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Autore: elyl    17/03/2014    3 recensioni
"Tu mi chiedi perché dovresti essere diversa, perché non sei una < schifosa Mezzosangue >.” Deglutì, alla ricerca delle giuste parole. “Tu sei diversa da qualsiasi maga abbia mai conosciuto, Mezzosangue o Puro Sangue. Non mi importano le tue origini, mi importi tu.” Sbatté un paio di volte le palpebre, incredulo per quanto aveva appena detto.“Sei diversa da tutte perché io ti amo.” "
Lily Evans e Severus Piton stanno finalmente insieme e subito dopo la fine del loro settimo anno vanno a vivere insieme. Dopo 9 mesi nasce loro figlio, Alistair. Sono felici, ma la loro felicità non è destinata a durare. Infatti Severus decide di unirsi ai Mangiamorte e Lily si sente costretta a lasciarlo. Così Severus si ritrova solo con suo figlio e a lavorare per il Signore Oscuro, Lord Voldemort. Una sera è al Testa di Porco e assiste all'enunciazione della Profezia di Sibilla Cooman. Subito riferisce a Lord Voldemort ciò che ha sentito e questi crede che il bambino sia Harry Potter ed è deciso ad uccidere chiunque si metta contro di lui. Severus allora si rivolge ad Albus Silente e lo prega di salvare la madre di suo figlio, l'unica donna che ama, l'unica donna che abbia mai amato. Silente accetta, ma i suoi sforzi non valgono a nulla, poichè quando Harry ha solo un anno Lord Voldemort ucciderà i suoi genitori. Questa è la storia di Harry Potter e il suo fratellastro, Alistair Piton.
Quinto anno per Harry, Hermione e Ron, settimo per Alistair Piton. Il Signore Oscuro è tornato, ma nessuno crede a Harry. Severus è alle prese con il suo doppiogioco e deve proteggere il proprio figlio e quello di Lily Evans e James Potter. Cosa farà quando il Signore Oscuro gli chiederà di Alistair? Come reagirà Alistair quando scoprirà la verità?
Ormai il destino del giovane Piton è segnato. Cosa succederà?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Ebbene sì! Sono infine tornata! Ce l’ho fatta! Ok, lo so… questo capitolo doveva essere pubblicato a gennaio, ma purtroppo una serie di sfortunati eventi si sono susseguiti: pc rotto, schema generale perso, problemi personali.

Conseguentemente, solo oggi sono riuscita a ultimare il capitolo che vi apprestate a leggere.

E spero che questo vi piaccia più del precedente xD

A che punto siamo della storia? Beh, ormai siamo alla fine, visto che mancano SOLO nove capitoli. E sì, mi sento già male all’idea che presto Father sarà concluso.

Detto tutto questo…

Vi lascio alla lettura.

Il prossimo capitolo lo avrete il 17 aprile!

 

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Chapter XLI:

Back To London

 

“Nobody said it would be easy”
-The Scientist, Coldplay-

 

Il tirocinio di Alistair Snape era finalmente concluso. O almeno, la parte che lo vedeva tirocinante al fianco di uno dei più importanti medimaghi francesi e Mangiamorte era terminata: mancava solo la parte che lo avrebbe visto al servizio del Signore Oscuro. Tempi ancora più bui aspettavano quel diciottenne che aveva rinunciato alla propria vita e al proprio amore per un bene superiore. Non aveva bene idea di che ruolo avessero lui o suo padre e più ci pensava, più non riusciva a capire cosa potesse fare un giovane come lui. Ovvio, era per non far saltare la copertura di suo padre, ma cosa potevano volere il Signore Oscuro e Silente da lui? Non aveva niente da offrire, se non inesperienza e tanta paura.

“Allora, sei prontò, Alistair?” Domandò Jerome appoggiato allo stipite della porta della stanza del moro.

“Sì, sto impacchettando le mie ultime cose.” Rispose glacialmente.

