non si rendeva conto che era pericoloso. In quel momento pensai che magari neanche io mi rendevo conto che c’era qualcosa di pericoloso nella vita, ma che era per quel rischio che lui non voleva lasciarmi andare. – Prende un respiro. – Tu però non lo fai. Tu ti fidi di me. Non è che te ne freghi, perché alla fin fine inizio a pensare che tu a me ci tenga, almeno un po’. Ed è bello quando la gente ha fiducia, no? –
Lui si morde il labbro. – Il fatto è che... hai detto la verità. Io mi sento un po’... il tuo doppio. E non rinchiuderei mai me da nessuna parte per proteggermi, forse perché sono stupido, o forse perché non sono stupido, non lo so. Comunque, non lo farò nemmeno con te. Perché penso che tu abbia già calcolato la possibilità che tutto questo potrebbe finire male, e non hai paura. E se non hai paura allora puoi anche morire, ma alla fine sei felice. Ecco qual è il problema: io ti voglio felice, non al sicuro. Forse sono un pazzo che vede il mondo all’incontrario, ma la felicità mi sembra più importante della sicurezza. Tanto... prima o poi si muore tutti, no? – chiede, quasi ironico.
La ragazza sorride. Ha ragione, anche per lei è esattamente così, anche lei non l’ha mai fermato, non l’ha allontanato pur sapendo che a volte le situazioni in cui lo infilava erano pericolosi. E non l’ha fatto perché voleva che lui fosse felice.
E magari lui ha ragione quando dice che è una visione del mondo distorta e sbagliata. In questo mondo in cui gli ideali della massa fanno le regole, lei è uno scherzo della natura, un mostro.
Ma è bello essere un mostro se c’è qualcuno che lo è con te.
 
...or a melody that...
She sings the revolution,
the dawning of our lives;
she brings the liberation
that I just can’t define:
nothing comes to mind...
 
- Pensi che dovremmo distruggerlo? –
Sente lo sguardo di lui addosso. – Cosa? –
- Il mondo. Pensi che dovremmo distruggerlo noi? Fare il primo passo? Tanto succederà comunque. –
Esita. – Non lo so. Non sono sicuro che valga la pena neanche di questo. E poi... tu non avevi detto di non essere una rivoluzionaria? –
- Rivoluzionaria della distruzione, del tramonto del mondo. Non sarei una rivoluzionaria normale. –
Sorride, quel sorriso che è sempre stata la cosa più bella di lui. – Tu sarai sempre una rivoluzionaria, anche se non te ne accorgi. Rivoluzioni la tua realtà. Ed è... fantastico. –
- Ma non mi basta più rivoluzionare la mia realtà, forse. –
- Distruggere il mondo ti renderebbe felice? –
Silenzio.
- Forse. – ammetti. – Non lo so bene. Non credo di aver mai valutato davvero l’idea. Solo che adesso mi sento in un modo... strano. Non so come definirlo, però... questa è l’unica liberazione vera che mi viene in mente. –
- Sarebbe una liberazione piuttosto egoista. La gente è felice di vivere in catene. –
- Solo perché si è fatta inglobare da questo cazzo di stile di pensiero. – Prende un respiro. Sa che potrebbe sembrare sadica, ma la verità è solo che lei ha capito. Non c’è scampo, per nessuno. Finirà tutto questo, prima o poi.
Già, ma se non c’è scampo per nessuno, se succederà comunque, tanto vale aspettare. Tanto vale vederla, questa fine del mondo. Tanto ormai siamo al tramonto della vita. Fra poco sarà notte.
Un’ultima emozione, prima del nulla.
 
...She’s a rebel,
she’s a saint,
she’s salt of the Earth
and she’s dangerous.
She’s a rebel,
vigilante,
missing link on the brink
of destruction...
 
Non sapeva come se l’era aspettato.
Sicuramente, non così.
Magari si era aspettata di vedere il sole esplodere.
Fuoco, tanto fuoco, e morte.
Ma, in realtà, non è proprio questo che sta succedendo?
Fuoco, tanto fuoco, quello che c’è nella voce della gente che urla di disperazione. Quello che c’è nei colpi di pistola che volano ovunque.
Stringe la mano di lui. Non ha paura. Se deve finire così, finirà così. In uno stupido bar di periferia dove è scoppiato il caos, dove la morte è arrivata sotto forma di esseri umani.
Ora che ci pensa, non sa come sarebbe potuta andare diversamente.
è sparito tutto, anche l’illusione di pietà. Già, è sparita quando il primo colpo ha fatto esplodere di rosso la testa di un bambino, quando tutti hanno iniziato a morire.
Lei continua a stare a testa alta, immobile.
Non la colpiscono, mai.
Ed è allora che capisce che quegli uomini sono come lei. Che hanno deciso di fare a pezzi il mondo come aveva pensato mesi prima. Che il suo piano l’hanno messo in atto.
Poi però vede i loro occhi.
E capisce di nuovo.
No, non è così che deve andare. è sbagliato, perché loro non vogliono fare a pezzi il mondo. Vogliono farlo loro.
Le viene a ridere. Una risata isterica, disperata. Davvero le persone non capiscono anche ora che il sole è definitivamente tramontato?
Uno degli uomini la guarda.
E poi viene verso di lei.
 
...She’s a rebel,
she’s a rebel,
she’s a rebel...
 
Si guardano.
- Perché ridi? – domanda lui, gelido.
- Perché tu se esattamente come tutti. Non hai capito nulla. – Le scappa un’altra risata. – Non hai capito proprio nulla. –
Silenzio. Gelido. Venato di rabbia.
Lei continua. Tanto, nessuno le ha detto di fermarsi. – Pensavi di essere diverso, un rivoluzionario, un ribelle. Non lo sei, se pensi di poter cambiare il mondo così. Il mondo cambia a seconda di come lo vedi. Il mondo non esiste, se non c’è nessuno a guardarlo, ed è come vuole chi lo guarda. Ma davvero pensi che questo... – Allarga le braccia, indicando la distruzione attorno a loro. - ...servirà a qualcosa? No, certo che no. Farà solo ricominciare tutto da capo. –
- Sai, amico... – adesso è stato il ragazzo con il sorriso bello a parlare. Si rende conto che, in tutto questo tempo, non ha mai saputo il suo nome. Anche lui per lei, come lei per lui, alla fine è sempre stato solo il vecchio Whatsisname.
Ma forse è meglio così. Almeno rimarrà per sempre qualcuno che non sarà limitato da un nome, mai.
Lo pensa con una nota definitiva nella testa. Sì, perché questa è la fine, e lei lo sa.
- ...Tu non sei affatto un ribelle. – conclude lui, quasi con aria di sfida. Poi indica te con un cenno della testa. – è lei che è una ribelle. –
La ragazza si muove prima di pensare. Un attimo dopo, c’è un coltello affondato nello stomaco dello sconosciuto.
E poi uno sparo, uno sparo che le entra in testa, e poi nulla.
Ma, per un secondo, nell’aria fa in tempo a risuonare una sua frase. Piena di scherno, di schifo, di soddisfazione.
- ...and she’s dangerous. -
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Midnight the mad