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Autore: IlrespirodelleOnde    19/03/2014    2 recensioni
I padri non sanno nulla dei loro figli.
Né i figli dei loro padri.
Dal testo:
“Lilith” la chiamò l’unica voce che voleva sentire, “bambina, ascoltami.”
“Ti prego, papà, non lasciare che lo facciano.”
“Lo faranno, principessa, e io e te non possiamo fare nulla. Non serve credere alle favole quando vivi nella realtà, ma io ti ho fatto una promessa, te lo ricordi?”
Lilith annuì, cercando di stringere le mani di suo padre dietro il vetro.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Perché non me lo avete detto?”
La voce di Lilith rimbalzò tra le pareti della Sala del Trono tornandole sfocata e lontana alle orecchie, come l'ultima ripetizione morente di un'eco.
Erano tutti riuniti – Odino sul suo trono d'oro, Frigga al suo fianco, Sif, che sembrava essere impassibile all'argomento, con i guerrieri e Thor, divenuto senza parola appena era stato fatto il nome del fratellastro – e la osservavano inquisitori, esaminandola in attesa di cosa lei non seppe dirlo.
Non aveva lacrime, né vedeva il motivo di spenderle per quegli assassini, perché ora capiva e mai più, si promise, li avrebbe confusi con il bene. Loro erano il coltello che aveva ucciso suo padre, la lama fatta di bugie e silenzi che l'aveva trafitto e Lilith le vide, le menzogne. Aleggiavano sopra le loro teste, pronte a crollare con il minimo spostamento d'aria; appesantivano lo spazio riducendolo ad un fazzoletto in cui respirare, poiché tutto s'era fatto soffocante tra quelle mura.

Rivide gli occhi di Loki nell'unica orbita di Odino con le mani tremanti. Oh!, se solo avesse potuto mostrargli il dolore che aveva in corpo, Padre degli Dei non si sarebbe permesso di affrontare a testa alta il Dio dell'Inganno mai più nella sua vita, mentre avrebbe sparso petali al suo passaggio.
Ma Lilith non lo biasimava per questo, un re non può comprendere l'inadeguatezza.
Odino, dall'alto del suo trono, taceva inerme reso muto dallo sguardo accusatorio di quella che aveva cresciuto come una figlia e che ora seguiva la strada tracciata da Loki. Lesse in lei il dolore che il dio aveva manifestato con l'odio e la vide spegnersi nel fuoco del rancore a poco a poco come suo padre.
Prima di vederlo, Padre lo percepì: uno spostamento improvviso d'aria celato ai sensi inesperti quali quelli di Thor e i suoi guerrieri, ma chiaro come l'acqua per lui; poi una luce che accecò il suo altro occhio, un rumore assordante e il buio.
Il silenzio che ne seguì gli fece presagire il peggio, la fine che si meritava, il debito da pagare per l'omertà di cui si era caricato ben due volte. Forse, pensò, sarebbe stato meglio così, per tutti. Ma il risveglio arrivò ben presto seguito da una luna pallida e le mani della moglie ad accarezzargli premurose le rughe del viso e il petto fasciato da bende. Sarebbe tornato indietro se avesse potuto, ma la realtà era un'altra e molto differente. Lui avrebbe impedito al figlio di andarsene, l'avrebbe allevato nella verità e nell'amore che era stato distrutto dalla rivelazione, lo avrebbe curato e trattato al pari di Thor seppur non fosse un guerriero e avrebbe preso posto al fianco di Frigga nelle notti temporalesche per rassicurarlo tra le sue braccia.
Odino avrebbe urlato a pieni polmoni il suo amore al figlio, se avesse potuto, ma non era già ciò che faceva?
Era stato uno sbaglio portarlo via dalle lande desolate di Jotunheim? Uno sbaglio permettergli lo studio dei libri che tanto amava? No, no, certo, ma come una goccia d'aceto rovina il sapore di un boccale di vino, le menzogne avevano offuscato la mente di Loki, eliminandovi ogni ricordo felice, eliminando l'amore con cui era stato cresciuto.
Oh!, se Odino fosse stato più forte e meno debole, se non si fosse vergognato del figlio non guerriero e della sua attitudine verso la magia, se non avesse anteposto Thor a lui, forse sarebbero la famiglia che gli era mancata. Mancata ad entrambi, s'intende.

