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Autore: HaythamTacoKenway    13/03/2014    3 recensioni
Conosciamo tutti la storia di Connor, vero? E se le cose fossero andate diversamente? Cosa sarebbe successo se Connor avesse deciso di andare a cercare un'altra persona invece di recarsi dagli Assassini?
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Connor Kenway, Haytham Kenway, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buonsaaaaalve :D prima di tutto, chiedo venia per averci messo tanto a pubblicare ma la mia Musa ispiratrice ha deciso di prendersi qualche giorno libero. Dunque, in questo capitolo le vite di Haytham e Connor cambieranno per sempre e detto questo, buona letturaaa!! *ruba il Tricorno-Taco di Haytham ed esegue il Salto della Fede sparendo dalla vista*

                                                                     

 

Ratonhnhaké:ton notò che Haytham era improvvisamente impallidito "Signor Kenway, va.. va tutto bene? La vedo pallido, si sente bene?" Haytham annuì lentamente "Sì.. Sì, va tutto bene ragazzo" cercò di essere convincente. Purtroppo, Ratonhnhaké:ton non si fece convincere dalla risposta ed ora, era lui quello che doveva chiarire alcuni dettagli: come faceva il signor Kenway a conoscere il soprannome di sua madre? E perché aveva detto nove mesi di punto in bianco? Aveva bisogno di risposte. Si fece coraggio e decise di fare alcune domande. I ruoli si erano invertiti.

"Signor Kenway, potrei.. chiederle alcune cose?" chiese cautamente il ragazzo; Haytham parve pensarci un attimo, indeciso sul dire di sì o no. Nel profondo della sua mente si diede dello stupido, perché temere le domande di un quattordicenne? In fondo, avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa e poi era curioso su cosa gli avrebbe chiesto. Finalmente, l'uomo annuì "Certo, cosa vorresti chiedermi?" Ratonhnhaké:ton si schiarì la voce e raddrizzò la schiena "Mi chiedevo.. come facesse lei a conoscere il soprannome di mia madre. Per caso era una votra conoscente? E mi chiedevo inoltre, il perché lei abbia detto, prima, nove mesi..sempre se posso saperlo, signore. Capirò nel casono voi non vogliate dirmelo." Haytham accennò un sorriso e prima di rspondere, si preparò mentalmente. Il momento era arrivato.

L'adulto si schiarirì la voce e cominciò a spiegare "Sì, conoscevo tua madre e.. non eravamo, per la precisione, semplici conoscenti.." comiciò a raccontargli di come si erano conosciuti, di come abbiano lavorato insieme per preparare l'agguato a Braddock, del loro primo bacio e di come trascorrevano insieme il tempo nella frontiera, tralasciando ovviamente dettagli che reputò non essere adatti al quattordicenne. "Ed ora.. Ti sei chiesto il perché io abbia detto nove mesi, giusto? Devi sapere che.. Beh.. Lo stesso giorno in cui io e tua madre ci siamo separati, fu anche il giorno in cui tu fosti concepito. Allora, né io né Ziio ne eravamo a conoscenza. Io dovetti poi ritornare in Europa a causa di alcuni impegni privati che mi hanno tenuto lontano per anni, perciò non potevo sapere ella tua esistenza.."

Ratonhnhaké:ton cercò di assimilare tutte le informazioni a cui era stato appena esposto.