“Sai, potresti essere un po’ più carino visto che siamo stati coinquilini per mesi.” Gli fece notare.

“Mi spiace, Jerome: sono fatto così.” Ribatté ripiegando un maglione e infilandolo nella valigia aperta sul letto.

E, purtroppo, era davvero così: da quando era diventato un Mangiamorte era diventato semplicemente di ghiaccio. Nulla gli suscitava emozioni, se non il suo lavoro. Non s’era nemmeno affezionato a quel mago con cui aveva condiviso la casa negli ultimi mesi, era come se una fitta nebbia avesse avvolto il suo cuore e impedisse a chiunque anche solo di avvicinarsi ad esso. Solo una persona sarebbe stata in grado di allontanare quella nebbia: peccato fosse la stessa a cui non poteva avvicinarsi e che se lo avesse visto, molto probabilmente, lo avrebbe affatturato senza pensarci due volte. Ma come poteva dar torto a Hermione? L’aveva semplicemente distrutta.

“Come mai sei così freddo, Alistair?” Domandò con il suo forte accento francese.

“Perché devo.” Rispose dopo qualche istante di silenzio. “Nessuno è fondamentale.”

“Mi spiace sentirti dire tutto questo.” Mormorò Jerome dopo aver portato alle labbra una cucchiaiata di cereali, spostandosi appena dallo stipite e tenendo saldamente la ciotola piena con la mano.

“E’ la semplice e pura verità.”

“Vuoi dirmi che in Inghilterra non hai nessun amico? Nessuna ragazza che attende impaziente il tuo ritorno?”

“Ho degli amici, sì.” Rispose evasivamente.

“E la ragazza?”

“Jerome, per Salazar!” Sbottò Alistair. “Mi sono scopato l’intero corpo infermieristico dell’ospedale dove ho fatto tirocinio: secondo te ho la ragazza?”

Il francese lo guardò qualche istante, poi sorrise quasi dolcemente.

Mon amie…” Iniziò. “… l’ho visto il tuo sguardo, quando sei solo. Tu pensi a una ragazza che ti ha rubato e conquistato il cuore. Una ragazza che ami. E non significano niente tutte quelle che ti sei portato a letto: tu vorrai sempre lei. E’ la tattica del chiodo schiaccia chiodo, ma non funziona, no? La cerchi dappertutto: lo vedo nei tuoi occhi. Lo vedo quando qualcuno dice una battuta e ti volti, come a cercare una risata che sai che non arriverà.”

Alistair s’immobilizzò a quelle parole: come diavolo l’aveva capito? Non aveva mai parlato di Hermione, né della propria storia, né della propria vita.

“E’ facile da capire, mon amie. E io le persone le capisco.” Disse rispondendo alla sua tacita domanda. “E ora ti lascio finire le valigie. Vieni a salutarmi, quando avrai finito.”

Così dicendo, Jerome si allontanò e lasciò solo Alistair che annuì semplicemente.

Il ragazzo fece un respiro profondo e si sedette sul letto. Si prese il capo tra le mani e cercò di mantenere la calma sebbene il suo corpo tremasse.

Maledizione a Jerome e a quelle sue parole.

 

Dall’altra parte della Manica, esattamente a Spinner’s End, Severus Snape era seduto su una poltrona nel salotto di casa sua a leggere le ultime notizie sulla Gazzetta del Profeta: come sempre, niente di buono. Attacchi a Babbani, nuove evasioni da Azkaban, nuove aggressioni a maghi. E in tutto questo lui non poteva far nulla, se non stare agli ordini del Signore Oscuro. O almeno, questo era ciò che egli credeva.

Sentì bussare alla porta, così ripiegò ordinatamente il giornale e lo ripose sul tavolino accanto alla poltrona. Si alzò e sistemò il proprio abito nero, per poi uscire dalla sala e andare alla porta d’ingresso. Guardò attraverso lo spioncino e vide ch’era Silente. Fece schioccare la lingua contrariato e aprì la porta facendosi di lato mentre l’anziano mago entrava.