 

 

Voi non siete la mia famiglia!” aveva urlato a pieni polmoni colpendo con un'energia che ancora non conosceva le pareti che la circondavano. Si era sentita mancare, aveva avuto paura e l'aveva letta negli occhi di Frigga che osservavano il marito steso a terra, riverso su un fianco.
Era arretrata, gli occhi vispi e lucidi, ed aveva provato sulla sua pelle l'inadeguatezza di cui Loki era vittima, visse seppur per un solo secondo la vergogna nel guardare Sif, I cui occhi sembravano urlarle: 'Mostro!', senza tregua.
Si era sentita sola, ma mai come adesso.
Thor la guardava, allibito, incapace di scorgere in lei altro se non la figura di Loki. Fu un salto indietro nel tempo per tutti, meno che per Lilith, sparita oltre la porta con Sif alle calcagna.

Fermati!” le aveva urlato la guerriera e lei aveva continuato a correre senza meta scivolando tra stretti corridoi e in stanze segrete che aveva scoperto da bambina. Sif non ci mise molto a perderla di vista, solo allora, Lilith di fermò, col fiatone e le lacrime roventi sulle guancie. Non riusciva a respirare, ma, chissà perché, la cosa non le risultava strana.
Scoppiò in un pianto liberatorio senza riuscire a fermarsi, intervallando ai singhiozzi delle scariche di luce grandi quanto zoccoli di cavallo che, scaturite dalle sue dita, andavano a frantumanrsi insonoramente contro la parete. Lo trovò rilassante.
Come era stato giorni precedenti con le parole del padre, ora erano quelle di Odino a soffocarle I pensieri e lei non sapeva se dirsi arrabbiata o ferita o entrambe.

Sapevo che prima o poi l'avresti scoperto” aveva detto stringendo un bracciolo della seduta reale ricoperto da velluto rosso, il tono grave di sempre, “ma, sinceramente, speravo sarebbe stato tuo padre a svelarti la verità.”
Ricordava ancora la sensazione di euforia che l'aveva pervasa. Aveva ragione, qualcosa le era stato nascosto e ora quel qualcosa stava per vedere la luce davanti a lei. Non avrebbe mai pensato che avrebbe potuto farle del male, in fondo, lei si fidava di Odino.
Questo pensiero fece cadere il candelabro sopra il caminetto della stanza, provocando una scarica bluastra che echeggiò per tutto il castello, facendone tremare le fondamenta. Si ritrovò in piedi prima che potesse accorgersi di essersi mossa, ad osservare il profondo buco procurato dalla sua malia.

Tuo padre è abile nella magia non solo per averla appresa da Frigga” aveva continuato Odino e a Lilith parve di scorgere del sudore tra le sue sopracciglia folte grigie, “certi tipi di malia si acquistano per nascita.”
Il potere che provò fu annientato dalla paura, come sempre, e questa, a sua volta, dal senso di colpa, seguito dal dolore. Tremava tutta, chiedendosi cosa sarebbe successo a lei e a suo padre quando e se Asgard avesse scoperto la verità.
Lui l'avrebbe protetta? No, Lilith era abbastanza certa che non l'avrebbe fatto, e poi ora si trovava in cella.
Si sentì impotente e subito dopo abbattuta. La rabbia era scemata, lasciandole un vuoto al centro del petto, una lacuna grande quanto l'amore che il padre non le aveva mai dato.

Loki di Jotunheim, tuo padre.”

Si voltò dando le spalle ai resti del candelabro, quando un piccolo oggetto di forma rettangolare, nero, scivolò dalla tasca del suo vestito, l'unica, sulla sinistra, cadendo a terra con un rumore leggero e un frusciare di pagine. Osservò il libricino con la bocca dischiusa, la fronte corruciata e la ferma convinzione di non averlo portato con sé nella Sala del Trono.
Ne aveva abbastanza di magie e trucchetti e tutto quel blu! Persino le rune erano... Raccolse da terra in velocità il volume osservandone sconcertata l'incisione: le lettere parevano essere vive, colorate da una fiamma acquamarina che – verificò sfiorandola – non bruciava.
Gli incantesimi, quei pochi che aveva avuto modo di osservare, non erano che l'inizio.

 

 

