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Autore: httpjohnlock    17/03/2014    8 recensioni
“Ci sono persone con lo sguardo accattivante, quelle con lo sguardo dolce, quelle che danno l'impressione di stare sempre sulle nuvole, quelle con lo sguardo indifferente e... e poi ci sono quelle dallo sguardo infinito.”
 
* * *
 
“Non si fa toccare, Marco.
Non un bacio, non un abbraccio, non una carezza.
Parla poco, Marco.
Non mi dice più “Ti amo” né altre dolci o semplici parole ma comunica quasi solamente a gesti e a monosillabi.
Marco non è felice.
Si chiude in camera sua, a chiave, e inizia a singhiozzare. Lo sento tirare su col naso, fare delle piccole urla soffocate dai cuscini e piangere, piangere tanto.
Gli dico “Apri, te prego” ma lui non risponde.”
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I


 
- Tutti gli errori grammaticali nelle frasi dette da Michael non sono messi casualmente.
 
* * *

 «Marco, Marco!» Una voce quasi isterica mi fa sobbalzare dal letto. «Mmh» rispondo con un grugnito abbracciando involontariamente il cuscino. «Porco di un rapper stitico, devi andare a lavoro!» esclama, insistente. «Nah, oggi no» ribatto con la bocca ancora impastata dal sonno. «Ma come no?» dice ancora il mio coinquilino. Sento improvvisamente il mio corpo venire a contatto con un'aria fredda, e non più quella calda e accogliente della coperta; spalanco gli occhi e mi accorgo che quello stronzo ha scaraventato la coperta sul pavimento. «Mi lasci dormire o no?» quasi urlo dalla rabbia. «No! Guarda che se non ti alzi e vai a lavoro metto “Rap God” a tutto volume» dice con tono minaccioso. «Per l'amor di Dio. Ho capito, mi alzo.» rispondo acidamente. Mi alzo e mi stiracchio un po'. «Ma te ci dormi co 'sto berretto?» chiedo guardando Nathan con in testa il suo fedele cappellino viola della NY che lascia intravedere qualche ciuffetto biondo cenere. Lui mi fulmina con lo sguardo e ritorna a canticchiare allegramente qualche motivetto allegro. Guardo la sveglia sul mio comodino ed impreco: «Merda, è tardissimo».
Mi dirigo in bagno e in fretta e furia mi sciacquo il viso e mi lavo i denti. Vado in camera, afferro una maglietta nera, un paio di pantaloni grigi, le mie scarpe da lavoro e indosso il tutto velocemente. Senza preoccuparmi più di tanto dei miei capelli, con una mano ravvivo un po' il ciuffo portandolo all'insù e mi dirigo verso la porta. «A più tardi» esclamo.

Quasi strisciando i piedi sull'asfalto mi dirigo verso la panetteria
“Zucchero e farina”.
Che nome di merda.
Varco la porta di legno e un profumo di biscotti appena sfornati invade il negozio.
«Sei in ritardo» mi avvisa l'uomo sulla sessantina dietro al bancone marroncino chiaro. «Lo so, scusami Richard, non è... suonata la sveglia» mento. Lui mi fa un cenno col capo ed emette una piccola risata ritornando a contare delle monete.
Lui si chiama Riccardo ma sono anni che lo chiamo Richard dato che adora l'Inghilterra. È come uno zio per me dato che lavoro in questa panetteria da quando ho diciannove anni. Avevo bisogno di soldi per andare all'università di Belle Arti e per comprare una casa, ma alla fine all'università non ci sono più andato mentre la casa l'ho comprata anche se la condivido con il mio miglior amico: Nathan; è un rapper accanito e convinto, certe volte è odioso e folle ma gli voglio bene.

Prendo il mio grembiule bianco, lo indosso e inizio la mia noiosa giornata lavorativa impastando un panetto di pasta per pizze. Tutto sommato il mio lavoro mi piace e non ho la minima intenzione di cercarne un altro - sia per comodità che per noia-.
Guardo l'orologio col cinturino di pelle che ho sul polso sinistro e noto che è mezzogiorno. Quell'orologio non si separa da me da undici anni; me lo regalò mio padre quando di anni ne avevo dodici.

Oggi c'è poca gente nel negozio e grazie ad una piccola campanella rosso porpora che suona ogni qualvolta che la porta d'entrata si apre, mi sporgo dalla mia postazione di lavoro per guardare chi è che un lunedì mattina va dal panettiere.
Mi piace guardare la gente in faccia, mi piace osservare ciò che fanno, conoscerla. Non sono uno che si fa i cazzi altrui ma è un dono che fin da bambino ho sempre desiderato: poter leggere la mente, e se non posso farlo mi accontento di immaginare i loro pensieri e sensazione guardando gli occhi.
Ci sono persone con lo sguardo accattivante, quelle con lo sguardo dolce, quelle che danno l'impressione di stare sempre sulle nuvole, quelle con lo sguardo indifferente, magnetico e... e poi ci sono quelli dallo sguardo infinito.
Di solito al mattino vengono vecchiette a comprare il pane appena sfornato; adoro le vecchiette. Forse perché da bambino avevo una nonna molto saggia e simpatica che adoravo. Certe volte arrivano ragazzini che vengono a fare colazione con una delle specialità di questo negozio: il doppio biscotto con ripieno di marmellata, oppure con i cannoli, dolce tipico della Sicilia.

Un altro suono di campana, mi volto e come per magia mi incanto a  fissare l'uomo appena entrato.
          
* * *
 
#spaceofthewriter
Erano mesi che avevo voglia di scrivere ma l'ispirazione non arrivava.
Finalmente, stanotte, quella viaggiatrice incallita (?) è arrivata a me.
Lo so, è un capitolo corto e abbastanza noioso ma è il primo.
Mi piacerebbe avere un vostro parere.
Aaalla prossima c:

xo
  
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