Quante volte, da piccolo, aveva guardato gli altri bambini giocare con i loro padri, provando invidia nei loro confronti. A volte si chiedeva per lui era l'unico bimbo del villagio a non avere un padre e spesso poneva questa domanda alla madre, la quale non riusciva a dargli una risposta. Ora, invece, le cose erano cambiate. Ora sedeva davanti ad un uomo che aveva incontrato un paio d'ore fa e quell'uomo si rivelò essere suo padre. Una frase si era formulata nella sua mente: 'È mio padre'

"Perciò..voi siete..mio padre.." disse l'indiano con una voce fioca. La sua affermazione trovò presto una coferma dall'uomo che d'ora in poi conoscerà come padre "Sì." Haytham si alzò, poi dalla propria sedia per avvicinarsi a suo figlio, appoggiando, dopo un breve momento di esitazione, una mano sulla spalla del ragazzino. In cuor suo, sperava che il giovane non scrollasse via la sua mano "Inoltre.. Mi dispiace di non essere stato presente nella prima parte della tua giovane vita e..spero che tu mi permetterai di essere più presente nella tua vita d'ora in poi.."

Ratonhnhaké:ton sentì la presenza della mano del padre sualla sua spalla. Di solito lui era infastidito dal contatto fisico con estranei e di conseguenza, reagiva in malo modo scrollando via la mano o allontanando la persona. Ma in quel caso non poteva dire che Haytham sia un completo estraneo. Lui era suo padre.

Nella sua mente, la calma aveva rimpiazzato il caos dei pensiri che si sovrapponevano l'un altro e aveva accettato Haytham come padre. Ora era lui l'unica figura genitoriale che gli era rimasto e chissà, magari col tempo diventerà persino un modello da seguire, da ammirare.

Guardando verso Haytham, il ragazzo annuì e accennò un sorriso, nulla di più e ad Haytham bastava. In una vita costellata di perdite e tradimenti, ormai, si era rassegnato, pensò che il Fato avesse deciso per lui una vita senza sorpese ma solo perdite. Ma nessun uomo sulla Terra potrà mai prevedere le decisioni del Fato e così è stato per Haytham: infatti il destino ha deciso di fargli una sorpresa, un figlio.

Si chiese come si sarebbe dovuto comportare ora che era padre. Si disse che magari, passando un po' di tempo con il figlio avrebbe avuto l'opportunità di conoscerlo meglio e farsi conoscere meglio. Sfiorò persino l'idea di farlo diventare un Cavaliere Templare e ammise che quell'idea lo allettava parecchio. Per ora, doveva rallentare con i progetti, quando sarà il momento giusto gli spalancherà le porte dell'Ordine.

Haytham guardò fuori dalla finestra, notando che il cielo aveva cominciato ad assumere i colori del tramonto. La giornata era stata intensa e i compiti che riguardavano l'Ordine erano stati svolti; ne aveva abbastanza di Boston così decise che sarebbe tornato a casa. Posò il suo sguardo sul figlio ancora una volta. Prima di chiedergli se voleva venire con lui doveva prima sistemare un'ultima cosa: il nome del ragazzo. "Figliolo" gli faceva uno strano effetto quella parola, soprattutto se detta da lui "Dobbiamo risolvere una cosa adesso, ovvero, il tuo nome. Dobbiamo trovarti un nome che le persone potranno pronunciare facilmente e soprattutto che non s' insospettiscano quando lo sentiranno." continuò Haytham che nel frattempo si era accomodato sulla sedia a capotavola, di fianco a suo figlio. Ratonhnhaké:ton annuì all'idea di suo padre "Va bene, padre. Che nome proponete?" Haytham ci pensò per un momento, poi chiese "Prima una cosa, ti piacciono i cani e i lupi?" a questa domanda, gli occhi di Ratonhnhaké:ton brillarono "Immensamente. " "Bene allora. Ho il nome perfetto per te: Connor." continuò suo padre. Il giovane ci pensò un attimo "Mh.. Connor." poi provò ad unirlo al cognome del padre, daro che d'ora in poi sarebbe stato anche il suo "Connor Kenway. Sì, mi piace questo nome, padre" Connor pensò che suonava proprio bene. Haytham non si trattenne dal sorridere "Molto bene. Ora, un ultima cosa. Dubito che tu abbia un posto in cui passare la notte, non è così?" Connor scosse la testa "Beh no.." "Perfetto. Ti va allora di venire con me? Ne ho proprio abbastanza di Boston e vorrei tornare a casa." continuò il neopadre. Connor si stupì della proposta del padre "Davvero volete che io venga con voi padre?" "Certo che sì ragazzo mio, altrimenti dove vorresti stare?" disse l'adulto mentre si alzava in piedi "Forza Connor, dobbiamo sbrigarci se vogliamo arrivare prima di notte fonda e la strada da fare è tanta." Il nativo si alzò e seguì il padre giù per la scale.