Le segrete avevano tremato con il resto del castello, scosse da un'energia che Loki non percepiva da molto tempo. Si alzò da terra, dove stava sfogliando distrattamente pagine di un libro che aveva già letto, e andò a posizionarsi di fronte allo specchio di luce gialla, in attesa di qualcosa che era certo sarebbe arrivato. Una visita, un'altra scossa.
Chiuse gli occhi e, finalmente, riuscì a trovare la sensazione di appagamento e soddisfazione che aveva perduto tempo prima. Il suo piano si era appena compiuto.
Insieme alle piacevoli emozioni che lo avevano avvolto se ne aggiunse un'altra che Loki non riuscì ad identificare, ma che distrusse come un alito di vento un castello di carte la pace che aveva guadagnato. Un'incognita del suo piano a cui finora non aveva dato importanza, ora si rivelava fondamentale e influente sul resto dell'operazione. Non aveva calcolato, come raramente accadeva, una sfaccettatura che il piano avrebbe potuto prendere e che – lo percepiva nell'aria – aveva preso vita.
Camminò avanti e indietro per la cella, alla ricerca di una soluzione per ciò che era accaduto e stava ancora accadendo. Non avrebbe permesso a nessuno di trasformare sua figlia in ciò che lui era, questa era una condizione al piano che non era disposto a sorvolare.
Respirò a fondo riordinando le idee: Lilith aveva trovato il diario, di questo ne era certo, poiché lui stesso lo aveva incantato e, quando la ragazza lo aveva scoperto, una scarica elettrica lo aveva scosso piacevolmente ricordandogli dell'asso nella manica. Seconda cosa, Odino doveva averle detto delle sue origini e, stando alla negatività dell'energia che circondava Asgard intera, lei non l'aveva presa molto bene. Qui le cose si complicavano, pensò il dio, poichè non era certo che la figlioletta sarebbe venuta a riprenderselo dalle prigioni. Ricordò di quando aveva appreso la notizia e di come si era sentito. Usato, ma questo non era il caso di Lilith, lei non aveva niente a che fare con guerre e battaglie inconcluse, tradito, questa opzione lo spaventava già di più. Da chi si sentiva tradita Lilith? Da chi l'aveva cresciuta e, per forza di cose, gli aveva mentito, oppure dal padre tornato dal nulla dopo anni?
Rifletté a lungo senza trovare risposte ai suoi interrogativi. Vincere era sempre stato difficile, ma non ad Asgard, popolata da stolti senza cervello, mentre ora le difficoltà vi prendevano piede come fiori su un campo in primavera e lui non poteva dirsi che impacciato.
Non vi era ordine nei suoi pensieri, né nella mente. Si disse che ormai non poteva fare più niente e non mentiva, quindi si adeguò alle vecchie abitudini, rimanendo impassibile per il resto della giornata.

 

 

Lilith lanciò un'ultima occhiata incredula alla copertina del diario che teneva diffidente tra le mani, prima di aprirlo e constatare con sorpresa che era un quadernino, scritto a mano con tratti tipici delle piume d'oca. Si sedette nuovamente a terra, riprendendo fiato. Quanto tempo aveva prima che qualcuno avesse scoperto il suo nascondiglio? Poco, ogni secondo un minuto in meno.
Un rumore al di là della porta la sorprese constringendola a ri-infilare il quadernino nella tasca e dimenticarvelo lì per qualche tempo. Le sembrò strano, ma avvertiva calore alla gamba, esattamente all'altezza della tasca.

“Lady Lilith” riconobbe la voce baritonale di Thor, sembrava solo, “conosco il vostro piccolo nascondiglio, avanti, uscite.”
Lei non voleva uscire, che il dio aprisse pure la porta, si disse, lei non si sarebbe mossa finché non le fosse stata rivelata tutta la verità.
Il dio bussò alla porta altre volte, minacciando bonariamente che sarebbe entrato e lei lo fece entrare, attendendolo in piedi di fronte ai resti del camino, le mai incrociate dietro la schiena nella più rassomigliante quanto involontaria caricatura del padre che Thor avesse mai visto.
Esitò nel vederla tanto simile al fratello e il pensiero che ormai fosse troppo tardi lo sfiorò ben più di una volta.
Le si avvicinò impacciato, scontrandosi con la sicurezza che la ragazza aveva ereditato dal padre e ricavato dal tradimento. Lei aveva paura, ne aveva tanta da essere costretta a nasconderla, ma, si promise, non avrebbe mai più permesso a nessuno vederla spillare dai suoi occhi o trapelare dai gesti.
Era cambiata, se in meglio o in peggio non seppe dirlo.

“Voglio fare delle domande a mio padre.” disse ferma, severa, voltandosi a guardare Thor. Il dolore la colpì in pieno petto provocandole un'altra ferita che non si sarebbe mai chiusa. Non sopportò lo sguardo disperato del dio, ingenuo, vero, ma colpevole. Non poteva permettersi di dimenticarlo, loro erano tutti colpevoli.
Sorrise a vuoto con le sue labbra sottili e pallide, triste senza farlo notare, prima di abbandonare la stanza per dirigersi nei sotterranei.