“Severus.” Lo salutò il preside della Scuola di Stregoneria e Magia di Hogwarts.

“Cosa ci fai qui?” Domandò senza troppi preamboli chiudendo immediatamente la porta. “Avrebbe potuto esserci chiunque. Non puoi fare queste incursioni senza alcun preavviso.”

“Calma, Severus, calma.” Lo tranquillizzò l’anziano gesticolando con la mano destra, sempre più nera.

“Ti fa male la mano?”

“No, Severus. Non è ciò di cui parleremo oggi.” Rispose andando in sala e accomodandosi sul divanetto, appoggiando la mano al bracciolo e osservandola incuriosito.

“Che cosa vuoi?” Chiese ancora l’uomo.

“Pecchi sempre di gentilezza, Severus. Mi offriresti un the?”

L’uomo lo guardò qualche istante basito per quella richiesta, poi si allontanò e andò in cucina dove preparò del the. Fece il suo ritorno e lo posò sul tavolino che separava il divanetto e la poltrona.

“Prego, Silente.” Disse indicandogli la tazza e accomodandosi sulla poltrona.

“Grazie.”

Silente annuì, poi si allungò e prese la tazza di the nero senza aggiungerci zucchero. La portò alle labbra e bevve un sorso.

I due rimasero in silenzio a lungo: si sarebbe potuto benissimo sentire il suono di una mosca che volava.

“E’ oggi che torna Alistair, giusto?” Domandò con noncuranza.

“Esattamente.” Rispose gelidamente.

“Bene.” Disse annuendo Silente bevendo poi un altro sorso di the. “Perfetto, oserei dire.”

“Che cosa vuoi?”

“Lo sai, Severus: il momento si sta avvicinando.”

“E in tutto questo cosa c’entra mio figlio?” Domandò guardandolo negli occhi.

“Se conosco bene Tom Riddle e –fidati- lo conosco bene, incaricherà anche Alistair di venire a Hogwarts il giorno in cui succederà.”

“No. Non succederà. Mi dispiace, Silente, ma per una volta ti stai sbagliando.”

“Vorrei davvero che fosse…”

L’anziano si interruppe quando si sentì il rumore di qualcuno che si smaterializzava in corridoio. Pochi istanti dopo, qualcuno corse in bagno e vomitò.

“Credo che tuo figlio sia arrivato, Severus.”

Fulminandolo con lo sguardo, il pozionista si alzò e si diresse rapidamente in bagno dove trovò il figlio piegato sul gabinetto. Scosse appena il capo e non poté nascondere un sorriso.

“Non… non mi ci… abituerò… mai.” Mormorò Alistair una volta che si fu pulito la bocca ed ebbe tirato lo sciacquone.

“E’ normale, Alistair.” Disse Severus porgendogli l’asciugamano.

Il giovane Snape si sciacquò il viso, prese l’asciugamano e si asciugò, per poi guardare il padre negli occhi.

In quel momento Severus sentì una stretta al cuore: quegli occhi non erano più quelli del suo ragazzo spensierato, bensì gli occhi di chi stava soffrendo, di chi ormai aveva rinunciato alla felicità e alla vita. < Maledetto. Maledetto Signore Oscuro, maledetto Silente. Maledetto me. > pensò.

“Sei cresciuto.” Disse Severus. “E ti sei tagliato i capelli.”

“Sono già ricresciuti.”

L’uomo annuì, per poi dargli le spalle.

“Vieni in salotto. C’è una persona che ti attende.”

Forse avrebbe dovuto essere più dolce, forse avrebbe dovuto salutare suo figlio in modo più caloroso ma non ne era capace: questo era Severus Snape.

“Sono felice anche io di rivederti, papà.” Sbottò acidamente Alistair, per poi scuotere il capo. Conosceva suo padre, ma un abbraccio non gli sarebbe dispiaciuto.

Severus si fermò, poi si voltò.