Sfortunatamente per loro, i cavalli della locanda se n'erano già andati con i clenti che li avevano chiesti in prestito ma la dea bendata ha voluto graziarli infatti, poco dopo, notarono che c'era una carrozza pronta per partire non molto lontano da loro. Haytham pagò più del dovuto il conducente per convincerlo ad andare al galoppo.

Circa una mezz'oretta dopo, padre e figlio erano nella frontiera, a bordo di una carrozza in corsa diretta in Virginia.

Connor, che prima stava guardando il paesaggio della frontiera scorrere velocemente, pensò di chiedere a suo padre perché gli abbia chiesto se gli piacevano i cani e i lupi "Padre, posso chiedervi una cosa? Perché mi avete chiesto se mi piacciono i cani e i lupi prima di dirmi il nome che avete scelto per me?" Haytham fece un mezzo sorriso "Vedi.. Connor è un nome che ha un suo significato e vuol dire 'amante dei cani'. Ecco perché ti ho fatto quella domanda." "Ah" "E ora, se permetti, vorrei farti io una domanda. È stata Ziio ad insegnarti l'inglese, vero?" Connor annuì "Sì è stata lei" "Capisco.."

Connor riprese a guardare fuori dal finestrino entre Haytham si immerse nei suoi pensieri e uno scomodo silenzio calava nuovamente nella carrozza. Haytham si chiese come avrebbe dovuto comportarsi ora che era padre, era come se stesse naufragando nei suoi stessi pensieri. L'unica cosa di cui era certo era che gli avrebbe insegnato i valori della vita come suo padre fece con lui.

Dall'altra parte, Connor non sapeva come comportarsi e sapeva che la sua vita sarebbe cambiata, d'ora in poi avrebbe vissuto con suo padre.

Un'ora dopo erano giunti a destinazione.

Il custode che venne ad accoglierli si stupì della presenza di Connor "Buonasera signor Kenway, avete passato una buona giornata? Vedo che avete un ospite con voi" disse l'uomo mentre camminava al fianco di Haytham. "È stata una giornata come le altre, James e potresti preparare una stanza per il giovane?" disse il Templare mentre entrava in casa "Con piacere, signore."

Per tutto il tempo, Connor aveva camminato dietro i due adulti ed indugiò un po' prima di mettere piede in casa "Questa, Connor, a partire da adesso sarà anche la tua casa. Tutto ciò che è mio è anche tuo, ad eccezione però, di alcuni miei effetti personali. Ho già detto al custode di preparare una stanza per te e se desideri sistemarti prima di cenare basta che glielo dici, va bene?" esordì suo padre che nel frattempo si era tolto il tricorno da sopra la testa "Va bene, padre. Vi rivedrò per l'ora di cena, allora?" chiese il ragazzo, chiudendo la porta dietro di sé. Haytham annuì "Ora ho alcune faccende da sbrigare nel mio studio. A tra poco Connor" dopodiché si diresse verso lo studio. Connor, invece si diresse su per le scale fino al primo piano. Su questo piano c'erano quattro stanze, due delle quali suppose fossero una la stanza di Haytham e l'altra la sua. Il ragazzo camminò verso la l'unica stanza con la porta aperta e dentro trovò il custode di prima che aveva appena finito di sistemare il letto. Non appena l'uomo si accorse della presenza del giovane, gli sorrise "Oh lei dev'essere l'ospite del signor Kenway, prego entri pure, ho preparato tutto meticolosamente e nel caso che lei volesse sistemarsi, il bagno è pronto." Connor ringraziò l'uomo e si meravigliò della prontezza di quell'uomo. Gli stava già simpatico. Pensando che Connor volesse stare da solo, il custode si congedò dicendo che doveva andare a preparare la cena ed uscì dalla stanza. Una volta solo, Connor si guardò attorno: stanza non era né troppo grande né troppo piccola, aveva due finestre che si affacciavano sulla parte frontale della casa e altre tre finestre laterali che offrivano la vista di una piccola parte del terreno del padre; c'era, inoltre, una portafinestra che dava accesso alla balconata che circondava tutto il primo piano. Nella stanza c'era un tavolo, un comodino, un armadio e un letto enorme. Connor pensò che un letto del genere era davvero troppo per una persona sola. Decise di dare un'occhiata in bagno, non vi era molto: trovò nel mezzo del bagno la vasca piena d'acqua calda e non poco lontano, sistemato su di un mobiletto, c'era una brocca d'acqua e un catino con il suo apposito sostegno; appeso al muro, inoltre, c'era uno specchio.