 

 

I suoi passi echeggiavano contro le pareti buie, esattamente com'era stato la prima volta che aveva incontrato lì suo padre, ma ora era diverso. Non degnò di uno sguardo le guardie appostate alla porta, continuando a camminare decisa dove sapeva essere la cella di Loki. Non la turbava più neanche la varietà di creature che posavano gli occhi su di lei, studiandola. Aveva da fare, non si sarebbe fatta distrarre inutilmente.
Strinse i pugni, faceva freddo. Esitò pochi passi prima del vetro luminoso, chiedendosi se davvero fosse quella la cosa giusta da fare. Indietreggiò inspirando profondamente, confusa. Le sembrava di sapere ciò che voleva, risposte, voleva sapere, e invece a qualche metro dalla verità il suo corpo sembrava rifiutarsi di continuare a camminare. Ma che aveva fatto?
Fu assalita dal rimorso e le mancò l'aria. Odino, Thor, Frigga, come aveva potuto appellarli traditori? Aveva voglia di piangere se ripensava a ciò che aveva pensato di loro. Era lei la traditrice.

“Pensavo ci avresti messo di meno.” la accolse con disinvoltura la voce di Loki, in attesa di quella visita. Lilith si era aspettata un tono sprezzante, suo solito, lo aveva addirittura immaginato, le sue parole, l'espressione di scherno. Invece il dio sembrava aver concentrato la paternità di una vita perduta in una sola frase. Come ne era capace?, pensò lei riaprendo gli occhi senza poter smettere di sentirsi male.
Sbaglio dopo sbaglio, li avrebbe pagati tutti, in primis quello di essere scesa nelle segrete senza ragionare, una delle sue solite decisioni prese d'istinto, sempre sbagliate da qualche tempo.
Osservò la figura alta e asciutta del padre avvicinarsi al vetro lentamente, ogni passo sembrava costargli molta fatica. Lilith si sentì a disagio con i suoi occhi addosso. Era come se lui potesse … leggerle i pensieri. Gli si avvicinò riluttante, armandosi di pazienza e coraggio, fino ad arrivare al suo cospetto, a qualche centimetro d'altezza in meno.

“Sei un Gigante di Ghiaccio?”
Loki sollevò il mento e assottigliò gli occhi, divertito dalla piega che stava prendendo la conversazione. Mosse qualche passo senza una meta precisa, piegandosi solo per raccogliere uno dei tanti libri che giacevano sul pavimento della cella.

“Chi ti ha detto questo?” le domandò senza voltarsi, ma la voce tradiva curiosità.

“Odino” rispose Lilith, dedicando un fugace sguardo alle guardie ancora appostate alla porta, “ma io lo sto chiedendo a te.”
Aspettò paziente la risposta che già conosceva, senza staccare gli occhi dalla figura di Loki.

“E' così” ammise posando il volume su un tavolino basso, incrociando le braccia al petto, “ma tu sei venuta qui per altro.”
Era bravo, doveva ammetterlo, e per ora non importava averla vinta o meno contro la sua arroganza. Avrebbe ottenuto le informazioni che desiderava, in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo possibile.

“Parlami della mia malia.” gli ordinò, sorprendendosi quando lui cominciò a parlare senza opporre resistenza alcuna. Lilith notò che la sua voce poteva essere incredibilmente piacevole, nonostante Loki la trattasse ancora con sufficienza.
Si sedette davanti alla cella e lui fece lo stesso su una sedia in fronte a lei, senza frenare per un momento la lingua.


“Hai ereditato qualche abilità da me, è vero” aveva cominciato, “ma non puoi nulla senza un adeguato allenamento.”

Vallo a dire allo stupido caminetto che ho disintegrato.” si era detta Lilith costringendosi a stare zitta.

“Puoi utilizzare la tua energia come arma e come difesa, gli usi sono molteplici.”

“Quando Odino ti ha convocato nella Sala del Trono io...”

“Lo so” la interruppe con un cenno della mano, “posso avvertire la tua malia, motivo per cui sono a conoscenza del fatto che tu hai scoperto il mio diario.”

“Il tuo diario?”
Stava cominciando a capirci qualcosa, ma non era sazia delle risposte del padre. C'era qualcosa di più e lui sembrava tirare il tutto per le lunghe. Chissà quando Thor sarebbe sceso per riportarla in camera sua.

“Cosa non è chiaro?” domandò scocciato Loki a sua volta, versandosi dell'acqua da una brocca dorata in un bicchiere altrettanto sfarzoso.

“E' protetto da un incantesimo, vero?”

“Ma allora non sei così ottusa” constatò senza poter fare a meno di vaneggiare, “per un momento ho creduto che Thor ti avesse contagiato con la sua ignoranza.”

“Non lo ha fatto con te, perché avrebbe dovuto funzionare su di me?” chiese retoricamente sorridendogli.