“Ragazzo…” Iniziò per poi interrompersi un attimo. Lo guardò nuovamente negli occhi, quegli occhi così uguali a quelli della madre, per poi fare un respiro profondo. “Mi sei mancato.” Riuscì soltanto a dire. “Ora andiamo.”

Avrebbe voluto abbracciarlo, ma non ne era davvero in grado.

Alistair accennò un sorriso, poi annuì. Passò la mano tra i capelli e seguì il padre. Quando giunse in salotto, si immobilizzò e raggelò nel vedere Silente: che cosa voleva ancora quell’uomo da lui? Non gli era bastato privarlo della propria vita?

“Ben tornato, Alistair.” Lo accolse l’anziano sorridendogli ampiamente.

“Signore.” Lo salutò gelidamente.

“Siediti, prego.”

Annuì e andò a sedersi sulla poltrona accanto a quella del padre mentre Severus s’era avvicinato alla finestra.

“Com’è stato il tuo soggiorno in Francia?”

“Signore, con tutto il rispetto, non credo che lei sia venuto qua per chiedermi del mio soggiorno in Francia, perciò, gentilmente, passi subito al dunque.” Rispose serio Alistair.

Severus non poté trattenere un sorriso: il suo ragazzo era rimasto uguale, almeno in quello. La sua era un’intelligenza straordinaria e infatti più volte s’era chiesto come mai non fosse finito in Corvonero.

“Hai ragione, Alistair.” Concordò l’anziano mago. “Sono qui per parlarti di una cosa molto importante.”

“Allora inizi: non attendo altro.” Commentò sarcasticamente.

“Durante la tua assenza sono successe svariate cose…” Iniziò Silente.

“Vuole dunque iniziare dal perché la sua mano è nera? Deduco stia andando in cancrena.” Lo interruppe.

“Sono stato sciocco e questa…” Gli mostrò la mano. “… ne è la conseguenza.” Continuò annuendo. “Sono affetto da una maledizione che mi porterà alla morte entro breve.”

Alistair sbatté le palpebre.

“Sta scherzando, signore?” Domandò incredulo: ai suoi occhi, Silente era immortale sebbene sapesse che anch’egli era semplicemente un uomo.

“No, Alistair: non sto scherzando. Questa maledizione mi porterà alla morte entro pochi mesi, ma non sarà questa ad uccidermi.” Disse tranquillamente riprendendo a sorseggiare il suo the.

“E cosa lo farà, signore?”

“Tuo padre.” Rispose.

Il giovane lo guardò qualche istante, poi spostò lo sguardo sul padre, infine tornò sull’anziano.

“Lei mi sta prendendo in giro.”

“No, Alistair. Tuo padre dovrà uccidermi per impedire che un’altra giovane anima –quella di Draco Malfoy- venga corrotta.”

“Cosa c’entra Draco in tutto questo?” Chiese confuso.

“Voldemort ha incaricato il giovane Draco di porre fine alla mia vita per punire Lucius e sappiamo tutti che non sarà mai in grado di compiere la missione. La sua punizione sarebbe la morte e non voglio che un giovane ragazzo perisca per causa mia. Conseguentemente, tuo padre dovrà uccidermi.”

“Ma… perché?”

“Perché Silente è ciò che si frappone tra lui e il potere.” Intervenne Severus. “Una volta che lui sarà morto, nulla gl’impedirà di impossessarsi del Ministero della Magia e fare ciò che vuole.”

“Esattamente.” Confermò Silente.

“Quindi… quindi mio padre… mio padre la deve uccidere?” Domandò corrugando la fronte Alistair.

“Esattamente.” Ripeté tranquillamente l’anziano, come se stessero parlando di una bella gita in riva a un lago. “E conoscendo bene Voldemort, vorrà includere sicuramente anche te in questo piano.”

“M-me? E… e che dovrei fare?”

“Questo ancora non lo so.” Disse Silente posando la tazza ormai vuota sul tavolino. “Ma credo che presto lo scopriremo.”

 

 

 

   
 
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