Pensò che un bel bagno non sarebbe stata una cattiva idea, dopotutto, ha attraversato mezza frontiera a piedi, lungo la strada ha persino affrontato un puma che gli si era avvicinato silenziosamente alle spalle ed è fuggito nel bel mezzo del caos con suo padre. Un momento dedicato al relax se lo meritava davvero, così si liberò degli indumenti ed entrò nella vasca, rilassandosi al contatto con l'acqua calda.

Intanto, al piano sottostante, James si stava dando da fare per apparecchiare il tavolo mentre la moglie, aiutata della figlia, preparava la cena; Haytham, che nel frattempo aveva svolto alcune faccende dell'Ordine nel suo studio, salì le scale diretto verso la sua stanza. Passando davanti alla stanza di Connor notò che il figlio aveva lasciato la porta aperta. L'uomo sorrise e chiuse la porta per lui.

Quando raggiunse a sua stanza, l'uomo si sbarazzò del peso del mantello e della redingote, dopodiché si diresse in bagno, versò l'acqua contenuta nella brocca nel catino e si lavò la faccia. Si chiese se introdurre Connor ai valori Templari fosse la cosa giusta o no. Certo, l'idea di avere suo figlio al suo fianco come membro effettivo dell'Ordine lo allettava molto ma non doveva pensare solo a sé stesso, doveva pensare anche a Connor ora. Sapeva che non poteva tenerlo sempre nella proprietà mentre lui andava a svolgere i compiti del Gran Maestro che è, in giro per le Colonie. In questo modo non avrebbe mai il tempo di legare con suo figlio. Non poteva e non voleva lasciarlo di nuovo da solo..non di nuovo.

La soluzione si mostrò, poi, chiara alla luce del Sole: avrebbe aperto le porte dell'Ordine a Connor, lo avrebbe addestrato nel combattimento, gli avrebbe fatto da precettore e gli avrebbe insegnato a ragionare con la sua testa..come suo padre fece con lui. Come a rispondere ai suoi etessi pensieri, l'uomo si disse "Calma Haytham. Prima parlane con Connor e se lui lo vorrà, solo allora potrai addestrarlo." annuì, si ricompose e scese per la cena.

                                                              

E si conclude qui questo terzo capitolo [ wahaaauuuu ] Spero che lo abbiate gradito ^ ^ Cosa succederà nel prossimo capitolo? E dato che Haytham ha preso una decisione definitiva, come reagirà Connor? MISTERO. Alle prossima e ringrazio chi segue o chi mette tra i preferiti o chi legge soltanto ^ ^

Angolo dei ringraziamenti : Ringrazio in modo speciale freewolf, Kiku28 e Dalia_ per aver recensito e per avermi fatto notare alcuni accorgimenti c:

  
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