“Io e te non siamo uguali.”

 


“Lasciateli soli.”
La voce di Odino fendette l'aria, bassa e autoritaria, facendo arretare le guardie e il figlio biondo, in procinto di entrare nei sotterranei. Frigga lo seguiva addolorata con un ancella al seguito, mentre Sif riusciva solo a pensare a quanto odiasse Loki e la sua progenie.

“Padre” cercò di farlo ragionare Thor, “Loki è sempre stato un abile manipolatore, lui...”

“Lui è padre tanto quanto lo sono io e mai un padre può manipolare i figli” lo fermò Odino, categorico, ordinando un dietro – front immediato alle guardie, “per questo motivo, Lady Lilith uscirà dai sotterranei quando più l'aggrada e con le sue gambe.”
I passi del Padre degli Dei risuonarono deboli contro le pareti, portandosi appresso la stanchezza di una vita e la triste consapevolezza di un lavoro volto al fine, con sua nipote e suo figlio. Aveva mentito ad uno e deluso l'altra. Era in debito con loro e lo sarebbe stato per tutta la vita. Poteva concedergli ancora qualche tempo, in fondo.

“Hai fatto la cosa giusta” lo raggiunse la dolce moglie, sostenendolo per un braccio, “lei è salva al fianco di Loki, sono destinati a danzare insieme per l'eternità.”

“Non sai quanto io desideri sapere che le tue parole sono vere.” ammise Odino, sempre più affaticato.

“Io l'ho letto negli occhi di entrambi e in quelli del fato, hai mai visto due anime tanto simili?”
 

 

“... io posso aiutarti a migliorare la tua malia.” aveva concluso Loki nel frattempo, comodamente seduto sulla stessa sedia.
Lilith aveva ascoltato attentamente tutto ciò che il padre le aveva detto, ma ancora una cosa non riusciva a capire: perchè lui le stava offrendo aiuto? Cosa voleva in cambio?
Non glielo chiese. Stette in silenzio, illudendolo di stare pensando alla sua offerta, mentre la sua mente escogitava un piano per avere quello che desiderava, ovvero delle lezioni di magia, senza compromettere tanto la situazione di Loki. Prima di tutto non lo avrebbe mai liberato dalla sua cella, questo era sicuro e mai e poi mai avrebbe messo in pericolo la vita di tutta Asgard per lui.

“Oh, avanti” la esortò alzandosi e spalancando le braccia, teatrale “ho percepito quanta malia hai in corpo, ma non puoi controllarla, bambina mia, lo sai.”

“Non ti libererò da questa cella.”

“Certo che non lo farai, non sei una stupida” fece indignato facendo scorrere un dito contro il vetro luminoso, “però potresti entrarci.”

“E fare lezione con te lì dentro?” domandò scettica. La prigione era piuttosto piccola, seppur accogliente e ben arredata, ma I libri sparsi ovunque limitavano maggiormente lo spazio, così che lei e Loki avrebbero dovuto fare miracoli per starci in due.

“Sì, sciocchina, dove sennò?”

“Odino non me lo permetterà mai.” gli fece notare.

“Non ti facevo così sprovveduta.” la canzonò stringendosi nelle spalle.

“Modera i termini, altrimenti d'ora in poi non mi vedrai più nemmeno al di fuori della tua cella.” disse alzando il tono di voce, seccata dalla mancanza di rispetto del dio.

“Questa è la mia bambina” sorrise compiaciuto l'altro, “allora ci vediamo domani?”

Lilith se ne andò velocemente senza nemmeno salutarlo, soddisfatta per essere riuscita a trattare ragionevolmente con lui, mentre Loki non poteva dirsi altrettando allegro. Si sdraiò sul letto con le mani congiunte dietro la nuca e lo sguardo rivolto al soffitto, le labbra non più piegate in un sorriso debole, ma tirate e severe. Solo il pensiero di aver ritrovato un riflesso di sé nella figlia riuscì a farlo sorridere e realizzò che lei aveva la sua parte migliore, quella che aveva perso da tempo e che dimorava in Lilith. La sua malia era potente e lui poteva aiutarla, ma non era questo che si preparava ad affrontare, quanto la crisi che aveva attraversato anche lui da ragazzo e si sorprese di sorridere di nuovo. Lui era stato solo in quel terribile periodo, non Thor, né Frigga osavano avvicinarglisi. Lilith aveva lui al suo fianco e, anche se poteva risultare di poco aiuto, era meglio di niente.

Forse stava impazzendo, probabilmente era così, ma si promise che non l'avrebbe abbandonata a se stessa.

  
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